Nel 1986, Rudy Giuliani faceva il procuratore federale per lo stato di New York. Già da allora molto attento alla costruzione della sua immagine, il futuro sindaco di New York si vantava pubblicamente di combattere a viso aperto le più potenti famiglie mafiose dell’epoca, e da allora ha sempre amato dipingersi come un uomo che vive costantemente nel mirino del crimine organizzato.
In effetti, nel periodo in cui fu procuratore, Giuliani mise a segno molti arresti importanti, fra i quali il più notevole fu quello di John Gotti, che portò alla decapitazione di una delle più potenti famiglie mafiose dell’epoca.
Si scopre oggi che proprio John Gotti, per cercare di contrastare l’ascesa del giovane procuratore, ad un certo punto propose al resto delle “famiglie” di NY di far uccidere Rudy Giuliani. Ma le famiglie, che votarono democraticamente, scelsero di lasciarlo vivere.
Questa notizia è emersa durante le deposizioni del processo a Lindley De Vecchio, un ex-agente dell’FBI infiltrato nella mafia, accusato di coinvolgimento in quattro diversi omicidi ... ... operati al di fuori dei suoi “compiti” ufficiali. A favore di De Vecchio, un personaggio di grande reputazione all’interno dell’FBI, si è schierata una quarantina di agenti di primissimo livello, che hanno firmato una petizione affinchè il giudice annulli il processo e rimandi a casa il loro “eroe”. Ma la cosa non è semplice, poichè De Vecchio risultato essere stato legato per molti anni a Greg Scarpa, un mafioso della famiglia Colombo – morto nel 1994 - che a sua volta faceva l’informatore per l’FBI, tramite appunto De Vecchio. Forte dell’immunità che gli dava lo “status” di informatore, pare che Scarpa abbia progressivamente approfitatto della sua situazione privilegiata, fino a diventare un criminale lui stesso, con tanto di “licenza di uccidere” illimitata.
Nel tentativo di districarsi dagli imbarazzanti legami con Scarpa, De Vecchio ha rivelato che lo stesso Scarpa gli raccontò della proposta fatta da John Gotti, una trentina di anni fa, di eliminare Rudy Giuliani. Le famiglie di New York allora si riunirono, ma l’unica che votò accanto ai Gotti fu proprio quella dei Colombo (guidati da Carmine Persico), mentre i Gambino, i Bonanno, i Lucchese e i Genovese votarono per lasciarlo vivere.
La notizia sembrerebbe quindi aggiungere un alone di eroismo al già “eroico” protagonsita dell’undici settembre. Ma la stessa vicenda di De Vecchio e Scarpa ci insegna che soltanto nei film (e forse nella mente di Massimo Teodori) i buoni stanno tutti da un lato, e i cattivi tutti dall’ altro. In realtà, la linea di demarcazione fra crimine organizzato e polizia federale, in America, è una delle più difficili in assoluto da tracciare (basti pensare, ad esempio, alle oscure implicazioni dell'FBI nell'attentato al WTC del '93).
Lo stesso Giuliani infatti si è notevolmente sporcato le mani, quando nel 2005 ha fortemente caldeggiato la candidatura del suo Police Commissioner (il Comissario Capo) Bernard Kerick (l’uomo che compare accanto a lui praticamente in tutte le inquadrature TV dell’ 11 settembre) a direttore della Homeland Security, la super-agenzia che secondo i progetti di Bush avrebbe dovuto coordinare tutte le più grosse agenzie americane, dall’FBI alla CIA alla NSA (National Security) alla INS (Immigrazione), alla ATF (Alcohol and Firearms), ecc...
Che sarebbe come riuscire a mettere d’accordo venti persone che si odiano su quale film andare a vedere in serata.
Giuliani però doveva essersi scordato che prima di ricevere un incarico così importante, il suo Kerik avrebbe dovuto sottoporsi ai Congressional Hearings, le interrogazioni parlamentari che “verificano” l’affidibilità effettiva del candidato rispetto a quella carica. Questi “hearings” sono normalmente delle procedure formali, che investono ufficialmente un candidato la cui elezione è già stata concordata nei corridoi dai due partiti. Nel caso di Kerik però la commissione “inciampò” in un paio di episodi poco chiari del suo passato – che riguardavano proprio ambigui rapporti con la famiglia dei Gambino - e questo diede la stura ad una vera e propria indagine, che portò lo stesso Dipartimento di Polizia di New York ad arrestare il suo ex-capo, il quale è poi finito in prigione.
Oooops.
Il grande amico, il grande protetto, il super-raccomandato del grande sindaco antimafia finisce in prigione per collusione con la mafia stessa. E noi dovremmo credere che il sindaco non ne sapesse nulla.
A questo punto ci rimane da far quadrare il voto contrario all’eliminazione di Giuliani da parte della cupola di New York, nonostante l’allora procuratore desse davvero molto fastidio a John Gotti e ai Colombo. Che dite? Lo avranno risparmiato per un gesto di cristiana Pietas, o forse perchè.... [chiedo scusa, ma mi è finito l’inchiostro proprio in questo momento].
Massimo Mazzucco