(QUI la seconda parte dell'intervista, che ora ha i sottotitoli in Italiano, grazie all'utente Totalrec.)
In questa intervista alla CNN - che probabilmente rimarrà la sua ultima per molto tempo – ieri Michael Moore ha toccato al cuore il vero problema dei nostri tempi. Che non è la follia imperialista dei neocons, nè la strategia da strozzinaggio dei petrolieri, nè l’ingordigia ormai endemica dell’industria farmaceutica, ma l’acquiescenza passiva dell’intera categoria dei giornalisti mainsteam, che grazie alla loro perenne “disattenzione” su questi fondamentali argomenti permettono a tutto quanto sopra di accadere tranquillamente sotto i nostri occhi.
Sicuro di sè, informatissimo e tutt’altro che accattivante, Michael Moore è solo l’ombra lontana del goffo regista un pò presuntuoso che nel 2002 aveva urlato dal palcoscemnico degli Oscar tutta la sua vergogna contro Bush e la sua amministrazione di “guerrafondai”.
Quello che era stato un gesto istintivo - genuino ma politicamente inutile - si è lentamente trasformato in una lucida azione costruttiva, dove la conoscenza dettagliata della materia fa da punto di appoggio indistruttibile di ogni sua nuova argomentazione.
Moore è cresciuto ed è diventato adulto, come filmmaker, attraverso Columbine, Fahrenheit 911, e ora Sicko, il nuovo film che mette a nudo lo spietato sistema sanitario americano, tenuto in piedi dal perverso sistema assicurativo, e basato sul puro concetto di profitto, che viene ottenuto ovviamente sulla pelle dei meno abbienti.
Era proprio per parlare di Sicko, uscito da poco in tutta America, che ieri Wolf Blitzer stava intervistando Moore, ma di fronte alla “furia ragionata” del regista ... ... il conduttore della CNN non è riuscito a restare in tema per più di qualche secondo.
L’intervista è stata preceduta da un cosiddetto “hit piece”, cioè un servizio sul suo film, a firma di Sanji Gupta, teso chiaramente a sminuirne la credibilità, grazie ad una tecnica ben nota a tutto coloro che si occupano di 11 settembre: invece di guardare l’insieme del quadro di denuncia, si è messo a fare le pulci a piccoli dettagli insignificanti, pur di sviare l’attenzione del pubblico e riuscire in qualche modo a dire che “non è tutto vero quello che sostiene Moore”.
Purtroppo però per Sanji Gupta, il “medico” di casa della CNN, di errori - anche minimi - nel film ce n’erano ben pochi, e così si è preso pure lui la sua bella razione, insieme al conduttore Blitzer.
Questo, in sintesi, il discorso di Moore: “Mi avete fatto la stessa cosa tre anni fa - ha esordito il regista– mi avete intervistato per Fahrenheit 911, dicendo che raccontavo solo delle stupidaggini, e poi si è scoperto che tutto quello che rivelavo nel film era vero. E cioè che le armi di distruzione di massa non esistevano, e che la guerra in Iraq aveva motivi ben diversi da quelli dichiarati. Perchè almeno ora non mi fate le vostre scuse? O meglio, perchè non le fate al vostro pubblico, per tutte le bugie che gli avete raccontato in questi anni?”
Blitzer annaspava, e Moore insisteva: “Come mai alla CNN ci avete messo tre anni per scoprire quello che io già dicevo chiaramente in Fahrenheit 911? Quando, una volta tanto, direte la verità su un argomento qualunque, non mi interessa nemmeno sapere quale a questo punto?”
Per sviare, Blitzer tentava una timida difesa di Gupta, ma Moore lo schiacciava insieme a tutto il resto: “Quando avrò postato, questa sera sul mio blog, le informazioni precise, vedrete che quello che non è informato qui è Sanji Gupta, e non io”.
Nella sua pubblica accusa, Moore è riuscito a sintetizzare quello che anche noi andiamo ripetendo da tempo: i grandi criminali esisteranno sempre, e le grandi concentrazioni di potere tenteranno sempre di controllare con ogni mezzo possibile l’informazione mainstream. Sta al giornalista ribellarsi. Ma deve farlo come singolo individuo, in quanto essere umano dotato di un’etica e una morale superiori, e non certo come professionista appartenente a quella determinata categoria.
Il mondo oggi è fatto di corporations, imprendibili inafferrabili e inattaccabili, ma le corporations le hanno fatte gli uomini, e sempre gli uomini potranno disfarle, quando davvero lo vorranno.
Massimo Mazzucco
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