di Paxtibi
I demòni sono usciti dall'uomo russo e sono entrati nel branco dei porci, e cioè nei Necàev, nei Serno-Solov'ëvic e così via. Quelli sono affogati, o affogheranno senza dubbio, e l'uomo ormai guarito, da cui sono usciti i demòni, siede ai piedi di Gesù"
(F. M. Dostoevski, lettera a Màjkov a proposito de I Demòni)
C'è qualcosa di pernicioso nella brama di potere, qualcosa che tutti percepiscono come sbagliato, eppure sono tanto pronti ad abbandonarvisi se solo ne avessero l'opportunità. Non a caso la retorica dello stato continua a ripetere il mantra del servizio, dello stato siamo noi, tanto che persino gli oppositori più estremi obbediscono alla stessa logica, quella dei governanti “dipendenti”. E il gioco funziona, perché aveva ragione Goebbels, le cose basta ripeterle, non c'è bisogno che siano vere, e nemmeno plausibili: quanto lo è il credere che un uomo, conquistato il potere, si metta al servizio degli altri? Allora davvero, non è l'anarchia ad imporre l'avvento dell'Uomo Nuovo, liberato dal peccato e dalla tentazione, è la democrazia ad averlo già proclamato. È il trionfo del pensiero circolare: l'uomo è una bestia feroce, pronta ad aggredire i suoi simili alla prima occasione, con in testa solo il suo interesse personale; ma si trasfigura accogliendo su di sé l'investitura del potere, diventa un benefattore la cui unica preoccupazione è l'interesse collettivo.
Invero, già nelle sue radici hobbesiane la dottrina statalista mostrava la sua natura mitologica, con lo stato a rappresentare il corpo unico della collettività come organismo semidivino, il Leviatano. Poco è cambiato da allora. Anzi, i tentacoli della creatura si sono allargati fino a permeare totalmente la società. Se si accetta il dogma per cui lo stato ha il potere di risolvere i problemi che gli uomini, lasciati liberi, non sarebbero in grado di risolvere da soli, ...
di Enrico Voccia
Di certo Repubblica ha fatto un buon affare, nell’assicurarsi la firma di Curzio Maltese: da quel giorno dispone di due giornalisti al prezzo di uno.
Il primo – diciamo che sia Curzio -- è il saggio e navigato uomo politico, il colto compagno di salotto, l’uomo illuminato da sani principi che si avvicinano a veri e propri archetipi ideologici: il Diritto, la Libertà, la Democrazia, l’Individuo. La Società.
Dall’altro lato c’è Maltese, il qualunquista da esportazione, il politico per tutte le stagioni, l’intellettuale passepartout, l’acrobata della parola, il servo del sistema (inconscio, ovviamente, ma proprio per quello servus nella sua accezione più letterale: serve, è utile, e quindi vale in quanto tale).
Non deve essere facile addormentarsi, la sera, con quelle due bestie in corpo.
Queste sono, dopotutto, le due bestie che tolgono il sonno a tutta la sinistra italiana di oggi. Reduci da un auto-tradimento che solo a parole dicono di aver superato, gli intellettuali di sinistra (ormai senza virgolette, purtroppo) trascinano una pesante eredità storica nel faticoso percorso di adattamento a tempi che cambiano già troppo in fretta per chi non ha ideologia, figuriamoci per quelli che si portano ancora sulle spalle fardelli come Gramsci, Lenin o Berlinguer.
Ben pochi umani ricevono il dono della totale ubiquità politica (leggi: plateale faccia di culo) che ha saputo mettere in mostra un personaggio come Tony Blair.
Invece Curzio e Maltese vivono insieme, dormono e mangiano insieme, e purtroppo scrivono anche insieme, rendendo particolarmente arduo il compito di chi voglia leggerli non solo in superficie.
Stiamo parlando di “Il Venditore di Complotti”, l’articolo su – o meglio, contro – Beppe Grillo, che sta suscitando sconcerto un pò dovunque, e per diverse ragioni.
Ha perfettamente ragione Curzio, ad esempio, quando nell’incipit mette in guardia Grillo ...

“ …e mentre sto parlando a voi, madri e padri, vi do un’altra assicurazione. L’ho già detto altre volte, ma lo ripeterò all’infinito. I vostri ragazzi non verranno mandati a combattere nessuna guerra straniera... potete quindi definire qualsiasi discorso sull’invio di eserciti in Europa come pura menzogna”.
F.D. Roosevelt
Sono passati molti anni da quel drammatico 7 dicembre 1941, ma la storia continua a riemergere inquietante, come il cadavere di un omicidio che non vuole affondare. Le numerose inchieste pubbliche e private condotte su Pearl Harbor sembrano infatti avere raccolto ormai sufficiente materiale probatorio per ricostruire una volta per tutte, il vero corso degli eventi in questione.
Fra coloro che rifiutano la versione ufficiale dell’undici settembre, esiste anche una posizione intermedia, detta LIHOP (let it happen on purpose – lasciarlo succedere apposta), che è contrapposta alla più diffusa teoria MIHOP (make it happen on purpose - farlo succedere apposta).
La teoria LIHOP appare a moltissimi “indecisi” – cioè quelle persone che guardano all’11 settembre con onestà intellettuale, riconoscono la marea di indizi contari al governo USA, ma non riescono a concepire “una cosa così grossa” da parte degli americani - come un insperato “salvagente intermedio”, a cui aggrapparsi per non dover umiliare la propria intelligenza da un lato, ma in qualche modo salvaguardare il proprio equilibrio psicologico dall’altro. In realtà la LIHOP è una teoria inesistente, e fa ancora più acqua della versione ufficiale, per almeno tre motivi: a) è assolutamente inconsistente da un punto di vista logico; b) denota una totale ignoranza dei fatti accertati (questo senza farne una colpa a nessuno, sia chiaro); e c) rappresenta una follia totale da un punto di vista governativo.
Punto a): La mancanza di logica sta nel presupporre che il tuo peggiore nemico, per farti del male, ti faccia il miglior regalo del mondo. Ormai tutti conoscono i retroscena che hanno portato alla guerra in Afghanistan (gasdotto Unocal e “guerra dell’oppio”, principalmente, posizionamento geostrategico in secondo luogo), ma bin Laden di certo li conosceva molto da vicino. Quindi, una volta riconosciuto che l’attacco alle Torri Gemelle ha permesso di scatenare l’invasione dell’Afghanistan, e una volta riconosciuto che questo era l’obiettivo primario dei neocons già da oltre un anno, non si può in alcun modo sostenere che bin Laden abbia potuto organizzare quegli attacchi “per odio contro l’America”, come vorrebbe la versione ufficiale. O quindi il suo “nome” è stato usato a sua insaputa,
Leggi tutto: Demonocrazia