Il Sud-Africa dell'apartheid - la discriminazione razziale istituzionalizzata - ormai appartiene ai libri di storia. Tutti i neri del paese sono "usciti di prigione" nello stesso momento in cui lo faceva il loro leader indiscusso, Nelson Mandela, che nel 1994 varcava trionfalmente la soglia del carcere di Cape Town per diventare direttamente il presidente di quella nazione.
E nel momento in cui Mandela diventava presidente, i neri diventavano automaticamente i nuovi eletti della popolazione. Improvvisamente potenti e temibili, stava a loro a quel punto "concedere" una ritirata onoreole agli ex-aguzzini e colonizzatori bianchi, i quali scomparivano di scena dopo aver razziato le migliori risorse del paese per oltre un secolo.
Ma i bianchi non si sono portati via proprio tutto, nell'abbandonare il paese che da sempre consideravano come una seconda casa. Hanno lasciato ai nativi di quel luogo ... ... due piccolo regali, a perenne memoria della loro presenza su quelle terre: l'AIDS, e il consumismo.
Su come e perchè l'AIDS sia giunto da quelle parti, e sul perchè stia devastando solo il "continente nero", mentre il resto del mondo sembra aver contenuto egregiamente la sua diffusione, è argomento troppo complesso da affrontare in questa sede. Ricordiamo solo, a onor di cronaca, che quando il presidente del Sud-Africa Mbeki, che nutriva dichiarati sospetti sulla "versione ufficiale dei fatti" relativa all'AIDS, si recò negli Stati Uniti per chiedere un aiuto economico, gli fu concesso il visto d'ingresso solo a condizione che non discutesse mai pubblicamente di AIDS, per "non diffondere informazioni errate che avrebbero finito per confondere i tanti malati" che attendono fiduciosi una cura da parte della medicina istituzionale.
Al presidente democraticamente eletto di una nazione sovrana, afflitta da un'epidemia devastante, viene concesso di visitare la democratica America di Bill Clinton, solo a condizione che non parli pubblicamente del motivo stesso che lo ha spinto ad umiliarsi in quel modo davanti a lui, pur di aiutare i suoi connazionali. Siamo nel 1999, cioè sette anni fa, non nel 1899.
Ma fingiamo per un attimo che la "scuola di pensiero eugenetica", fondata negli anni '70 da Kissinger & Company, non abbia mai teorizzato che in fondo metà della popolazione africana sarebbe più sufficiente a farne funzionare al meglio le stutture produttive, e torniamo ad occuparci della metà felice di sudafricani che - non affetti dall'AIDS - hanno potuto dedicarsi anima e corpo alla ricorsa del successo stile Wall Street.
La chiave della "rinascita nera" - inutile dirlo - è stata l'affirmative action, il concetto secondo il quale chi ha sofferto una penalizzazione nel passato, ha diritto ad un vantaggio equivalente nel futuro. In Sud-Africa questo concetto ha preso forma nel programma BEE, o Black Economic Empowerment ["potenziamento economico dei neri"], di cui l'ANC, il partito dei neri che domina un parlamento a maggioranza nera, ha fatto da tempo la sua bandiera.
E bisogna riconoscere che, almeno a prima vista, i risultati non sono mancati: il Sud-Africa registra da tempo una crescita media annuale del PIL del 5%, con la creazione di circa 300.000 nuovi posti di lavoro ogni anno.
Tutto questo però ha favorito la creazione e la rapida espansione di una nuova classe media, che cresce al ritmo costante del 20% annuo, ma lo fa a pieno discapito della popolazione più povera, che dalla fine dell'apartheid a oggi ha visto addirittura aumentare il numero di senzatetto che affollano le bidonville: 1.400.00 oggi, contro 1.200.000 di allora. Nel frattempo il numero di persone che vivono sotto la soglia di povertà è letteralmente raddoppiato, passando dai 2 ai 4 milioni circa di unità.
E' chiaro quindi che la "democrazia" elettorale è stata solo una facciata dietro cui nascondere il perpetuarsi della plutocrazia di sempre, che in Sud-Africa aveva evidentemente bisogno di un serio maquillage.
Persino Mandela lo aveva detto, decine di anni fa: "I detest racialism, because I regard it as a barbaric thing, whether it comes from a black man or a white man". ["Aborrisco il razzismo, che considero un atto barbarico sia che provenga da un bianco sia che provenga da un nero"]. Ma evidentemente l'avviso è servito a poco, e oggi gli stessi neri che 16 anni fa lo liberarono dal carcere, con le rivolte popolari, sono impegnati a scannarsi letteralmente l'uno con l'altro, per accedere a quei pochi posti disponibili che un sistema in realtà immutato ha messo loro a disposizione.
Oggi nella piazza di Cape Town troneggia la statua di Nelson Mandela, il simbolo della libertà, ma è tristemente obbligata a guardare il simbolo della nuova schiavitù, messo in bella vista proprio davanti a lui: una Porsche nuova fiammante, come premio massimo per coloro che avranno saputo passare prima degli altri la barricata economica, che è la vera e unica barricata che da sempre separa i pochi dalle moltitudini, indipendentemente dal colore della loro pelle.
Massimo Mazzucco
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