| COMUNICATO STAMPA - ODEON TV REBUS - speciale lunedì alle ore 21:40
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Un recente libro di "Popular Mechanics" - versione patinata del già noto articolo di debunking - offre ai benpensanti un insperato salvagente, proprio quando stavano per annegare. (Da quando in qua, fra l'altro, la verità ha avuto bisogno di scrivere dei libri per autoaffermarsi?)Si apprende che l’occupante americano ha finanziato nell’Iraq occupato una campagna anti-fumo (1).
Pubblicità televisiva e pacchetti con le note scritte «Il fumo uccide», «Fumare in gravidanza nuoce al bambino»: nel Paese che gli americani hanno coperto di uranio impoverito, che fa nascere feti mostruosi, e ammalare di cancri plurimi famiglie intere.
E dove la truppaglia americana ammazza a casaccio ai posti di blocco, violenta ragazzine in casa, incarcera e tortura in massa, arbitrariamente; dove migliaia di esseri umani vengono trucidati da indecifrabili attentati e milizie private, da una violenza che l’occupante avrebbe il dovere di sedare, e che non vuole controllare affatto.
La notizia non vuole far ridere; al contrario, segnala il parodistico, il grottesco -ossia il satanico - che reca con sé la civiltà occidentale terminale.
Nessun Oriente è stato mai pari a questo Occidente in ipocrisia omicida.
Botta e risposta fra due bugiardi patentati. Solo che lui è molto più bravo.
L'avvisaglia era arrivata già un paio di settimane fa, con lo scontro aperto fra Clinton e Kean, il presidente della Commissione per il 9/11, sulla mini-serie della ABC di cui, paradossalmente, Kean era anche consulente alla sceneggiatura. Si cercava di far passare i democratici della passata amministrazione come degli incompetenti che non avevano saputo "dare la caccia" in maniera efficace all'imprendibile bin Laden, e Clinton non l'aveva digerita.
L'ex-presidente aveva quindi mandato a Kean un pubblico messaggio nemmeno troppo difficile da interpretare: "Caro Kean, mi stupisce vederla sostenere quelle che lei sa benissimo essere delle bugie plateali, e questo getta una brutta ombra sulla splendida aura di bi-partisanship che si era venuta a creare con la Commissione da lei presieduta". Che si potrebbe tradurre tranquillamente così: vi abbiamo coperto le chiappe quando ce lo avete chiesto, ...
All'inizio era Cuba. Non è l'affermazione agiografica di un acritico corifeo dell'ultima rivoluzione del millennio passato e della prima di quello nuovo. E' un pensiero che mi viene quando, scivolando il mio pullmino lungo il serpente di buchi e macerie che gli israeliani hanno tracciato sulla terra libanese vivisezionata, tra gli spettri che si agitano nella polvere dei calcinacci, a frugare, spostare, trasportare, sgomberare, ricostruire, vedo che qualcosa come uno su cinque ha una maglietta con il Che.
E tantissimi hanno una maglietta inedita, fiorita tra le fucilate e i razzi sparati agli invasori, con sopra l'inconfondibile volto sorridente con il basco. Rosso, stavolta, non nero con la stella. Avete indovinate, voi cubani, venezuelani, latinoamericani, bolivariani di sangue o di elezione: è il profilo di Hugo Chavez. E non lo troviamo accanto al Che solo qui a Khiam, dove gli israeliani hanno incarcerato e seviziato per 18 anni patrioti libanesi senza mai processarli, …
In Thailandia è in corso da qualche giorno un colpo di Stato molto particolare che agli occhi di noi europei o occidentali in genere è qualcosa di naturalmente inconcepibile, antidemocratico e quindi è da condannare fermamente.
Ma forse è il caso, prima di dare giudizi netti, di addentrarsi un po’ più a fondo nella situazione politica thailandese degli ultimi tempi.
E’ noto che da cinque anni e mezzo il panorama politico di quel Paese è stato dominato da un personaggio, Thaskin Shinawatra, che ricalcando un po’ le orme del nostro Silvio Berlusconi è sceso in politica con tutta la forza economica e mediatica di cui disponeva. E’ l’uomo più ricco della Thailandia, e già dopo pochi mesi dalla sua prima elezione plebiscitaria a premier, nel 2001, aveva dovuto affrontare un processo per irregolarità finanziarie ...
L'ultimo arriva e chiude la porta.
In un mondo normale, Gabanelli sarebbe stata le prima - e probabilmente l'unica, a quel punto - a parlare di undici settembre. Avrebbe fatto "splash", l'eco sarebbe durata un paio di giorni, e poi tutto passava nel grande dimenticatoio nazionale fatto di goal, tette, e formaggini a 27 pollici. La "solita" Milena l'avrebbe fatta grossa, "ma d'altronde da lei cosa ti potevi aspettare?"
E invece è stata Milena ad aspettare - strategia o distrazione a questo punto poco importa - e arrivando per ultima ha messo il sigillo definitivo alla questione. Il problema ora è capire chi è rimasto chiuso fuori, e chi è rimasto chiuso dentro. Report infatti, con la puntata di questa sera, ha "chiuso l'arco costituzionale", e questo lo ha potuto fare, non dimentichiamolo, grazie ad un Mentana che ha capovolto lo schema della partita fin dal fischio iniziale. E' partito attaccando fuori casa, ha sorpreso tutti, ...