In senso stretto, “democrazia” significa “potere del popolo”, ed è riferito alle forme di governo in cui si cerca – almeno nelle intenzioni - di mettere in pratica questo principio altamente idealistico di distribuzione equanime del potere.
In senso lato il termine “democrazia” viene usato per indicare una generica “parità di diritti” fra gli individui – in qualunque situazione - dove non esistano privilegiati nè sfavoriti in partenza.
Si dice, ad esempio, che “internet è democratico” perchè tutti possono parlare, mentre “la TV è oligarchica”, perchè solo alcuni possono farlo. Nel cogliere questo aspetto dei mezzi di comunicazione di massa, Pasolini è sempre stato all’avanguardia (meglio di lui lo avrebbe detto forse soltanto McLuhan, con il suo folgorante “Il mezzo è il messaggio”):
La “democrazia di internet” pone però una nuova serie di problemi, poichè troppe persone confondono “democrazia” con libertà, e “libertà” con assenza di responsabilità.
Una volta stabilito che usiamo il termine “democrazia” in senso lato, per indicare i “pari diritti” di cui ciascun cittadino gode nella rete, …
Da un pò di tempo a questa parte ha iniziato a ronzare attorno a questo sito una nuova genìa di personaggi, che magari non si conoscono nemmeno fra loro, ma condividono tutti il desiderio – conscio o inconscio - di gettare in qualunque modo discredito su di me.
Lo fanno in modo molto più subdolo e raffinato dei grezzi debunkers del 9/11. Sono molto più educati, colti e raffinati, e stanno nascosti nell’ombra, dove fingono di partecipare con interesse alle più svariate discussioni, pronti a cogliere la minima occasione per uscire allo scoperto e gettare discredito su di me.
Purtroppo per loro, come avevo già indicato nel mio manuale anti-debunker, costoro finiscono regolarmente per tradirsi, poichè non sanno assolutamente resistere alla tentazione di generalizzare la loro critica: iniziano con l’insinuare fra le righe il dubbio su un singolo argomento, per domandarsi poi apertamente “dove cavolo vada mazzucco a prendere certe notizie”, e finiscono sistematicamente per domandarsi se questo “sia il modo giusto di fare informazione”. Curiosi interrogativi, per uno che in realtà dovrebbe aver sollevato una singola obiezione, non trovate?
Anche perchè normalmente io a questa obiezione rispondo con chiarezza. Ma è proprio in quel caso che loro si tradiscono, perchè a quel punto si dimenticano di ringraziarmi per il chiarimento – se convinti - o di contestarlo se insoddisfatti. Invece scompaiono regolarmente nel nulla, ...
Se non sapete chi è Susan Boyle non c’è niente di male: fino a ieri nessuno al mondo la conosceva. Oggi le grandi case discografiche fanno a gara per assicurarsi il suo primo album, che è destinato certamente a raggiungere in poco tempo le hit parade di tutto il mondo.
Susan Boyle è una donna “qualunque” di 47 anni, disoccupata, che sbarcava il lunario cantando la domenica in chiesa per i suoi compaesani di Blackburn, una delle mille cittadine dimenticate della Scozia dei minatori.
Susan non ha mai avuto un fidanzato, e vive da sola con il suo gatto. Poco tempo fa ha deciso di tentare la fortuna, per cercare di coronare il sogno della sua vita: diventare una cantante famosa. Quando è comparsa sul palcoscenico del concorso “Britain’s got talent”, con al collo il numero 14.321 dei “dilettanti allo sbaraglio”, la sua figura tarchiata e il suo look decisamente demodè hanno suscitato ondate di risolini e di commenti divertiti da parte del pubblico, che aveva davanti la quintessenza di questo tipo di concorso: la più grande illusione umana di fronte ad un sogno chiaramente irrealizzabile.
Da parte loro i giurati hanno aggiunto una nota di cinismo di dubbio gusto, roteando vistosamente gli occhi all’annuncio dell’età di Susan, e scambiandosi sguardi compassionevoli quando la medesima ha dichiarato, con assoluta serenità, di voler diventare una cantante “famosa come Elaine Paige”.
Ma non appena Susan ha iniziato a cantare è cambiato tutto.
In due semplici strofe Susan ha saputo mostrare delle qualità canore assolutamente eccezionali, che nell’arco di pochi minuti hanno trasformato la platea deridente …
Chiudiamo questo ciclo di articoli sul cancro con la descrizione del meccanismo che nel secolo scorso permise ai grossi capitali finanziari di impadronirsi dell’intero sistema medico americano, attraverso il controllo dell’insegnamento universitario. I Rockefeller amavano chiamarla “filantropia efficiente”.
Purtroppo li medico che volesse domandarsi oggi da dove nascano tante di quelle “certezze” che gli vengono contestate ...
di Marco Cedolin
Non sono mai stato un grande estimatore di Michele Santoro, né ho mai considerato le trasmissioni da lui condotte nel corso della sua carriera un esempio da seguire in termini di analisi critica ed obiettiva. Santoro ha sempre fatto giornalismo partendo da un’appartenenza politica ben definita, così come altri in Italia lo hanno fatto e continuano a farlo ispirandosi a posizioni politiche molto differenti, penso a Bruno Vespa, quando non diametralmente opposte, come Emilio Fede.
A prescindere dal livello qualitativo dell’informazione esperita da parte dei vari soggetti, la pluralità di pensiero (che in Italia è sempre stata molto scarsa) dovrebbe stare alla base di qualunque sistema mediatico abbia l’ambizione di considerarsi “libero” e di qualunque formazione politica consideri la “libertà” un valore fondante della propria identità.
Proprio per questa ragione si fatica a comprendere la veemenza con la quale ministri e uomini politici del “popolo delle libertà” si ostinano ad accanirsi contro la trasmissione “Anno Zero” di Santoro, domandandone la chiusura ogni qualvolta all’interno di essa vengono trattati argomenti scottanti, partendo da un’angolazione di lettura differente dalla loro.
Anno Zero non rappresenta sicuramente il punto di arrivo della “buona informazione”, però bisogna riconoscere alla trasmissione di Santoro il merito di avere ricoperto negli ultimi anni il ruolo dell’unica voce dissonante (in comproprietà con Report della Gabanelli che però ha un format totalmente differente) all’interno di un panorama di giornalismo televisivo assolutamente appiattito sulla logica del totale servilismo nei confronti del PDL e del PD. Non è infatti un caso che unicamente nell’ambito di Anno Zero si siano potuti apprezzare servizi e dibattiti sull'argomento rifiuti, sul massacro di Gaza e sulla tragedia del terremoto in Abruzzo, che andassero oltre la cortina di disinformazione portata avanti da tutti coloro che fanno “giornalismo” in televisione.
L’ostinazione a voler cantare fuori dal coro sembra essere costata cara tanto a Santoro quanto al vignettista Vauro, ...
Il dibattito sul cancro ha raggiunto un livello, sul nostro sito, a cui è necessario stabilire alcuni punti fissi.
Prima di tutto bisognerebbe ricordare che noi (cittadini) dovremmo essere tutti uniti, nel comune interesse di un sistema sanitario che funzioni al meglio per tutti, mentre la resistenza aprioristica di certi personaggi a qualunque tipo di critica non fa che ritardare quel miglioramento. Costoro avrebbero tutto il diritto di opporsi alle critiche, sia chiaro, se solo difendessero un’oncologia relativamente efficace. Ma è molto difficile oggi sostenere che non siamo di fronte ad un disastro di portata storica, e ci si domanda quali possano essere i veri motivi che li portano a difenderla in ogni caso, spesso pure con arroganza e aggressività. Teniamo infatti presente quanto segue:
L’ONCOLOGIA UFFICIALE NON SA NEMMENO DIRCI COSA SIA IL CANCRO. In 100 anni di progresso tecnologico i velivoli di legno dei fratelli Wright sono diventati dei caccia in leghe leggere che volano a tre volte la velocità del suono; il tremolante telegrafo che collegava le prime città dell’era industriale è diventato una rete di fibre ottiche che collega istantaneamente ogni più remoto angolo del mondo; l’osservazione passiva del firmamento è stata sostituita da tecnologie che permettono di valutare l’età delle stelle e delle galassie con precisione stupefacente. Solo l’oncologia è rimasta inspiegabilmente al palo, e dopo oltre 100 anni di ricerca è in grado di dirci soltanto che “si tratta di diversi tipi di malattie, che hanno cause diverse e distinte, che colpiscono organi e tessuti differenti, che richiedono quindi esami diagnostici e soluzioni terapeutiche particolari”.
Il che equivale a dire tutto e niente. Anche la laringite e l’artrosi sono “diversi tipi di malattie, che hanno cause diverse e distinte, che colpiscono organi e tessuti differenti, che richiedono quindi esami diagnostici e soluzioni terapeutiche particolari”. Ma per quelle almeno conosciamo con precisione la causa, e i relativi rimedi da applicare. Mentre se si chiede all’oncologia di nominare la causa precisa di un solo “tipo di cancro”, nessuno saprà darla con sicurezza, mentre indicherà le stesse cure generiche per tutti (chirurgia, radio e chemio).
Due di queste “cure” sono a loro volta cancerogene, mentre la terza - la chirurgia - equivale a negare il problema invece di risolverlo: uno dei casi di “vittoria sul cancro” vantati dal sito dall’AIRC è quello di un ciclista che ha sconfitto la malattia ed è tornato regolarmente alle competizioni... con una gamba sola. L’altra è stata gettata nella spazzatura, insieme al cancro che nessuno riusciva a guarire.
Sarebbe quindi suggeribile, prima di tutto, un atteggiamento molto più umile e disponibile al dialogo ...
In questi giorni di duro dibattito sul cancro, è anche giusto cercare di definire meglio le posizioni della medicina ufficiale.
Che cos’è, esattamente il cancro? Esistono cure valide, almeno per una parte dei tumori? Che cosa deve fare una persona che si ritrovi da un giorno all’altro con questa terribile Spada di Damocle sulla testa, e giustamente non se la senta di affidarsi alle terapie improvvisate o poco collaudate degli alternativi?
Per avere queste risposte siamo andati su un sito “doc” della moderna oncologia, quello della AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), che vanta addirittura articoli “conformi ai principi HONcode”.
Che sarebbe come leggere la Bibbia in una versione autorizzata direttamente dal Rabbino di Gerusalemme.
Abbiamo scelto una pagina a caso, “il tumore alla prostata”, ma tutto il sito sembra impostato sullo stesso tenore di serietà e di accuratezza scientifica, per cui torneremo al più presto a visitarne anche altre. (In corsivo gli estratti della pagina visitata).
Cos'è il tumore alla prostata
La prostata è una ghiandola presente solo negli uomini che, in condizioni normali, ha le dimensioni di una noce. È situata dietro l'intestino e avvolge il canale deputato al trasporto di urina (l'uretra).
Avvolge? Avete mai visto una noce che “avvolge” qualcosa? Boh. Però in compenso sappiamo con precisione dove localizzarla, poichè si trova “dietro all’intestino”.
Tra i suoi compiti c'è quello di produrre e immagazzinare il liquido seminale rilasciato durante l'eiaculazione.
Immagazzinare il liquido seminale rilasciato durante l’eiaculazione? Ecco perchè non ho mai avuto figli, ora capisco! Io ho sempre pensato che durante l’eiaculazione il seme finisse nel corpo della donna, e invece scopro ora che ce l’ho tutto nella prostata! Oh ragazzi, vent’ anni di scopate non sono pochi, compressi nello spazio di una noce… Dopo è chiaro che ogni tanto sono nervoso.
Il tumore della prostata è provocato dalla crescita incontrollata di alcune cellule all'interno della ghiandola stessa.
Vabbè, fin qui non ci piove. Che il tumore sia provocato dalla crescita incontrollata della cellula ...
di Marco Cedolin
L’immane tragedia del terremoto che ha duramente colpito la gente d’Abruzzo, provocando quasi 300 vittime, oltre 1000 feriti e 27.000 sfollati, ha dimostrato una volta di più la totale perdita di contatto con la realtà e lo stato di totale catatonia nel quale versa l'informazione italiana.
Le immagini del TG1 del 7 aprile, in apertura del quale una fiera annunciatrice imbellettata, esordendo con “Ascolti Record”, sciorinava senza vergogna e con dovizia di particolari i dati del grande successo di ascolti conseguiti dal telegiornale durante i giorni del terremoto in Abruzzo, basterebbero esse sole a far comprendere quale livello di degrado abbia ormai raggiunto l'informazione nel nostro paese.
Ascoltando i dati dello share di una catastrofe che per molti abruzzesi ha significato morte e disperazione, enumerati con certosina precisione e insano compiacimento e tradotti in un messaggio promozionale a favore del TG principe di “mamma Rai” è impossibile non restare attoniti e basiti, ...
Cancro ieri e oggi (III parte): Il ciarlatano che curava il cancro.
Esattamente come Reneè Caisse, Harry Hoxsey si ritrovò da giovane con in mano una formula di erbe in grado di curare il cancro. Esattamente come Reneè Caisse, Harry Hoxsey ha combattuto tutta la vita per riuscire a far riconoscere la validità del suo rimedio dalle autorità mediche americane.
A differenza della Caisse, però, Hoxsey aveva molti soldi, e non aveva paura di nessuno. Nessuno più di lui può quindi aver dato la misura degli ostacoli reali a cui vada incontro chiunque promuova un rimedio per il cancro fuori dai binari imposti dalla casta medica dominante. (All'interno la trascrizione completa del filmato).
(Se il filmato "zoppica", lasciatelo in pausa per 30 secondi, poi tornate a schiacciare "play"). Su ARCOIRIS potete scaricare la versione in alta definizione.
Nel suo caso non bastò l’appoggio entusiasta di senatori, avvocati, giudici, giornalisti, predicatori e persino dottori, nè bastarono le ripetute sentenze che confermavano in tribunale la validità della cura, per superare l’ostacolo della F.D.A. - la Commissione Medicine e Alimenti - che dovrebbe proteggere il cittadino dalle frodi terapeutiche, e che invece froda il cittadino “proteggendolo” dalle terapie esistenti, negando la loro sperimentazione e autorizzazione.
Fa una certa impressione vedere già allora un’arroganza che conosciamo molto da vicino, ...
Forse Beppe Severgnini non si è reso conto del pantano in cui si andava a infilare, nel momento in cui si è abbandonato al giusto sdegno per la buffonata imminente che prende il nome di elezioni europee.
“Avete visto chi vogliono candidare? – si domanda Severgnini nell’articolo Votare per l'Europa. E sentirsi fessi - Vecchi delusi, giovani amiche, soliti trombati, parenti invadenti, ex potenti indigenti, funzionari sconosciuti.”
Sembra di sentir parlare il cittadino attento e responsabile di una democrazia sana e funzionante, abituato sin dall’infanzia a votare per una gamma di candidati che sia la fedele espressione delle più legittime aspirazioni popolari.
Severgnini tuona - giustamente - contro “ragazze dalle competenze incerte, ma con splendide foto”, come se le competenze delle nostre parlamentari fossero certe e inoppugnabili. Severgnini mette in dubbio “l'opportunità della candidatura Mastella”, come se questo signore da noi avesse avesse sempre fatto l’astronauta o il maestro delle elementari. Severgnini parla di questa classe politica …
Leggi tutto: I "doveri" nella democrazia