di Marco Cedolin
Non era mai accaduto dalla fine della guerra fredda, che alla campagna elettorale per il voto all'interno di uno stato sovrano, partecipassero con tanta enfasi tutti i grandi poteri che gestiscono la politica e la finanza globale. Dai leader dei paesi europei ai
vertici della BCE e del FMI, passando attraverso le grancasse dei media di tutta Europa.
La nuova tornata elettorale, che a distanza di un solo mese dalla precedente ha riportato
quasi 10 milioni di greci alle urne, dal momento che l'esito della votazione di maggio non aveva consentito la formazione di un governo che avallasse i diktat della BCE, è stata dipinta nell'immaginario collettivo come una sorta di referendum sull'euro, dal cui esito sarebbe dipeso il futuro della sciagurata moneta che ci accompagna da ormai dieci anni.
Capi di stato (con in testa Angela Merkel), mestieranti politici, banchieri, economisti d'accatto, giornalisti mainstream ed esperti da cortile di ogni risma e colore si sono prodigati senza sosta, nell'appellarsi al senso di
responsabilità del popolo greco, affinchè si recasse in massa a votare il sostegno alla UE, all'euro e al piano di austerità che di tale sudditanza é parte integrante.
Per l'occasione sono state messe in campo pressioni di ogni genere, nell'ambito di un vero e proprio terrorismo psicologico ... ... che paventava le peggiori sciagure e un futuro di miseria infinita (perfino peggiore di quella attuale) nel caso i cittadini greci avessero scelto una formazione politica non allineata alle direttive dei grandi poteri finanziari.
Il tutto a creare un'atmosfera surreale, all'insegna della menzogna, del ricatto e dell'intimidazione, all'interno della quale il popolo greco, stremato da una crisi che morde le caviglie, veniva chiamato a scegliere ciò che già altri avevano reputato fosse meglio per "il suo bene" e soprattutto per quello di un sistema economico/finanziario ormai moribondo, ma fermamente intenzionato a sopravvivere a sè stesso, finché resterà una stilla di sangue da suggere dalle vene degli esangui cittadini.
Non a caso proprio una TV belga, quando ancora mancavano alcune ore alla chiusura dei seggi ad Atene, é stata la prima a diffondere i dati estrapolati da fantomatici exit poll, che vedevano in vantaggio il partito di centrodestra sodale con le direttive europee. Senza dubbio un fulgido esempio di democrazia, quello di diffondere dati sull'orientamento del voto ad urne ancora perte, in tutto e per tutto in linea con la connotazione tragicomica che si é inteso dare a questa ripetizione di tornata elettorale.
Dopo l'anticipazione fornita da Bruxelles, anche i primi dati che arrivano da Atene sembrano confermare a grandi linee l'indicazione precedentemente tratteggiata.
Il centrodestra di Nuova Democrazia, in testa sia pur di misura con circa il 30% dei voti, insieme ai socialisti del Pasok (terzo partito in flessione con circa il 12%), grazie al cospicuo premio di maggiornaza esistente in Grecia, avrà con tutta probabilità la maggioranza di seggi necessaria per costituire un governo nel segno del'euro, che sia diretta emanazione della BCE.
La sinistra del "ma anche" rappresentata da Syriza aumenta i consensi sfiorando il 30% ma sembra ritrovarsi fuori dai giochi. L'estrema destra di Alba Dorata conferma l'ottimo risultato della scorsa tornata e con circa il 7% entra in parlamento, insieme agli indipendentisti, alla sinistra moderata ed ai comunisti del KKE, tutti quanti in forte flessione.
Christine Lagarde ed Angela Merkel possono tirare un sospiro di sollievo e volare in Messico al G20 insieme a Mario Draghi. L'euro è salvo, in Grecia non si dovrà tornare a votare di nuovo fra un paio di mesi e in una maniera o nell'altra l'hanno sfangata anche questa volta. Nuova od usata che grande cosa la democrazia.
Marco Cedolin
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