di Giorgio Mattiuzzo

La Corte Internazionale dell'Aja ha finalmente emesso la sentenza riguardo ai fatti accaduti a Srebrenica durante la sanguinosa guerra tra Serbia e Bosnia. Il villaggio era una enclave musulmana in cui, secondo le autorità bosniache, l'esercito serbo, dopo averla assediata, nel luglio 1995 ha ucciso tra le sette e le ottomila persone in un atto di quella che all'epoca veniva definita “pulizia etnica”.

Il verdetto è stato di assoluzione per il crimine di genocidio contro la popolazione musulmana da parte delle autorità serbe. Ciò significa innanzitutto che, secondo la Corte, a Srebrenica vi fu un genocidio. In secondo luogo, che la Serbia non è responsabile: cioè la Serbia, il Governo serbo, non ha pianificato alcuna operazione di pulizia etnica nell'enclave. E che quindi non dovrà pagare risarcimenti di guerra alla Bosnia. Anche se la Serbia è stata ritenuta colpevole di non aver portato avanti le azioni necessarie per impedire il massacro ... ...e di seguito per punire i colpevoli, come sarebbe stato suo compito secondo i Principi di Norimberga. (1)

La questione è complicata assai. Intanto perché, se da un lato il massacro di Srebrenica è divenuto il simbolo collettivo della malvagità del governo serbo che ha meritato i bombardamenti inflittigli dalla Nato, dall'altro non è per niente dimostrato che ci sia stato un genocidio.

Non è facile trovare le parole in queste circostanze, ma parlare di genocidio e massacro non è la stessa cosa. Il genocidio, per il diritto internazionale nato a Norimberga nell'immediato dopoguerra, è un crimine con caratteristiche precise. Il massacro invece è altro.

Quello che è accaduto a Srebrenica, in realtà, non è chiaro. Anzi, apparentemente è fuori di ogni logica militare. E persino un importante ufficiale dell'Onu, Carlos Martino Branco, osservatore e ufficiale operativo, ha scritto un articolo dove espone tutti i suoi dubbi riguardo al presunto genocidio.(2) Il fatto è che Srebrenica era, teoricamente, una zona demilitarizzata, protetta dall'Onu; praticamente, era occupata dai bosniaci, che la usavano come base di partenza per attaccare i vicini villaggi serbi. Il fatto è che i bosniaci erano numericamente superiori e avevano il vantaggio di difendere una posizione naturalmente avversa agli attaccanti. Il fatto è che il comandante delle forze bosniache venne richiamato dal fronte, lasciando senza guida le truppe. Il fatto è che, di questo presunto genocidio, nessuno ha ancora trovato le prove, mentre di sicuro sono stati trovati migliaia di corpi, sepolti in un'ampia area, morti a causa della guerra.

E questo sarebbe uno solo dei tanti casi in cui i media europei e americani hanno accettato acriticamente la versione del governo bosniaco. Per citare altri esempi, è bene ricordare gli attacchi al mercato di Sarajevo del 6 febbraio 1994 e del 28 agosto 1995: entrambi attacchi dei soldati bosniaci contro civili bosniaci allo scopo di incolpare i serbi e chiedere un intervento armato della Nato.(3)

Peraltro questa relazione appassionata tra governo musulmano e istituzioni europee e americane non deve stupire: a differenza della retorica imperante del terzo millennio, il radicalismo di matrice islamica, nato e allevato in Afghanistan dalle potenze democratiche in funzione antirussa negli anni '80, ha prosperato a lungo, e i Balcani non hanno fatto eccezione. Tutte le crisi e le guerre che hanno martoriato la ex-Yugoslavia hanno visto i mujaheddin aiutati e finanziati da America ed Europa farsi beffe di ogni embargo e di ogni regola. Esistono filmati su filmati delle “brigate internazionali” che sostenevano l'esercito bosniaco con truppe addestrate in Paesi musulmani, ed addirittura è possibile vedere una ripresa in cui alcuni mezzi dell'Onu trasportano combattenti per la guerra santa alla 7ma brigata musulmana, che combatteva per l'esercito bosniaco.(4) Addirittura un documento del Comitato Politico Repubblicano al Senato americano accusa apertamente il governo, allora presieduto da Clinton, di aver messo in pericolo la sicurezza del personale Usa dispiegato nei Balcani, dando “luce verde” alla vendita di armi alla Bosnia da parte dell'Iran e di altri Paesi musulmani.(5)

Insomma, questa sentenza cerca di salvare capra e cavoli, non negando il genocidio, ma non incolpando chi avrebbe potuto ragionevolmente essere il mandante e l'organizzatore, cioè la Serbia. E tuttavia confermando le storie messe in piedi dai media e cercando di screditare le Serbia ancora una volta.

Anche perché sarebbe stato un vero scandalo se la Corte dell'Aja avesse stabilito che uno dei fatti che portarono il mondo libero all'accettazione del principio della ingerenza umanitaria non esiste. Anche se in fondo, a ben vedere, se la Serbia non ha organizzato alcun genocidio, qualche governo democratico potrebbe dover scusarsi, e non poco, con le famiglie dei serbi uccisi per fermare dei crimini che non esistevano.

Giorgio  Mattiuzzo (Pausania)


Note

1. Una serie di fonti di stampa per la sentenza: Corriere della Sera; Repubblica; Guardian Unlimited; Christian Science Monitor; CNN; Los Angeles Times; International Herald Tribune; Reuters.

2. C.M. Branco, Was Srebrenica a Hoax?, Global Research.ca, 20/4/2004. Altre fonti sul massacro di Srebrenica: E.S. Herman, The Politics of Srebrenica Massacre, zmag.org, 7/7/2005; K. Kilibarda, Refuting the Srebrenica Myth: An Islamist Perspective, Emperor's Clothes.

3. J. Toschi Marazzani Visconti, La disinformazione in ex-Jugoslavia e Kosovo, discorso tenuto alla Conferenza Internazionale dell'Osce sulle Ong, Bruxelles, 19/5/2006.

4. YouTube, UN Complicity In Islamic Jihad Against Serbs.

5. Clinton-Approved Iranian Arms Transfers Help Turn Bosnia into Militant Islamic Base, United States Senate, Republican Political Commitee, 16/1/1997.