Non c’è stato il tempo di verificare le affermazioni contenute in questo video. Possono farlo direttamente gli utenti, approfondendo nel contempo l’argomento, a favore di tutti i lettori. Grazie. M.M.
Traduzione e sottotitoli: moksha75ar
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Concludiamo questa “tre giorni” lunare con un breve ricordo di Gus Grissom e compagni.
I veri eroi dello spazio non sono quelli che hanno orbitato intorno alla terra mentre fingevano di andare sulla Luna, ma coloro che hanno pagato con la vita per essersi rifiutati di prendere parte a quella sceneggiata.
(Chiedo scusa per la musica allucinante, purtroppo il video è tratto da un documentario pieno zeppo di quella musica, e non è stato possibile fare di meglio. M.M.)
C’è qualcosa di profondamente ributtante nel vedere quello che stanno facendo Repubblica e l’Espresso intorno agli scandali di Berlusconi. Ma non è il semplice fastidio provocato dal miserrimo livello raggiunto nel pubblicare le telefonate delle prostitute, è qualcosa di molto più profondo e arcaico, ce va a cozzare con il più intimo senso di giustizia della natura umana.
O forse è un disperato gesto di ribellione, che nasce nel sentirsi manipolati al di là di ogni accettabile limite.
O forse ancora è il fastidio per questa viscida ipocrisia, da parte delle suddette testate, nel travestirsi da “giornalismo” solo quando la cosa torna utile, ben sapendo di non aver mai assolto a quel compito per il resto dei giorni dell’anno.
Insomma, deve essere qualcosa di profondamente grave, se una persona come il sottoscritto, che non ha mai provato la minima simpatia politica per Berlusconi, si ritrova oggi incapace di gioire per la sua ormai inevitabile discesa agli inferi.
Sembra quasi che il vederlo sconfitto su un territorio così poco “politico”, dopo averlo visto scorrazzare indisturbato sulla carcassa della nostra nazione, ...
(Questo video dimostra, come sostengono molti "pazzoidi", che sulla Luna l'atmosfera esiste).
I viaggi lunari rappresentano certamente il punto più alto mai raggiunto nella storia della tecnologia, della scienza e del progresso umano, e il loro valore simbolico è talmente profondo che è impossibile trovare un qualunque altro evento storico che abbia una pari forza di suggestione.
Mettere in dubbio la loro effettiva realizzazione significa quindi, prima di tutto, andare a distruggere uno dei simboli più importanti di tutta la nostra storia moderna, ed è naturale per chiunque provare una istintiva ritrosia di fronte a questa ipotesi.
Riconoscere che i viaggi lunari non furono mai effettuati significa inoltre riconoscere che l’intera umanità sarebbe stata ingannata con perfido cinismo, per moltlssimi anni, proprio da coloro a cui affidiamo le sorti del nostro futuro: i governi, la scienza, e le istituzioni in generale.
Rimane quindi doppiamente difficile, in qualunque ambito o situazione, cercare di sostenere la tesi dell’inganno, proprio a causa della natura umana, …
La verità sul caso Aldrin-Sibrel (Video all’interno)
Lo ha detto lui per primo, cercando di prevenire la inevitabile valanga di battute che sarebbe conseguita a questa sua infelice dichiarazione: “Lo so che la cosa può essere interpretata male, ma in questo momento io sento sulle mie chiappe il calore delle chiappe di Aldrin. Questo è un momento da non dimenticare”.
Chi parla è Paolo Attivissimo, il padre del debunking all’italiana, dopo essersi seduto sulla sedia occupata fino a poco prima da Buzz Aldrin, in una conferenza stampa tenutasi a Roma nei giorni scorsi.
L’occasione era quella del lanciamento del libro di Aldrin “Magnificent desolation”, una sorta di riflessione di Aldrin sull’esperienza nello spazio, e su quanto gli è accaduto in seguito nella sua vita. (Nello spazio ovviamente Aldrin c’è stato. E’ su quanto si sia allontanato dalla terra che verte casomai la diatriba).
Naturalmente Attivissimo ha approfittato dell’occasione per incontrare quello che ritiene un vero e proprio eroe, "un uomo che ha fatto la storia", almeno a giudicare da quanto lui stesso ha scritto sul suo blog: Averlo davanti a me, a pochi metri, non mi sembra vero: no, in realtà non mi sembra possibile. Confesso che mi sono sentito come un bambino che scopre che Babbo Natale esiste davvero in carne e ossa ed è pure simpatico (e, ciliegina sulla torta, è anche un geek).
Nello stesso articolo, Attivissimo si esibisce inizialmente nel solito pedante elenco di “imprecisioni” altrui, …
Ci risiamo. Attentati dal sapore “internazionale”, grande confusione sui particolari, e totale mancanza di rivendicazione. Le caratteristiche, ormai canoniche, del nuovo terrorismo mondiale si ripresentano puntuali anche a Jakarta, e possiamo quindi già affermare che anche questo caso verrà archiviato come il classico “duplice attentato sanguinario, portato a termine da fazioni terroristiche probabilmente legate ad Al-Queda, che hanno causato la morte di X civili (per ora siamo a otto), e danni per x milioni di dollari”.
Con un differenza, volendo, rispetto ai casi precedenti, che suggerisce un ulteriore affinamento delle armi psicologiche - le vere armi con cui si combatte, da sempre, la battaglia del cosiddetto "terrorismo". Il sangue e le bombe sono solo un fastidioso corollario.
Ma parliamo prima dei tre componenti canonici: internazionalità, confusione dei particolari e assenza di rivendicazione.
Internazionalità: già come a Bombay, e prima ancora in Egitto (*), sono stati scelti come obiettivo degli alberghi internazionali. Si può quindi dedurre che l’intento sia quello di coinvolgere emotivamente, a livello planetario, il maggior numero di persone. Se la bomba scoppia in un quartiere povero di una qualunque città asiatica “saiamechecazzomenefrega”, pensa il cittadino medio occidentale, ”saranno sicuramente delle menate fra di loro”, e così l’episodio non lo memorizza nemmeno. Se invece c’è andato di mezzo, ad esempio, il Ritz di Jakarta, a) “cazzo allora vuole dire che ce l’hanno con noi occidentali, b) “non sarà mica che la prossima volta tocca all’Hilton della mia città?" ...
“Scusa Mazzucco ma non hai capito niente.”
“Spiacente Massimo ma non e' come la vedi tu”
“Anche io non sono d'accordo.”
“Non sono esattamente d'accordo”
“Stavolta ai un po toppato come dice qualcunaltro,”
“Andiamo, Massimo, va bene sentirlo dire dai farlocchi che popolano la Rete…”
“Secondo me Massimo è andato in ferie e sta scrivendo il suo domestico al posto suo.”
“Mazzucco, mi spiace dirtelo, visto che ti stimo quasi alla follia, ma ...”
“Max, leggiti con calma gli interventi di tutti, poi capisci meglio lo spirito di Grillo....”
“Articolo che non condivido.”
Questa è stata la chiave prevalente dei commenti al mio articolo di ieri su Grillo-Buffalo Bill. Per quanto siano stati tutti “buffetti affettuosi”, fatti senza la minima intenzione di offendere, devo dire che se io fossi un “pennarolo” alle prime armi avrei anche potuto pensare di suicidarmi.
Conosco però bene il meccanismo che spesso porta a scegliere di criticare il messaggero invece di affrontare seriamente i contenuti del messaggio, e mi sono ritrovato quindi a dover decidere se davvero avessi preso fischi per fiaschi, o se invece avessi per caso toccato una “vacca sacra” che non andava toccata.
Secondo la maggioranza degli utenti il mio errore di fondo (nel criticare la scelta di Grillo di proporsi come leader dei DS), starebbe nel non aver capito che quella del comico genovese fosse ”solo una geniale provocazione”.
Quando però ho chiesto come mai uno che voglia “solo provocare” si agiti come un dannato …
Alla fine sono riusciti a farlo impazzire. Ora manca soltanto che Grillo chieda di diventare cardinale, e il giro di chiglia che gli hanno fatto fare, con abilità ed astuzia millenarie, sarà stato completo.
Dopo aver dedicato anni ad un progetto alternativo, basato sulla “rivoluzione di Internet”, sulla “politica dal basso”, e sulla “forza della gente”, Beppe Grillo si ritrova a fare la fila davanti alla segreteria del più istituzionale, retrivo ed immobilista dei partiti italiani - il PD - perchè vuole assumerne la guida.
La sua parabola ricorda in qualche modo quella di Buffalo Bill, l’eroe del West che aveva costruito la sua fama come eroe indomito e indipendente, difensore dei neri nel periodo dello schiavismo più estremo, difensore dei pellerossa …
di Marco Cedolin
Finalmente si è chiuso il G8 dell'Aquila, patetica kermesse a metà fra una rivista di gossip e un rotocalco televisivo di propaganda politica.
La congrega di marionette lautamente stipendiata attraverso il denaro pubblico ed impropriamente etichettata come "grandi della terra" da uno stuolo di giornalisti sussiegosi, abituati a suggere la propria mancia dalla stessa fonte, si è profusa durante questi giorni in una rappresentazione tutto sommato mediocre.
Proclami generalisti privi di fondamento, buonismo di facciata dispensato a pioggia, vagonate di banalità spacciate come il risultato di complessi studi analitici, ottimismo fuori luogo sempre presente, al fine di dimostrare all'opinione pubblica che i mestieranti della politica continuano a tenere in pugno la situazione,a prescindere da quanto grave essa sia.
La crisi economica? Uno spauracchio, vero e proprio incidente di percorso, che ormai i "grandi" si sono lasciati alle spalle, per approdare a breve nella verde vallata della ripresa e dello sviluppo.
I mutamenti climatici? Un problema tangibile che fortunatamente i "grandi" ...
di Enrico Galoppini
Cronache dalla colonia-Italia, alla ricerca d'un barlume di dignità e di sovranità.
Che Berlusconi non sia gradito all'Angloamerica e alla GF&ID (Grande Finanza e Industria Decotta, per usare una felice definizione di Gianfranco La Grassa) ormai è un fatto acclarato che solo chi è mosso da faziosità ideologica preconcetta può non riconoscere. Il perché è ben spiegato in varie analisi uscite in questi giorni, di fronte alle quali i solerti "anticonformisti" del massimalismo rivoluzionario parolaio non hanno saputo fare di meglio che lanciare l'accusa di "filo-berlusconismo" (che nella scala gerarchica dell'infamia viene seconda solo a quella di "filo-fascismo").
Che costoro - che pure si considerano "politicamente impegnati" - continuino a scambiare la politica per la prateria nella quale far scorazzare i loro sogni frustrati è un fatto che concerne solo la psichiatria. La politica, in specie quella estera, è questione di rapporti di forza e di sfere d'influenza. Il resto è aria fritta.
Veniamo alle cose serie, anzi gravi, gravissime accadute in questi giorni in Italia, ...
Rispondo pubblicamente a Vulcan, dopo aver ricordato che non è all’individuo che mi rivolgo, ma alla forma di pensiero che lui rappresenta e condivide, nell’ambito del dibattito in corso. Per quanto nessun altro “vulcan”, per ora, si sia fatto avanti, è infatti ragionevole pensare che non sia lui l’unico ad essersi posto le domande che si è posto.
Il suo gesto, altamente apprezzabile, è reso ancor più onorevole dal fatto che Vulcan abbia poi cercato il confronto diretto con gli “amici di scienza”: “La mia curiosità – ha scritto nei commenti - è di capire quanto possa essere considerato conservatore dal "lettore comune" e quanto invece troppo "avanzato" o imprudente da chi la scienza veramente la pratica.. medici, fisici o biologi che siano”.
Ed è a questa domanda che vorrei rispondere, poichè mette in evidenza, a mio parere, il vero cuore del problema.
Vulcan infatti era partito dal metodo scientifico come oggetto della discussione (domandandosi cosa debba o non debba fare la scienza medica di fronte a un caso come quello di Simoncini), ma inconsapevolmente ha finito per trasformarlo in soggetto, “esterno” al dibattito stesso, nel momento in cui lo ha eletto a parametro di misura per giudicare la sua posizione.
Questo è, a mio parere, un errore che rivela la profondità del danno che è stato fatto, nel corso dell’ultimo secolo, da coloro che hanno abusato del metodo scientifico per farne lo strumento di ben altre finalità.
Caro Vulcan, non è il metodo scientifico che deve decidere quanto un uomo sia nel giusto, ma è l’uomo che deve decidere quanto sia giusto il metodo scientifico. Sei tu che devi sapere se sei nel giusto, …