Con questa intuizione folgorante, “il mezzo è il messaggio”, Marshall McLuhan aveva catturato, più di 40 anni fa, la quintessenza del nascente mondo della comunicazione globale.
Un mondo, che noi ben conosciamo, nel quale una realtà parallela ci osserva e si fa osservare dallo schermo televisivo, con una tale persistenza e capacità di penetrazione da apparirci spesso più reale del mondo reale.
Naturalmente, la macchina televisiva ha continuamente bisogno di inventare storie da gettare nel grande tritacarne del telegiornale permanente. E così ieri a Phoenix, nell’ennesimo tentativo di costruire una notizia che di per sè non esisteva, due elicotteri della televisione si sono scontrati in aria, diventando notizia loro stessi.
Quella di seguire in diretta, dall’elicottero, una qualunque fuga da un qualunque negozio di un qualunqre rapinatore di caramelle, è diventata una moda sin dal giorno in cui O.J. Simpson fuggì sulla sua Bronco bianca, per non essere arrestato dopo l’omicidio della ex-moglie, di cui si scoprì poi essere il colpevole. Fu soprannominato lo “slow-motion chase”, “l’inseguimento al rallentatore”, perchè i poliziotti avevano l’ordine assoluto di non sparare, ...
Un recente thread ha messo in evidenza un fenomeno che già da tempo si manifestava su luogocomune, e che io ritengo meriti una seria riflessione da parte di tutti coloro che partecipano ai commenti. Chiamiamolo, per comodità di termini, “cristallizzazione delle idee”.
Altri lo chiamano dogmatismo.
Sempre più spesso si manifesta, specialmente negli utenti più anziani (per data di iscrizione, intendo), una forma di insofferenza verso gli argomenti “di grande respiro” che tornano, ciclicamente, nelle nostre discussioni. Non si può nominare Dio, senza che arrivi il “solito ateo” a stampigliare il thread in grassetto con le parole “Dio non esiste”. Non si può parlare di ciclo produzione-consumo, senza che arrivi il solito “economista” a spiegarci che è lo stato l’origine di tutti i mali. Non si può parlare di Satana, inteso come simbolo allegorico, senza che arrivi la solita orda di castigatori che vede la Massoneria nascosta persino fra le lenzuola del proprio letto. Non si può parlare di elezioni, senza che arrivi il solito “anarchico” a dire “coglioni tutti voi che avete votato”. Non si può parlare di “noi italiani”, senza che arrivi il solito “apolide” a ricordarci che lui non c’entra, che lui è più furbo degli altri, che lui vive in un eremo e non “nella comunità”, anche se alla fine prende il tram come tutti noi. Non si può nominare la medicina alternativa, senza che arrivi il solito “scientifico” a dirci che “l’omeopatia non funziona e basta”.
Ma il vero problema, in tutto questo, è che il riferimento a Dio non stava affatto in un articolo che parlava dell’esistenza di Dio, ma dello status mentale degli americani di oggi. Il riferimento al ciclo produzione-consumo non stava affatto in un articolo...
In una sconosciuta cittadina del Massachussets si sono riuniti 80 teologi, laici e preti di almeno 5 diverse denominazioni evangeliche, per trovare una risposta alla più antica domanda che ogni credente si pone di fronte alle umane tragedie: se Dio esiste, perchè il Male?
La loro ricerca è dettata dalla necessità di trovare a loro volta un rimedio al progressivo spopolarsi delle chiese, dovuto alla assoluta incapacità di queste ultime di offrire un conforto spirituale a chi si rivolge a loro sconcertato dai più recenti accadimenti mondiali.
Tragedie come quelle dell’undici settembre, o i massacri nelle scuole come Columbine e Virginia Tech, rappresentano per l’americano medio dei veri e propri traumi emotivi, per i quali non trova parametri di riferimento, e di cui fatica quindi a capacitarsi anche dopo lunghissimi mesi di tormento.
Non a caso la sera dell’undici settembre Bush disse – o meglio, qualcuno gli mise in bocca – “from tonight we are a nation awaken to danger”, da stasera siamo una nazione risvegliata al pericolo.
In quel “risvegliata” sta il cuore del problema. Il vero dilemma degli americani sta infatti nel doversi rendere conto ...
Che cosa possono avere in comune un oscuro medico palestinese, una elegante signora francese, un colonnello arabo un po’ incartapecorito, cinque anonime infermiere bulgare, e un ex-ministro degli esteri austriaco che dal cognome sembra un incrocio fra un cioccolatino e una merenda per bambini?
Sembrano i personaggi di una dozzinale novella di spionaggio, scelti apposta per non c’entrare nulla l’uno con l’altro, e dare così quell’aria di “intrigo internazionale” a storie che solitamente si reggono in piedi, appunto, solo nei libri di spionaggio.
Invece le persone sono tutte vere, e il palcoscenico è quello delle prime pagine europee di ieri.
Già l’antefatto era poco chiaro: otto anni fa, il medico palestinese e le infermiere bulgare vengono accusati della Libia di avere iniettato sangue infetto da virus HIV a oltre 400 bambini. I sei, che si trovano in Libia, vengono arrestati, processati, e condannati a morte, pena che verrà poi commutata nell’ergastolo. Si fa un po’ di baccano in tutta Europa, qualcuno si domanda perché mai delle infermiere bulgare ...
di Claudio Negrioli
Nei giorni scorsi Hillary Clinton si è sentita accusare dal sottosegretario alla difesa, Eric Edelmann, di “favorire la propaganda nemica", solo per aver osato chiedere lumi al Pentagono riguardo all'esistenza o meno di un piano organizzato per il ritiro dall'Iraq.
Non è una accusa da poco, e può portare direttamente al carcere qualunque cittadino, specialmente se vista sotto la luce del "Patriot Act" o del "Defense Autorization Act" del 30 settembre 2006, promulgato dallo stesso Bush, che in caso di “generico grave pericolo” avoca a sè tutti i poteri, rendendolo di fatto un dittatore con potere illimitato sulla nazione e sui suoi abitanti.
Autorevoli voci, come quella del repubblicano ex vice-ministro al tesoro nell'amministrazione Reagan, Paul Craig Roberts, si levano per denunciare all'opinione pubblica USA, indifferente e mezzo addormentata, il pericolo concreto che nel giro di un anno la grande democrazia si possa sbarazzare dell'ingombrante fiaccola della libertà, sostituendola con uno scudiscio per percuotere i sudditi nel nuovo stato di polizia in mano al plenipotenziario dittatore Bush.
Lo stesso P.C. Roberts ha inoltre avvertito - e non è il solo a dire queste cose - che per ottenere una accelerazione che porti allo stato dittatoriale sono più che probabili una o più "false flag" (operazioni terroristiche sotto falso nome, ovvero “per conto terzi”), intese a terrorizzare la popolazione ...
Questa breve notizia (ANSA) fa da ottima introduzione all’articolo che segue: ieri i soliti terroristi marocchini (questi senza le virgolette, in quanto realmente di quella nazionalità), sono stati pizzicati a giocare al Piccolo Chimico nel retrobottega della solita moschea, dove ormai si arruolano regolarmente le truppe di una Al-Queda che esiste soltanto – per chi ha ancora la forza di informarsi personalmente - sulle copertine dell’Espresso e di Panorama. Siamo alla banalità più nauseante, nel tentativo ormai fin troppo palese di celare in qualche modo quella che è chiaramente una guerra di religione – più ideologica che spirituale - sponsorizzata volentieri da istituzioni che non vedevano l’ora di trovare scuse supplementari per abusare di un potere del quale già dispongono in grande abbondanza. (M.M.)
La temperatura é alta di Giorgio Codazzi
Nel misurare la febbre della "cività moderna", sembra che ultimamente la colonnina del mercurio stia salendo con incedere quotidiano.
Dice Padre Zanotelli, commentando la situazione generata dalla crescente pressione sociale: "La temperatura é alta". Gli fa eco da altri palchi un altro prete in prima linea contro i poteri forti malavitosi: Don Luigi Ciotti, che ripete: "La temperatura é alta".
Ma di che temperatura stiamo parlando? Non di quella del pianeta, certamente, anche se forse quello rimarrà l'argomento più discusso dell’estate, assieme al “terribile” estremismo islamico che ormai ci perseguita ovunque andiamo.
E' una temperatura che ha iniziato a salire molto prima, diciamo attorno alla fine degli anni ottanta, con la sensazione piuttosto generalizzata che "qualcosa stava per cambiare", con le stragi di via d'Amelio e di Capaci, che incernierano i rapporti nuovi fra la politica e la malavita, la nascita di Forza Italia e le prime timide prove di sistema bipolare all'italiana - in un sistema in cui la polverizzazione dei partiti garantiva la distribuzione del potere e delle ricchezze statali un pò a tutti - e che segna la nascita di quella casta insofferente al rispetto delle leggi, preoccupata più che al bene del cittadino al portafoglio dei pochi e rispettabili privati collusi con la malavita organizzata.
Stiamo parlando della temperatura dell'intolleranza, della xenofobia, e della sensazione generale che vi sia un nemico strisciante tra noi, ...
Mentre siamo qui a trastullarci con ideologie utopiche di un futuro “senza stato”, nel quale l’individuo sappia comportarsi in maniera civile e rispettosa verso gli altri anche senza il rischio della galera, la Cassazione si è arrogata addirittura il diritto di attribuire una diversa valenza allo stesso termine, a seconda della persona a cui venga riferito. Non si fatica a vedere come questa specie di "classismo semantico" presto potrebbe evolversi in un vero e proprio darwinismo linguistico, da appaiare con grande nonchalance a quello sociale già imperante. Riportiamo per intero il breve articolo dell’ANSA di oggi:
“Dare del fascista ad un comune cittadino è "certamente offensivo. Al contrario se il destinatario del termine è un politico, allora è semplice esercizio di critica ideologica. La V Sezione Penale della Cassazione -sentenza 29433 - si è così espressa in merito ad un ricorso proposto da un consigliere comunale di Crotone contro la sentenza della Corte d'Appello di Catanzaro che lo condannava per ingiuria avendo dato al sindaco di Crotone del "fascista nel senso più deteriore della parola" durante un consiglio comunale. Il consigliere aveva fatto ricorso sostenendo che la sua non era stata un'offesa ma una critica politica. Gli ermellini hanno dato ragione al consigliere sostendendo che con il termine fascista "non si fa altro che richiamare un'ideologia ed una prassi politica che è stata in passato propria di molti italiani".
Sul piano politico, precisa la Corte, "si intende stigmatizzare, da parte degli avversari politici, un comportamento ritenuto arrogante e antidemocratico, improntato cioé a scarso rispetto nei confronti degli oppositori politici, oltre che reazionario nelle scelte di politica sociale. E' un termine, quindi, che consente sinteticamente ed efficacemente, di esprimere una valutazione sull'operato di un pubblico amministratore". Tuttavia i giudici precisano che nel caso di un 'comune cittadino' sentirsi dare del fascista è certamente offensivo perché "mira a dipingere lo stesso come arrogante e prevaricatore".
Curiosa davvero, questa interpretazione, in quanto non solo si arroga il diritto di un giudizio storico improntato a valori come "democratico" o "reazionario" che non starebbe alla Corte esprimere, ma introduce una variable non da poco nel nostro stesso linguaggio quotidiano: il destinatario, nel particolare aspetto del suo ruolo sociale.
Per fare il caso più banale di tutti, se quindi la signora Rossi di mestiere fa la prostituta, ...
di Murray N. Rothbard (traduzione di Paxtibi)
Nel tentare di descrivere come una "società senza stato" – quindi, una società anarchica – potrebbe funzionare con successo, vorrei in primo luogo disinnescare due critiche comuni ma erronee di questo approccio. La prima è l'argomento per cui, nel provvedere a servizi per la protezione e la difesa come i tribunali, la polizia, o persino la legge in sé, starei semplicemente contrabbandando di nuovo lo stato all'interno della società in un'altra forma e che quindi il sistema che sto analizzando e sostenendo non è "realmente" l'anarchismo. Questo tipo di critica può farci soltanto scivolare in una infinita ed arida disputa sulla semantica. Lasciatemi dire fin dall'inizio che definisco lo stato come quell'istituzione che possiede una o entrambe (quasi sempre entrambe) le seguenti proprietà: (1) ottiene il suo reddito dalla coercizione fisica conosciuta come "tassazione"; e (2) afferma e solitamente ottiene un monopolio imposto dei servizi della difesa (polizia e tribunali) in un data zona territoriale. Un'istituzione che non possiede neanche una di queste proprietà non è e non può essere, conformemente alla mia definizione, uno stato. D'altra parte, definisco la società anarchica come una società dove non c'è possibilità legale per l'aggressione coercitiva contro la persona o la proprietà di un individuo. Gli anarchici oppongono lo stato perché ha la sua vera essenza in tale aggressione, vale a dire, l'espropriazione della proprietà privata per mezzo della tassazione, l'esclusione coercitiva di altri fornitori di servizi di difesa dal suo territorio e tutti le altre depredazioni e coercizioni costruite su questi fuochi gemelli dell'invasione dei diritti individuali.
Né è la nostra definizione dello stato arbitraria, dato che queste due caratteristiche sono state possedute da quelli che sono stati riconosciuti generalmente come stati nel corso della storia. Lo stato, tramite l'uso della coercizione fisica, ha arrogato a sé un monopolio ...
Due notizie recenti, messe una accanto all’altra, sembrano provenire da due pianeti diversi.
Da un lato abbiamo l’unica nazione al mondo ad aver sofferto un attacco nucleare che continua imperterrita a trastullarsi con i reattori atomici, pur essendo seduta su una faglia tettonica che provoca una media di cento scosse telluriche all’anno. Dopo Stati Uniti e Francia, il Giappone è il terzo paese al mondo per quantità di energia ricavata dal nucleare, ed incidenti come quello di ieri a Kashiwazaki – dove un forte terremoto ha causato la fuoriuscita di liquido radioattivo, che ha finito per inquinare le acque marine – non sembrano scomporli più di tanto.
D’altronde, le risorse di carbone minerale e di idrocarburi in Giappone sono pressochè nulle, e una sorta di fatalismo generalizzato ha dovuto in qualche modo rimpiazzare le preoccupazioni che regolarmente emergono fra chi abita vicino ad una centrale atomica.
L’altra notizia, già stupefacente di per sè, rende la prima - appunto - degna di una altro pianeta. Come si può vedere dal filmato....
... un tranquillo pensionato, ex-ingegnere appassionato di onde radio, ha scoperto come ricavare energia dall’acqua salata. Ma la cosa più sconcertante è che la sua scoperta è stata del tutto casuale: John Kanzius infatti stava lavorando ad un progetto ...
di Nicoletta Forcheri
Dopo la notizia sulla stampa il 20 giugno scorso della concessione di permessi di ricerca di idrocarburi nei più bei paesaggi della Toscana e del mondo, è calato il silenzio, provocato ad arte dalle dichiarazioni falsamente rassicuranti del presidente della Regione Toscana, Martini (“non ci saranno mai trivelle nel Chianti”) e dell’assessore all’Ambiente Artusa, che ha dichiarato la sua intenzione di annullare i permessi con una delibera della giunta regionale.
A parte che la regione Toscana se è guardata bene dall'annullare checchessia, tra le altre reazioni degne di nota, spiccano quelle sibilline di Rutelli e di Pecoraro Scanio: il primo ha affermato di non saperne niente, ma normalmente era stato avvertito qualche giorno prima. Il secondo si è limitato a preoccuparsi unicamente delle zone protette, già salvaguardate nei permessi. Numerosi sono gli altri punti torbidi, per l’ambiente, e non solo di cui si dovrebbe preoccupare....
Primo, chiunque conosca quelle zone o vi abiti, sa che da Montalcino ad Asciano, Buonconvento, passando da Siena fino a Monteriggioni e San Gimignano, e diradando verso Castellina in Chianti e Calstelnuovo di Berardenga, ma anche il volterrano e la maremma, è tutto un insieme di paesaggi eccezionali, miracolosamente preservati intatti nei millenni, che sarebbero da tutelare in toto per il futuro, ...
L’avevamo definito il “Pietro Micca” della libera espressione, anche per l’assonanza con il nome: Piero Ricca sta diventando un piccolo eroe popolare grazie alla sua coerenza, alla sua lucidità mentale, alla sua totale mancanza di timore verso i potenti, che esibisce fiero del suo ruolo di “cittadino”, armato di diritti quanto di doveri.
Dopo Emilio Fede, è toccato a Clemente Mastella cadere vittima dell’imboscata di Ricca, il quale, telecamera alla mano, gli ha posto alcune questioni imbarazzanti che lo hanno costretto a mostrare che tipo di gentiluomo fosse: in pochi secondi un ministro della repubblica italiana è riuscito a dare a un suo concittadino del coglione e del deficiente in una pubblica via.
Se è solo per quello, Fede gli aveva sputato addosso, ma lui ministro non lo è ancora diventato. Ci si raffina col tempo.
Ora però viene da domandarsi questo: a che serve dare del mafioso a un mafioso? A che serve dare del venduto a un venduto, dello schiavo a uno schiavo, ...
Leggi tutto: The media is the message