Stucchevole. Ributtante. Inaccettabile. E l'unico modo per definire l'atteggiamento pietistico a reti unificate con cui i media nazionali hanno presentato la notizia del terremoto di ieri.
Con il funereo volto di circostanza, il commentatore TV introduce immediatamente il filtro generalizzato del fatalismo escatologico, di profonda matrice cristiana, nel quale la "volontà divina" porta ad annullare qualunque approccio analitico dell'evento, accettandolo già in partenza nella sua ineluttabilità complessiva.
Sia chiaro, nessuno dice che un terremoto si possa evitare, nè di certo si suggerisce che HAARP stia a preoccuparsi del destino dei nostri paesini abruzzesi (per fortuna).
Si vuole solo sottolineare come il fatalismo elevato a chiave di lettura generalizzata porti a convogliare automaticamente ogni pensiero nel grande imbuto emotivo, allontanandolo così dal terreno dell'analisi razionale.
Una volta che abbia prevalso l'aspetto emotivo, infatti, ogni pensiero di genere analitico dovrà compiere un percorso molto più lungo e difficile per risalire in superficie.
Questo significa, ad esempio, che di fronte alla notizia di un padre che abbia perso l'intera famiglia nel crollo della sua casa, prevalga la compassione - peraltro giustificata e doverosa - verso di lui, su qualunque parallelo che possa sorgere a livello razionale con le dozzine di padri palestinesi a cui accade la stessa identica cosa ogni giorno dell'anno.
Oppure significa che l'eventuale esistenza di un conflitto precedente, ... ... come quello rappresentato dal caso di Giuliani, relativo ad un possibile contenimento dei danni subiti, debba compiere il doppio della fatica prima di raggiungere il livello del dibattito nazionale.
In altre parole, il filtro primario del fatalismo conduce direttamente ad una sintesi di tipo emotivo, saltando ogni analisi di tipo razionale che possa portare a conclusioni ben diverse da quella già raggiunta.
E' una forma di prevenzione generica, introdotta da secoli con cinica sapienza nel nostro sistema di pensiero, tesa a minimizzare in qualunque situazione il rischio di vedere emergere responsabiltà di natura tutt'altro che divina.
Va quindi respinta e denunciata con forza ogni volta che venga utilizzata dai nostri burattini della comunicazione, che vengono invitati a riapproprarsi al più presto del proprio cervello, invece di limitarsi a prestare il volto in cambio del pane quotidiano. Non è solo alla luce di un lampione che ci si possa prostituire.
Ancora più in generale, ogni volta che si permetta all'approccio emotivo di prevalere su quello analitico, si preclude ad eventuali verità nascoste la possibilità di emergere con la prepotenza e l'urgenza con cui meriterebbero di farlo.
L'emozione è sempre stata il migliore alleato della menzogna, e sarà sempre il più grande nemico della verità.
Massimo Mazzucco
(NOTA: L'articolo è stato pubblicato dopo i 30 commenti iniziali).