La recente scoperta (1994) del sito archeologico di Gobekli Tepe, situato nel Kurdistan meridionale, e’ avvenuta in sordina, come spesso accade per le cose che cambiano veramente la vita e la storia dell’uomo.
Da quanto ci e’ stato insegnato, l’evoluzione umana ha avuto un andamento lineare. I nostri antenati vivevano nelle caverne, sostentandosi con cio’ che raccoglievano e cacciavano, piu’ o meno 6000 anni fa’ nella valle dell’indo hanno iniziato a lavorare la terra, diventando da migranti a stanziali, e da li’ e’ iniziato il lungo viaggio, spargendo la conoscenza su tutto il pianeta, che ha portato l’umanita’ a tutte le meraviglie odierne.
Di indizi di una possibile fallacia di questa teoria e’ (letteralmente) pieno il mondo, ma la stragrande maggioranza di queste prove sono costruzioni in pietra, che ha si il vantaggio di “viaggiare attraverso i tempi”, fornendoci testimonianza dell'avanzato grado di cultura e/o conoscenza dei nostri ante-antenati, ma che ha un limite ben preciso: non la si puo’ datare con precisione.
E cosi’ la “storia, non le fantasie”, ha sempre potuto liquidare questi indizi, riportando le date di costruzione a quando l’evoluzione umana possedeva, almeno parzialmente, gli strumenti e/o il grado di cultura adeguati alla loro complessita’ e difficolta’ di realizzazione.
Da tempo sempre piu’ persone ritengono questi “adattamenti temporali” delle vere e proprie forzature, che sfidano non solo la logica, ma a volte la stessa scienza. Ma per gli archeologi gli indizi, le deduzioni, le intuizioni o le vere e propie anomalie non sono mai state sufficienti ad affrontare una possibile realta' ben diversa da quella da loro costruita. Chi ha visitato di persona Tiwanaku, per esempio, puo’ raccontare l’impressione di estrema vecchiaia che trasmettono i megaliti. Ma la Storia ci dice che prima del 2.000 A.C. non potevano esistere in zona popolazioni con la cultura e le capacita’ sufficienti ad edificare certe meraviglie, e quindi “Tiwanaku ha al massimo 4000 anni di eta’”.
Con Gobelki Tepe, pero', da ora e per sempre cambia tutto. Da oggi, infatti, parlare di civilizzazioni umane di 12000 anni fa …
”Ingannati” è un libro scritto da Alberto Medici, un ingegnere che ha seguito da vicino, per diversi anni, siti di libera informazione come Effedieffe di Maurizio Blondet, Disinformazione di Marcello Pamio, il blog di Paolo Franceschetti e Solange Manfredi, Infowars di Alex Jones, e lo stesso luogocomune (Medici è anche un nostro iscritto). Il libro è particolarmente interessante per una serie di motivi diversi.
Prima di tutto rappresenta un tentativo, a mio parere ben riuscito, di fare una sintesi “trasversale” di tutti i maggiori temi trattati negli scorsi anni dai siti sopracitati. E questo è tutt’altro che poco. Per ottenere questo risultato Medici ha usato il filo conduttore della Grande Menzogna – l’archetipo, si potrebbe dire – unificando così la chiave di lettura di argomenti solo apparentemente diversi come le scie chimiche, il sistema monetario, l’11 settembre, l’assassinio Kennedy, i viaggi lunari, Big Pharma, il Global Warming, le “False Flags” o l’AIDS.
Il secondo aspetto interessante del libro è il continuo inserimento di riferimenti culturali di alto livello, ...
Questa mattina ho aperto l’e-mail e ho trovato tre persone diverse che mi segnalavano con grande eccitazione questa pagina del sito Stopwarcrimes. L’articolo si intitola “La falsa Piazza Verde di Al-Jazeera”, e sostiene che le immagini dei libici festanti nella Piazza Verde di Tripoli, trasmesse anche da SkyNews, in realtà siano state girate su un set costruito appositamente nel Qatar.
Immediatamente la pressione mi è salita a mille, e ho pensato “I soliti bastardi! Ormai la guerra mediatica è totale”.
A supporto della sua tesi, l’articolo mostra le immagini della (presunta) Piazza Verde trasmesse l’altra sera da Al-Jazeera (foto 1), e le confronta con diverse immagini della vera Piazza Verde (2, 3 e 4), scattate in epoche diverse. (Vedi immagini all’interno).
Leggi tutto: Media e 11 settembre: ma cosa sta succedendo?