di Enrico Sabatino
Si è appena concluso il World Social Forum 2007 di Nairobi e già si prospettano dure polemiche sull’effettiva utilità e concretezza di un evento che a partire dalla prima edizione del 2001 a Porto Alegre si è via via ingigantito per numero di partecipanti (solo la delegazione italiana era composta di circa 500 persone), seminari e soprattutto costi - per quest’anno è prevista una perdita di circa un milione di dollari.
Nato sull’onda delle proteste di Seattle contro il vertice del WTO del 1999 con motivazioni e aspettative necessarie e importanti, aveva acceso molte speranze creando un’occasione di relazioni, confronto e lavoro comune tra le diverse associazioni e società civili del Nord e Sud del mondo, ma purtroppo si è trasformato in un pachiderma che per il troppo peso non riesce più a smuoversi rimanendo fermo ad accumulare peso e volume, contribuendo così a vanificare sempre più gli obiettivi a lungo termine che si era preposto alla sua nascita. E la miriade di seminari sui temi più disparati aumenta solo dispersione, confusione e mancanza di partecipazione.
L’idea in sè di tenere l’edizione 2007 nel cuore dell’Africa è stata indubbiamente positiva, ma trattandosi di una scommessa dall’esito sicuramente incerto e contraddittorio, …
Non c'è come togliere ad un cow-boy il suo adorato cappello, per vederlo in tutta la sua miserevole piccolezza.
Dopo lo State of the Union di ieri, il tradizionale discorso che il presidente americano tiene annualmente di fronte alle camere riunite, abbiamo conosciuto anche l'ultima sfaccettatura della sconcertante personalità di un Christian-conservative come Bush: l'ipocrisia. O meglio, la finta umiltà della belva ferita, che ti chiede aiuto con un falso sorriso, mentre raccoglie le forze per cercare di sferrare l'ultima zampata.
Costretto per la prima volta a venire a patti con una maggioranza democratica, Bush si è esibito in un pietoso spettacolino fatto di lusinghe e di rigurgiti di orgoglio, di retorica e di rabbia mal repressa.
Naturalmente, il presupposto da cui parte una mente come la sua, è di ritenersi assolutamente immune dal rischio di commettere errori. Se quindi le cose in Iraq non sono andate come previsto, è solo perchè all'ultimo momento è saltata fuori questa strana "insurgency", con la quale evidentemente nessuno aveva fatto i conti. (Il termine insurgent, cioè "insorto", è venuto a definire lo strano effetto che provoca negli abitanti di quel luogo il vedere la propria nazione invasa da un esercito straniero).
Già l'idea di avere una Nancy Pelosi, una donna, oltre che democratica, seduta alle sua spalle, deve averlo fatto star male fino alle budella. Quando poi le ha dovuto stringere la mano, …
di Rascalcitizen
Sembra un film di fantascienza di serie B. Purtroppo è l’amara realtà di Napoli, che non risparmia nemmeno questi primi giorni del 2007. La Napoli del terzo millennio, la Napoli stuprata dalla “organizzazione criminale più corposa d’Europa”, come ci racconta Roberto Saviano nel suo efficacissimo “GOMORRA”. Nella città divenuta un caso nazionale, dove può avvenire tutto ed il contrario di tutto, il capo dello stato, durante uno dei suoi numerosi weekend a spese dei contribuenti, si "lascia imbottigliare" nel traffico partenopeo, esibendosi in una puerile performance al fine di riavvicinare la gente alle istituzioni. Per chi non lo sapesse, stiamo parlando dell’unica città d’Italia dove le esercitazioni antiterrorismo in seguito ai fatti di Londra del luglio 2005 si sono concluse fra l’ilarità generale, con lo scontro fra due ambulanze ed alcuni feriti. La città al 90° posto in tutta la penisola per qualità di vita, dove la società civile, o quel che ne resta, continua disperatamente a tentare di sopravvivere in un ambiente urbano, sociale ed umano abbrutito e violento che assume sempre più tratti comuni a metropoli come S.Paolo del Brasile o Città del Messico.
Una città dove è facile crepare, non solo per colpa di rapine finite tragicamente, proiettili vaganti, droga, malasanità, inquinamento….
Inutile nascondersi dietro a un dito, oggi bene o male siamo tutti condizionati dalle multinazionali, accettiamo senza discutere la "corporate philosophy", chiniamo il capo di fronte al loro potere incontrastabile, e lo facciamo con cosciente rassegnazione.
La Monsanto impone ai contadini di utilizzare solo il loro mais transgenico, e i contadini devono accettare, se non vogliono emigrare in montagna ad allevare le mucche. Le case farmaceutiche impongono il silenzio mediatico su una qualunque cura alternativa per il cancro, e noi continueremo a crepare senza nemmeno sapere che magari potevamo salvarci. Le Sette Sorelle decidono che noi "non siamo ancora maturi" per l'auto a idrogeno, e ci tocca sgobbare dal mattino alla sera solo per riempire di benzina a 99 ottani i serbatoi delle nostre SUV.
Ma "chi sono", queste corporations? In cosa consistono, fisicamente? Dove si trovano? Che faccia hanno? "Come si tocca", una corporation?
La corporation non c'è. Non esiste. E' un concetto.
Se io sono arrabbiato - per dire - con la Barilla, perchè magari non fa più la pasta come una volta, prendo la guida telefonica di Parma, chiamo il signor Barilla, e se appena mi risponde al telefono gli rovescio addosso …
Sull’incontro di lavoro per Rai International, le dichiarazioni del Vice ministro Danieli e del Direttore Generale Badaloni.
Intervista di Salvatore Viglia
Vice ministro Danieli, Rai International sta per cambiare volto, gli italiani all’estero sono ansiosi delle novità, era ora.
Nel corso degli anni, si erano accumulati problemi, elementi di sofferenza che le comunità italiane hanno via via segnalato e puntualmente annoverate nei rapporti annuali che il Ministero del Esteri è tenuto ad elaborare.
Si trattava di dare una spinta, di passare ad un prodotto migliore. Questo è il tema principe.
Già nel luglio scorso avemmo un incontro ufficiale cui partecipò il ministro Gentiloni, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Levi. In quella occasione, Levi fu chiarissimo nel sottolineare che, se Rai International, non avesse presentato un progetto valido ...
di Marco Cedolin
E’ ormai arrivato anche il si di Romano Prodi a suggellare questo nuovo capitolo della storia italiana che prevede il demenziale proposito di ampliamento a dismisura della base militare americana di Vicenza. Una storia fatta di servitù e vassallaggio che ci ha portato ad accettare sul nostro suolo la presenza di oltre 15.000 soldati statunitensi dotati di armi di ogni genere, comprese quelle nucleari, rintanati all’interno di basi militari sul cui territorio l’Italia non ha alcun genere di sovranità, quasi si trattasse di tanti pezzi del nostro paese espropriati da una potenza straniera. In compenso i contribuenti italiani, ai quali non è mai stato domandato se gradissero o meno questo stato di cose, sono chiamati a finanziare ogni anno con centinaia di milioni di euro il 37% dei costi operativi di tutte le basi americane, in base agli accordi stipulati con il governo Usa.
Gli Stati Uniti decisero circa tre anni fa, con la servile compiacenza di Silvio Berlusconi, che Vicenza avrebbe dovuto diventare a breve il più importante polo logistico …
Leggi tutto: Un altro Social Forum Mondiale è possibile?