Una bella ragazza. Giovane, simpatica, dinamica. Frequenta i giri di Berlusconi, allettata dalle promesse di notorietà televisiva. Passa diverse volte da Arcore, assiste alle serate bunga-bunga, ma non accetta di fare parte del gioco. Spera di portare a casa un contratto televisivo anche senza doversi abbassare a travestirsi da crocerossina con la minigonna.
Poi scoppia il caso Ruby, e lei viene coinvolta nelle testimonianze. E racconta tutto quello che ha visto ad Arcore. O quasi tutto. Il resto promette di raccontarlo in un libro, che - dice - sarà esplosivo.
Ma quel libro non vedrà mai la luce, perchè la ragazza improvvisamente si ammala, e finisce in ospedale. Dopo un mese muore, nonostante le cure intensive. Prima di morire confida ai parenti e ai dottori che teme di essere stata avvelenata.
Due giorni fa ho assistito a mezz'ora di televisione da puro voltastomaco: Sky-TG24 ha infatti dedicato uno speciale a Lorenzo Orsetti, il miliziano morto di recente in Siria.
Il programma si è svolto come se fosse la commemorazione di un eroe del risorgimento. Orsetti è stato trattato alla stregua di un Carlo Pisacane, oppure uno dei fratelli Bandiera, o un Martire di Belfiore, tutta gente che ha immolato la propria esistenza per la giusta causa della libertà d'Italia.
Ora sia ben chiaro: chiunque ha il pieno diritto di arruolarsi ed andare a combattere per chi vuole. La vita era la sua, e nessuno deve decidere cosa farne se non lui.
Quello che stupiva invece nel servizio di Sky era proprio la reiterazione del concetto che Orsetti era sì un miliziano, ma "che combatteva dalla parte dei giusti". Perchè nella logica del mainstream gli americani, gli occidentali (e in questo caso i poveri curdi) sono i "buoni", mentre quelli dell'Isis naturalmente sono i cattivi.
Quindi basta combattere l'Isis per ritrovarsi "dalla parte dei giusti".
Un'altra cinquantina di migranti salvati in mare, un'altra diatriba sulle responsabilità, un'altro psicodramma che si prepara a riempire i TG per i prossimi giorni. Con una differenza: questa volta la nave della ONG batte bandiera italiana. E siccome con la Seawatch Salvini aveva detto "è olandese, che se la prenda l'Olanda", presto salterà fuori qualcuno che si ricorderà di quella frase, e dirà "la nave è italiana, quindi dobbiamo prenderla noi".
A questo punto non è nemmeno divertente fare il totoscommesse su come andrà a finire, tanto sappiamo benissimo che si troverà la solita gabola all'italiana per farli sbarcare senza che nessuno debba perdere la faccia.
Ma il problema di fondo rimane, ed è lo stesso che avevamo già sollevato lo scorso gennaio, con un articolo intitolato "Davvero non possiamo fare niente?"
Manifestazioni in tutto il mondo, copertura mediatica da mondiali di calcio, e tutti a strapparsi i capelli per il "miracolo" di questa ragazzina che, "da sola", ha messo in moto la rivoluzione ambientale che salverà il pianeta.
Con un piccolo particolare, che tutti si dimenticano di citare: non esiste un solo partito al mondo, in nessuna delle nazioni più industrializzate, pronto ad accogliere e a fare proprio il messaggio ambientalista di Greta Thunberg.
Manca cioè l'anello di congiunzione fra le parole e i fatti. Ed è forse proprio questo il motivo per cui i media si sono buttati a corpo morto sul fenomeno Greta: perchè sanno tutti benissimo che nessuno farà comunque niente, e che questa faccenda è destinata a dissolversi nel nulla nell'arco di pochissimo tempo. Un po' come quando Bergoglio invoca "la pace nel mondo" serza rivolgersi a nessuno in particolare: lo dice, la notizia passa sui telegiornali, e dopo dieci minuti è già stata dimenticata.
Quindi con Greta si fa audience - e si distoglie la gente da problemi più reali e contingenti - praticamente a costo zero. E' il buonismo da un tot al chilo, quello classico di natura boldriniana che così ferocemente appesta il mondo del politically correct.
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Comincio ad avere la sensazione che quelli del Movimento 5 Stelle ci stiano prendendo clamorosamente in giro. In altre parole, ho il sospetto che la "confusione" che sembra regnare ovunque nel Movimento a livello ideologico non sia affatto casuale, ma faccia parte di un disegno ben preciso per tenere buona la base, mentre i vertici si muovono in direzioni diverse dal progetto iniziale.
Non si spiegherebbe altrimenti il fatto che ogni volta che ci si lamenta di una qualche scelta fatta dai 5 Stelle salta regolarmente fuori qualcuno, sempre dei 5 stelle, che ha detto esattamente l'opposto. In questo modo si riescono a tacitare le critiche, senza dover necessariamente cambiare le strategie di vertice.
Un esempio di questa "tecnica" è stato messo in evidenza da Stefano Re con un suo post recente, nel quale confronta ciò che sta scritto riguardo ai vaccini sull'Osservatorio 5 Stelle con le azioni effettive dei pentastellati al governo. E' vero infatti che l'Osservatorio, per sua stessa definizione, "è indipendente dal Movimento 5 Stelle", ma è anche vero che "ha come finalità dichiarata quella di indirizzarne e sostenerne la concreta azione politica."
Teme la «colonizzazione» della Cina per un accordo che non c'è mentre tace sulle 113 installazioni militari USA in Italia
di Fabrizio Verde
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini dice no ad accordi con la Cina che possono «creare interferenze con il consolidato posizionamento internazionale dell’Italia» e addirittura configurare una «colonizzazione».
Se la questione non fosse molto seria ci sarebbe davvero da ridere di fronte all’ennesima uscita anti-cinese di Matteo Salvini.
Il leader leghista manifesta la sua preoccupazione circa un’eventuale «colonizzazione» dell’Italia. Il discorso è condivisibile ma c’è un piccolo problema che sembra sfuggire al padano convertito al nazionalismo: l’Italia è già colonizzata. Dagli Stati Uniti non di certo dalla Cina.
di Gennaro Carotenuto
Le denunce del New York Times e di Forbes sui casi degli aiuti umanitari bruciati e sul blackout, che analizzo qui, attestano che in Venezuela la guerra sia già cominciata e le false notizie dominino incontrastate la costruzione dell’opinione pubblica.
Le guerre di nuova generazione fanno morti come e più di quelle che si combatterono con la clava, la balestra o il fucile Chassepot. Rispetto alla gravità del blackout in Venezuela ai media italiani è piaciuto a scatola chiusa sposare la tesi dell’inettitudine chavista. I chavisti sono per definizione tutti incapaci, sanguinari e corrotti. Sta diventando un tratto tipico della cultura politica italiana quella di non rispettare l’avversario, pensando che irridere e delegittimare corrisponda a cancellare. Tale attitudine impedisce di conoscere e capire, e tradisce la ragion stessa di essere dei media. Al contrario vari media statunitensi hanno preso molto sul serio e considerano credibile che il blackout in Venezuela sia stato causato da un cyberattacco informatico USA. Se così fosse sarebbe affare serio, perché saremmo con ogni evidenza di fronte a un atto di guerra di quelle della cosiddetta quarta generazione. Fossero stati gli hacker russi parleremmo di Terrorismo. Essendo i presunti autori del sabotaggio gli statunitensi, è bene parlare di azioni di guerra nelle quali viene bypassata la forza militare tradizionale per usare azioni di carattere economico, culturale, psicologico, in particolare usando l’informatica.
di Marcello Pamio
Il 25 febbraio scorso è stato ufficializzato nella Gazzetta l’inserimento del medicinale Triptorelina nell’elenco dei farmaci erogabili a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale.
La Triptorelina Pamoato è il principio attivo, il nome commerciale è Decapeptyl e appartiene alla categoria farmacologica degli «Analoghi degli ormoni liberatori delle gonadotropine», in pratica agisce causando la soppressione della funzione gonadotropa pituitaria, detto in parole semplici blocca alcuni importantissimi ormoni, come il testosterone, agendo direttamente sulla ghiandola endocrina pituitaria: l’ipofisi!
Attualmente viene somministrato nel carcinoma della prostata e in quello della mammella mediante un’iniezione che viene effettuata tassativamente ogni 3 mesi. Ma perché un farmaco in uso nei tumori ormono-sensibili viene inserito nella Gazzetta ufficiale?
La risposta è semplice ma inquietante: perché l’impiego sarà allargato ai casi «in cui la pubertà sia incongruente con l’identità di genere (disforia di genere)».[1]
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Oggi luogocomune compie 15 anni. Sembrano niente, ma in realtà sono tantissimi 15 anni, in un'epoca in cui tutto cambia così rapidamente da non ricordarsi nemmeno più cosa fossero ieri e l'altro ieri.
E allora proviamo a ricordarlo, quello che era il 2004, a tutti coloro sono arrivati dopo.
Pensate che nel 2004, ad esempio, non esisteva YouTube. Un povero pirla come Mazzucco doveva chiedere di ospitare i propri filmati all'amico Rodrigo Vergara di Arcoiris.tv, che già allora aveva un server capace di trasmettere dei filmati in streaming.
Fu così che misi in rete il primi spezzoni di quello che sarebbe diventato il film Inganno Globale. Era il capitolo dedicato al Pentagono, ed il primo nucleo del capitolo sul World Trade Center. Quel video si intitolava "11 settembre quattro anni dopo", e superò le 400.000 visualizzazioni, record assoluto per quell'epoca, e rappresenta ancora oggi il record assoluto di visualizzazioni su Arcoiris (*).
Solo nel 2006 sarebbe arrivato YouTube, determinando il primo cambiamento epocale nella diffusione dei video sulla rete.
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