I cinque fatti che giustificano l'impeachment di Biden - di Jonathan Turley
Con l’avvio di un’indagine di impeachment questa settimana, la Camera dei Rappresentanti sta spostando lo scandalo di corruzione di Biden al più alto livello di indagine costituzionale. Dopo l’ostruzionismo da parte dei Biden e delle agenzie federali che indagavano su varie accuse, la mossa di un’inchiesta della Camera era attesa se non inevitabile .
Come previsto, molti democratici della Camera – che hanno messo sotto accusa Donald Trump dopo una sola udienza presso la commissione Giustizia della Camera, sulla base della sua telefonata al presidente ucraino – si oppongono a qualsiasi indagine del genere sul presidente Biden. I repubblicani alla Camera avrebbero potuto scegliere di rinunciare a qualsiasi udienza e utilizzare quello che ho definito un “ impeachment istantaneo ”, come fece l’allora presidente della Camera Nancy Pelosi (D-Calif.) con il secondo impeachment di Trump nel gennaio 2021.
Quello che sta succedendo in questo giorni sul fronte immigrazione è inaccettabile. Che ci sia o meno dietro la regia del PD – come sostiene Salvini – è evidente il disegno di mettere l’Italia in difficoltà quando c’è un governo di destra.
Inoltre, lo schiaffo palese di Germania e Francia, che chiudono le frontiere invece di aiutarci, sommato alle parole derisorie della Von der Leyen, che ci racconta che “stiamo tutti lavorando per una soluzione comune”, dimostrano una volta per tutte che il termine “Unione Europea” è solo una formula di comodo, che serve a controllare economicamente le varie nazioni. Ma di “unione” in questa formula c’è ben poco.
Io, come italiano, mi sento profondamente preso in giro dall’attuale situazione, e non credo di essere l’unico.
Ricordate il famoso ritornello dei debunkers, rispetto a tutte le grandi cospirazioni della storia? “Se davvero ci fossa stata una cospirazione così grande – dicono sempre tutti in coro – prima o poi qualcuno, magari in punto di morte, avrebbe parlato”.
Di solto questa argomentazione riesce a convincere le menti più deboli, che si accontentano di questo pseudo-ragionamento per tranquillizzarsi e per riconfermare che “il mondo è un posto pulito e meraviglioso, dove non esistono i complotti.” E dormirono tutti felici e contenti.
Il problema (per i debunkers) nasce quando qualcuno, magari appunto prima di morire, decide finalmente di liberarsi di quel fardello di verità che si era portato dentro per così tanti anni.
E’ il caso di Paul Landis, oggi 88enne, che all’epoca dei fatti era un agente dei servizi segreti incaricato di proteggere la First Lady, Jaqueline Kennedy.
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Non c’è giorno che passi, ormai, senza che i virologi riescano nell’impresa di dire tutto e il contrario di tutto. Qualcuno continua a lanciare allarmi, parlando di nuove varianti di Covid particolarmente contagiose che richiederebbero massima attenzione. Altri smentiscono categoricamente, invitando i cittadini a non preoccuparsi affatto. Un clima di totale confusione originato, in particolar modo, dall’avvento della variante BA.2.86, già soprannominata “Pirola“: segnalata inizialmente in Israele e Danimarca, questa forma virale si sta diffonendo ormai in tutto il mondo. Ecco, nello specifico, di cosa si tratta.
Come spiegato da Fanpage, si tratta di una forma altamente mutata di Sars-Cov-2, il virus che causa il Covid. Rispetto alla sua progenitrice, la variante BA.2, più conosciuta come Omicron 2, presenta oltre 30 mutazioni a livello della proteina Spike, che è la porzione che il virus utilizza per legare le cellule e penetrare al loro interno, e contro cui sono stati progettati i vaccini. Ma si tratta davvero di un pericolo?
Mentre Donald Trump era impegnato nelle sue vicende giudiziarie in Georgia, si è svolto sulla Fox il primo confronto fra i candidati alla nomination repubblicana che vorrebbero strappargli il titolo di contendente alla Casa Bianca.
Fra i vari nomi relativamente conosciuti (Ron De Santis, Nikki Haley, Chris Christie) ne è uscito uno assolutamente sconosciuto fino a ieri, che sembra aver incontrato il favore del pubblico conservatore: Vivek Ramaswamy.
Ramaswamy si sta giocando tutte le sue carte sull’idea di “dire sempre la verità, specialmente quando è una verità dura e scomoda”. “Preferisco perdere questa elezione dicendo sempre la verità – ha dichiarato Ramaswamy - piuttosto che vincerla dicendo quello che bisognerebbe dire”.
Per dare un esempio concreto, durante una intervista al mensile The Atlantic, Ramaswamy ha dichiarato che “il governo americano non ci ha detto tutta la verità sull’11 settembre”.
Ad abbattere il Dc9 dell’Itavia precipitato vicino a Ustica il 27 giugno 1980 fu un missile francese. A sottolinearlo, con parole molto nette, è stato l’ex premier italiano Giuliano Amato, che in un’intervista rilasciata a Repubblica ha spiegato: “Era scattato un piano per colpire l’aereo sul quale volava Gheddafi, ma il leader libico sfuggì alla trappola perché avvertito da Craxi. Adesso l’Eliseo può lavare l’onta che pesa su Parigi”. Una presa di posizione che conferma quanto riportato più volte, negli anni, da alcuni giornali, che aveva avanzato l’ipotesi di un coinvolgimento di Parigi nell’accaduto. A sostenere la tesi era stato anche, tra i tanti, Francesco Cossiga.
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di Riccardo Merendi
Che in nome di una discutibile emergenza un governo decida di costruire opere costosissime, pericolose e forse inutili può far parte del gioco economico-politico a cui, poco alla volta, i cittadini si sono assuefatti subendo una disinformazione di sempre più alto livello (per chi la conosce, è la storia della rana di Chomski). Che per giustificare la "discutibile emergenza" si ricorra a una guerra -che non si sa se contribuisca alla democrazia ma di certo procura utili favolosi ai produttori di armi- può far parte della ben nota tattica di nascondere biechi interessi dietro "alti ideali".
Ma che un politico rampante si vanti di aver "approvato in quattro mesi ciò che di solito richiede dai cinque ai dieci anni" quando il decreto che ha firmato fa acqua da tutte le parti sembra azzardato se non suicida!
E quasi ce l'aveva fatta grazie alla tattica, anche questa ben nota, di una trasparenza talmente trasparente da rendere impossibile vederci qualcosa: oltre mille documenti dei quali solo il decreto conclusivo di oltre mille pagine! Chi mai leggerebbe quella mole abnorme di documenti? E a che scopo, sapendo come vanno le cose?
Ma come succede in certi film, e qualche rare volte nella realtà, sfogliando i documenti del progetto un ingegnere meccanico di Ravenna, il sottoscritto, si è accorto che la procedura di collaudo del gasdotto non solo non era conforme alle norme, ma era addirittura impossibile da superare!
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