L’undici settembre finirà per risolversi là dove è cominciato: a New York.
E’ più importante di quando possa sembrare la notizia che i presunti responsabili dell’undici settembre, ora detenuti a Guantanamo, verranno processati in un tribunale di New York.
Naturalmente, la notizia va letta all’interno della grande bugia, nella quale tutti fingono di credere che davvero Khalid Sheikh Mohammed sia il “mastermind” del 9/11, come lui stesso avrebbe confessato.
E’ solo all’interno di questa bugia che si possono muovere i politici americani senza rischiare di restare bruciati dall’argomento, ed è quindi interessante vedere i giochi di potere che si svolgono intorno a quello che è diventato chiaramente il simbolo del “power shift” – lo spostamento del baricentro di potere – nella elite politico-militare di Washington.
Come noto infatti durante la campagna elettorale Obama aveva fatto della chiusura di Guantanamo un caposaldo irrinunciabile, ... ... elevandolo a simbolo della fine dell’unilateralismo e dell’avvento della nuova diplomazia americana nel mondo.
Quando però si trattò di passare dalla parole ai fatti, sorsero diversi problemi di tipo logistico, che in realtà mascheravano il braccio di ferro fra la vecchia e la nuova guardia, sia all’esterno che all’interno del Pentagono: e il fatto che ora i presunti responsabili verranno processati da un tribunale civile significa che la vecchia guardia ha definitivamente ceduto il comando, rinunciando al controllo di prigionieri di primaria valenza simbolica.
Il ministro degli esteri Hillary Clinton, il sindaco di New York Bloomberg, e lo stesso presidente Obama hanno fatto corpo unico per difendere la decisione del Ministro di Giustizia Eric Holder, che di fatto toglie ai militari la giurisdizione sui presunti attentatori, e riporta il tutto in termini - per quanto relativi - di “civiltà giuridica”.
A questo punto nulla vieta che durante il processo emergano le clamorose contraddizioni – altri le definirebbero ridicolaggini - su cui si è retta fino ad oggi la versione ufficiale: una cosa è sentirci raccontare dalla CIA che Khalid Sheikh Mohammed ha pianificato, organizzato e gestito gli attacchi terroristici dell’undici settembre, ben altra sarà sentire da lui come abbia fatto a farlo da una cabina telefonica del Pakistan.
Sempre che arrivi vivo alla prima udienza, ovviamente.
Massimo Mazzucco