SPAZIO LIBERO PER COMMENTARE NOTIZIE ATTUALMENTE IN CIRCOLAZIONE, O PER QUALUNQUE ALTRO ARGOMENTO DI COMUNE INTERESSE.
- L'8 di Marzo luogocomune compie due anni. Siamo 2966 iscritti: ce la faremo ad arrivare a 3.000?
- [color=993300]MESSAGGIO IMPORTANTE[/color] per tutti coloro che usano un indirizzo email di Yahoo.
.
-
Ha deluso Jon Stewart, presentatore a sorpresa degli Oscar, e lo ha fatto al di là di ogni possibile previsione. La stessa persona che aveva "osato" andare alla CNN ad accusare i suoi colleghi più famosi di essere dei "venduti" al sistema, non ha saputo - o voluto - approfittare della platea mondiale in diretta, per lanciare anche un solo strale significativo contro la grande bugia che ci tiene tutti sepolti da 5 anni: quella dell'11 Settembre, e di tutto ciò che ne viene fatto conseguire. Ma Stewart ieri è riuscito a fare ancora di peggio: nel suo evidente desiderio di "accomodarsi" fra i big dello spettacolo senza troppo disturbare, ha finito per rendere una performance opaca e ben poco divertente sotto ogni punto di vista.
Mentre ha cercato la risata facile con l'ennesima battuta su Cheney cacciatore, il suo morso più incisivo, dal punto di vista politico, è stato quello di indicare l'enorme statua dell'Oscar alle sue spalle,
(L'articolo originale è del Febbraio 2005 - vedi nota in coda)
C'era una volta un gruppo di persone potenti. Esse avevano tanti soldi, tantissimi soldi, quasi tutti i soldi del mondo, e naturalmente per questo motivo volevano comandare loro. Ma erano comunque troppi, ed erano costretti ad ammazzarsi l'uno con l'altro, pur di arrivare a gestire quel potere. Un giorno ad uno di loro - il più saggio di tutti - venne un'idea folgorante.
Scusate, fermiamoci un attimo - suggerì questo - Perchè invece di continuare ad ammazzarci per comandare, non facciamo un pò per uno?
E già! - lo schernì un altro - Come decideremo quando e a chi tocca, senza tornare a litigare come prima?
Lo lasceremo decidere al popolo - rispose il saggio illuminato - Ci divideremo in gruppi diversi, ben definiti, con una bandiera ed un nome diverso, ...
L’aviaria nasce e si diffonde nei grandi pollai industriali, frutto collaterale delle pratiche industriali degli allevamenti intensivi. Questa la tesi dell’ONG “GRAIN”, attiva nella tutela della biodiversità, secondo la quale le misure prese dai governi per “combatterne” la diffusione non farebbero altro che negare il problema favorendo, per il futuro, la nascita di nuove pandemie.
di Andrea Franzoni
Un polletto scappa arzillo zampettando qua e là sul terreno fangoso. Dietro, un paio di bambini inzaccherati lo rincorrono ridendo e lanciando urletti sotto gli occhi velati di tristezza dei genitori. Finalmente la femminuccia riesce ad afferrare il pennuto. Lo solleva, lo stringe forte per evitare che le sfugga di mano, pare che lo abbracci per un’ultima volta ma sempre ridendo, come per un gioco. Poi le si avvicina un uomo che indossa una tuta integrale bianca, stivali bianchi, maschera bianca: la ragazzina gli allunga il pollo con un sorriso. L’uomo lo afferra maldestramente con gli spessi guanti bianchi, quello comincia a dimenarsi seriamente, ma non c’è nulla da fare. L’uomo bianco apre con una mano un grande sacco, anch’esso bianco, e ci caccia dentro con forza il pennuto. Poi, forse come ringraziamento per l’aiuto, lancia un ultimo sguardo asettico alla bambina, rimasta interdetta, e se ne va in una nuvola di disinfettante .
Storie di aviaria in una qualsiasi campagna del sud est asiatico. L’epidemia che sta terrorizzando il mondo è nata qui …
Protesta la sinistra, accusando Berlusconi di aver montato una mezza farsa elettorale, col suo viaggio-spot a Washington, e lo accusano di aver violato la "par condicio", autotrasmettendosi per intero nel suo intervento davanti a Congresso americano.
Certo, un'immagine così "prestigiosa" avrà sicuramente lasciato il segno in un paio di anime più semplici, ma davvero non si capisce perchè il nostro Premier, dopo aver svenduto praticamente tutta l'Italia al suo "commander in chief", non debba poter incassare qualche briciola nel momento del bisogno.
Qualcuno ci vuole forse venire a raccontare che Prodi, in una situazione simile, non avrebbe fatto la stessa cosa? Oppure che d'Alema avrebbe umilmente rinunciato, per rispetto alla "par condicio", alla possibilità di vedere in diretta mondiale...
Negli ultimi tempi, all'interno del 9/11 Truth Movement, si è venuta a creare una "corrente di pensiero" che accetta la versione ufficiale del governo americano riguardo al Pentagono, e preferisce limitare la propria critica al solo crollo delle Torri Gemelle.
La maggior parte di costoro sostiene che il sospetto che sul Pentagono non si sia abbattuto il famoso volo AA77 della American Airlines, sia stato alimentato di proposito dei nemici dei complottisti, per poterli poi screditare, tirando magari fuori dal cilindro all'ultimo momento delle immagini inequivocabili del Boeing che si avvicina all'edificio. (Non esistono infatti, fino ad oggi, immagini che mostrino con chiarezza l'aereo che ha colpito il Pentagono).
Sul versante opposto, c'è chi naturalmente sostiene che costoro siano solo dei debunkers "infiltrati", che cercano di smontare ...
Pubblichiamo queste due "notizie brevi", attualmente in primo piano, per dare uno spazio adeguato a chi volesse commentarle.
BERLUSCONI DA BUSH
Finalmente Berlusconi ha avuto il coraggio di dire in faccia Bush che entro il 2006 l'Italia si ritirerà dall'Iraq. Per la precisione, ecco del parole del nostro Premier sentite ieri al telegiornale: "Sono tremila i soldati italiani che rientreranno in patria, ma sono diecimila gli uomini delle forze dell'ordine che saranno sul territorio per garantire il mantenimento della pace".
[Nota: Inizialmente avevo citato Berlusconi a braccio, dopo aver sentito il TG3, e gli avevo attribuito l'espressione "nostre forze dell'ordine". Tale infatti era stata - e rimane - la mia impressione sul senso di quella frase (non si capisce altrimenti perchè mai Berluscioni dovrebbe rassicurare Bush per forze dell'ordine che non lo riguardano), ma non è assolutamente detto che sia così, e lo spazio per il dubbio rimane. Ho quindi sbagliato nel virgolettare la frase, e me ne scuso con chi ne ha tratto conclusioni non necessariamente vere. M.M.]
SCONTRO ENERGETICO ITALIA-FRANCIA
A quel che si è riusciti a capire, gli italiani sarebbero arrabbiati coi francesi perchè hanno fuso una società pubblica con una privata. O viceversa. Insomma, in qualche modo hanno detto …
Quello che segue è il resoconto di una breve chiacchierata, intrattenuta per caso con una persona appena rientrata dall'Iran. Si tratta di una donna iraniana, che era emigrata negli Stati Uniti ai tempi di Kohmeini, per poter perseguire un sogno che nel sue paese alle donne era proibito: diventare dottoressa. Una volta all'anno si reca a Teheran, per manterene i contatti con la famiglia e con la propria terra. Le sue impressioni valgono quindi come quelle di una "persona qualunque": non sono necessariamente inquadrate in un'ottica politica, ma dalla stessa non sono certo nemmeno inquinate.
La cosa più sorprendente di tutte è stato sapere che assolutamente nessuno, in Iran, pensa oggi che un'invasione americana sia anche solo lontanamente possibile: semplicemente, non fa parte delle previsioni. "Non siamo mica l'Iraq", ha detto. Ma non c'era nessuna sfumatura di orgoglio nazionalista, nelle sua parole, c'era piuttosto …
Inserito il link alla trasmissione sottotitolata in italiano
Forse questa domenica, per una volta tanto, varrà la pena di stare in casa a guardarsi gli Oscar in televisione. Non certo per le stars, né tantomeno per i film, ma per il presentatore stesso, che quest'anno sarà un personaggio molto particolare.
Jon Stewart è un comico praticamente sconosciuto al mondo, e nemmeno tanto noto negli stessi Stati Uniti. Da qualche anno conduce uno show televisivo, chiamato The Daily Show, che è però limitato al limbo della cable-TV, l'equivalente della nostra pay-TV. Solo chi ha l'abbonamento, delle grandi città, può quindi ricevere anche il prezioso Comedy Central, il canale televisivo, improntato tutto all'umorismo, del quale lo show di Stewart è decisamente la stella più brillante.
Con un stile gelido e tagliente, ogni sera Stewart ironizza, …
di Andrea Franzoni
Quello per il controllo dell'opinione pubblica è stato, specie negli ultimi tempi, il fronte più importante della generalizzata guerra al "terrore" del governo statunitense. E' stato lo stesso Rumsfeld ad ammettere come i più critici campi di battaglia, per l'amministrazione Bush, sono oggi le sale stampa.
«I nostri nemici si sono abilmente attrezzati per combattere la guerra nell'odierna era delle comunicazioni, ma il nostro paese non l'ha fatto». Probabilmente non saremo troppo d'accordo con questo, ma il fatto che Rumsfeld lo dica apertamente, lamentandosi addirittura della mancanza di "riverenza" da parte dei media, è sintomo di una spavalderia e di una arroganza inaudita.
Donald Rumsfeld ha invitato gli apparati militari e le altre agenzie governative ad adoperarsi in una aggressiva e innovativa campagna di "informazione" …
Fino a ieri, nonostante tutto, ero contento di essere un occidentale. Mi riconoscevo in una storia piena di contraddizioni ma anche di dibattito, di pagine orride come di pagine splendide, una storia che sembra comunque indicare, nei tempi pur lunghissimi della crescita umana, un sofferto tentativo di migliorarsi, e di migliorare le condizioni della nostra permanenza su questo pianeta. Non ho mai pensato che quello occidentale sia il miglior modo di vita possibile, ma concordo certo con quelli che sostengono che è il migliore che sia mai stato realizzato fino ad oggi sulla faccia della terra.
Poi venne Marcello Pera, con il suo "Appello per l'Occidente".
Da questo appello - "già firmato da politici e uomini di cultura", ci dice sempre l'articolo di Repubblica - risulta invece che i valori cardine della nostra società dovrebbero essere: "Strenua ed indiscutibile difesa di Israele; integrazione degli immigrati ...