di Marco Cedolin
Alla fine ce l'abbiamo fatta.
I ruggenti cannoni dell'Occidente, che fremevano da settimane dentro ad un recinto troppo stretto, teleguidati da baliosi generali affamati di
eroismo, hanno ricevuto dall'ONU il via libera, sotto forma del viatico a spendersi in nuove
gloriose imprese, come già lo furono e lo sono quelle in terra d'Afghanistan e
d'Iraq.
Nella tarda serata di ieri il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha infatti approvato con 10 voti favorevoli e 5 astensioni (Germania, India, Brasile, Russia e Cina) una risoluzione che autorizza l'imposizione di una no-fly zone sulla Libia "con tutti i mezzi a disposizione", incluso il ricorso all'uso della forza.
In pratica le armate occidentali, con alla testa Francia e Stati Uniti che più degli altri si sono spesi nel fare pressione nei confronti di quegli stati che manifestavano perplessità, sono da stanotte autorizzate ad usare aerei e missili contro l'esercito di Gheddafi (che altro non è se non l'esercito libico) nella misura e nella maniera che ritengano più opportuna al fine di tutelare l'incolumità delle truppe degli insorti, che nella risoluzione vengono definiti "civili" nonostante abbiano tutti i connotati di un esercito in armi, e in sostanza garantirne il successo militare.
La decisione non stupisce più di tanto, ... ... dal momento che l'insurrezione in Libia, organizzata dagli oppositori di Gheddafi, con il sostegno angloamericano e dei seguaci della monarchia, stava fallendo miseramente e senza un intervento armato occidentale sarebbe stata destinata a spegnersi entro un paio di giorni.
A poco era servita l'operazione mediatica volta a presentarla come una grande rivolta popolare, dal momento che di folle oceaniche se ne erano viste pochine e gli insorti, armati di tutto punto a bordo di fuoristrada nuovi fiammanti, sembravano molto più interessati ai pozzi di petrolio, piuttosto che non a quel pane che in verità in Libia sembra non essere mai mancato.
A poco era servito partorire sensazionalismi disancorati da qualsiasi realtà, nel tentativo di dipingere Gheddafi come uno stragista sanguinario che mandava gli aerei a bombardare i cortei dei manifestanti inermi e faceva scavare fosse comuni dove stipare decine di migliaia di civili assassinati. Dal momento che Gheddafi, pur non essendo certo un'anima pia, non ha mai bombardato i cortei dei manifestanti, nè fatto ammazzare decine di migliaia di civili inermi.
A poco era servita la demonizzazione di stampa posta sulla testa "dell'amico del giorno prima", diventato dittatore impresentabile e criminale da isolare politicamente e finanziariamente, attraverso l'appropriazione indebita di tutti i suoi denari, investiti nel gotha della finanza internazionale. Dal momento che nonostante tutta questa operazione politica e finanziaria, Gheddafi stava dimostrando inequivocabilmente di godere ancora di un discreto ascendente su larga parte del popolo libico e di avere tutti i mezzi necessari per far fronte ad una rivolta che andava spegnendosi lentamente come una candela consunta.
Alla luce dei fatti le potenze occidentali, fallita l'improvvida operazione messa in atto, si sono trovate di fronte all'alternativa di consentire a Gheddafi, ormai da loro sconfessato e buttato nel cestino della spazzatura, di rimanere al potere a tempo indefinito, incassando in tal modo uno smacco per molti versi inaccettabile o sostituirsi di fatto alle truppe degli insorti, affermando che se Gheddafi non lo caccia il popolo, perchè "in fondo gli vuole ancora bene", vorrà dire che lo cacceremo noi, per far piacere al popolo che molte volte non sa cosa è meglio per lui. Oltretutto a voler guardare il bicchiere mezzo pieno, in questo modo sarà anche più semplice e "lecito" appropiarsi di quei pozzi di petrolio che certo a lui non serviranno più, dal momento che finirà impiccato da qualche tribunale fantoccio o suicidato in un carcere sconosciuto.
Resta solo da scoprire cosa accadrà nelle prossime ore e nei prossimi giorni. Se l'operazione si svolgerà tutto sommato in maniera "indolore" o se i cannoni d'Occidente si produrranno in una guerra come quella afgana e irachena, che falcerà quelle migliaia di vite umane fino ad oggi uccise solo con la fantasia.
Senza dubbio la possibilità di condurre nel "baratro della democrazia" un altro paese, come già accaduto a Kabul e Bagdad è quanto mai concreta. Sprofondare una nazione nella guerra civile, difficilmente può essere considerata una buona idea. Convincersi che lo si sta facendo per il bene del popolo, poi lo è ancora meno, come i popoli afgani ed iracheni stanno tristemente a testimoniare.
Restano solo i pozzi di petrolio, alla cui protezione, più che non a quello di un fantomatico popolo, l'Occidente sembra interessato seriamente.
Marco Cedolin
http://ilcorrosivo.blogspot.com/
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