Dopo essermi trasferito a Hollywood, una quindicina di anni fa, mi ritrovai a lavorare per un certo periodo come sceneggiatore per Dino de Laurentiis. Pur essendosi “americanizzato” più degli stessi americani, dal punto di vista produttivo, de Laurentiis ha sempre accolto benevolmente gli italiani che cercavano di farsi strada nel complesso mondo del cinema di Hollywood.
Purchè naturalmente avessero capito che “qui siamo in America, quindi scordati tutto quello che hai imparato in Italia”.
Gli incontri di lavoro con lui erano sempre veloci ed essenziali, dritti al punto, ma in quei brevi momenti ho avuto modo di cogliere alcuni aspetti della sua personalità che mi sono rimasti impressi in modo particolare. Ricordo soprattutto la sua stupefacente capacità di scartare immediatamente, senza il minimo dubbio, le idee “buone” da quelle “cattive”. Lo faceva a livello istintivo, in un millesimo di secondo, senza mai ragionarci sopra, e se per caso gli chiedevi “mi scusi Dino, ma perchè questo non dovrebbe andare bene?”, lui rispondeva brusco “Non lo so, non funziona e basta. Andiamo avanti”.
Soltanto una volta ebbi la forza di contestare una sua posizione, e la pagai molto cara. Giunti verso la metà di una sceneggiatura che stavamo costruendo insieme, … … Dino mi disse: “A questo punto ci vuole un bell’inseguimento in macchina. Oppure in treno, in moto, qualunque cosa, ma i due protagonisti devono scappare”. Io trovavo quella scelta una caduta di stile, rispetto al resto del film che era impostato ad un livello molto più alto, e glielo feci notare. Lui disse semplicemente: “Lo so, ma è questo che vuole la gente”. Io ribattei “Ma Dino, deve essere lei a dire alla gente che cosa vuole, non viceversa”. Lui alzò gli occhi dalla scrivania, e forse per la prima volta quella sera mi guardò in faccia. I suoi piccoli occhi mi scrutavano, e senza che lui avesse bisogno di aprire bocca io vi lessi dentro “Ragazzo, li vedi tutti quegli Oscar nella bacheca dietro di me? Io ho fatto oltre 600 film nella mia vita, e tu vieni a dire a me che cosa devo fare?” Per lungo tempo non mi chiamò più, in modo che mi fosse ben chiaro chi sta alla guida e chi deve semplicemente prendere istruzioni.
In un’altra situazione stavamo chiacchierando del più e del meno, quando squillò il telefono. Era il presidente della Fox in persona. Io mi alzai e feci per uscire, per lasciarlo solo, ma Dino mi fece segno di rimanere. Assistei così al seguente scambio: “Come sarebbe a dire che non vuole più fare il film? … Aspetta un attimo.” Su un’altra linea chiese che gli chiamassero Tom Cruise. Quando l’attore rispose, Dino gli disse secco: “Ho saputo che non vuoi più fare il film, come sarebbe?” Parlottò per un poco con lui, e rapidamente gli fece cambiare idea. “Allora, ti vanno bene dieci milioni di dollari? Okay Tom, ci sentiamo presto.” Ritornò sulla prima linea, e disse al presidente della Fox: “Ha detto che se ci sono io lo fa, per dodici milioni”. Poi appese il telefono, mi guardò e mi disse “Ho appena guadagnato due milioni di dollari. Dunque, dicevamo?”
In un terzo caso mi trovai ad assistere ad una “discussione creativa” fra de Laurentiis ed un produttore televisivo americano. I due si erano già accordati per la sceneggiatura, ma il produttore americano insisteva perchè certi dettagli della vicenda venissero chiariti all’inizio della storia, invece che alla fine. Diceva che altrimenti il pubblico non avrebbe capito. Dino invece sosteneva che era proprio quello il bello della sceneggiatura. Dibatterono per un pò, senza trovare un accordo, e alla fine il produttore se ne andò, dicendo che si sarebbero risentiti più avanti. Quando la porta si fu richiusa Dino mi disse: ”Questi sono pazzi. Vogliono mettere la fine all’inizio, e poi si domandano perchè certi film non funzionano.”
Dino viveva in una sontuosa villa collocata sulla collina di Hollywood: piscina, campi da tennis, ettari di terreno incolto che la circondavano. Un giorno, guardando fuori dalla finestra del suo studio, mi disse: “Questa è la villa che Jo aveva fatto costruire per quella là di Viale del Tramonto”. Jo era Joseph Kennedy, il padre dell’ex-presidente ucciso a Dallas, e “quella là di Viale del Tramonto” naturalmente era Gloria Swanson, la sua amante a Hollywood per molti anni. Di colpo avevo visto due figure mitologiche come Joseph Kennedy e Gloria Swanson aggirarsi per quei corridoi, in carne ed ossa, mentre la storia improvvisamente si saldava con il mondo della fantasia.
Le vicende della vita mi portarono in seguito per strade diverse, e per molto tempo non vidi più de Laurentiis. Lo reincontrai qualche anno fa, e dopo avermi descritto brevemente i progetti su cui stava lavorando, mi disse: “Sai, comincio ad avere una certa età, prima o poi bisogna che inizi a pensare di fermarmi.” Io istintivamente replicai “Ma come Dino, c’è tempo, prima di pensare a fermarsi! In fondo quanti anni ha, 78 no?”
Lui mi guardò con dolce malinconia, e con il suo classico accento napoletano mi disse: “Eeeeeh, settantotto, magari! Ottantatrè ce ne ho, altro che!”
Nei suoi occhi brillava ancora la luce di un ragazzino che ha appena scoperto il sapore della vita.
Massimo Mazzucco