NIENTE PIÙ IMMUNITÀ PER GLI ANGIOLETTI DI VON RUMSFELD
(A sin. Feldmaresc. Gerd von Runstedt, capo dell'esercito nazista)
22.06.04 - Una delle conseguenze dello scandalo torture è che
gli esportatori di democrazia dovranno stare molto più attenti,
da oggi in avanti, quando “sbagliano” nello sganciare il loro prezioso
pacco-dono e fanno fuori intere famiglie di gente ignara ed innocente.
Nonostante ci abbiano provato in tutti i modi, Annan è stato
inflessibile: il consiglio di sicurezza dell’ONU non rinnoverà
ai soldati USA in giro per il mondo l’immunità da possibili cause
intentate contro di loro dal tribunale dell’Aja, per violazioni dei
diritti umani, per crimini di guerra, o qualunque altra cosa.
Dite la verità, molti di voi non sapevano nemmeno che
l’avessero, vero? Io stesso sono caduto dal pero, perchè me
l’ero completamente dimenticato (molti articoli li avrei scritti in
maniera ben diversa, altrimenti). Ma questa è una di quelle
piccole grandi vergogne ...
21.06.04 - Curioso questo mondo islamico. Più si avvicina il
momento in cui terminerà ufficialmente l’occupazione
militare dell’Iraq, più dei presunti jihadisti si sentono
in bisogno di richiedere, con mezzi non certo diplomatici, che questa
occupazione abbia termine. Sono stati a guardare per più di un
anno, senza, mai farsi venire in mente che si poteva prendere e
decapitare un ostaggio alla settimana, mettendo davvero in ginocchio la
cosiddetta coalizione, e ora che questa comunque se ne va, si mettono a
ricattare tutti affinchè ciò accada.
Quattrocchi, per quel che ne sappiamo, è probabilmente morto, ma
sul come, dove e perchè ciò sia avvenuto la coltre del
mistero resta più fitta che mai. L’italiano è inoltre
morto “prima” che qualunque richiesta in cambio della sua vita venisse
ufficialmente avanzata, e senza comunque che ci fosse quel canonico
intervallo di ”trepidazione nazionale”, che è appunto il piede
di porco con cui si può pensare di scardinare l’unità
degli occupanti.
Nicholas Berg è sicuramente morto, molto probabilmente prima di
essere decapitato, ma anche lì ricatti veri e propri, del tipo
andatevene o lo uccidiamo, non ce ne sono stati. Prima è morto,
poi ci hanno fatto sapere che ciò era avvenuto perchè noi
occidentali gli abbiamo invaso il paese. Cioè, praticamente,
sarubbimo potuti andressimo via se solo ce lo diribbero.
Per gli altri tre ostaggi italiani, invece, il ricatto formale è avvenuto, ma è stato ....
21.06.04 - Per ben due volte, nel corso degli ultimi 12 mesi, le alte
corti di due fra i maggiori esportatori di democrazia, Stati Uniti e
Italia, hanno dovuto ricorrere a indecorosi “trucchi del mestiere”, pur
di non cedere di fronte a richieste tanto legittime da parte dei loro
cittadini quanto scomode per i loro governanti.
In Italia, il cittadino e padre di famiglia Adel Smith ha protestato
contro la presenza nelle scuole pubbliche del simbolo di una certa
religione, che pure essendo quella professata dalla grande maggioranza
della nazione, non era purtroppo la sua. E vista la separazione
costituzionale fra Stato e Chiesa, implementata dalla revisione al
Concordato del 1984, ha avanzato la legittima richiesta di vedere o il
simbolo di quella religione rimosso, oppure quello della sua aggiunto
accanto ad esso. E seppur il giudizio in primo grado gli fosse stato
necessariamente favorevole, alla fine dell’iter giudiziario il signor
Smith se ne è tornato a casa ...
CATTURATO IN NORD-ITALIA IL NUMERO UNO DELLA CELLULA GFAQLL
21.06.04 - La notizia non è ancora confermata dalla questura di
Pavia, ma pare che nei dintorni di Vigevano una squadra di agenti
della antiterrorismo abbia arrestato questa notte Abu Al-Abdani, capo
della cellula GFAQLL in Nord-Italia (collegata ad Al-Queda), e
ricercato da anni per l’attentato del 2002 in cui un aereo da turismo
si schiantò nelle vetrate del grattacielo Pirelli a Milano.
Morirono 4 persone, e altre 21, che quella sera si erano attardate al
lavoro, rimasero in preda al panico per svariati minuti. Pare che
Al-Abdani si fosse travestito da contrabbandiere svizzero, riuscendo
così ad ingannare...
20.06.04 - E' dal lontano 1902, anno in cui Abd-al-Aziz
Bin-Abd-al-Rahman Bin-Faysal Bin-Turki Bin-Abdallah Bin-Muhammad Al
Sa'ud, detto anche Ibn Sa'ud (per fortuna), riconquistò il
potere agli ottomani, che la famiglia Sa'ud regna incontrastata in quel
d'Arabia (Saudita, ovviamente). Ma a partire dal 1938, anno in cui fu
scoperto il petrolio, fu una società americana, la Aramco, ad
aggiudicarsi il diritto di estrarlo e venderlo nel mondo. E se solo nel
1972 l'Arabia riuscì a strappare il 20 per cento di quella
compagnia ai petrolieri americani, nel 1980 ha potuto finalmente
vantare con orgoglio la proprietà completa della Aramco stessa.
E mentre dopo l'11 di Settembre tutti si affrettavano in Afghanistan,
per punire il malefico Osama che ci aveva buttato giù le
torri più belle, pochi si accorgevano che ben quindici dei
dicciannove
presunti dirottatori venivano indicati dall'FBI come cittadini sauditi.
Nonostante quindi si sia andati a prendere la rincorsa fino quasi in
Mongolia, con lunga sosta a Baghdad sulla via del ritorno, non
c'è da stupirsi se alla fine la partita è tornata nella
sua sede più naturale fin dall'inizio, cioè appunto
l'Arabia Saudita.
Due settimane fa gli attentati di Kobar, con
il cuoco italiano che ci è andato di mezzo, poi il giornalista
della BBC assassinato per strada (il suo collega non è ancora
fuori pericolo), e adesso la decapitazione (ci si dice, ma del corpo,
come ormai d'abitudine, nemmeno l'ombra) dell'americano Paul Johnson.
Di questo ultimo caso, è interessante cercare di leggere fra le righe del comunicato che stranamente, in
nome della famiglia di Johnson, è stato letto ai giornalisti
direttamente da un agente FBI:
La Moratti ha legittimato il rientro dell’educazione cattolica nella scuola di stato.
19.06.04 - Visto dagli Stati Uniti, dove la guerra
evoluzionismo-creazionismo è da anni sulle prima pagine, si
potrebbe dire all’Italia “Welcome to the Club”, benvenuti fra noi. Come
tutte le altre cose “brutte” che il neo-conservatism ci ha infatti
portato, il ritorno di fiamma della chiesa – protestante negli States,
cattolica in Italia – fa la parte del leone nell’infausto pacco dono. E
con la recente firma, fra il ministro Moratti ed il cardinale Ruini,
dell’ accordo che va sotto il nome di “Obiettivi specifici di
apprendimento per l’insegnamento della religione cattolica per la
scuola secondaria di primo grado”, si è di fatto sancito –al di
là dei fumosi giri di parole - il rientro nelle scuole statali
dell’educazione cattolica.
Furio Colombo ha lanciato dalle pagine dell’Unità un grido di
allarme tanto disperato quanto insufficiente, visto che praticamente
tutto il resto dei media nazionali ha volto lo sguardo altrove, pur di
non dover prendere posizione contro questa nuova grave violazione della
nostra costituzione (“Art. 7 - Lo Stato e la Chiesa cattolica sono,
ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”).
E di questo splendido regalo possiamo ringraziare anche la nostra
“sinistra” (ormai d’obbligo le virgolette), che non si è
certo ammazzata in estenuanti...
Michael Moore la prima battaglia l’ha vinta. O meglio, la penultima,
dopo la Palma d’Oro di Cannes, in questa sua lunga guerra personale
contro Bush, che si concluderà solo con le elezioni
presidenziali di novembre: una solida e rispettata casa di
distribuzione, la Lion’s Gate, ha deciso di sfidare l’intero
establishment conservatore americano, ed ha impegnato 10 milioni di
dollari per lanciare il suo film-documentario, Fahrenheit 9/11.
Dieci milioni sono noccioline, in realtà, quando un blockbuster
di Hollywood ne richiede almeno una quarantina per un lanciamento
decente (non dimentichiamo che stiamo parlando di 50 stati, dopotutto),
ma sarà sufficiente a garantire a Moore l’uscita contemporanea
in 500 sale, prevista per il prossimo week-end del 25 giugno. Non ci
sarà quindi il temuto effetto-soffocamento, ma anzi, come
avevamo previsto parlando della Palma d’Oro, è stato il dio
dollaro a dettare alla fine le regole della partita: il film a questo
punto rischia di portarsi a casa venti milioni di dollari come minimo,
cioè il doppio di quello che ha incassato fino ad oggi il
precedente documentario di Moore, Bowling at Columbine, che vinse
l’Oscar l’anno scorso. A parte i soldi comunque, il film dovrebbe
riuscire anche a lasciare il suo bel segno politico, almeno a giudicare
dal trailer (link in coda): persino la Fox News – la catena TV del
magnate Murdoch, dichiaratamente pro-Bush...
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