di Gennaro Carotenuto
Quanto vale la vita di un immigrato? Poco, ben poco, quasi nulla. Si può buttare in un fosso, massacrare di botte, far cadere da un’impalcatura, oppure ammazzare per pochi spiccioli e nessuno ne sa più niente. A migliaia ne muoiono nel canale di Sicilia. Un irregolare rumeno vale un po’ di più, ma poco di più… a meno che… potrebbe valere molto, moltissimo, anche un milione di €uro.
A meno che… devono essersi detti Valerio Volpe e Cristina Nervo, una coppia di trentenni di Verona con un bimbo di dieci mesi, questo rumeno non si fidi di noi. E Adrian Cosmin, 28 anni, camionista rumeno, si fidava di loro. Anzi si considerava quasi socio di Valerio e Cristina nella ditta di trasporti della quale la coppia veronese era titolare.
Adrian aveva bisogno di lavorare e, un po’ perché si fidava e lo avevano convinto, un po’ perchè era latente il ricatto e temeva di perdere il posto di lavoro, ...
di Marco Cedolin
Le scarse capacità, l’assoluta impreparazione e la ridotta lungimiranza della classe dirigente di un Paese, spesso si evincono dalla visione miope che essa ha riguardo alle dinamiche dei problemi esistenti e dei metodi che occorre mettere in atto per ottenere delle soluzioni.
L’armata Brancaleone tanto telegenica quanto priva di competenza “messa in campo” da Berlusconi, si manifesta in perfetta sintonia con gli “assistiti” di Confindustria sempre pronti a fare libero mercato tramite le sovvenzioni statali e la grande finanza di rapina che nel cemento sguazza da sempre a meraviglia.
Qualunque persona dotata di buon senso e in possesso di un minimo di competenza non faticherebbe a comprendere che per fare fronte (nel caso si avesse intenzione di provarci) al problema del progressivo esaurimento delle fonti fossili e del rapido deterioramento della biosfera determinato dall’attività umana, esiste una sola strada percorribile con qualche possibilità di successo, e si tratta di una strada da percorrere in “bicicletta” con tecnologie sofisticate ed a basso impatto, non certo a bordo di una betoniera, magari riesumando dal proprio sarcofago fantasmi anacronistici, tanto inutili quanto devastanti, come le centrali nucleari.
Diminuzione dei consumi energetici, con l’eliminazione di quelli superflui, riduzione delle enormi inefficienze esistenti nel sistema di distribuzione dell’energia e autoproduzione energetica locale per mezzo delle fonti rinnovabili (solare ed eolico su tutte) che vengano consumate e scambiate localmente, ...
di Stefano Vernacotola
Introduzione
All’Università di Osaka, il 22 Maggio 2008, qualche invitato al salone di Arata si sarà sicuramente chiesto se fosse stato invitato solamente per assistere al movimento del pistone di un motore. Certo, agli osservatori più attenti non sarà sicuramente sfuggito il particolare che il motore in questione era uno Stirling, uno dei più interessanti motori a combustione esterna.
Probabilmente, tuttavia, la maggioranza dei presenti era più interessata a vedere la fonte del calore alla base del movimento del motore, prodotto dalla fusione di atomi di deuterio gassoso su una matrice a struttura nanometrica di soli 7 grammi di palladio e ossido di zirconio, piuttosto che lo stesso motore Stirling, un’invenzione del 1884. Esperimento, questo di Yoshiaki Arata, che non solo conferma le intuizioni di Fleischmann e Pons ma che dimostra platealmente la possibilità di ottenere energia dalla fusione nucleare a bassa temperatura.
Sono passati quasi 20 anni da quando, il 13 marzo 1989, i chimici Martin Fleischmann dell'Università di Southampton in Inghilterra e Stanley Pons dell'Università dello Utah annunciarono alla stampa di essere riusciti a ottenere la fusione di atomi di deuterio (un isotopo dell’idrogeno), usando una cella elettrolitica con due elettrodi (platino + e palladio-) ottenendo elio insieme ad un certo quantitativo di energia in eccesso [1].
Eppure, l’esperimento di Yoshiaki Arata, padre del nucleare avanzato nipponico e delle ricerche sulla fusione calda, ...
AVVISO A TUTTI COLORO CHE IN RETE SI OCCUPANO DI UNDICI SETTEMBRE:
Questo spazio è a disposizione di chiunque sostenga la versione ufficiale sui fatti dell’undici settembre, e voglia spiegarci una volta per tutte come abbiano fatto 2 aerei ad abbattere 3 grattacieli.
In fondo, la domanda dovrebbe essere legittima.
In particolare, ci piacerebbe conoscere l’esatta dinamica, step-by-step, che ha portato ciascuna Torre alla sua pressochè completa distruzione.
Essendo la struttura dei tre edifici ben nota a tutti, non dovrebbe essere difficile spiegare quale parte di essa abbia ceduto per prima, in ciascun caso, e quali l’abbiano seguita, in ordine di tempo, per mettere in moto e portare a termine quel tipo di crolli così particolari, imprevedibili e spettacolari.
Lo spazio naturalmente è anche a disposizione di coloro che in passato siano stati espulsi dal sito, per qualunque motivo. (L'invito vale anche per chi non risiedesse in Italia).
Una sola condizione: come sapete, luogocomune ama pubblicare soprattutto articoli originali, per cui chiediamo che l’articolo inviato ...
Quando fu chiaro, nel 2005, che la guerra in Iraq stava alimentando una spirale di aumento nel prezzo del petrolio, qualcuno profetizzò con orrore: “verrà un giorno in cui il petrolio raggiungerà i 100 dollari al barile”. (Allora il prezzo era sui 37-40 dollari al barile, e già sembrava una cifra enorme).
Nel gennaio del 2008 il limite dei 100 dollari è stato sfondato, e da allora il prezzo ha continuato a salire in maniera impressionante: la scorsa settimana c’è stato addirittura un aumento di dieci dollari al barile in un solo giorno, e ormai stiamo viaggiando tranquillamente verso i 150 dollari di media mondiale, che si prevede verranno raggiunti nel corso dell’estate.
E c’è chi già prevede che entro 18 mesi il prezzo del barile sarà arrivato a 200 dollari.
In occasione del recente G8 in Giappone si è parlato di varie misure per cercare di contenere questa spirale terrificante, ma nessuno sembra in grado di spiegare con precisione a che cosa sia dovuta.
C’è chi punta il dito sulla crescente domanda dei paesi in forte espansione industriale, ...
di Harvey
Prendo spunto da un articolo di Mazzucco pubblicato la scorsa settimana (“La verità secondo i grandi della storia”), per criticarne alcuni assunti e fare qualche osservazione intorno al metodo scientifico. Nell’articolo di Mazzucco vengono contrapposti due diversi “metodi” di ragionamento: quello deduttivo e quello induttivo, al fine di mostrare la superiorità del metodo induttivo su quello deduttivo, quale procedimento per fare nuove scoperte.
Si tratta, in realtà e come intendo mostrare, di una falsa alternativa. Il pensiero deduttivo in effetti può solo enucleare ciò che già è contenuto nelle promesse, ovvero non porta a fare nuove scoperte. Ma neanche attraverso l’induzione pura e semplice si può giungere da nessuna parte, se non si è in grado di formulare e testare una teoria che unifichi le osservazioni fatte (teoria che può essere giustificata, a posteriori, tramite un ragionamento induttivo, ma non potrà mai esserne una conseguenza).
Oltre a induzione e deduzione, c’è anche una terza via, ovvero l’abduzione, che non è il rapimento da parte degli UFO, ma è il ragionamento ipotetico-deduttivo proprio del metodo scientifico (e di Sherlock Holmes). Aristotele la definisce come un particolare tipo di sillogismo, ...
Questo è il contributo di 25 minuti che avevo mandato a Matrix, di cui la redazione ha utilizzato circa la metà. A sua volta, il contributo è una sintesi del film completo, che dura circa 80 minuti.
Questa sera Matrix ha dedicato una interessante puntata al ricordo di Robert Kennedy, nel quarantennale della sua uccisione, avvenuta a Los Angeles il 6 giugno 1968.
Ospiti di Mentana erano Walter Veltroni, Jas Gawronski e Alessio Vinci.
La puntata è stata per metà “istituzionale”, e per metà “complottistica”, e su questo bisogna rendere merito a Mentana nell’aver rigorosamente tenuto separati i due livelli di lettura: il crimine peggiore, rispetto alla memoria di Bob Kennedy, sarebbe stato quello di mescolare la ricostruzione storica della sua figura con una qualunque ombra di polemica, che nel momento in cui si iniziano a discutere le responsabilità dell’assassinio diventa praticamente inevitabile.
Anche se in questo caso, bisogna dire, è stato quasi divertente vedere Gawronski ...
Nonostante i tempi siano profondamente diversi, è impossibile non notare certi paralleli fra la situazione che sta vivendo oggi l’America con Barak Obama, e quella che stava vivendo l’America nel 1968 con Robert Kennedy.
In ambedue i casi il paese era logorato da una guerra tanto costosa quanto ingiustificata, che durava ormai da troppi anni, e costava troppe vite ai soldati americani per essere combattuta. Quella del Vietnam, voluta dai falchi repubblicani con l’aperta complicità del democratico Johnson, e quella di Afghanistan e Iraq, voluta dai neocons con la silente complicità dei democratici come Hillary Clinton, John Kerry o Joe Liberman.
Partito svantaggiato, Robert Kennedy si conquistò la nomination del partito grazie alla sua posizione chiaramente favorevole al ritiro immediato delle truppe, ...
In America la chiamano “face value”, ed è il valore apparente delle cose, prese in senso oggettivo, senza che venga necessariamente applicata una tara di qualunque tipo prima della valutazione.
Prese a “face value”, le parole del presidente iraniano Ahmadinejad – pronunciate di recente in un’intervista congiunta per le reti RAI – capovolgono semplicemente tutto quello che in occidente pensiamo dell’Iran e dei paesi “islamici” in generale. Ma capovolgono soprattutto, e non certo con risultato positivo, quello che in occidente pensiamo di noi stessi rispetto a loro.
“Buoni” e “cattivi”, in altre parole, sono termini davvero relativi.
Dopodichè, sappiamo tutti che la politica è fatta di bugie, e credere che un qualunque personaggio a quei livelli sia sincero e immacolato come un bimbo è indice, se non altro, di una scarsa esperienza personale.
I fatti però rimangono fatti, e presentati in un certo modo – specialmente quelli relativi a Israele e Palestina – impongono a tutto l’occidente, come minimo, una seria riflessione. Questo significa soprattutto che i nostri giornalisti – italiani e non – dovrebbero tornare (imparare?) a trattare loro stessi gli eventi internazionali a “face value”, invece di accomodarsi su facili quanto dannose posizioni preconfezionate.
Quella che segue è la trascrizione completa dell’intervista, che potete vedere qui-
Il direttore El Baradei ha chiesto risposte esaustive sulle attività nucleari controverse. È deplorevole che nessun progresso ha detto sia stato fatto in questo campo. L’Aiea sembra non fidarsi più dell’Iran.
Nel nome di Dio clemente e misericordioso. Sono felice di essere oggi qui, prego Dio onnipotente di dare al popolo italiano la salute e il successo. Per quanto riguarda la sua domanda, io non ho avuto questa impressione dalle parole espresse dal direttore El Baradei. Quello che abbiamo noi a disposizione sono i documenti scritti rilasciati da parte dell’Agenzia nucleare, che confermano la natura civile e pacifica del programma nucleare iraniano. E almeno 12 volte è stata sottolineata la natura pacifica e civile del nostro programma nucleare. Voi sapete bene che la questione del nucleare iraniano è una questione politica non una questione giuridica.
Non è forse buffo che proprio il governo degli Stati Uniti che ha l’arsenale nucleare più grande del mondo e che non rispetta nessuna legge, ...
QUI EVENTUALI COMMENTI SULLA PUNTATA DI "ANNOZERO" DI STASERA
di Marco Cedolin
Il rapporto “Ecomafia 2008” redatto da Legambiente è oggi in prima pagina sulla maggior parte dei quotidiani nazionali. I dati raccontati nello studio fotografano una realtà gravissima, per molti versi disarmante per grandezza ed estensione del fenomeno.
Un fatturato di 18,4 miliardi di euro nel solo 2007, 83 reati contro l’ambiente ogni giorno, una quantità di rifiuti speciali equivalente ad una montagna di 2000 metri con base di 3 ettari che “spariscono” ogni anno, 293 clan coinvolti, 30124 gli illeciti accertati, 22069 le persone denunciate, 9074 i sequestri effettuati. Al primo posto per illegalità nel ciclo dei rifiuti è sempre la Campania, seguita dal Veneto e dalla Puglia.
Il presidente generale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza auspica la contrapposizione all’ecomafia di un sistema legale eco sostenibile e propone l’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel nostro Codice penale.
Il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo dichiara di ritenere necessario da parte dello Stato riconquistare questo settore alla legalità.
Eppure i confini fra l’ecomafia e le imprese che agiscono illegalmente, lo Stato che dovrebbe reprimere l’illegalità e l’imprenditoria “onesta” che avrebbe interesse ad operare correttamente, ...
Leggi tutto: Quanto vale la vita di un rumeno?