di Paolo Buscaglino Strambio
Stimato Dott. Cervi,
una volta tanto non è il padre, che Le scrive, ma il figlio; che Le chiede di accordargli la benevolenza di qualche minuto di attenzione in nome del rispetto dovuto a chi ha da poco perso un amico e ha avuto in più la pessima sorpresa di vederlo prontamente diffamato in prima pagina sul proprio giornale di riferimento.
Mi riferisco, come avrà già capito, a Vittorio Arrigoni, che io ebbi modo di conoscere circa sei mesi fa e col quale da allora mi confrontavo quasi quotidianamente, sintetizzando mensilmente in un dossier le notizie terribili di cui era ogni giorno testimone e che la stampa sistematicamente ignorava.
Questo giovane uomo – che anziché vivere la vita normale e tranquilla di ciascuno di noi ha scelto di mettersi totalmente al servizio dei più disperati, fino all’estremo sacrificio – viene in queste ore da più parti dipinto come un fanatico, o tutt’al più come un ingenuo al servizio di una causa sbagliata, sulla base di quegli stessi pregiudizi di cui quotidianamente tentava di dimostrare la falsità. Lo ha fatto Giuliano Ferrara da “Radio Londra” (a cui ho egualmente risposto), lo ha ripetuto sabato scorso Fiamma Nirenstein dalla prima pagina del nostro Giornale. Ed è appunto per questo che ora mi rivolgo a Lei per una sorta di “diritto di replica” anche se non sono neppure lontanamente parente del diffamato.
Nell’articolo citato si afferma che “odiava Israele”, che definiva “ratti” i sionisti, ecc.
Tutto vero, sul piano puramente letterale, ma quale significato avevano quelle espressioni … … nel contesto da cui sono state estrapolate? Come nel caso delle intercettazioni telefoniche, le frasi estratte dall’ambiente in cui vengono dette e il cui vero significato è ben noto alle persone a cui ci si stava rivolgendo possono finire per rappresentare un’idea radicalmente diversa da quella che l’autore intendeva esprimere. Come è appunto in questo caso.
Chi sono dunque “i sionisti” che Vittorio detestava? Non certo il popolo israeliano, vittima anch’esso dei propri estremisti, ma quei fanatici che pur di sostenere la legittimità di Israele sono pronti a chiudere gli occhi di fronte a qualunque atrocità e qualunque evidenza. Le allego, a titolo d’esempio, la foto (tratta da “Sky News”, che a sua volta cita un giornale israeliano) delle magliette in dotazione tempo fa all’esercito, in cui si esalta esplicitamente l’uccisione di donne incinte (“due morti con un colpo solo”) e di bambini (“più è piccolo, più è difficile”). Questi sono, per noi, “i sionisti”. Se non piace la parola “ratti”, possiamo almeno definirli “persone spregevoli” senza per questo essere dipinti come amici dei terroristi?
Allo stesso modo,
le invettive contro “Israele” non sono da intendere come contro la popolazione civile bensì contro il governo e chi ne decide la politica.
Le allego, a questo proposito, due articoli di professori universitari ebrei – Uri Davis e Ilan Pappe – che
denunciano l’emanazione da parte del governo di Tel Aviv di leggi che discriminano la popolazione su basi puramente razziali, garantendo pienezza di diritti ai soli cittadini ebrei. Se è giusto – ed è certamente giusto – bollare d’infamia le leggi razziali nazifasciste e chi le emanò, è lecito bollare di uguale infamia le leggi razziali israeliane e chi le emana tuttora? Perché è solo questo, che faceva Vittorio e continuano a fare i suoi amici.
Questo parallelismo tra il nazismo e il sionismo spesso suscita istintivamente un moto di repulsione, al punto che da molte parti si dice che l’antisionismo è solo antisemitismo mascherato. Giova allora ricordare che
esistono movimenti di ebrei ultraortodossi, come i “Neturei Karta”, che come noi manifestano in piazza contro Israele, bruciano la sua bandiera ed espongono cartelli in cui questo parallelismo viene gridato a caratteri cubitali. Dobbiamo pensare che siano ebrei antisemiti?
Ad inizio Marzo un veterano della diplomazia israeliana, Ilan Baruch, ha rassegnato le dimissioni condannando la politica del suo governo contro i palestinesi e dicendo che
“identificare l’antisionismo con l’antisemitismo è semplicistico, provinciale e artificiale“; e qualche anno fa Sir Gerald Kaufman, parlamentare britannico ebreo, dichiarava in aula:
“mia nonna fu uccisa da un soldato tedesco mentre era a letto malata. Mia nonna non è morta per fornire ai soldati israeliani la scusa storica per ammazzare le nonne palestinesi a Gaza. L’attuale governo israeliano sfrutta cinicamente e senza limiti il senso di colpa dei gentili per l’Olocausto onde giustificare i suoi omicidii in Palestina“. Dicono le stesse cose che diciamo noi; sono anche loro antisemiti, amici dei terroristi?
Accennavo a crimini e atrocità…
Quanti di quei giornali che danno (giustamente) ampio risalto agli attentati islamici riferiscono anche che i bulldozer israeliani entrano continuamente in territorio palestinese per devastare i campi coltivati? Che in perfetto stile Gheddafi vengono confiscati (e mai più restituiti) i pescherecci di Gaza in base ad un limite territoriale unilateralmente fissato in 3 miglia quando gli Accordi di Oslo lo avevano fissato a 20 miglia? Che il rapporto Unicef 2010 cita casi documentati di bambini palestinesi usati come scudi umani dai soldati israeliani? Che i contadini disarmati rischiano quotidianamente la vita – nel loro campo, nel loro paese – sotto il fuoco dei cecchini? Che i cosiddetti “periodi di tregua” sono in realtà costellati di bombardamenti di centri abitati, di sequestri arbitrari, di detenzioni illegali (si vedano, a questo proposito, le denunce di Amnesty International)… tutto comodamente spacciato per “lotta al terrorismo”?
Quando si avrà finalmente il coraggio e l’onestà di rappresentare la situazione da entrambi i punti di vista e non solo da quello israeliano?
Sul nostro Giornale ho anche dovuto leggere che Vittorio “sorvolava sulle nefandezze di Hamas”… quando a Gennaio pubblicava e faceva proprio il “Manifesto dei Giovani di Gaza” (allegato) che iniziava con un inequivocabile “vaffanculo Hamas”; e quando solo un mese prima di morire ancora ne denunciava la brutalità nel reprimere una manifestazione pacifica con queste parole: “meno di un’ora dopo Hamas decideva di terminare la festa a modo suo: centinaia di poliziotti e agenti in borghese hanno accerchiato l’area, e armati di bastoni hanno assaltato brutalmente i manifestanti pacifici, dando alle fiamme le tende e l’ospedale da campo.” Questo è forse “sorvolare sulle nefandezze di Hamas”?
Non mi dilungo sulla vicenda che lo ha visto opposto a Saviano: su YouTube c’è ancora il suo video completo, intitolato “Gaza risponde a Roberto Saviano”; chiunque può vederlo, giudicarlo e capire chi fosse davvero Vittorio Arrigoni.
Mi perdoni lo sfogo e l’essermi così dilungato, ma a fronte di due intere pagine di giornale con foto in prima, credo sia comunque proporzionato. Specialmente vista
l’importanza della realtà di Gaza, che certamente a Vik sarebbe importata ben più della verità sulla propria morte.
Come concludeva sempre lui, “restiamo umani”.
Paolo Buscaglino Strambio
Fonte
[Grazie a Peonia per la segnalazione]
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