Sono sempre stato attratto dal potenziale ideologico delle canzoni, e quando un mio amico mi ha mandato la registrazione di una sua recente composizione ho voluto provare a metterci delle immagini, per farne un vero e proprio video musicale.
Come un tornado la notizia della condanna di Amanda Knox ha attraversato i Tg serali americani, scatenando una improvvisa ondata di “sdegno a 27 pollici” da una costa all’altra.
Dalla Fox alla CNN, nalla ABC alla CBS, non c’era network televisivo che non lamentasse l’ingiusta condanna subita dalla cittadina americana Amanda Knox ad opera dei giudici italiani. Tutti i reporter partivano dallo stesso identico presupposto, che Amanda “non potesse” essere colpevole, per poi esibirsi ciascuno in acrobatiche spiegazioni di tipo social-filosofico, per giustificare in qualche modo questo “impossibile” verdetto.
La più curiosa è stata sentir dire che “Perugia non è Roma o Milano, Perugia è una cittadina di provincia, culturalmente arretrata, per la quale Amanda rappresentava la quintessenza dei mali del mondo: americana, libera ed emancipata, venuta a “portar via” i loro bei ragazzi, Amanda rappresentava in tutto e per tutto quello che le madri di Perugia temono di più”.
E quindi, sempre secondo questo delirante ragionamento, la giuria non avrebbe fatto che rispecchiare questo sentimento, condannando insieme ad Amanda tutti i mali che lei rappresenta.
Così una reporter della CNN ha spiegato agli americani la sentenza contro Amanda Knox.
Non conosco i dettagli del caso, ma è evidente che la smaccata partigianeria americana ...
di Marco Cedolin
Il tentativo di creare un bipolarismo sulla falsariga del modello americano sembra ormai essere miseramente fallito. Se infatti da un lato l’operazione è servita a PD e PDL per “eliminare” dal parlamento (e dall’interno delle proprie coalizioni) i partiti minori, generalmente più “scomodi” e riottosi, incamerandone comunque i voti tramite la ripartizione, dall’altro entrambi i “partitoni” si ritrovano oggi a leccarsi le ferite.
Il PD, già prima dell’elezione del nuovo segretario e della fuoriuscita di Rutelli si era ritrovato a raccoglieremolti voti in meno di quella che era la somma delle sue due componenti (DS e Margherita), dopo avere regalato consensi al partito di Di Pietro. Il PDL pur navigando inizialmente in acque più tranquille, non è mai riuscito comunque a raggiungere la somma dei voti di Forza Italia ed AN, finendo per favorire una migrazione di consensi in favore della Lega di Bossi.
Risultato finale, due coalizioni entrambe bipartitiche (non più composte da molti piccoli partiti) all’interno delle quali i due partiti minori, IDV e Lega, rosicchiano progressivamente consensi a quelli maggiori, aumentando il proprio peso. Ed in mezzo l’UDC di Casini, unica forza politica che è stata in grado di entrare in parlamento da sola, a rappresentare il classico ago della bilancia, godendo in questo modo di un altissimo peso specifico, sproporzionato rispetto all’entità dei suoi consensi elettorali.
A ormai pochi mesi dalle elezioni regionali, ...
All’indomani dell’11 settembre, mentre aveva inizio in tutto il mondo la “caccia a bin Laden”, l’allora Ministro di Giustizia americano Ashcroft dichiarava con tono serioso: “non permetteremo che la caccia a questi fondamentalisti si trasformi in una guerra a tutto campo contro la religione islamica.”
Questa excusatio non petita tradiva chiaramente una delle vere intenzioni del progetto neocons, che era proprio quella di esacerbare le differenze fra l’occidente cristiano e l’oriente islamico, per poi cavalcare indisturbati lo “scontro di civiltà” che loro stessi avrebbero creato.
Sulla lunga metamorfosi del binomio terrorismo-Islam, nato molto prima dell’11 settembre, abbiamo già scritto fiumi di parole: l’abbiamo visto nascere, l’abbiamo visto affermarsi, abbiamo visto le conseguenze che ha portato nel mondo per un miliardo circa di islamici.
Quello che ci mancava è l’ipocrisia di chi piange sul latte versato, e il referendum svizzero, che ha vietato la costruzione di nuovi minareti nel paese, ha fornito a tutti un’occasione da non perdere.
In testa al carrozzone dell’ipocrisia, naturalmente, sono gli stessi vescovi svizzeri, ...
Esiste un diretto legame fra tutti i più importanti “complotti” della storia moderna. Dall’ 11 settembre al caso Kennedy al cosidetto Moonhoax (i presunti viaggi lunari), ci si ritrova a risalire in ogni caso alla stessa matrice ideologica e politica che ha dominato la scena del potere in America per quasi un secolo.
Chiamiamoli, per mancanza di un termine migliore, “banchieri-guerrafondai”, dove la guerra non sia che l’espressione ultima di un potere politico ed economico che ha ormai raggiunto dimensioni globali.
Furono (anche) i guerrafondai a voler uccidere Kennedy, che intendeva ritirarsi dal Vietnam; furono (anche) i guerrafondai a trarre vantaggio dalla messinscena lunare, reindirizzando i finanziamenti del progetto Apollo verso destinazioni molto meno pacifiche; e furono (anche) i guerrafondai a volere l’undici settembre, per scatenare guerre che erano già state pianificate nel minimo dettaglio.
Nero docet, e i nipotini del Grande Impero imparano in fretta.
Svelare progressivamente ciascuno di questi complotti significa anche cercare di comporre un quadro complessivo che risulti alla fine più semplice e comprensibile - paradossalmente – delle mille ragnatele che li hanno avvolti per tutti questi anni.
Sull’undici settembre abbiamo raggiunto una chiarezza di analisi sufficiente ad affermare che la versione ufficiale sia falsa in molteplici punti, ...
di Marco Cedolin
Fino ad oggi da molti è stato considerato un “paradiso artificiale”, quasi un luogo di fantasia collocato a metà fra le “città del futuro” tanto care alla letteratura fantascientifica degli anni 70 ed i fumetti di Walt Disney che ci accompagnavano da bambini. Sicuramente la storia recente di Dubai lo ha reso il paradiso delle grandi opere, dell’edilizia avveniristica e dei mega investimenti immobiliari, tanto da farlo somigliare ad un immenso cantiere a cielo aperto, dove oltre ai grattacieli ed ai centri commerciali si costruiscono anche arcipelaghi di isole artificiali, piste da sci nel bel mezzo del deserto, città costiere adagiate sopra a piattaforme galleggianti. Una sorta di grande “capriccio” dove la favola s’intreccia con la perdita del senso del limite, ma non tutte le favole hanno un lieto fine.
E’ di ieri la notizia in virtù della quale “Dubai World”, la holding statale che ha coniato lo slogan “su Dubai il sole non tramonta mai” e controlla tutti i maggiori investimenti immobiliari del paese, oltre al mercato della logistica, della finanza e dell’energia, sembrerebbe essere sull’orlo del crac finanziario a causa di un debito di 59 miliardi di dollari, pari al 70% dell’intero debito statale.
In grandissima difficoltà finanziaria a causa della crisi del mercato immobiliare, ...
È riuscito a tentennare per oltre un mese, ma alla fine il presidente Obama ha dovuto cedere: manderà in Afghanistan altri 34 mila soldati, mentre gli Stati Uniti chiederanno l’Europa di aggiungerne altri diecimila di supporto. In questo modo il numero dei militari NATO presenti in Asia Centrale è praticamente destinato a raddoppiare nell’arco di pochi mesi.
Come già previsto da molti analisti, la situazione in Afghanistan si sta complicando a vista d’occhio, al punto che la “nuova strategia“ americana si limiterà a cercare di rafforzare il controllo delle grandi zone urbane - soprattutto Kandhar e Kabul - mentre abbandoneranno definitivamente l’idea di togliere ai talebani il controllo delle campagne.
Si potrebbe anche dire che l’oppio è perduto, ma resta ancora il gasdotto.
Ma il vero problema dell’ Afghanistan, come sappiamo, inizia in Pakistan. E’ quella la pedina che è in gioco ormai da molto tempo, sullo scacchiere internazionale, con una delle poche nazioni atomiche che rischia di passare definitivamente sul fronte orientale (alleandosi con la Cina), rendendo così del tutto inutili gli sforzi degli americani per portare fino al mare il loro gasdotto.
L’Afghanistan infatti non ha sbocchi sul mare, ...
di Marco Cedolin
Negli ultimi anni sono stati molti gli attentati al desco dei lavoratori, portati dai sostenitori della legge 30 che li ha costretti giocoforza a mangiare a “singhiozzo”, dai fautori del modello americano che li ha indotti a consumare cibo spazzatura seduti alla scrivania, dalla grande imprenditoria impegnata nella delocalizzazione delle imprese che ha reso loro assai difficile riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena.
Oggi, nel bel mezzo di una crisi economica potenzialmente catastrofica, indotta in larga parte anche dalla sovrapproduzione di merci, il ministro per l’attuazione del programma di governo Gianfranco Rotondi, nel corso di un’intervista alla web TV “Klaus Condicio” ha ritenuto giusto porre fine a questo stillicidio e dopo avere definito la pausa pranzo “un danno per il lavoro ed una ritualità che blocca tutta l’Italia”, ha auspicato che presto si possa mettere fine a questa insana pratica che nuoce gravemente alla produttività.
Larghi tratti dell’intervista in questione, comparsa sull’home page del sito web del[url=http://www.corriere.it/politica/09_novembre_23/rotondi-pausa-pranzo_495a963e-d829-11de-a7cd-00144f02aabc.shtml
] Corriere della Sera, [/url]...
Mentre i media mainstream continuano ad alimentare il dibattito sul caso Kennedy con le false argomentazioni, innocue e fuorvianti, che lo hanno tenuto in piedi per oltre 40 anni, in Internet sono già disponibili dati sufficienti per ricostruire con relativa precisione quello che avvennne a Dallas il 22 novembre 1963.
Grazie alle confessioni in punto di morte di diversi personaggi collegati al caso, oggi siamo in grado di ricostruire il complesso puzzle che portò alla morte del presidente, e che vide coinvolti, in modo e misura diversi, la mafia, la CIA, l’FBI, e lo stretto giro dei petrolieri texani che faceva capo a Lyndon Johnson.
Il semplice fatto che a Dallas fossero presenti, la sera prima dell’attentato, ben tre futuri presidenti americani – oltre al capo dell’FBI in persona - la dice lunga sulla ragnatela di interessi incrociati che portò a rendere necessario quello che fino a poco tempo prima appariva addirittura impensabile: la pubblica esecuzione del presidente degli Stati Uniti, alla luce del giorno, sotto gli occhi dell’intera nazione.
Ma è soprattutto l’alleanza fra mafia e CIA, che si erano ritrovate unite dalla necessità di riconquistare Cuba al più presto, ...
di Marco Cedolin
In un intervento al parlamento polacco, il ministro della sanità Ewa Kopacz ha definito ieri il vaccino contro l’influenza H1N1 una vera e propria “truffa” ordita ai danni dei cittadini da parte delle case farmaceutiche che lo producono e dei governi che lo hanno acquistato e lo stanno distribuendo, ben sapendo di fare solamente gli interessi di Big Pharma e non quelli della collettività.
Il ministro ha posto tutta una serie di dubbi concernenti gli accordi che i vari governi hanno stipulato con i produttori dei farmaci, arrivando a domandarsi quale sia il dovere di un ministro della sanità, tutelare gli interessi dei cittadini o portare avanti quelli delle industrie farmaceutiche? Lasciando intendere come nel caso del vaccino contro l’influenza A i due interessi non coincidano, ma al contrario risultino profondamente contrastanti.
Sotto accusa sia la reale efficacia dei vaccini, sia l’omertà praticata in merito agli effetti collaterali degli stessi. Il ministro Ewa Kopacz si domanda come sia possibile che nonostante esistano oggi sul mercato tre tipi differenti di vaccini realizzati da tre produttori diversi, vengano trattati tutti alla stessa stregua, arrivando a suggerire la possibilità che uno di essi “magari quello con una quantità inferiore di sostanze attive, sia solo acqua fresca, alla quale attribuiamo il potere di curare l'influenza”.
Mette in evidenza come all’interno dei siti web nei quali i produttori di vaccini sono obbligati a pubblicare gli effetti collaterali della vaccinazione ...
L’undici settembre finirà per risolversi là dove è cominciato: a New York.
E’ più importante di quando possa sembrare la notizia che i presunti responsabili dell’undici settembre, ora detenuti a Guantanamo, verranno processati in un tribunale di New York.
Naturalmente, la notizia va letta all’interno della grande bugia, nella quale tutti fingono di credere che davvero Khalid Sheikh Mohammed sia il “mastermind” del 9/11, come lui stesso avrebbe confessato.
E’ solo all’interno di questa bugia che si possono muovere i politici americani senza rischiare di restare bruciati dall’argomento, ed è quindi interessante vedere i giochi di potere che si svolgono intorno a quello che è diventato chiaramente il simbolo del “power shift” – lo spostamento del baricentro di potere – nella elite politico-militare di Washington.
Come noto infatti durante la campagna elettorale Obama aveva fatto della chiusura di Guantanamo un caposaldo irrinunciabile, ...
Leggi tutto: "Quando cadono gli aerei"