Segnali incoraggianti giungono dalla sponda dei benpensanti, da quelli che “gli americani non si farebbero mai una cosa del genere”, e che “contestare la versione ufficiale dell’11 settembre equivale a negare l’olocausto”.
I segnali incoraggianti si leggono, ovviamente, nell’accresciuto nervosismo che si sente serpeggiare fra le loro fila. Il primo a perdere l’aplomb è stato Pierluigi Battista, sul CdS di un paio di settimane fa, quando si è lanciato in una filippica a senso unico contro Giulietto Chiesa e il suo libro/film “Zero”:
“Hanno dimostrato che si è trattato di un'orrenda cospirazione dell'impero americano? – si chiedeva nervosamente Battista - Non si accontentino dei risultati raggiunti, dicano quante migliaia e migliaia di sicari della Cia hanno partecipato alla macchinazione, smascherino il complotto di massa, l'unico grande complotto di massa della storia, che ha organizzato la demolizione controllata del World Trade Center, mentre miliardi di ebeti sprovveduti sono stati indotti a credere alla favola sionista, e cioè che la colpa sia tutta degli aerei islamisti che si sono piantati nelle due torri di New York.”
Bisogna dire che ne abbiamo fatta di strada, dal giorno in cui le teorie alternative “facevano ridere i polli”. (Com’era quella storia di Shopenhauer? Prima lo scherno, poi l’attacco rabbioso, infine l’accettazione della scomoda verità?).
La fragilità dell’articolo stava nel fatto che Battista si ponesse delle domande in forma iperbolica, ...
Con un articolo intitolato "Il Corano come Mein Kampf", Rainews24 ci comunica dai Paesi Bassi una notizia particolarmente “rumorosa”, che potremmo riassumere così: un deputato olandese, Geert Wilders, ha definito il Corano un testo “fascista” - anzi, “nazista” – e ne chiede la messa al bando in tutto il Be-Ne-Lux.
Il tutto sembra nascere dall’attentato subito di recente da un certo “Eshan Jami, fondatore di un gruppo che sostiene chi abbandona la religione islamica”. Wilders ha giustificato il suo exploit paragonando “il Corano all'autobiografia di Hitler, affermando che entrambi "non hanno spazio nel nostro Stato costituzionale". "Lo dico da anni: non esiste l'Islam moderato", ha scritto il parlamentare conservatore. "Ci sono molti capitoli del Corano" - ha aggiunto - che incitano i musulmani a opprimere, perseguitare e uccidere cristiani, ebrei, dissidenti e non-credenti, a picchiare e stuprare le donne e a creare uno Stato Islamico con la forza". Inevitabile la conclusione: "Ne ho abbastanza dell'Islam in Olanda: basta immigrati islamici. Ne ho abbastanza del culto di Allah e Maometto: basta moschee".
Naturalmente Wilders si è dimenticato di dire la cosa più importante: votate per me, e vi libererò da tutti i mali del mondo. Ma al di là del chiaro aspetto propagandistico della sua boutade, la notizia nasconde una tale marea di contraddizioni...
di Marco Cedolin
Bisogna ammetterlo, l’Italia è un paese in balia del terrorismo ed occorre fare subito qualcosa per ristabilire l’ordine sociale. Ai terroristi islamici, presenti a migliaia secondo i ripetuti allarmi lanciati a più riprese in questi anni da servizi segreti e Ministero dell’Interno, si sono aggiunti lo scorso inverno le “BR cgil” e da quest’ultima domenica perfino i “tifosi terroristi” che hanno reagito in maniera scomposta e violenta alle notizie concernenti la morte di Gabriele Sandri.
Il mondo della carta “stracciata” e del “teleimbonimento” schiuma rabbia a più non posso invocando repressione, giri di vite e quant’altro, mentre intellettuali, opinionisti e sociologi si profondono in ardite analisi della società italiana in balia di facinorosi e violenti, volte a giustificare i propri lauti stipendi. Il sociologo Franco Ferrarotti , ardito fra gli arditi, sulle pagine del Corriere della Sera si spinge fino a prefigurare la volontà di costituire un vero e proprio partito trasversale da parte dei tifosi violenti. Un partito che a suo dire intenderebbe cavalcare l’antipolitica, traendo ispirazione da Beppe Grillo per poi unirsi alla destra di Storace e (immaginiamo perché questo Ferrarotti non lo dice ma lo lascia solo intendere) prendere il potere attraverso un “golpe degli ultras” che ponga fine alla nostra democrazia.
Dopo due settimane di emergenza criminalità ed immigrazione, nelle quali giornali e TV si sono resi artefici di un vero e proprio terrorismo psicologico volto a creare panico e disorientamento nei lettori e teleutenti, ...
La CNN ha appena dato la notizia di una conferenza stampa, tenutasi ieri a Washington, nella quale 14 persone da diverse parti del mondo hanno portato le loro testimonianze di avvistamenti di oggetti volanti non identificati, o UFO.
Non ci sarebbe nulla di straordinario, se queste persone non fossero tutte personaggi governativi di massimo livello, o ex-piloti civili e militari che hanno raggiunto i gradi più alti della loro carriera professionale. Una cosa è sentire il solito “fricchettone” che racconta di astronavi viste galleggiare nel cielo della sua stanza, ben altra è un ex-governatore dell’Arizona, un capitano di aerei civili, o un generale dell’aviazione militare, che descrivono l’avvistamento di un oggetto volante come se lo avessero ancora davanti agli occhi, e del quale si dicono certi che non potesse originare dal nostro pianeta.
Mentre i racconti variavano nelle dimensioni, forme, o altre peculiarità dell’oggetto volante avvistato, sembrava esserci un elemento che li accomunava tutti: la velocità eccezionale con cui questi oggetti si muovevano nello spazio. Molto particolare è stato il racconto di un generale belga, Wilfred de Brouwer, che nel 1989 ha visto un oggetto volante atterrare in una radura nelle vicinanze. Quando è giunto sul posto si è trovato di fronte un oggetto di forma circolare, senza porte né finestrini visibili, ...
di Andrea Franzoni
Nel novembre 2003, in Georgia, decine di migliaia di persone scendevano in piazza con bandiere e striscioni e rovesciavano il governo di Shevardnadze, “uomo forte” filo russo (amico di Gorbachov), che deteneva il potere praticamente dallo scioglimento dell’Unione Sovietica. Con l’accusa di aver truccato le elezioni, e facendo leva sull’insoddisfazione della popolazione, un gruppo di “ragazzi coraggiosi” spuntati da chissà dove dava voce ai desideri di libertà di una popolazione oppressa. Forti della simpatia suscitata nel mondo libero, forti del supporto della comunità internazionale, i rivoluzionari non violenti riuscivano a costruire scientificamente una protesta pacifica e determinata occupando per giorni le piazze principali.
Leader della protesta un gruppo di giovani politici ed attivisti educati negli Stati Uniti e completamente votati al credo occidentale. In pochi anni, questi abili cavalli di Troia erano riusciti a creare dal nulla un movimento articolato ed organizzato conquistando l’appoggio della popolazione. Alle loro spalle, nell’ombra e talvolta tragicamente mossi dalle migliori intenzioni, i soldi ed i consigli di decine di fondazioni e organizzazioni non governative finanziate dagli stati occidentali impegnate nella tutela dei diritti umani, nell’apertura dei mercati, in un certo tipo di cooperazione per il presunto sviluppo dei paesi poveri, nella promozione delle libertà di stampa e di espressione (1).
I rivoluzionari non violenti avevano scelto, come il marketing insegna, slogan, merchandising ed un logo (la Rosa). Fondazioni americane avevano tradotto e stampato testi sul rovesciamento non violento ...
di Marco Cedolin
Panem et circenses stavano alla base del consenso popolare nell’antica Roma decadente, dove i Veltroni dell’epoca organizzavano le notti bianche all’interno del colosseo e il palinsesto dei Berlusconi imperiali era rigorosamente “in diretta” spaziando dalle contese all’ultimo sangue fra gladiatori, al desco per le belve feroci che anziché paté e bocconcini venivano invitate ad addentare ben più succulenti schiavi in versione croccantini 3 X 2.
Panem et circenses è un motto che calza (o forse calzava) a pennello anche per la nostra società occidentale del turbocapitalismo, quella che se non sei trasgressivo non ti diverti e devi scegliere il modo più cool di trasgredire, magari iniziando con una striscia di coca, un jeans strappato da 300 euro o uno schermo al plasma con annesso home theatre acquistato a rate che termineranno nel 2012. Quella che “basta andare su Second Life per rifarti una vita come vuoi tu” salvo poi scoprire che il mondo virtuale altro non è che una replica fedele fin nei minimi particolari di quello reale, con annesso turbocapitalismo e multinazionali globalizzate, ragione per cui anche lì ti toccherà fare lo sfigato precario che non arriva a fine mese. Quella che in TV tutti piangono e piangi anche tu perché ti commuovi ...
di Andrea Franzoni
L’uomo pare portato a credere che esista un “tipo umano” ideale, correttamente sviluppato, e non una serie di variazioni, di opinioni, di scelte di vita, “libere” o “orientate” ma comunque ugualmente degne. Le forze che tendono a conformare gli individui, nel tentativo di creare esemplari intellegibili privi di una sostanziale individualità e del gusto di costruirsi un percorso di vita ed una personalità propria, hanno sempre professato apertamente l’opposizione tra un ideale, l’uomo come dovrebbe essere, l’uomo secondo natura (razionale o pio, biondo o consumista), ed ogni possibile deviazione.
Le forme di deviazione e di ribellione sono sempre state viste come un errore nel corretto sviluppo da correggere o emarginare. La cultura dei diversi popoli tende ad attribuire questo “errore” ad un vizio di costituzione, come ad esempio una scarsa volontà o deficit intellettivi e fisiologici, a un influsso negativo di natura soprannaturale, oppure a problemi nello sviluppo, dovuti ad infanzie travagliate, metodi educativi od ambienti di formazione dissoluti o troppo chiusi.
I devianti venivano comunque considerati individui non perfettamente realizzati, incompleti o degenerati, come una casa a cui mancasse il tetto, le finestre o le fondamenta.
Non è mai stata contemplata l’ipotesi che l’uomo che agiva al di fuori dagli schemi classici si comportasse in quel modo non per un “errore costitutivo” quanto per una scelta personale, ...
di Ashoka
Ogni tanto è bene lasciar da parte le dorate sedie dei palazzi romani e raccontare una storia provinciale, tanto marginale quanto emblematica di quello che è un atteggiamento sempre più diffuso: lodare e premiare i comportamenti criminali, facendoli diventare “normale prassi” delle Amministrazioni pubbliche.
La nostra storia ha inizio negli anni novanta, in una sala riunioni di Ivrea, dove un manipolo di alti dirigenti sta decidendo le sorti dell'Olivetti.
Le vie percorribili sono due. La prima strada, irta di ostacoli, prevede il rilancio dell'azienda in quello che è il suo core business, ovvero l'informatica: quella è la strada che avrebbe scelto un Adriano Olivetti; è la strada difficile.
La seconda invece si presenta più appetibile. Si tratta di liquidare in qualche modo i rami aziendali in perdita e lanciarsi su quello che è il nuovo mercato emergente: la telefonia.
Gli amministratori, manco a dirlo, scelgono la seconda ipotesi.Ed il core business che fine fa?
Olivetti Servizi viene venduta all'americana Wang mentre allo stabilimento di Scarmagno, creato a fine anni sessanta e specializzato nella produzione di personal computer, viene riservato un trattamento speciale.
Per prima cosa si crea ex novo una società (Opc – 1995) e le si affida il ramo aziendale. Quindi questo viene ceduto ad una nuova società (Op Computer) ...
Come molti già sapranno, Giulietto Chiesa si è pubblicamente “dissociato” dalla figura di Maurizio Blondet, nell’ambito della battaglia per la verità sull’undici settembre. Queste le dichiarazioni di Chiesa, che riportiamo dallo stesso sito di Blondet:
"Caro T., ho letto, con orrore, le farneticazioni di Maurizio Blondet contro i rumeni, gli zingari, gli 'altri', nell'articolo che mi hai girato, intitolato 'La Casta ci fa ammazzare' in data 1/11/2007. Si tratta di un caso tipico di infiltrato, che svolge il suo ruolo di provocatore appunto infilandosi in cause altrui, con il proposito nemmeno troppo recondito di inquinarle. Io me lo sono trovato al fianco in due occasioni di dibattito, in entrambe le quali io non partecipai alla scelta degli interlocutori: una prima volta a Bologna, una seconda volta a Matrix. In un caso si trattò di un incidente involontario, probabilmente dovuto alla mancanza d'informazione degli organizzatori, nell'altro si trattò del deliberato tentativo di Mentana di mettermi accanto un personaggio squalificato con l'obiettivo di indebolire i miei argomenti. Per giunta in base al trucco della par condicio: due pro e due contro. Basta mettere un 'pro' screditato, o imbecille, e due 'contro' che sbraitano impedendo ogni discussione, ed ecco che la discussione si trasforma in una impari battaglia dove vinci solo se sei Ercole in persona.
In entrambi i casi io non mi ritirai dal dibattito perchè ritenevo, fatti tutti i conti, che sarebbe stato più vantaggioso comunque restare e discutere, anche in quella compagnia deplorevole.
Ma, con il passare del tempo, ho cambiato idea. Oggi non andrei più e nessun dibattito con personaggi che non solo sono apertamente fascisti ma, cosa ancora più insidiosa, con personaggi che agiscono con intenti provocatori. E, per giunta, vengono usati dall'altra parte come armi contundenti. Tipico il caso di Teodori che, al Costanzo Show, si mette a sbandierare il nome del forsennato Blondet per sminuire gli argomenti nostri. Un gioco delle parti. Credo che sia giunto il momento di bandire Blondet da tutte le discussioni tra persone civili che si occupano dell'11 settembre. Vada con i suoi pari. Non è un compagno di strada, non abbiamo nulla a che fare con lui. E' un avversario di tutte le nostre idee e motivazioni.
Voglio rendere pubblica questa mia posizione in modo che non ci siano più equivoci di sorta. E ti ringrazio per avermene dato l'occasione.
Cari saluti
Giulietto Chiesa"
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Luogocomune non ha alcun interesse ad entrare nella diatriba personale fra Giulietto Chiesa e Maurizio Blondet, e anzi se ne dispiace profondamente. Le dichiarazioni di Chiesa rendono però doverose alcune precisazioni, per semplice rispetto della verità.
Riguardo alle pubbliche apparizioni accanto a Blondet, ...
Webster Tarpley, che sta per venire in Italia per promuovere il suo libro “La fabbrica del terrore”, ci parla dello “scontro delle civiltà”, delle tentazioni neocons di aggressione all’Iran, delle possibilità di un nuovo 11 settembre, dei motivi che inducono a sperare che non succeda, della vera natura – secondo lui - del terrorismo, e dei poteri occulti che lo gestiscono tramite i noti personaggi pubblici dell’amministrazione USA.
(Premere PLAY)
Questa è la trascrizione dell’intervista, nella quale Tarpley ha risposto direttamente in italiano.
LC - Siamo al telefono con Webster Tarpley, uno degli esponenti di punta del “Movimento per la Verità sull’11 settembre” nel mondo, e autore del libro “La fabbrica del terrore”, disponibile in Italia presso Macroedizioni. Signor Tarpley, perché la gente dovrebbe comprare il suo libro?
W.T. - Io direi perché è probabilmente l’analisi più radicale e più particolareggiata degli aspetti politici dei fatti dell’11 settembre. Altri autori hanno preferito interessarsi agli aspetti tecnici. Gli aspetti tecnici li tratto anch’io, [ma] fino al punto necessario per tirare le somme sul piano politico. Per me la conclusione è che l’11 settembre è un’immensa provocazione bellica ad opera dei servizi segreti americani, cioè ad opera della CIA, del Pentagono e delle altre agenzie dell’intelligence community. Lo scopo è di scatenare questa guerra eterna, senza fine, la guerra o lo scontro delle civiltà, che è una altra maniera di dire che gli americani e gli inglesi devono orchestrare il conflitto con il mondo arabo, il mondo islamico, per poi arrivare dopo ai conflitti con la Cina e con la Russia, che si vedono già all’orizzonte. Quindi è un’immensa provocazione, appartiene a quel tipo di terrorismo che si può chiamare terrorismo geopolitico, o terrorismo che mira a riorganizzare tutte le vicende del mondo, tutto il sistema politico mondiale adesso si basa su questa presunta guerra al terrorismo, che naturalmente è una grande bugia.
LC - Tutto questo è nato dall’undici settembre. Secondo lei si può ripetere un fatto del genere, o no?
W.T. - Infatti, questo è proprio il pericolo maggiore in questi giorni. Il terrorismo utilizzato in questo senso, per dare una forma organizzativa ad un’intera società, è come l’eroina, ...
ATTENZIONE: L’autore dell’articolo si è dichiarato disponibile a rispondere alle domande dei lettori. Vedi QUI
di Kjeld Heising (Traduzione di Gianni Elvezia)
La guerra globale contro le donne è stata, per molti anni, una guerra estrememente difficile da riconoscere come tale. Per decenni ha assunto un volto benigno, somigliando decisamente proprio all’opposto di una guerra. Ma ora assume un altro volto, un volto sgradevole, proprio come il volto delle altre guerre: quella contro il terrore e quella contro il riscaldamento globale causato dall’uomo. Queste guerre sono state riconosciute da molto tempo come false messe in scena. Ora si sta svelando la guerra globale contro le donne.
Per me cominciò quando mi domandai: come mai sempre più campagne di vaccinazione sono dirette verso le donne? Recentemente, in Danimarca, i media hanno pubblicizzato ampliamente la vaccinazione HPV (Virus del Papilloma Umano) contro il cancro della cervice, non per essere somministrato a donne dell'età nella quale il cancro della cervice può svilupparsi. No, le vaccinazioni stanno per essere incluse nelle normali vaccinazioni per bambini, somministrate a ragazzine dell’età di 12 anni – età alla quale non hanno alcun effetto positivo. Come è possibile?
Poco prima che questo accadesse, i media annunciarono che la Fondazione Bill Gates ha messo a disposizione 10 milioni di corone danesi ad una università di Copenhagen per ulteriori ricerche sul vaccino contro la malaria, da somministrarsi a donne del terzo mondo. Ancora donne…perchè?
Ancor prima, abbiamo visto così tante campagne, nell’intero mondo occidentale, in favore della obbligatorietà del test HIV (Virus dell’Immunodeficienza Umana), alle donne in stato interessante. Siccome ho compiuto estese ricerche sull’AIDS (Sindrome di Immunodeficienza Acquisita), questo è diventato un mio personale cavallo di battaglia. Come spiegherò più avanti, l’esistenza del virus HIV non è mai stata documentata, e nemmeno il suo collegamento con l’AIDS. Lo stesso “AIDS” è un termine fuorviante. Il test HIV non testa la presenza di alcun virus, ma indica solamente la presenza di certi anticorpi nel sangue. Molto spesso risponde positivamente alla gravidanza, nonostante nessun virus in particolare sia presente.
Perchè questa ossessione nel sottoporre a test donne in stato di gravidanza?
Vi sono molte altre indicazioni – che spiegherò – che puntano tutte al fatto che qualcosa di strano stia accadendo riguardo alle donne. Sin dall'inizio ho sospettato che avesse a che fare con la depopolazione. Tutti sappiamo che è stato messo in atto un programma, ...
Leggi tutto: Il palazzo inizia a tremare?