Ricordate i primi giorni, subito dopo l’esplosione della piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico? Di fronte alle prime accuse di irresponsabilità, incompetenza e superficialità, che iniziavano ad accumularsi contro i responsabili della BP, questi si giustificavano dicendo che “un incidente del genere non si era mai verificato prima”, e che “siamo di fronte ad una situazione completamente nuova per noi”. La stessa musica veniva ripresa in coro dai media mainstream, e gli stessi difensori dell’industria petrolifera, che andavano in TV per protestare contro il blocco temporaneo delle nuove perforazioni, dicevano che “in fondo, in 60 anni di trivellazioni, è la prima volta che accade una cosa del genere.”
A parte che “una prima volta” come questa dovrebbe bastare per chiudere definitivamente qualunque altra trivellazione nel mondo, ma la verità è tutt’altra.
Il 3 giugno del 1979 esplose un pozzo di trivellazione profondo due miglia, nella baia di Campeche, ...
NOTA: Segnaliamo i commenti di questo articolo, che contengono una serie di link davvero utili e interessanti. Grazie a tutti quelli che li hanno postati. (La Redazione)
QUI i link alla puntata completa di Rebus.
Intervista ad Alberto Mondini, autore di "Kankropoli" e "Il tradimento della medicina".
M.M. - Se lei dovesse presentarsi a chi non la conosce, come si definirebbe?
A.M. - Sostanzialmente, sono uno scrittore. Ho iniziato, molti anni fa, come naturopata, nel senso che mi interessavo di cure e rimedi naturali.
M.M. - Lei è medico?
A.M. - No. Non sono nemmeno laureato. Ho la maturità scientifica.
M.M. - Quindi la naturopatia non ricade fra le specializzazioni mediche?
A.M. - No, ufficialmente no. La posizione del naturopata infatti è molto controversa, nel senso che vive costantemente con questa spada di Damocle sulla testa: oggi può essere lasciato in pace, domani può essere denunciato con una scusa qualunque, dal primo imbecille che sostenga di essere stato truffato da lui.
M.M. - Ma il naturopata può scrivere ricette mediche?
A.M. - No, assolutamente no. Il naturopata può al massimo dare “consigli sullo stile di vita“, basandosi su certe conoscenze che ha acquisito personalmente. Quindi, se proprio vogliamo cercare un’etichetta, diciamo che io potrei essere considerato un “divulgatore scientifico”.
M.M. - Come Piero Angela, praticamente!
A.M. - (Ride) Più o meno. In realtà, nel momento in cui ho iniziato a interessarmi seriamente della questione medica …
Se la definizione di “complottismo” è “vedere dappertutto trame oscure e cospirazioni” (anche, teoricamente, dove non ce ne siano), allora luogocomune non è mai stato così lontano da questo atteggiamento mentale.
Qui i fatti comprovati hanno sempre la precedenza sulle opinioni preconcette, e gli unici criteri ritenuti validi per analizzare questi fatti sono la logica e il buon senso. Altresì, definiamo (e condanniamo) come “dogmatismo” qualunque affermazione che non sia basata su premesse dimostrabili e razionalmente argomentabili. Ne consegue che anche il “complottismo”, nella accezione di cui sopra, sia una forma di dogmatismo da cui è necessario dissociarsi con il massimo delle nostre energie.
Prendiamo ad esempio il caso dell’esplosione della piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico. Poichè un caso simile viene anticipato in un film del 2009 (“Knowing”), è immediatamente nata in rete la voce che l’episodio faccia parte di un “piano globale”, del quale qualcuno sarebbe stato a conoscenza prima che l’incidente si verificasse. Prendiamo ad esempio quello che ha scritto al riguardo un blog italiano (*): “La recente esplosione della piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico è stata prevista esattamente nel film Knowing (ovvero in italiano "Segnali dal futuro") ed in più ci sono altre inquietanti coincidenze che fanno ulteriormente sospettare che la tragedia ecologica sia stata pianificata dalle élite criminali che governano occultamente il nostro pianeta".
Prima di tutto, non è vero che il film “Knowing” preveda con esattezza l’incidente che si è verificato nel Golfo del Messico. Nello spezzone di TG che si vede nel film, …
Che il disastro ambientale causato dalla fuga di petrolio si rivelerà molto più grave del previsto, ormai lo hanno capito tutti.
Quello che resta da chiarire è di quanto sarà più grave, questo danno. “Solo” del doppio o del triplo, o stiamo forse parlando di una diversa magnitudine, cioè di una dimensione dei danni talmente catastrofica da non poterla nemmeno inquadrare in una qualunque “proiezione negativa”, per quanto accurata e pessimistica possa essere?
Di una cosa, per ora, possiamo essere certi: il silenzio mediatico su quello che davvero sta accadendo in Louisiana è totale, e questo purtoppo è un pessimo segno.
Già lo si comprendeva dalla fumosa solerzia con cui ogni sera i network americani si affannano a fingere di “tenerci aggiornati su quanto accade”, senza in realtà aggiungere nulla di nuovo a quanto già sappiamo: il petrolio continua ad uscire, la “campana” installata di recente riesce al massimo ad acchiapparne il 20%, ed ormai anche l’ultimo dei creduloni ha capito che non si potrà fermarlo finchè il nuovo pozzo “parallelo”, destinato a rilevare la pressione dell’intero giacimento, sarà stato completato. Si tratta cioè di perforare almeno 20.000 piedi di fondale marino, e per ora siamo arrivati solo a 7.000.
Come dicono da quelle parti, you do the math. I calcoli fateli voi.
Ma le cose, a quanto pare, stanno ancora peggio di quanto si riesca ad immaginare. Ieri il documentarista James Fox (“Out of the Blue”), che si trova attualmente in Louisiana, …
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