Ricordate – visivamente, intendo – il crollo delle Torri Gemelle, avvenuto a New York l’11 di settembre 2001? Di fatto, si è trattato di crolli assolutamente anomali nell’intera storia dell’architettura moderna: non si erano mai visti, infatti, edifici in grado di autodistruggersi in quel modo - dall’ultimo al primo piano, quasi integralmente - grazie alla sola energia gravitazionale.
Senza bisogno di essere laureati in nulla, la nostra esperienza quotidiana ci dice che qualunque oggetto si abbatta su un oggetto sottostante, (a meno che sia dieci volte più grande) lo distrugge
fino a un certo punto, e basta.
Se un signore cammina per strada, e gli casca in testa un vaso di fiori, questo gli romperà il cranio, e forse la prima, o anche la seconda, o forse pure la terza vertebra. Ma prima o poi, lungo la verticale, quell’impatto sarà stato assorbito per intero dal corpo del malcapitato, che si abbatterà a terra ululante. Non vedremo mai quella spina dorsale “attivarsi” verso il basso, distruggendo a sua volta tutte le vertebre sottostanti, a catena, fino a polverizzare l’osso sacro, proseguire distruggendo il bacino, e facendo a pezzi femori rotule e tibie varie, per lasciare infine sul selciato solo un paio di caviglie a cielo aperto. (“Di chi sono quei piedi lì?” “Del Signor Rossi. Pensa, poveraccio, stava passeggiando tranquillamente, quando gli è caduto in testa un vaso di fiori e si è autodistrutto completamente.”)
Battute a parte, questo è più o meno quello che è successo alle Torri Gemelle. Il blocco superiore – rispetto al livello d’impatto degli aerei - a un certo punto è crollato sul resto della Torre, ... ... mettendo in moto un effetto domino verso il basso che ha distrutto i due edifici praticamente per intero.
Ma la parte inferiore delle Torri (più di 70 piani per la Torre 2, e più di 80 per la Torre 1) era rimasta sostanzialmente integra dopo gli impatti e i conseguenti incendi.
Perchè quindi la parte inferiore delle Torri non ha progressivamente assorbito – come ci si aspetterebbe dalla schiena del Signor Rossi – l’impatto della parte superiore, arrestandone ad un certo punto la caduta? Potevano cedere dieci, quindici, o anche trenta piani, ma prima o poi la cosa doveva arrestarsi. A osservarlo invece sembrava quasi che il meccanismo avrebbe potuto proseguire inalterato per centinaia e centinaia di piani. C’è chi ha notato addirittura che verso la fine accelerava.
La domanda, in realtà, deve essere molto meno stupida di quello che può apparire, visto che il
National Institute Of Standards and Technology - il glorioso NIST di tante discussioni sul 9/11 – ha ufficialmente riconosciuto di non avere una spiegazione valida per il completo collasso delle Torri Gemelle.
Il documento in questione, datato 27 settembre 2007, è nato in risposta ad una richiesta ufficiale di “correzioni” da apportare al noto
rapporto del NIST sul crollo delle Torri Gemelle, pubblicato in forma definitiva nel 2006. La richiesta è stata avanzata da parte di un gruppo di ricercatori e scienziati – fra cui l’inossidabile Steven Jones – “in nome della correttezza dell’informazione”.
Con giusto orgoglio, il NIST “non ha ritenuto” di dover apportare grandi modifiche, ma di fronte alla precisa richiesta di spiegare proprio ciò di cui parlavamo sopra (la capacità di assorbimento del corpo “sano” delle Torri rispetto all’energia gravitazionle del bocco in caduta), ha riconosciuto di non essersi assolutamente occupato della dinamica complessiva del crollo, limitandosi ad ipotizzare ciò che gli avrebbe dato inizio. (Attenzione a quel “dato inizio”. Ne parliamo dopo).
Al punto (1) si richiedeva documentazione “trasparente” rispetto all’energia potenziale rilasciata dalle torri in caduta, e sulla capacità di assorbimento della parte rimanente, mentre al punto (2) si chiedeva di “rivedere la sezione del rapporto se il NIST avesse trovato che la capacità di assorbimento della parte di struttura intatta al di sotto della zona del crollo fosse risultata maggiore dell’energia rilasciata dai piani in caduta”. Vaso, cranio, spina dorsale.
Al primo punto, il NIST ha risposto (A) di non aver analizzato i crolli delle torri per intero, ma di aver portato le analisi solo fino al momento di inizio dei crolli.
Pensate: avevamo un’occasione d’oro per derimere una volta per tutte questa maledetta querelle sui crolli delle Torri, ma i tecnici del prestigiso istituto americano hanno preferito lasciarci per sempre nel dubbio.
Ma come giustifica il NIST questa clamorosa “leggerezza” nella propria indagine? Il documento spiega disinvoltamente che (B) “una volta che il crollo è iniziato, è evidente dagli elementi a disposizione che l’edificio non è stato in grado di resistere alla massa in caduta dei piani superiori delle Torri. “
In altre parole, è crollato perchè è evidente che non ha retto. Come metodo scientifico è tutto da raccomandare.
Ma attenzione, questa curiosa “negligenza” contiene anche un perfido “trucchetto” linguistico, in grado di ingannare anche i più esperti in materia: in realtà noi abbiamo di fronte DUE fasi del crollo nettamente separate: una è il cedimento delle strutture “ferite” direttamente da impatti e incendi (il blocco superiore di ciascuna Torre). L’altra è il totale collasso della parte restante - quella sana - della struttura.
Non si tratta quindi di un crollo unico, analizzato “solo” nella sua parte iniziale, ma di due eventi ben distinti e separati, che necessitano ciascuno di spiegazioni indipendenti. Parlando invece di “parte iniziale del crollo”, si dà l’impressione che si tratti di un evento unico, analizzato solo “fino a un certo punto”, che sarebbe poi proseguito come conseguenza naturale del proprio inizio. (Come se fosse una valanga, che dopo aver iniziato a rotolare “travolse ovviamente tutta la vallata”. Ma non è così).
In effetti, avevamo già notato una curiosa “sbigratività” al riguardo, nella
pagina riassuntiva che il NIST dedicava alla sua analisi del crollo delle Torri Gemelle.
Gli elementi specifici nelle sequenze dei crolli che riguardano ambedue le Torri (nel dettaglio, le due sequenze differiscono) sono:
* Ciascun aereo ha tranciato delle colonne perimetrali, danneggiato le colonne di supporto centrali, e distaccato la protezione antincendio dell'acciao nel momento in cui gli aerei penetravano. Il peso sopportato dalle colonne tranciate è stato redistribuito su altre colonne.
* Ne sono quindi nati degli incendi, causati inizialmente dal combustibile degli aerei, ma che sono stati alimentati per la maggior parte dai contenuti dell'edificio e dal ricambio di aria che è derivato dai muri lacerati e dalle finestre rotte dal fuoco.
* Questi incendi, unitamente alla rimozione della protezione antincendio, sono stati responsabili per una serie di eventi concatenati nella quale la struttura centrale dell'edificio si è indebolita e ha iniziato a perdere la sua capacità di sopportare i carichi.
* I pavimenti si sono indeboliti e deformati a causa degli incendi, tirando verso l'interno le colonne perimetrali [a cui sono agganciati - n.d.t.].
* Le deformazione dei pavimenti e l'esposizione alle alte temperature ha fatto piegare verso l'interno e oscillare le colonne perimetrali - un fenomeno che si è esteso alle facciate degli edifici.
* I crolli sono quindi conseguiti.
Già allora “i crolli sono quindi conseguiti” lasciava leggermente a desiderare come spiegazione complessiva. Ora l’imbarazzo per quella “lacuna” è diventato una ammissione ufficiale di negligenza, che resta davvero difficile da spiegare.
Per quel che riguarda la risposta al terzo punto - la possibile presenza di esplosivi nelle Torri Gemelle -la risposta del NIST è talmente “preconfezionata” da commentarsi da sola: “Il NIST non ha trovato prove - dice il documento - a supporto del fatto che siano stati usati esplosivi per abbattere le Torri”.
Sappiamo tutti che le prove basta non cercarle, o cercarle nel posto sbagliato, e stai tranquillo che “non le trovi” di sicuro.
A questo punto resta solo da domandarsi perchè mai il NIST non abbia ancora intrapreso una analisi esaustiva del crollo del WTC7. Forse sono stufi di prendersi colpe - e patate bollenti - che di certo non hanno messo loro in forno?
Massimo Mazzucco