Brunettini, Corallo, Chiappara; Casamento, Simone, Di Salvo; Guglielmini, Lo Presti, Savoca (G.), Savoca (V.) e Lo Ve.
Non è la nuova formazione a tridente della Casertana, ma la lista dei mafiosi arrestati nella retata internazionale di ieri compasa sul sito della BBC , e non soltanto. Sarebbero oltre 90 gli arrestati nella cosiddetta “Operation Old Bridge” (“Vecchio Ponte), un’azione congiunta di polizia americana e italiana tesa a distruggere un tentativo da parte di Cosa Nostra di rinverdire il periodo d’oro degli anni ’80, in cui la droga fluiva senza intoppi da Palermo a New York, sotto l’occhio vigile di John Gotti e della famiglia Gambino.
Si potrebbero perdere ore a fare illazioni sui veri motivi di una retata così volutamente clamorosa, e di certo suscita curiosità il fatto che Rudy Giuliani proprio di recente sia uscito dalla gara presidenziale, rimanendo così libero di tornare a “fare i conti” con quelli che gli avevano affondato l’amatissimo Bernard Kerick, e con lui probabilmente le speranze stesse di Rudy di diventare presidente. Non a caso ci sono andati di mezzo proprio i Gambino, nemici giurati di Rudy sin dai tempi in cui Gotti votò per far uccidere l’ex-sindaco di New York.
Ma c’è in altro aspetto della notizia che merita forse ancora più attenzione, ed è quella ingombrante patina di pregiudizio che sembra ormai traspirare dagli articoli internazionali, ...
Ha destato un certo scalpore l’“endorsement”, cioè l’appoggio ufficiale alla causa, dato da Maria Shriver Kennedy a Barak Obama, in vista della cruciale tornata delle primarie in California, in corso in queste ore. Non tanto perchè la Shriver sia la nipote di John Kennedy (in fondo anche Ted Kennedy, il fratello del presidente ucciso, ha appena fatto la stessa cosa, unitamente alla sorella Caroline ), ma perchè nel contempo è la moglie di Arnold Schwartznegger, il Governatore della California che ha appena dato il suo endorsement al repubblicano John McCain.
Verrebbe da liquidare il tutto come una buffonata da teatrino di provincia, dove “in fondo è tutto già deciso”, ma le cose possono anche essere più complesse di così.
Che alla presidenza debba arrivare una persona gradita ai poteri forti è indubbio, infatti, ma è altrettanto vero che “graditi” non si nasce, lo si diventa lungo il percorso.
Man mano che si procede verso l’alto, cioè, si viene sottoposti a filtri sempre più rigorosi, che impediscano ad un elemento estraneo di bloccare i meccanismi che agiscono a quel determinato livello, e questo porta a dedurre che chi riesce ad uscire dal forellino più alto di tutti - quello della Casa Bianca – debba avere ormai perso ogni caratteristica individuale, per essere diventato un perfetto e anonimo burattino.
Può anche succedere, però, che il sistema di filtratura si inceppi, ...
L’articolo di Repubblica ha il chiaro sapore della denuncia, definisce il fatto un “giallo”, e lo caratterizza come “inquietante”: una jeep dell’esercito italiano è saltata su una mina lungo una strada dell’Afghanistan - fortunatamente senza creare vittime – e la portiera rimasta spalancata del mezzo blindato ha rivelato al suo interno il simbolo dell’Afrika Korps.
“In Afghanistan sognando El Alamein” esordisce l’articolo di Gianluca Di Feo, intitolato “Battaglione Rommel”, che nel sottotitolo recita: “i nostri soldati vanno in missione con la palma dell’Afrika Korps hitleriano dipinta sulle jeep”.
Il tono è quello dello scoop: “sono foto sfuggite alla censura del nostro Stato maggiore”, dice l’articolo, e la conclusione è una condanna chiara e impietosa: “Sì, è il simbolo inconfondibile dei reparti di Rommel che portarono la bandiera hitleriana alle porte del Cairo”.
In altre parole, a Repubblica si sono accorti ieri che fra i nostri militari non aleggia lo spirito altruistico di Madre Teresa di Calcutta, ma predomina una intensa nostalgia “per i bei tempi andati”, in cui si poteva picchiare, distruggere e massacrare a piacimento, nel nome e con l’impunità della superiorità razziale che ci aveva portato all’alleanza con Hitler in primo luogo.
Ohibò! Che fare ora? Tacere no di certo! Denunciamo il tutto alla pubblica opinione, e aspettiamo fiduciosi un’inchiesta ...
Leggi tutto: "Yes we can"! La pantomima è iniziata