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Twenty-ten, venti-dieci, come dicono in America, oppure duemiladieci, come diciamo noi. In qualunque modo la si pronunci, questa data fa una certa impressione, non solo perchè ci avvicina sensibilmente al fatidico 2012 – è inutile negarlo, persino il più razionale dei materialisti un pensierino alla “catastrofe universale” deve averlo fatto - ma perchè lo scatto delle decine rappresenta in qualche modo la fine di un ingresso incerto e temporaneo nel terzo millennio, e l’inizio di una cadenza precisa, più ufficiale ed ineluttabile del corso della Storia.
Il tempo avanza inarrestabile, e noi non possiamo che seguire gli eventi che ci porta, in parte affascinati dal continuo evolversi delle cose, in parte preoccupati per la nostra evidente impotenza a mutare il corso della storia.
Ci sentiamo tutti a bordo della stessa nave, ma nessuno sa bene chi sia al comando, che intenzioni abbia, e cosa davvero ci riservi il destino; di fatto viviamo in un mondo dove ormai tutto è possibile e nulla appare più certo, e bisogna essere dotati di un notevole ”senso dell’avventura” per non vivere questa situazione in maniera negativa, frustrante e destabilizzante.
Eppure, l’anno che è trascorso non è passato invano, e ci ha offerto molti segnali interessanti, ...
di Marco Cedolin
Nel volgere indietro lo sguardo al 2009 che sta terminando è forte la sensazione di esserci soffermati troppo spesso a guardare la pagliuzza che allignava nell’occhio altrui, senza fare più di tanto caso alla trave conficcata nel nostro.
E’ stato l’anno della crisi economica, con il PIL di tutto l’Occidente in caduta libera come non accadeva da molto tempo. Una crisi rappresentata però dal circo mediatico con lo sguardo rivolto al paese immaginario del Mibtel e del Nasdaq e ben poca attenzione nei confronti del paese reale fatto di fabbriche che chiudono, disoccupati, famiglie ridotte sul lastrico. Una crisi, quella del paese immaginario, che nelle parole di politici ed economisti starebbe già volgendo al termine, simile ad una sfuriata temporalesca primaverile. Una crisi, quella del paese reale, che sta acuendosi sempre più, senza che si vedano i prodromi di un’inversione di tendenza, semplicemente perché nessuno si è sentito in dovere di analizzarne le vere cause (globalizzazione e modello di sviluppo) e adottare le opportune contromisure (mutamento radicale del modello di sviluppo) che sarebbero risultate politicamente scorrette e scarsamente gradite ai grandi poteri finanziari che attraverso la globalizzazione ed i licenziamenti stanno costruendo sempre nuovi profitti.
E’ stato l’anno del drammatico terremoto in Abruzzo, “usato” dal governo (che tutto sommato ha gestito discretamente la situazione) come vetrina all’interno della quale specchiarsi. E della tragica strage di Viareggio, ...
(c/c: Gianni Riotta Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)
Egr. Sig. Riotta, desidero fare alcune precisazioni in merito a quanto accaduto nella puntata di Matrix del 29 dicembre 2009.
Nel corso della trasmissione lei ha affermato che “è assai probabile che ci fosse un altro cecchino” a Dallas, e che “è certo che Jack Ruby spara a Oswald per chiudergli la bocca”. Poichè il Rapporto Warren esclude categoricamente il coinvolgimento nell’attentato di altre persone oltre ad Oswald, lei ha dichiarato di respingere la versione ufficiale dei fatti, storicamente accettata nel mondo da oltre 40 anni. (Che il Rapporto Warren non costituisca la versione ufficiale è una sua tesi a dir poco bizzarra: provi a raccontarlo a chi scrive i libri di scuola che non è quella la versione ufficiale dell’omicidio Kennedy. Ma soprattutto, lo racconti a centinaia di autori e ricercatori indipendenti, che per 40 anni avrebbero combattuto un fantasma inesistente).
Le ricordo inoltre che la partecipazione di due o più individui ad un attentato lo fa ricadere automaticamente nella categoria di “complotto”, come sottolineato nel capitolo conclusivo dello stesso rapporto dell’House Select Committee for the Assassinations, o HSCA, che lei ha più volte citato nel corso della trasmissione.
Non si comprende quindi tutto l’astio che ha voluto esprimere contro il cosiddetto “complottismo”, quando lei stesso ha dimostrato di condividerne le tesi di fondo, almeno per quel che riguarda il caso Kennedy.
Forse che i famosi metodi che critica nei “complottisti” – ovvero l’analisi dei fatti anteposta alle conclusioni – siano anche i suoi?
In secondo luogo, vorrei esprimere tutta la tristezza che ha provocato in me vedere un personaggio come lei - che dirige un quotidiano di importanza nazionale, e che in passato ha diretto addirittura il più prestigioso TG della RAI - citare Wikipedia come repositorio di informazioni valide e storicamente obiettive.
Per sua informazione, Sig. Riotta, Wikipedia è una organizzazione talmente “democratica” ...
Notizie apparentemente insensate si accumulano in questi ultimi giorni dell’anno.
Secondo le agenzie di stampa, Al-Queda avrebbe rivendicato il rapimento dei coniugi Cicala, i due italiani sequestrati in Mauritania una decina di giorni fa. Motivazione ufficiale: rappresaglia per la partecipazione italiana alle guerre di Afhghanistan e Iraq.
Contemporaneamente, Al-Queda avrebbe anche rivendicato il fallito attentato sul volo Amsterdam-Detroit di qualche giorno fa, quando un passeggero ha cercato di dare fuoco ad un ordigno esplosivo legato alla sua gamba, finendo per riportare delle ustioni di terzo grado. Al giudice americano che lo ha interrogato, dopo l’atterraggio senza danni dell’aereo, l’uomo avrebbe detto che “ci sono molti di noi pronti a colpire in tutto il mondo”.
Nessun giornalista si domanda perchè mai la ferocissima Al-Queda rapisca dei cittadini italiani per lamentare una occupazione militare di cui noi siamo responsabili in misura irrilevante, e che lo faccia addirittura in un paese che si trova a 20.000 km. di distanza dal beneamato Afghanistan.
Nessun giornalista si domanda perchè mai la ferocissima Al-Queda mandi a fare gli attentati un imbecille che non è nemmeno capace a dare fuoco ad una miccia, ...
LA PUNTATA è disponibile QUI.. Appena possibile Mediaset ripristinerà la puntata integrale, compreso il mio filmato iniziale, che ora manca.
Anche Gianni Riotta ha scelto di scagliarsi a testa bassa contro il cosiddetto “complottismo”, nella puntata che Matrix ha dedicato oggi all’assassinio del presidente Kennedy. Lo ha fatto in modo simile a quello di Piero Angela, cercando di ridurre ogni erba a un fascio, in modo maldestro e grossolano.
Con una grande differenza, però: mentre Angela si mantiene saggiamente lontano da affermazioni categoriche, e si limita a cercare di far passare i “complottisti” per una sorta di malati sociali, Riotta nel corso della trasmissione ha finito per affermare tutto e il contrario di tutto, contraddicendosi più volte di fronte a un pubblico allibito, nel tentativo di tenere in piedi un’ipotesi insostenibile come quella della colpevolezza di Lee Harvey Oswald.
Spavaldo e saccente, Riotta ha esordito sposando la versione ufficiale, “poichè – ha spiegato in seguito - l’America è un paese dove è impossibile falsificare le foto dell’autopsia del presidente”. (Che le foto siano state falsificate, per chi non lo sapesse, è una delle cose più facili da dimostrare di tutto il caso Kennedy). Dopo questa funambolica affermazione, Riotta ha concluso l’intervento con uno sdegnoso “io detesto il complottismo”.
Mal gliene incolse.
Quando ha capito che gli sarebbe toccato spiegare certe incongruenze della versione ufficiale, ...
Diversi siti specializzati in materia finanziaria hanno riportato una notizia che mette in dubbio persino l’ultima delle certezze mai esistite al mondo: l’oro.
Il più antico dei simboli di ricchezza, la più classica metafora dello splendore, il parametro universale più diffuso per gli scambi commerciali, sembra aver perduto di colpo la sua capacità di garantire nel tempo il proprio valore, superando indenne le intemperie della storia.
Chiunque ne possieda un solo lingotto oggi rischia infatti di avere in casa del “comunissimo” tungsteno, che vale ovviamente molto di meno.
Non è solo dai “Rolex” taroccati che bisogna guardarsi, a quanto pare.
Grazie al suo peso specifico identico a quello dell’oro, è impossibile distinguere visivamente un lingotto di tungsteno laminato in oro da uno in oro puro, e diventa necessario praticare un piccolo “carotaggio” per accertarsi della sua reale composizione.
Questa curiosa caratteristica deve aver scatenato la fantasia di alcuni “operatori del settore”, visto che sembrano esserci oggi in circolazione tonnellate di lingotti d’oro che valgono poco più del semplice tungsteno.
L’idea di falsificare l’oro non è nata certo ieri, ma è anche grazie alla difficoltà di imitarlo che l’oro ha sempre conservato il posto d’onore fra i metalli pregiati.
Il modo più semplice per falsificare un lingotto d’oro ...
Un link nei commenti all’articolo su Beppe Grillo mi ha portato a conoscere il mitologico “Casaleggio”, l’uomo che secondo alcuni “manovra” il comico genovese dietro le quinte, per conto naturalmente dell’onnipresente loggia “ebreo-massonica” di matrice satanica. Costui avrebbe pure un antenato che ha partecipato alla guerra dell’Oppio, per cui è evidente che di tratti della maledizione in persona.
Non avevo mai approfondito questa "vox populi", per il semplice motivo che amo indagare partendo da fatti concreti, e non da tesi preconcette, ma la visione del filmato di Casaleggio sugli “influencer” merita sicuramente un’eccezione. Eccolo:
Secondo Casaleggio “il 90% dei contenuti in rete è pubblicato da un 10% degli utenti” che lui definisce “influencer”, cioè coloro che influenzano il pensiero altrui.
Già sarebbe interessante sapere da dove tragga Casaleggio queste percentuali, che presenta come statistiche assodate, visto che quella dell’ “influencer” è una definizione arbitraria, chiaramente personale: chi può stabilire se una persona influenzi o meno gli altri? E quanto bisogna influenzarli, per avere la patente di “influencer”? E se l’influencer fosse influenzato dalle idee altrui, resta un influencer o diventa influenced?
Fra due persone che discutono c’è sempre uno scambio di pensieri, ...
Pare che anche Beppe Grillo avrà il suo Termidoro.
Dopo anni di fatiche per organizzare una reale politica dal basso, quintessenza della travolgente campagna condotta da Beppe Grillo in questi anni, i suoi seguaci si ribellano ad imposizioni che lo stesso Grillo sta facendo ora piovere dall’alto.
Da Bologna Valerio D’Alessio, consigliere della lista civica Beppe Grillo, protesta per l’imposizione del candidato alle prossime regionali da parte di Beppe Grillo. Secondo D’Alessio “si sono fatte primarie chiuse pur di eleggere il candidato indicato da Beppe Grillo, col risultato di tenere fuori molte persone”.
Gli fa eco la Liguria, dove la stragrande maggioranza dei grillini aveva individuato il candidato ideale nel Dr. Paolo Franceschi, solo per vederlo bocciato da Beppe Grillo, il quale ha sostenuto che "non ci sono nella regione le condizioni per scendere nell’agone elettorale".
Anche in Piemonte si registrano diversi malumori da parte della base, che di colpo si trova impossibilitata ad esercitare quel tipo di democrazia a cui aveva dedicato fino ad oggi tutte le sue energie.
A garanzia che il movimento non si sarebbe mai trasformato in una forza politica vera e propria, ...
di Marco Cedolin
Centoventi capi di stato, diretta emanazione di banche e multinazionali, rinchiusi in un fortino a disquisire dei disastri ambientali prossimi venturi, determinati dal modello di sviluppo che loro stessi hanno creato, al fine di garantire sempre maggiori profitti ai propri padroni.
Disastri che la maggior parte di loro non vedrà mai, dal momento che per evidenti ragioni di età si sarà accomiatata da questo mondo prima che la barca affondi.
Molte migliaia di giovani fuori al gelo, decisi a contestarne l’operato presente e futuro. Giovani che con i disastri ambientali e le loro conseguenze dovranno fare i conti, consapevoli del fatto che si tratterà di conti “salati” perché qualcuno ha rubato loro la prospettiva di godere di un avvenire sereno.
A frapporsi fra i due contendenti qualche migliaio di poliziotti, ...
di Marco Cedolin
Per molti versi la vicenda della statuetta scagliata in faccia al Presidente del Consiglio Berlusconi da parte dello sconosciuto Massimo Tartaglia sembra molto più simile ad un punto di partenza, piuttosto che non ad uno di arrivo, come invece sarebbe stato logico augurarsi.
La partenza di una stagione di odio che rischia di travalicare l’ambito del confronto civile, sia pur condotto con toni alti, per sfociare nella violenza, quella vera, anziché il terminale di tutta una serie di tensioni che da molti mesi ammorbavano il confronto fra governo ed opposizione, con pesanti responsabilità di entrambe le parti.
Senza dubbio fin dai primi momenti dopo il ferimento, la maggioranza nell’analizzare l’episodio ha tentato di sfruttarlo a proprio uso e consumo. Presentandolo come un tentativo di assassinio, mentre forse non era proprio così. Stigmatizzando l’opposizione urlata che avrebbe “armato” la mano di Tartaglia, che invece avrebbe potuto essere semplicemente uno psicopatico armato dalla propria malattia. Esaltando le virtù e lo spirito stoico del Cavaliere che viene odiato nonostante si prodighi per il bene del paese. Enfatizzando l’affetto della gente accorsa al capezzale, quasi si trattasse di un martire. Criminalizzando e creando un caso intorno ai deficienti che sul web inneggiavano a Tartaglia e auspicavano l’uccisione di Berlusconi, ...
Nell’articolo “La madonna del canino”, relativo all’aggressione a Berlusconi, avevo scritto che “la vera ironia rimane sempre la medesima: gli stessi bovini che lo hanno votato sono ora ridotti a “tirar Madonne” – in senso metaforico e non – per vendicarsi dei danni che loro stessi hanno scelto di procurarsi”.
Naturalmente, molti hanno interpretato quella frase come se fosse riferita agli elettori del PDL, e chi è di sinistra si è subito sentito meglio, chiamandosi fuori dalla massa dei bovini.
In realtà chi ha votato Berlusconi è stata proprio la sinistra.
Non lo ha fatto nelle ultime elezioni, ovviamente, lo ha fatto nelle precedenti. Lo ha fatto gestendo la delega popolare, ricevuta dal governo Prodi, in modo talmente incoerente, imbelle ed inefficace da risultare addirittura scandaloso.
A quel punto - se si accetta la logica del bipolarismo - a destra non c’era più bisogno di fare nulla: persino una mummia egizia avrebbe vinto, alla guida del PDL.
Il problema è che troppe persone sono portate ad osservare i vari momenti della storia come fotografie, e non come un film. Si soffermano su “questa elezione”, piuttosto che su “quella”, su un fatto piuttosto che su un altro, ...
Leggi tutto: 2010 – Sarà l’anno della “Disclosure”?