di Patrizia Prinzi
Amaro da constatarsi, ma la violenza domestica, che talora sfocia in omicidio parentale, è quasi quotidianamente divenuta una costante nelle cronache. Parallelamente si ballettano opinionisti vari che trovano lineare o semplice leggere in questi avvenimenti variabili intrinseche, ora relative alle caratteristiche personologiche dei soggetti, ora al decadimento della struttura familiare, ora al disgregarsi dei valori nelle società moderne.
Una più attenta analisi rifugge da teorie semplici e rimasticate, visto che è alquanto complesso ed antico tale comportamento aggressivo intra-specie.
Uno sguardo storico ci dice che già dall’etimologia della parola
familia, che deriva dal latino
famulus, presso i romani si indicava l'insieme dei sottoposti, dei servi, e degli schiavi: di coloro i quali vivevano sotto lo stesso tetto e lavoravano in comune, cioè non era legata da vincoli di parentela; quella era la
gens.
Attualmente nelle società industrializzate pare più corretto parlare di famiglie, dato il loro diverso modo di estrinsecarsi, così lontano dallo stereotipo genitori coniugati e figli, assistiamo infatti a famiglie di fatto svincolate da vincoli giuridici e/o ecclesiastici, ... ... famiglie allargate con genitori provenienti da precedenti matrimoni e che recano in dote i figli avuti da precedenti rapporti coniugali, famiglie monoparentali, famiglie formate da persone dello stesso sesso unite da rapporti affettivi di carattere durevole, insomma una varietà notevole.
Pur nel variegato dispiegarsi della famiglia in quasi tutte le culture e le società, esistono strutture primarie deputate alla riproduzione della specie che fungono al tempo stesso da stabilizzatori della personalità dei singoli. È una relazione necessaria per l’identità personale e sociale, il necessario punto di passaggio dalla natura alla cultura.
Essendo la famiglia basata su presupposti genetici e culturali al tempo stesso - essendo quindi umana come costruzione - porta in sé le ambivalenze e le contraddizioni della specie Homo Sapiens vanificando da sempre quell'idea beata che la vuole luogo di amore perenne, incondizionato ed infinito, tant’è che i delitti familiari esistono da secoli in tutte le latitudini, date queste sue caratteristiche essa è in sé stessa problematica, come lo sono tutti i rapporti umani, che forse appariva più coesa e sana solo perché silenzio ed impermeabilità la caratterizzavano in modo estremamente rigido.
Religioni, storia, miti, favole e letteratura non hanno mai escluso dalle loro narrazioni tali eventi.
Il primo parenticidio è stato quello di Caino a danno di Abele, e la rivalità tra fratelli è espressa nella Bibbia per molti altri soggetti: Esaù e Giacobbe, Isacco e Ismaele, Mosè ed Aronne, per restare in ambito di violenza tra fratelli; l’Urbe si narra sia una città fondata da Romolo a spese della vita di Remo, tradizione che ebbe proseliti come Bruto che uccise Cesare suo padre; Nerone che uccise il fratellastro, la madre e la moglie, solo per restare in ambito familiare; Cesare Borgia molto probabilmente mandante dell'assassino di suo fratello Giovanni.
Vi è una ricchissima e quanto mai ampia tradizione mitica, solo per restare nella tradizione greca, che riguarda la violenza domestica nella sua forma più cruenta, il parenticidio. Eumelo uccise suo figlio Botre, Alcatoo il figlio Callipoli, Eracle - che i latini chiamavano Ercole - i figli avuti da Megara, il cui numero varia secondo i differenti autori, Procne uccise il figlio Iti che bollì e diede come cibo al marito Tereo, Idomeneo il figlio o la figlia, anche qui diverse sono le versioni del mito, Crono il figlio Ieudo, Ino gettò il figlio Melicerte in un paiolo d'acqua bollente, nella tragedia familiare di Macareo il fratello maggiore uccise il minore e lo bruciò, fu ucciso dalla madre incollerita, uccisa a sua volta dal marito, Medea uccise i figli per vendicarsi di Giasone, per il quale aveva già ucciso suo fratello e la rivale.
Vi sono anche diverse fiabe, molto note nella nostra tradizione, che parlano di violenze domestiche, e trattano tematiche svariate: Cenerentola, che tratta dei rapporti familiari in quelle che oggi chiameremmo “famiglie allargate”, Pollicino, La piccola fiammiferaia e Hansel e Gretel parlano di abbandono e solitudine dei bambini, Pelle d'Asino tratta la scottante tematica dell'incesto, e infine Barbablù, che esplicitamente parla di omicidi familiari, precisamente uxoricidi.
Questa grande mole di indicazioni si potrebbe leggere come una tendenza degli esseri umani ad avere eventuali rapporti conflittuali, anche tra consanguinei, non raramente sfocianti in comportamenti distruttivi.
Il diritto stesso avvalorava tali comportamenti, che oggi ci appaiono deprecabili, seguendo le logiche ed i costumi dei tempi, le cui norme giuridiche erano evidenti: a Sparta era norma eliminare i figli invalidi, mentre a Roma il [/i]pater familias[/i] aveva il cosiddetto
“ius vitae ac necis”, letteralmente diritto di vita o di morte per ogni figlio che nasceva. Se questo oggi può apparirci mostruoso basta spostarsi di continente per vedere che nella modernissima Cina esiste una normativa, inaugurata dal 1978 da Deng Xiaoping e imposta, sebbene adattata alle varie realtà locali, con severe norme riguardo la politica del figlio unico. Tale normativa rende possibili comportamenti tesi alla selezione dei figli con una preferenza per i maschi, fatto che le statistiche demografiche suddivise per sesso rendono palese.
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Oggigiorno è delitto ciò che in altri tempi storici non lo era, ciò può forse dare ragione della - da più autori richiamata - difficoltà a far emergere taluni comportamenti violenti che all'interno della famiglia si consumano in silenzio, assurgendo alla visibilità solo laddove un'immensa sofferenza accompagnata da contingenze esterne favorevoli renda possibile tale percorso, ovvero laddove la violenza, esplodendo in comportamenti omicida, renda impossibile nascondere l'evento.
I dati ci dicono che oltre l’80% degli omicidi non sia riconducibile ad attività di criminalità organizzata, e che gli omicidi commessi nell’ambito della famiglia (31,1% nel 2001, 36,8% nel 2002 e 32,7% nel 2003) hanno sempre rappresentato un terzo dell’insieme degli omicidi comuni; considerati a parte sono gli omicidi passionali_ 4,7% nel 2001, 4,2% nel 2002 e 4,1% nel 2003. In particolare, è da sottolineare la ridotta percentuale di cittadini italiani uccisi da cittadini extracomunitari: si va dall’1,4% del 2001, all’1,1% del 2002, al 3,9% del 2003.
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L'apporto epidemiologico può indubitabilmente accrescere le nostre conoscenze, fermo restando che esso singolarmente non può in sé essere esaustivo. Si è da tempo consapevoli che l'utilizzo delle statistiche ufficiali sia insufficiente, poiché ignora molti dei comportamenti simili che possono non risolversi in un omicidio, considerato che spesso la differenza tra lesioni aggravate e omicidio sta in qualche cm di traiettoria, o in un più o meno celere soccorso.
Le attività umane sono caratterizzate dall’estrema complessità dell’oggetto in esame e complicate altresì dal fatto stesso che è l’uomo ad osservare se stesso. Non potendo prescindere dalla propria mente nello studio dell’uomo troviamo dunque che oggetto e soggetto di trattazione coincidono. Noi ci muoviamo in mezzo a conoscenze che se da un lato tracciano una mappa, non sono il territorio come ci rammenta Bateson.
Discutiamone, avendo in mente che il luogo dove sicuramente può esserci più amore può essere altresì quello in cui si dispiega più odio e più violenza, e che l'incertezza e l'erranza partecipano del rigore in un cammino di ricerca.
Patrizia Prinzi (Soleluna)
Bibliografia
• Bateson Gregory, Mente e natura, Adelphi, Milano, 1994
•Costanzo Simonetta, Famiglie di sangue, Franco Angeli, Milano, 2003
•De Pasquali Paolo, Figli che uccidono, Rubbettino, Soveria Mannelli (Cz), 2002
•Gasparini Adalinda, La luna nella cenere, Franco Angeli, Milano, 1999
•Lanza Luigi, Gli omicidi in famiglia, Giuffrè, Milano, 1994
•Malmquist Carl, Omicidio, Centro Scientifico Editore, Torino, 1999
•Merzagora Betsos Isabella, Demoni del focolare, Centro Scientifico editore, Torino, 2003