Quello della lingua franca è un problema antico quanto il mondo. Quando due popoli, che parlano lingue diverse, vogliono comunicare fra loro, ci sono solo due possibilità: o uno dei due si adatta a parlare la lingua dell’altro, oppure si ricorre ad una terza lingua, conosciuta a sufficienza da ambedue, che viene detta appunto “lingua franca”. Nel primo caso succede che automaticamente una della parti – quella che si adatta a parlare la lingua dell’altro – si ritrovi in posizione di inferiorità psicologica, mentre la seconda soluzione pone le due parti, almeno teoricamente, su un piano di parità. In realtà, anche la seconda soluzione riflette una situazione di inferiorità, non più fra un popolo e l’altro, ma fra tutti i popoli che la utilizzano e quello che detiene il potere nella regione in quel momento.
A ben guardare, infatti, le più importanti lingue franche nella storia della civiltà occidentale sono state il greco, il latino, il francese e l’inglese, ed hanno corrisposto, non a caso, al periodo di predominio della Grecia nel Mediterraneo, al Primo e Secondo Impero Romano, al periodo del colonialismo francese, ed infine a quello del colonialismo inglese. E la metamorfosi dal colonialismo inglese al moderno imperialismo americano non ha fatto che rafforzare l’importanza della lingua inglese, che ormai è diventata per antonomasia la lingua franca in tutto il mondo.
Fu proprio per evitare gli aspetti di “sudditanza psicologica”, fra le altre cose, che sul finire del 19° secolo l’oftalmologo polacco Ludwik Zamenhof decise di creare ”a tavolino” una lingua franca completamente nuova, chiamata Esperanto, che fosse “equidistante” da tutti, in senso culturale, storico e politico. E nonostante l’Esperanto non abbia avuto il successo e la diffusione sperati, sono in molti oggi a sostenere che sarebbe una soluzione decisamente migliore rispetto a quella dell’inglese.
L'inglese infatti, benchè venga spesso definita come una lingua semplice - e questo può anche essere vero, se la si confronta con il russo o con il cinese - non è affatto una lingua facile “in assoluto”.
Come ogni altra lingua infatti si è evoluta con il tempo, grazie all'uso che ne è stato fatto da tutte le popolazioni che l’hanno adottata, ...
Quando Schopenhauer scrisse la storica frase “Tutte le verità passano attraverso tre stadi. Primo: vengono ridicolizzate; secondo: vengono violentemente contestate; terzo: vengono accettate dandole come evidenti”, si è dimenticato di spiegare un passaggio molto importante, che avviene nella terza fase: poichè coloro che “danno per evidenti” le nuove verità sono gli stessi che fino a ieri le contestavano con accanimento, costoro debbono trovare un modo per “allinearsi” alla nuova verità senza apparire in contraddizione con se stessi.
In altre parole, non potranno semplicemente dire “Sì, l’eretico aveva ragione”, ma dovranno scovare un “sì però”, di qualunque tipo, che gli permetta di salvare la faccia nel momento di doverlo riconoscere. Altrimenti sarebbero dei veri uomini, e non dei ”quaquaraquà”.
Chi ha visto “Il conformista” difficilmente potrebbe trovare un esempio migliore nel quale l’uomo – con la “u” minuscola – riesca a calpestare le proprie convinzioni, tradire i propri amici, e rinnegare il suo stesso passato, pur di restare a galla in una società che muta rapidamente sotto i suoi occhi.
Di solito sono i dinosauri, incapaci di adattarsi al nuovo ambiente, ad andarsene con un botto. I camaleonti invece riescono sempre ìn qualche modo a sopravvivere.
E’ presto per dire se questo accadrà anche con il caso Simoncini – l’eretico che osa sostenere di poter guarire il cancro ...
Aveva ragione chi scrisse, all’indomani dell’inaugurazione di Barack Obama, che il neo-eletto presidente americano avrebbe avuto due anni di tempo per governare – nel bene come nel male - e non un giorno di più.
In una situazione più unica che rara, infatti, Barack Obama si era ritrovato con Camera e Senato a maggioranza democratica, ed avrebbe potuto forzare il passo su molte leggi importanti, lasciando ai repubblicani, come unica arma di opposizione, il cosiddetto “filibuster” (l’ostruzionismo parlamentare).
Naturalmente, per arrivare alla Casa Bianca Obama aveva già dovuto passare le sue “Scilla e Cariddi“, per cui nessuno si aspettava di vedere dall’oggi al domani una rivoluzione liberal in America. Ma, come abbiamo detto già in passato, vi sono dei binari ben precisi entro i quali un presidente ha comunque la possibilità di modificare, almeno in misura limitata, il percorso storico della nazione più potente del mondo.
Purtroppo Obama non ha fatto nemmeno quello. Anzi, ha commesso un errore clamoroso subito dopo la partenza, ...
E’ appena andata in onda sulla CNN l’intervista di Mahmoud Ahmadinejad realizzata da Larry King, in occasione della visita annuale alle Nazioni Unite del presidente iraniano. Contrariamente a quanto avvenuto l’anno scorso, quando King aveva intervistato Ahmadinejad cercando di restare super partes, in questa occasione il conduttore della CNN ha scelto di indossare chiaramente i panni dell’americano, attaccando il presidente iraniano in modo diretto e univoco, su tutte le questioni più importanti attualmente in discussione. In questo modo Ahmadinejd ha potuto ribattere colpo su colpo, finendo per non concedere a King nemmeno un punto in tutta la partita.
Quando King ha chiesto di trattare in modo compassionevole i “turisti” americani che erano sconfinati per sbaglio in Iran un anno fa, Ahmadinejad ha risposto che la sicurezza nazionale viene prima di ogni altra cosa, e che gli Stati Uniti non si sarebbero certo comportati in modo diverso dal loro, in un caso simile.
Quando King ha chiesto notizie su un agente dell’FBI scomparso tre anni fa in Iran, Ahmadinejad ha risposto con tagliente ironia che “dovrebbe essere l’FBI a fare più attenzione a dove vanno a finire i suoi uomini.”
Quando King ha detto che “il mondo è preoccupato per la possibilitò che l’Iran venga in possesso di armi atomiche”, ...
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