Il dibattito sul cancro ha raggiunto un livello, sul nostro sito, a cui è necessario stabilire alcuni punti fissi.
Prima di tutto bisognerebbe ricordare che noi (cittadini) dovremmo essere tutti uniti, nel comune interesse di un sistema sanitario che funzioni al meglio per tutti, mentre la resistenza aprioristica di certi personaggi a qualunque tipo di critica non fa che ritardare quel miglioramento. Costoro avrebbero tutto il diritto di opporsi alle critiche, sia chiaro, se solo difendessero un’oncologia relativamente efficace. Ma è molto difficile oggi sostenere che non siamo di fronte ad un disastro di portata storica, e ci si domanda quali possano essere i veri motivi che li portano a difenderla in ogni caso, spesso pure con arroganza e aggressività. Teniamo infatti presente quanto segue:
L’ONCOLOGIA UFFICIALE NON SA NEMMENO DIRCI COSA SIA IL CANCRO. In 100 anni di progresso tecnologico i velivoli di legno dei fratelli Wright sono diventati dei caccia in leghe leggere che volano a tre volte la velocità del suono; il tremolante telegrafo che collegava le prime città dell’era industriale è diventato una rete di fibre ottiche che collega istantaneamente ogni più remoto angolo del mondo; l’osservazione passiva del firmamento è stata sostituita da tecnologie che permettono di valutare l’età delle stelle e delle galassie con precisione stupefacente. Solo l’oncologia è rimasta inspiegabilmente al palo, e dopo oltre 100 anni di ricerca è in grado
di dirci soltanto che “si tratta di diversi tipi di malattie, che hanno cause diverse e distinte, che colpiscono organi e tessuti differenti, che richiedono quindi esami diagnostici e soluzioni terapeutiche particolari”.
Il che equivale a dire tutto e niente. Anche la laringite e l’artrosi sono “diversi tipi di malattie, che hanno cause diverse e distinte, che colpiscono organi e tessuti differenti, che richiedono quindi esami diagnostici e soluzioni terapeutiche particolari”. Ma per quelle almeno conosciamo con precisione la causa, e i relativi rimedi da applicare. Mentre se si chiede all’oncologia di nominare la causa precisa di un solo “tipo di cancro”, nessuno saprà darla con sicurezza, mentre indicherà le stesse cure generiche per tutti (chirurgia, radio e chemio).
Due di queste “cure” sono a loro volta cancerogene, mentre la terza - la chirurgia - equivale a negare il problema invece di risolverlo: uno dei casi di “vittoria sul cancro” vantati dal sito dall’AIRC è quello di un ciclista che ha sconfitto la malattia ed è tornato regolarmente alle competizioni... con una gamba sola. L’altra è stata gettata nella spazzatura, insieme al cancro che nessuno riusciva a guarire.
Sarebbe quindi suggeribile, prima di tutto, un atteggiamento molto più umile e disponibile al dialogo ... ... da parte di difende l’oncologia ufficiale, fregiandosi di un attributo - “metodo scientifico” - che in questo caso rappresenta per la scienza soltanto un’estrema vergogna.
Attenzione, perchè questo non significa affatto che il medico che si comporta in quel modo sia in malafede. Anzi, ho più volte sostenuto che sia proprio lui la prima vittima di un sistema che si approfitta della sua generosità e buonafede (nessuno sceglie quel mestiere, se non animato da un sano desiderio di aiutare gli altri in primo luogo), per mantenere intatta nel tempo una vera e propria macchina criminale, che si arricchisce in modo mostruoso sulla pelle di milioni di pazienti in tutto il mondo.
Ora che abbiamo compiuto una piccola indagine storica, sappiamo anche meglio come si sia giunti a questa situazione paradossale.
Negli anni ’20 del secolo scorso nacque l’alleanza fra i grandi poteri economici (Rockefeller, Morgan, Carnegie) e la A.M.A., l’Associazione Medici Americani, che riuniva i dottori allopatici nella battaglia che da tempo li contrapponeva ad omeopatici, naturalisti ed “empirici” di ogni tipo.
Grazie ai finanziamenti poderosi, la A.M.A. riuscì in pochi anni a far estromettere qualunque altra categoria medica dalla pratica legalizzata, mentre modificava a proprio vantaggio i parametri degli standard da applicare all’approvazione dei nuovi medicinali. Grazie alla creazione della F.D.A. (Food and Drug Administration, o Commissione per gli Alimenti e le Medicine), i nuovi padroni della sanità si arrogavano di fatto il diritto di stabilire cosa fosse permesso e cosa no, all’interno della pratica medica.
Nel frattempo i Rockefeller mettevano a punto il grazioso meccanismo delle “foundations”, che permetteva ad enormi quantità di denaro di venire convogliate “esentasse” su Università e Istituti di Ricerca particolarmente meritevoli. Unica condizione richiesta dai generosi donatori, ovviamente, era l’acquisizione di testi universitari raccomandati dagli stessi donatori, i quali si impadronivano di fatto, in quel modo, anche del cervello delle future generazioni di dottori.
Insegnando ai medici solo quello che tornava più comodo alla nascente industria medica, di fatto si veniva a costituire un cartello impermeabile, in grado di tenere sotto controllo tutte le fasi della pratica oncologica, dalla culla alla tomba.
La culla è quella dell’industria, la tomba è quella del paziente.
Il medico di oggi impara fin dal primo giorno di università che la causa del cancro sia da ricercare esclusivamente a livello molecolare, in una mutazione di tipo genetico della cellula che porterebbe alla “replicazione incontrollata” del tessuto a cui appartiene.
E’ chiaro che a questo punto si possa escludere a priori qualunque soluzione naturalistica (dall’erba alla cartilagine al bicarbonato), perchè è evidente che nessun composto semplice sarà mai in grado di riparare un danno a livello genetico.
Ma quale dottore è in grado di dimostrare, senza ombra di dubbio, che ogni tumore derivi davvero da una mutazione genetica, e che questa non sia invece una conseguenza di una causa esterna ad essa, di qualunque altro tipo?
Eccola qua, la “variabile nascosta” che rischia di accecare anche il più onesto e ben disposto dei medici. Ci si fida di quello che ci è stato insegnato, e si agisce di conseguenza, perfettamente convinti di essere nel giusto, senza mai più tornare a mettere in dubbio la premessa che regge tutto il sistema.
Se a questo aggiungiamo che le tre uniche terapie concesse - chirurgia, radioterapia e chemioterapia - producono milioni di miliardi di dollari all’anno di fatturato, abbiamo la descrizione completa di una macchina criminale che funziona da quasi un secolo proprio grazie alla complicità inconsapevole dell’intera classe medica.
E’ proprio il dottore, senza volerlo, il migliore cane da guardia contro una possibile soluzione del problema.
Di fronte a questo, tutto il resto – discussioni sulla Caisse, su Simoncini, su Hoxsey - assume la valenza di un semplice corollario.
Massimo Mazzucco