(Un utente appena iscritto ha postato questa lettera in un forum).
Scusate, sono nuovo, ho provato a dare uno sguardo in giro ma non mi sembra di aver trovato un topic in cui inserire la prossima lettera: a tal proposito, prima di leggerla, vi spiego che è una lettera che mandai a un importante periodico italiano, ma che nonostante la gravità del tema non è stata presa in considerazione.
Gentile direttore,
[...]
Arriviamo al dunque: ho 31 anni, una laurea e un master e da qualche anno lavoro. Soffro di depressione, lo sapevo da anni anche se ho deciso di andare a farmi curare solo 2 mesi fa. In passato ho tentato il suicidio, seriamente, una volta, col gas: fallito per una casualità, e fuggito via anche l'impulso di riprovarci, per un bel po'. Due mesi fa sentii che stavo ripercorrendo lo stesso percorso mortifero, e ho deciso di andare da uno specialista, che dopo un incontro mi ha diagnosticato una sindrome depressiva e prescritto l'uso dell'Efexor, in capsule, insieme al sostegno di una terapia di supporto psicologico di almeno un paio di anni. L'Efexor mi ha fatto scomparire i disturbi psico-somatici (gastrici, cefalee etc.), mi ha reso stabile l'umore, ma una stabilità dell'umore livellata verso il basso: ossia sempre nero, con gravi conseguenze sulla mia capacità di intrattenere anche i minimi rapporti sociali e professionali, e con quotidiani pensieri suicidi.
Al secondo incontro con il mio dottore, dopo quasi due mesi (cioè pochissimo tempo fa) ho fatto presente che la medicina, a livello umorale, non sortiva risultati di rilievo: abbiamo convenuto sul fatto che potesse essere una fase del trattamento, superabile in poco altro tempo: del resto i primi risultati erano positivi, ... ... la scomparsa delle somatizzazioni fisiche; per l'efficacia anti-depressiva ci sarebbe voluto un altro po' di tempo e soprattutto nessuna fretta e fiducia nella terapia. Parlo di fiducia nella terapia perché io sono uno di quelli che prima di prendere un qualsiasi farmaco (anche l'aspirina) aspetta di stare veramente male (forse sono farmaco-fobico, o sono gli altri eccessivamente filo-farmaci), e prendere una farmaco come l'Efexor mi è costato molto. La sera stessa del giorno in cui incontrai il medico, tentai il suicidio con un classico cocktail farmaci/alcol: quasi 9 grammi di Efexor, 20 ml di Frontal e Jack Daniels; per mia (ora penso lo sia) fortuna, esagerai, evidentemente, e vomitai quasi tutto: ebbi l'accortezza di chiamare un'amica che mi portò all'ospedale; solita trafila, ricovero in psichiatria, e dimissioni (con ottimo, stranamente, umore) dopo qualche giorno, dopo essere stato completamente disintossicato del poco cocktail che avevo assimilato.
Incontro col medico, che insiste, insieme al responsabile del reparto psichiatria, per riprendere la terapia a base di Efexor, in quanto sarebbe dannoso interromperla ora: l'ho ripresa, dopo qualche mia resistenza (ho comunque fiducia in medici con 30 anni di esperienza), e noto che l'umore ottimo post-tentativosuicidario scompare, e ritorna quello pre-tentativosuicidario. Ora, non intendo ritentare il suicidio perché non sopporto, dopo quello che ho visto qualche giorno fa e dopo riflessioni, l'idea di dare un dispiacere così infinito alla mia famiglia e ai miei amici: dunque non mi suicido "solo" per questo, perché se fossi solo al mondo probabilmente lo farei.
Ma il punto focale è questo: io ho notato la netta differenza tra i miei due tentativi di suicidio. Il primo lo feci al limite di una sofferenza morale ormai giunta al limite e per me insopportabile; nel momento in cui mi accingevo a farlo, avevo paura, tremori quasi convulsivi, horror vacui e angoscia universale, quasi panico. Insomma, un'estrema, dal punto di vista emozionale, consapevolezza della gravità del mio gesto (per fortuna fallito); fu compulsivo, non pianificato, se non due ore prima.
Il secondo, di qualche giorno fa, è, ora che lo rianalizzo, molto più inquietante: prima di tutto l'ho pianificato freddamente, e mi spiego in questo passo del mio "diario" in cui ho annotato quasi tutto, e che le incollo per non stare a rispiegare; è precedente, ovviamente, al tentativo di ingozzamento alcolico-farmaceutico: "L'Efexor mi riduce gli stimoli sessuali. Mi dà una lucidità, forse in sinergia con il Frontal, e una volontà brutale nei confronti dei miei desideri suicidi mai provate prima. Ho meno dolore, ma maggiore consapevolezza che la vita non la voglio. Se prima la sofferenza era quasi insopportabile ma il desiderio di morte nient'altro che un desiderio, appunto in potenza, ora la sofferenza è quasi assente [(a parte crisi di pianto, represse; scomparsa dei bruciori di stomaco e dei mal di testa; scomparsa dei momenti di disperazione universale e di follia):sostituita da un'apatia e da un freddo e lucido raziocinio] ma il desiderio di morte è perenne, tanto che sto progettando gelidamente il mio suicidio, senza rimpianti, senza rimorsi, senza paure, senza emozioni negative: quasi con euforia, a volte, quasi atarassicamente, altre volte, quasi cinicamente, altre volte. Sarà l'Efexor o un'evoluzione senza ritorno del mio dolore?...
A volte mi vedo dall'esterno e mi rendo conto di cosa sto facendo e di cosa sto per fare, e mi rendo conto della follia consapevole che sto attraversando, e ho il timore di restare troppo tempo fuori di me, perché forse perderei la spinta verso la morte. Devo rientrare in me, non vedermi più dall'esterno, lasciarmi governare passivamente da questa follia consapevole che mi anestetizza gli istinti positivi e vivificatori, e procedere verso la fine... Tra qualche ora, se tutto va bene, dovrei essere morto. È curioso come stia facendo cose di cui potrei assolutamente fregarmene, tipo attaccare la lavatrice, aspettare che finisca e poi stendere la roba, pulire un po' la cucina e lasciarla in ordine senza cose da lavare per **** e ****. Ho messo tutte le pastiglie in un bicchiere,non so quante siano, e ho provato a bere un sorso di JackDaniels, cavolo quanto è forte. Sto anche tentando di svuotare la vecchia bottiglietta di Frontal nel whiskey, ma visto che è quasi vuota le gocce scendono quando cazzo pare a loro, ma tanto ho quella nuova, piena, che dovrebbe non creare problemi. Sono sereno, forse incosciente; ho curiosità quasi, paura non ancora; ma sento anche un grande senso di colpa per il dolore che procurerò: so che sono inscusabile, ma non riuscivo più a andare avanti, davvero. Perdonatemi. Io ora sto meglio, pensate questo."
Ora, il punto focale è: è possibile che questa medicina, l'Efexor, in alcuni soggetti (sottolineo "alcuni") possa mettere in funzione alcuni particolari meccanismi che annullino i freni inibitori nei confronti del suicidio? Per me parlo di suicidio in quanto sono una persona che non riesce neanche a uccidere un insetto; ma in altre persone magari non è che annulla o riduce i freni inibitori nei confronti di violenza e/o omicidio? Mi spiego meglio: in molti casi di cronaca, di omicidi e/o suicidi inspiegabili, vediamo spesso negli articoli, quasi di striscio, un inciso che dice:"Soffriva da anni di depressione; era in cura per depressione". Non ci viene mai detto però quali medicine prendesse per curare la depressione, come la curasse, chi lo seguisse: perché?
Perché nessuno si pone il dubbio che questi farmaci possano avere tra gli effetti collaterali anche la spinta (definitiva, visto che comunque il paziente sull'orlo di un burrone già c'era di suo) al suicidio e/o omicidio? Se qualcuno muore dopo l'assunzione di Aulin o Aspirina (nomi a caso) o chissà che, si scatena l'indagine e la polemica: invece per quanto riguarda il caso degli psicofarmaci, non ci si chiede mai quale/i assumesse il morto, e se ha/hanno avuto un ruolo nella sua morte o negli atti di violenza di cui si è reso protagonista. C'è mai stata in Italia un'inchiesta del genere? Lo chiedo a lei e al suo giornale perché vedo che di inchieste scomode ne fate. Per spiegarmi meglio le allego questo articolo (che magari già conosce) trovato sul sito www.carmillaonline.com.
Si sono mai chiesti in America se dietro alle famose stragi di teenager "impazziti" ci possano anche essere gli effetti deleteri di qualche psicofarmaco? Si tratta solo di stabilire quanto possa essere forte il rapporto (se c'è) tra suicidi/omicidi di depressi, sia come vittime che come carnefici.
Capisco anche che possa essere un'indagine scomoda, in quanto c'è un forte business dietro gli psicofarmaci.
http://www.carmillaonline.com/archives/2005/01/001166.html
Stavrogin
E' necessario essere iscritti e loggati per postare commenti.