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USA: le elezioni infinite - Che cosa significa la ritirata dei russi da Kherson - Zelensky e il karma della Crimea – Soldati russi mangiano cammelli e bisonti allo zoo - Decorso post-covid non associato a miocarditi - USA: voli a rischio per il 5G – David Icke bannato da tutta l’Europa.
Come una famiglia di umili scambiavalori è riuscita, nell’arco di poche generazioni, ad influenzare le politiche dei più importanti governi europei dell’800. Fra queste, l’influenza fondamentale che i Rothschild hanno avuto nell’unità d’Italia. Verso la fine dell'intervista abbiamo anche affrontato temi più ampi, come la scuola, l’educazione e la cultura.
I repubblicani non hanno ottenuto la vittoria schiacciante prevista da molti sondaggisti, e improvvisamente Trump si ritrova in casa un problema che non si aspettava: questo problema si chiama Ron De Santis.
Andiamo con ordine. Innanzitutto, si sta ripetendo la stessa situazione incomprensibile del 2020, quando alcuni stati ci misero diversi giorni prima di completare il conteggio dei voti. Questo fa sì che a 24 ore dalla chiusura dei seggi ancora non si possa sapere con certezza chi abbia vinto che cosa. A giudicare dagli exit polls, la camera andrà ai repubblicani, ma con un margine molto minore del previsto, mentre il senato è ancora decisamente in bilico, e potrebbe tranquillamente restare nelle mani dei democratici.
Questo significherebbe comunque un Joe Biden parzialmente “azzoppato” per i prossimi due anni, ma non certo morto e sepolto, come invece lo sarebbe stato con una vittoria schiacciante dei repubblicani. Se infatti il margine alla camera fosse di pochissimi voti, potrebbe anche succedere che il nuovo speaker (ruolo che ora è della Pelosi) sia molto più moderato di quello che i repubblicani più sanguigni vorrebbero, portando ad una agenda parlamentare molto più “morbida” nei confronti di Biden.
Insomma, una specie di “pareggio fuori casa”, da parte di Biden, che gli permetterebbe di non affondare nell’oblio nei prossimi due anni.
“Sta accadendo qualcosa di strano che non viene trattato dai media tradizionali. Un gran numero di persone sta morendo e i medici non sanno perché”. Inizia così l’articolo di analisi di Peter Imanuelsen, giornalista svedese e e commentatore politico, pubblicato proprio sul suo blog. Sotto il nome di PeteSweden il cronista ha lanciato diversi allarmi su varie tematiche attraverso i suoi canali di comunicazione.
Nella fattispecie, Imanuelsen si occupa della strana epidemia di morti improvvise e senza un’apparente spiegazione che sta colpendo, a quanto pare, tutta l’Europa. “Una cosa però la sanno. Non sta accadendo solo in un Paese. Sta accadendo in molti Paesi allo stesso tempo. Quest’anno, in tutta Europa, i tassi di mortalità in eccesso sono molto elevati (nel frattempo, anche le nascite sono misteriosamente crollate quest’anno). E molti dei decessi in eccesso non sono correlati al covid”, scrive il giornalista.
C’è nell’aria uno strano senso di deja-vu. Come nel “Giorno della marmotta”, sul fronte dell’immigrazione tornano a ripetersi le stesse identiche dinamiche di quattro anni fa: le navi di Soros che si presentano davanti alle nostre coste cariche di migranti, il nostro governo che cerca di respingerle, e l’infinito braccio di ferro che ricomincia daccapo.
Ormai le dinamiche sono chiare, e sono state riassunte in modo plastico in un confronto che c’è stato qualche sera sul talk-show della Palombelli: una giornalista, contraria agli sbarchi, che diceva che “le persone che salgono su una nave battente la bandiera di una certa nazione sono legalmente sul territorio di quella nazione” (e quindi in quella nazione dovrebbero sbarcare), e Andrea Romano (ex-deputato PD, favorevole agli sbarchi) che fingeva di non sentire, e ripeteva a macchinetta “studiatevi il trattato di Lisbona: dice chiaramente che il primo porto di approdo è quello che deve accogliere i migranti”.
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Lo strano viaggio di Scholz in Cina – L’Italia congela il nuovo pacchetto di armi all’Ucraina – Rumble rifiuta gli ordini di censura in Francia – Lamorgese voleva una legge sui rave simile a quella di Meloni – GSK fa pubblicità ai vaccini sui marciapiedi – Sorgi vuole essere “difeso” dai no-vax.
di Rita Rapisardi
Dalla contestazione, alla protesta, a forme di esternazione non istituzionali, quella del rave è la maggiore. E forse l’ultima rimasta. In un mondo che vuole regolare tutto, incorniciare emozioni, dirci cosa pensare, odiare e amare, limitarci in spostamenti e azioni, imporci il confine, il documento come accredito, per accedere o restar fuori, il rave è puro nel suo essere così onesto. Un impianto per “far andare bene” il mondo deve esserci, nei secoli si sono studiate le più varie forme di governo, il diritto è venuto incontro alla necessità di giustizia. Il mondo dei rave, ha una sua giurisdizione, si può riassumere nel senso di libertà: free party, sono chiamati nel giro, free perché gratuiti, non c’è lucro. Free, non vuol dire assenza di regole o sregolatezza, come piace pensare a chi è al di là del muro di casse. è una libertà interiore, di assenza di barriere, mistica. Qualcuno penserà che queste siano parole mitizzanti o deliranti, ma fa comodo pensarla al contrario. I bias non aiutano e nemmeno non l’aver vissuto l’esperienza. In fondo il rave dall’esterno è una di quelle cose facili, per cui tutti, anche superficialmente, ci sentiamo in dovere di esprimerci, smuove impulsi voyeuristici e aiuta chi è in cerca di un capro espiatorio.
Ai rave c’è la droga, esclusivamente al singolare, perché di droghe, al plurale, in Italia non si parla. Sono tutte sullo stesso piano, fanno tutte male allo stesso modo. i danni del proibizionismo, dell’approccio San Patrignano e di leggi come la Fini-Giovanardi hanno plasmato un pensiero comune che uniforma tutte le droghe: per cui lo spinello è come una striscia di cocaina, che è come una spada di eroina. Pensiamo al rave, pensiamo alla droga, a uno spazio composto da zombi strafatti di droga. Non interessa capire di più, non serve. Fa comodo alle coscienze pensare che esista un posto così, lontano dagli occhi in cui si consumano atrocità che delineano la nostra identità: “io non sono come loro”, inconcludenti, falliti, irrealizzati.
Nel suo libro, “Il terzo like”, Rocco spiega come le grosse corporation di Big Data (Google/Youtube, Facebook, Wikipedia, Amazon AWS) stiano prendendo il dominio incontrollato dell’informazione globale. Lasciando a noi l’impressione di essere liberi di scegliere.
Intervista di Franco Fracassi all'ambasciatore russo in Italia, Sergey Razov.
Non c’è niente da fare. Ormai l’idea che vaccinarsi sia servito “a proteggere l’intera popolazione” è entrata nel subconscio della maggioranza degli italiani, e di lì non uscirà più.
A nulla è servito rendersi conto che il virus ha tranquillamente continuato a girare, nonostante l’odioso green pass. A nulla è servito scoprire che gente quadrivaccinata – come Massimo Galli – si beccava comunque l’infezione da gente altrettanto vaccinata. A nulla è servito scoprire che la Pfizer non avesse mai nemmeno testato il vaccino contro la diffusione del virus, prima di metterlo in commercio.
Quella del “vaccino che salva la società” è ormai una verità acquisita, a livello popolare.
E adesso che si parla di reintegrare prima del previsto i medici non vaccinati, ecco che l’accademia insorge contro questo “favoritismo” che andrebbe a premiare gli alunni “disobbedienti”.
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Il discorso di Putin al Valdai Club - Ministro Sangiuliano: la Crimea è sempre stata russa - Von der Leyen: 18 miliardi all’anno all’Ucraina - Corte Suprema New York: riassumere i non-vaccinati - Pfizer quadruplica il prezzo del vaccino.
Leggi tutto: Commenti liberi 12 nov. 2022