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L'India regge le sorti dei progetti della NATO

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Scritto da Redazione
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14 Ottobre 2007
Visite: 5892
Un interessante articolo da Asia Times, tradotto per luogocomune da Giorgio Mattiuzzo, chiarisce molti aspetti poco noti di una parte del mondo che sta assumendo sempre maggiore importanza nel determinare gli equilibri a livello globale. L'India regge le sorti dei progetti della NATO Riassumendo il legame decennale tra Russia e Nato, un analista militare russo ha scritto: “le relazioni tra le due entità sono un matrimonio di convenienza, dove marito e moglie vivono insieme, spesso escono con gli altri in coppia, e mostrano di rispettarsi l'un l'altra in tutti i modi. Allo stesso tempo, dormono in stanze diverse e fanno la spesa separatamente. Ogni parte insegue innanzitutto il proprio interesse e, sebbene la coppia sia formalmente sposata, non si possono definire una vera famiglia”. [1] Il ritratto di un matrimonio combinato non disturba eccessivamente gli indiani. Ma sarebbe un saggio pensiero per Delhi considerare quanto incredibilemente breve si sia dimostrato il flirt della Russia con la Nato quando si è scontrato con la realtà dei fatti. Mentre la Nato intensifica il corteggiamento dell'India, Delhi dovrà pensare a quale genere di relazione desidera avere. Non sorprende che, quando il Ministro degli Esteri indiano Pranab Mukherjee e il segretario generale della Nato Jaap de Hoof Scheffer si sono incontrati a New York il 28 settembre, entrambe le parti abbiano scelto di mantere lo storico incontro di 45 minuti di basso profilo. Washington sta sinceramente cercando una cooperazione tra Nato ed India. Mentre la Nato si sta riorganizzando per nuove missioni in Africa e Asia meridionale, ...

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USA e Turchia ai ferri corti

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Scritto da Redazione
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13 Ottobre 2007
Visite: 5145
di Enrico Sabatino Negli ultimi giorni le relazioni bilaterali tra gli USA e la Turchia hanno toccato il livello peggiore della loro storia. Ciò che sta accadendo tra i due Paesi, passato abbastanza in sordina nei nostri mainstream media, potrebbe causare una serie di ripercussioni, in primis nella regione curda del nord Iraq. Alleati di ferro da sempre, Turchia e USA già da alcuni mesi sono sempre più in attrito a causa soprattutto delle diverse posizioni sulle modalità di contrasto nei confronti della guerriglia del PKK, che negli ultimi mesi è riuscita a infliggere molte perdite tra le fila dell’esercito turco. Un conflitto cominciato nel 1984 per la creazione di uno stato curdo indipendente e che ha già provocato più di 30.000 morti. Solo pochi giorni fa tredici soldati turchi sono stati uccisi nel sud-est della Turchia in un attacco da parte del PKK avvenuto nella provincia di Sirnak, nei pressi del confine con l'Iraq. La sparatoria e' cominciata mentre le forze di sicurezza turche stavano tentando di intercettare ...

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Un altro Nobel sprecato

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13 Ottobre 2007
Visite: 8461
Con l’assegnazione del Nobel per la Pace ad Al Gore, la commissione del più noto premio mondiale ha perso una importante occasione per ridare un minimo di senso a quella che da ormai troppi anni è diventata una gratuita elargizione di fama e di ricchezza, tanto politicizzata e superficiale quanto avulsa dal suo significato originale. Già il premio per la Letteratura a Dario Fo - un saltimbanco dalla cui gola escono solo dei suoni gutturali, riconducibili nella migliore delle ipotesi a un dialetto imprecisato - era stato uno schiaffo imperdonabile alla sacra arte di Dante, Goethe e Dostojevsky, ma confondere l’ “ambiente” con la “pace”, nel caso di Al Gore, denota un buonismo di fondo degno del peggior salotto di Veltroni. Non a caso Doris Lessing, vera autrice di vera letteratura, ha ricevuto la notizia del Nobel a lei assegnato con una alzata di spalle. “Non significa assolutamente nulla” ha detto la 88enne scrittrice inglese ai giornalisti stupefatti, mentre rientrava a casa con in mano la borsa della spesa. C’era un solo modo, quest’anno, per assegnare correttamente il Nobel per la Pace: ...

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I tiranni della democrazia

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Scritto da Redazione
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12 Ottobre 2007
Visite: 5240
di Gianluca Freda Nella sua evoluzione finale, la democrazia diventò una potente arma di legittimazione del sopruso da parte del potere. La più potente mai vista. Ci fu un tempo in cui il potere rispondeva in proprio delle scelte impopolari compiute, tenendosi pronto a fronteggiarne le conseguenze. Un aumento del prezzo della farina scatenava rivolte e sommosse. Ogni nuova imposta sui generi alimentari rischiava di sfociare nella ribellione del popolo, rendendo cauti i sovrani nell'adottare questo tipo di misure. Occorreva, per prudenza, tenersi pronti alla repressione, mobilitare le forze di polizia, esporsi ad un calo di popolarità che di certo non metteva a rischio il trono, ma sminuiva l'autorità dei governanti e rendeva più difficoltoso l'esercizio della potestà. Quando non c'era la democrazia, il popolo riconosceva il potere come altro da sé ed era capace, se non di combattere il nemico, per lo meno di rendersi conto della sua esistenza e della sua ubicazione. La democrazia è il pretesto che ha reso invisibile il potere, liberandolo dalla responsabilità delle proprie scelte e consentendogli di operare dietro un muro di sicurezza. Il trucco è quello di scaricare sul popolo la colpa delle scelte sciagurate. Far credere al popolo, attraverso una serie di accorgimenti fittizi, ...

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Il pm De Magistris e le assoluzioni preventive

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11 Ottobre 2007
Visite: 6291
di Florizel Non è certo la prima volta che nella gloriosa storia della Repubblica Italiana si verifica una frattura tra potere politico e potere giudiziario, almeno fin da quando le lacune delle istituzioni in materia di “lotta alla legalità” sono state inizialmente riconosciute tali, e dibattute sul piano della loro potenziale risoluzione. Le vicende dell’Italia degli ultimi decenni sembrano invece dimostrare quanto esse siano una caratteristica rivelatasi fisiologica al potere statuale ed al suo mantenimento (come rivela l’attuale deriva presa dalle classi dirigenti). Né è la prima volta che il ruolo della magistratura finisce poi per investire competenze istituzionali che sconfinano dal suo ambito, per il semplice fatto di supplire a dei “vuoti decisionali” rispetto a contraddizioni e punti nodali che, quando non affrontati, hanno generato l’impantanamento e la paralisi di importanti traguardi nella denuncia delle grandi (e piccole) illegalità che lo stesso mondo politico dichiara di voler combattere. In questi ultimi mesi, la querelle tra il ministro di Giustizia Clemente Mastella ed il pm Luigi De Magistris rivela palesemente che la pendenza da “una sola parte” dell’ equilibrio tra i due poteri, ...

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Dio è un pericolo per l’umanità

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Scritto da Redazione
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10 Ottobre 2007
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C’è una parola che il mondo moderno - il mondo occidentale, quello basato sulla scienza, sull’osservazione empirica, sulla razionalità - non può permettersi di pronunciare: la parola è “Dio”. Al di là di ogni religione, un Dio inteso come entità creatrice, come origine di tutto ciò che esiste – e quindi anche di noi stessi - non può comunque esistere, in quanto toglierebbe all’”uomo moderno” la centralità nell’universo che con tanta fatica si è conquistato nel corso degli ultimi 4 secoli. Fin dal giorno in cui Cartesio si accorse di essere “altro” dal proprio corpo fisico - o almeno, credette di esserlo – la mente razionale ha perseguito ogni possibile occasione per ergersi a parametro del reale, a centro di osservazione del mondo materiale, e quindi a metro di giudizio universale. E ora che è pienamente insediata in quella posizione di prestigio, non è certo disposta a cedere lo scettro al primo “deucolo” di passaggio. Nel mondo moderno, infatti, una cosa ha valore solo se ha un “riscontro scientifico”, solo se è “scientificamente dimostrabile”, solo se è in qualche modo “replicabile in laboratorio”. In realtà, ponendo questi limiti, gli scienziati ci stanno dicendo che amano occuparsi soltanto di cose che riescono a capire. Mentre tutto ciò che è incomprensibile, inspiegabile, o comunque inaccettabile, invece di venire affrontato con l’umiltà di chi è disposto a imparare cose nuove, viene immediatamente respinto e scartato come “superstizione”, “folklore”, ...

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I consiglieri compulsati

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09 Ottobre 2007
Visite: 7642
di Marco M. A Napoli c'è un grosso problema. No, non la criminalità organizzata, né l'emergenza rifiuti con la quale malavita e politica ingrassano i loro affari, né tanto meno i problemi tipici di una metropoli come traffico, smog e qualità della vita. Peggio, molto peggio. I 60 consiglieri comunali dispongono di 120 biglietti d'ingresso omaggio per la Tribuna d'onore dello stadio, come previsto dal contratto tra il Comune (proprietario dell'impianto) ed il Calcio Napoli (che ne detiene la concessione). Ma non basta, e così con un ordine del giorno (1632/E) bipartisan del 1 ottobre scorso, i consiglieri chiedono di entrare allo stadio "mediante la semplice esibizione del proprio tesserino identificativo" senza neppure il biglietto omaggio, e di sedere "in posti centrali, uniformemente e in prima fila". Come si legge nell'odg, infatti, è frustrante sopportare "il comportamento tenuto dagli addetti ai controlli d'ingresso" totalmente privo di deferenza e che anzi risulta "costantemente irriguardoso, irrispettoso ed offensivo". Costoro osano infatti chiedere un documento di identità ai consiglieri nonostante questi siano "ben conosciuti in tutti gli ambienti della città": ciò fa sì che ai consiglieri tocchi far ricorso al lei non sa chi sono io e per questo vengano "dileggiati da spettatori e frequentatori non politici" evidentemente rosi dalla tipica invidia ...

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La porcilaia

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08 Ottobre 2007
Visite: 6666
di Marco Cedolin L’Italia di questi mesi ha il colore del fango, il fango spesso che sa di marcescente e ti si appiccica alle scarpe come cemento mentre lo calpesti e schizza sui tuoi pantaloni. I mestieranti della politica e quelli dell’informazione grufolano come degli ossessi nei liquami da loro stessi creati e grugniscono senza posa, sviscerando discorsi che sanno di fango, esibendosi in litigi di fango e chiosando con i loro musi suini mentre promettono mirabilie ed effetti speciali fatti di fango, già secco. Romano Prodi sembra il pupazzo di un luna park, guarda la telecamera come inebetito e ride, giurando che questo governo durerà, perché deve liberare il paese dal fango, mentre dietro di lui qualcuno fischia ed uno stuolo di giornalisti limacciosi tenta di ripulire dal fango la sua giacca di fango. Silvio Berlusconi simile ad una scultura materica di fango giura che questo governo non durerà, mentre sullo sfondo un suino ed il suo Calderoli passeggiano zampa nella zampa nel limo. Gianni Riotta ed Eugenio Scalfari dentro lo studio di Rai uno strapieno di fango grugniscono imbufaliti, lasciando intendere che è tutta colpa dell’antipolitica e di Beppe Grillo. Clemente Mastella è il più furente di tutti e paventa un linciaggio contro di lui, volto a trasformarlo in salumi e sanguinaccio. Tutti mi perseguitano, Crozza e Floris con Ballarò, la Forleo e De Magistris con le inchieste giudiziarie, Beppe Grillo e Di Pietro con il giustizialismo, la sinistra radicale che se la ride e più di tutti Santoro e Travaglio con Anno Zero che è una trasmissione che non ho visto, ma parlava di fango e per questa ragione mi ha offeso profondamente. Perciò via dalla Rai le trasmissioni che parlano di fango, via i magistrati che rimescolano nel fango, ...

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Critica a "IV Guerra Mondiale" di Norman Podhoretz

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Scritto da Redazione
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07 Ottobre 2007
Visite: 7174
Riporto e traduco la recensione (o meglio, la stroncatura) di David Gordon del libro di Norman Podhoretz La IV Guerra Mondiale pubblicata dal Mises Institute. Esponente di spicco della cricca neocon ed irriducibile sostenitore della guerra globale al terrorismo, Podhoretz è stato consulente del U.S. Information Agency dal 1981 al 1987 ed è membro del Council on Foreign Relations, oltre che firmatario del PNAC. Nel 2004 è stato insignito della Presidential Medal of Freedom, il più alto onore che il presidente USA può assegnare ad un civile, mentre nel 2007 ha ricevuto il Guardian of Zion Award. ___________________________ Di David Gordon
[World War IV: The Long Struggle Against Islamofascism. Di Norman Podhoretz. Doubleday, 2007. 230 pages.]
Norman Podhoretz, un'eminente autorità sui romanzi di Norman Mailer, si è per decenni presentato come esperto in politica estera. Allora non è troppo, si potrebbe supporre, attendersi che possieda una conoscenza elementare della storia europea. Ma qualsiasi aspettativa del genere è destinata ad essere presto delusa. Troviamo nel suo ultimo sforzo questa sorprendente osservazione:
A seguire da questo [desiderio di stabilità attraverso un equilibrio di forze] vi era un principio molto vecchio, risalente agli accordi del sedicesimo secolo che si svilupparono dal Trattato di Vestfalia permettendo una coesistenza più o meno pacifica fra principati cattolici e protestanti perennemente in guerra fra loro. Nella sua forma originale questo principio fu espresso dal motto latino cuius regio eius religio (la religione del capo è la religione della regione). (p.132)
Podhoretz ha preso un granchio clamoroso. Ha confuso gli accordi presi nella Pace di Augusta (1555) con il Trattato di Vestfalia (1648), che confermò il principio del cuius regio e lo estese al Calvinismo. Ma che cosa è mai un misero secolo per il nostro colto autore? Ma sto giudicando Podhoretz su un metro ingiusto. Come egli stesso rende abbondantemente chiaro in questo libro, il suo campo non è il fatto storico ...

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UK, o la chiave o la libertà

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Scritto da Redazione
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06 Ottobre 2007
Visite: 5591
A tutti coloro che continuano a credere che l’11 settembre sia un problema “che non ci riguarda”, suggeriamo di leggere questo articolo, che riportiamo integralmente da Punto Informatico di ieri. Si comprende sempre meglio, invece, la grande lungimiranza nell'aver creato un nemico tanto pervasivo quanto sfuggente, il "terrorismo", che sta dovunque e in nessun luogo, che può sempre essere invocato ma mai veramente debellato, e che ci ritroveremo sempre di mezzo finchè non avremo cancellato la menzogna iniziale che lo ha partorito. (M.M.)

UK, o la chiave o la libertà

Londra - Si affinano le tecniche crittografiche? Le forze dell'ordine procedono a tentoni nelle indagini, incappando in documenti indecifrabili? Il Regno Unito non investe nelle tecnologie ma corre ai ripari per mezzo della legge: dal primo di ottobre,
riporta Ars Technica, rischia fino a cinque anni di carcere colui che rifiuta di fornire alle autorità i documenti in chiaro o la chiave per decrittare contenuti non intellegibili ma sospetti, che risiedono fisicamente su server UK.

Facente parte del discusso Regulation of Investigatory Powers Act (RIPA) - che dal 2000 autorizza le forze dell'ordine a vigilare in maniera sempre più pervasiva sulle comunicazioni dei cittadini - la sezione 49, foriera della nuova facoltà, è entrata in vigore solo a sette anni dalla sua composizione.

Giusto il tempo di una modifica apportata dal Terrorism Act 2006, che ha esteso i termini della detenzione da due a cinque anni per coloro che rifiutano di collaborare a non meglio precisate "investigazioni riguardo alla sicurezza nazionale". Giusto il tempo di un emendamento che, ...

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L’Italia dalle mille verità

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05 Ottobre 2007
Visite: 7290
di Giorgio Mattiuzzo C'è una triste tradizione che accompagna gli italiani dalla nascita della Repubblica ai giorni nostri: la tradizione dei misteri d'Italia. Una lunga serie di stragi, omicidi, attentati accomunati dal fatto di essere ufficialmente “irrisolti”, di non conoscerne i mandanti e di essere ognuno il tassello di un mosaico più grande che fu la “guerra dei mondi” combattuta tra il '48 e l'89. Insieme ai misteri d'Italia, nel nostro Paese è nata anche l'informazione alternativa, non ufficiale (controinformazione, secondo il gergo dell'epoca). A distanza di tempo abbiamo visto che quello che la controinformazione allora sosteneva si è sostanziato in fatti concreti e realtà documentali che – se pur non hanno fatto giustizia – hanno certamente stabilito che le verità “ufficiali” partorite all'epoca erano menzogne. E lo si può dire grazie a sentenze e verbali di Tribunale che non lasciano molto spazio ai dubbi. Uno degli ultimi misteri d'Italia è stato il G8 di Genova del 2001. Mentre la verità “ufficiale” veniva srotolata dai politici nei salotti buoni dell'informazione nazionale, l'enorme lavoro della controinformazione era già partito, producendo una versione “alternativa” affatto opposta alla vulgata politichese. Finché si è trattato di opinioni diverse, poco spazio vi era per la parola definitiva. Ma – a distanza di sei anni da quei giorni – si è giunti ad alcuni punti fermi. E come è solito nella tradizione dei misteri d'Italia, ...

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