di Pino Cabras
L'ex presidente afghano Hamid Karzai, intervistato l'11 settembre 2015 da un giornalista di Al Jazeera, spazza via 14 anni di narrativa ufficiale occidentale dichiarando che Al-Qa'ida è una mera invenzione.
Lo dice senza alcun tentennamento: «Per me è un'invenzione. Non ho mai ricevuto un solo rapporto da una qualunque fonte afghana su Al-Qa'ida o su quello che stessero facendo. Noi non li vediamo, non riusciamo a visualizzarli, per noi non esistono. Non ho mai ricevuto rapporti dalla nostra intelligence, o dalla nostra gente. Non ho mai avuto a che fare con loro.»
Il video con l'intervista (sottotitolato in italiano da luogocomune.net e ripreso da PandoraTV.it) non è stato ancora citato con rilievo dai nostri grandi media. Eppure la notizia è importante. La traduciamo anche in un semplice concetto: gli enormi costi economici e umani dell'invasione dell'Afghanistan da 14 anni in qua sono imposti ai popoli sulla base di un pretesto inventato. Esattamente come fu per la guerra in Iraq.
Ulteriore traduzione: si corre a cercare negli occhi degli altri popoli pagliuzze da chiamare "criminali di guerra", mentre abbiamo travi conficcate nei nostri democratici occhi occidentali. Come definire altrimenti un Tony Blair? [...]
AVVISO: Questa sera hangout sull'11 settembre con Salvo Mandarà. Ospiti Massimo Mazzucco e Giovanni Caianiello. Info qui.
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Lo sapete perchè la Merkel ha sentito un improvviso bisogno di far entrare i migranti in Germania? Per spirito umanitario? Ma non diciamo stupidaggini. Per un alto dovere morale? Ma nemmeno per sogno. Per dare il buon esempio al resto dell'Europa? Ma non facciamo ridere i polli.
Lo ha fatto per tornare a riempire i campi di concentramento.
Non è una battuta. La Grande Germania, che si è appena impegnata davanti al mondo ad investire 6 miliardi di euro per ospitare i rifugiati, non ha trovato di meglio che riaprire le porte di Buchenwald a 21 migranti richiedenti asilo.
L'alibi ovviamente esiste: "non sapevamo dove metterli", "la cosa naturalmente è provvisoria", e poi "non sono certo le stesse baracche che esistevano al tempo del nazismo". [...]
Nuovi elementi che contestano la versione ufficiale dell'11/9 sono evidenziati dal Consensus911, comitato di 23 esperti e ricercatori internazionali.
A cura del Consensus911
NEW YORK 9 settembre 2015 - Quattordici anni dopo gli eventi del l'11 Settembre che hanno cambiato il mondo, nuovi elementi che contestano la versione ufficiale vengono evidenziati dal comitato di 23 esperti e ricercatori internazionali.
Il Comitato "11/9 Consensus" rende pubblici due nuovi "punti di consenso" che dimostrano una conoscenza anticipata degli attentati da parte degli organi di governo USA.
Il primo di questi tratta di "Able Danger", nome in codice di un'operazione di Intelligence di primaria importanza guidata dai generali Hugh Shelton e Peter Schoomaker, comandanti in capo del Dipartimento delle operazioni speciali (SOCOM).
"Able Danger" aveva permesso di scoprire che l'uomo identificato come Mohamed Atta si trovava sul territorio dei Stati-Uniti fin dal gennaio-Febbraio 2000, cioè 18 mesi prima degli attentati, mentre la versione ufficiale data il suo arrivo a giugno 2001. [...]
Nella ricorrenza dell'anniversario dell'11 settembre è utile ricordare alcune cose a chi è poco informato sui fatti:
1 - Fu la stessa FBI ad organizzare l'attentato alle Torri Gemelle del '93. Questo impone una domanda di fondamentale importanza: se furono gli americani ad organizzare quell'attentato, dando poi la colpa ai "terroristi musulmani", perchè mai doveremmo credere che gli attentati dell'11 settembre siano andati in modo diverso?
2 - La seconda cosa da tenere presente è che il vero bin Laden, in tutta probabilità, morì del dicembre 2001. [...]
Una interessante analisi di Alberto Bagnai sull'improvviso "voltafaccia" della Merkel rispetto ai migranti, e sull'uso storico delle grandi crisi (in questo caso, quella migratoria) come strumento per influenzare l'opinione pubblica e per condizionare le scelte di intere nazioni. Bagnai affronta inoltre il caso dell'Ungheria, dove Bruxelles non può esercitare il suo potere ricattatorio, in quanto nazione con moneta propria, e la contraddizione del supernazionalismo (europeista) che vorrebbe superare ogni nazionalismo.
Il documento dell’ONU che teorizza la MIGRAZIONE SOSTITUTIVA dei popoli. In Italia anche 150 milioni entro il 2050.
di Claudio Messora
Mentre Angela Merkel apre le frontiere a decine di migliaia di rifugiati e i giornali celebrano la Germania e l’Unione Europea come un esempio di accoglienza (riequilibrando in parte la caduta di immagine avvenuta in conseguenza della crisi greca e delle logiche di austerity), spunta il rapporto delle Nazioni Unite che teorizza la necessità di avvalersi della migrazione sostitutiva della popolazione. [...]
La pubblicazione della fotografia del bambino morto sulla spiaggia della Turchia ha provocato un vero e proprio cortocircuito mediatico, a livello mondiale, che dura ormai da oltre 24 ore.
Il cortocircuito inoltre ha messo sullo stesso piano due aspetti completamente diversi del problema: il primo riguarda il problema etico di pubblicare o meno in prima pagina una immagine come quella che tutti abbiamo visto. Il secondo aspetto riguarda le conseguenze che tale pubblicazione avrebbe causato a livello politico mondiale.
In altre parole, da una parte si discuteva se fosse giusto o meno pubblicare questa immagine, dall'altra si cercavano di decifrare le conseguenze che questa pubblicazione avrebbe portato nel mondo.
Questo pasticcio comunicativo ha generato situazioni in certi casi addirittura ridicole: ad esempio, al telegiornale de LA7 di ieri sera Enrico Mentana ha speso circa tre minuti per spiegare al pubblico perché loro avessero scelto di non mostrare quell'immagine: "Non aggiungerebbe nulla a ciò che già sappiamo -diceva Mentana - Il nostro scopo non è quello di provocare emozioni, ma di fare informazione".
Salvo essere smentito, un quarto d'ora dopo, sullo stesso canale dalla trasmissione "In onda", [...]
di Maurizio Blondet
Addio locomotiva dell’economia globale. La Cina cade in recessione. Ineluttabilmente. La sua leadership “potrà dirsi fortunata se riuscirà a ridurre la sua crisi ad una mera stagnazione con crescita zero o quasi nei prossimi dieci anni. Sarà un successo politico”: così il professor Zhiwu Chen della Yale University in una riunione del Council on Foreign Relations, ha proposto come modello quasi ideale – in confronto al peggio che può accadere a Pechino – il tristissimo “Decennio Perduto” del Giappone, con le banche zombificate tenute in vita col cannello dalla banca centrale.
Ciò farà rallentare la crescita globale a un 2%, che è di fatto, recessione.
“La sola cosa che può fermare la Cina sulla via della recessione è un grosso stimolo di bilancio inteso ad aumentare i consumi, finanziato dal governo centrale, preferibilmente monetizzato dalla Banca centrale cinese”. Questo, l’ha detto Willem Buiter, economista-capo di Citigroup, nella stessa riunione del CFR.
Ambrose Evans-Pritchard del Telegraph, che riporta le suddette dichiarazioni, nota: ciò equivale ad invocare che la Cina applichi la “Corbynomics”.
Corbynomics?
Jeremy Corbyn è il vecchio nuovo astro nascente della Sinistra britannica. Antico nemico di Tony Blair, sta scalando i sondaggi dando nuove speranze al Labour Party, con proposte economiche tipo: [...]
Fabio Mini: Generale di Corpo d’Armata, capo di Stato Maggiore della NATO, capo del Comando Interforze delle Operazioni nei Balcani e comandante della missione in Kosovo.
di Enzo Pennetta
Gen. Mini, nel suo libro “La guerra spiegata a…” afferma che non esistono guerre limitate, o meglio che una potenza che si impegna in una guerra limitata ne prepara in realtà una totale. Nell’attuale situazione di conflittualità diffusa, che sembra seguire una specie di linea di faglia che va dall’Ucraina allo Yemen passando per Siria e Irak, dobbiamo quindi aspettarci lo scoppio di un conflitto totale?
La categoria delle guerre limitate, trattata dallo stesso Clausewitz, intendeva comprendere i conflitti dagli scopi limitati e quindi dalla limitazione degli strumenti e delle risorse da impiegare. Doveva essere il minimo per conseguire con la guerra degli scopi politici. E la guerra era una prosecuzione della politica. Erano comunque evidenti i rischi che il conflitto potesse degenerare ed ampliarsi sia in relazione alle reazioni dell’avversario sia in relazione agli appetiti bellici, che vengono sempre mangiando. Con un’accorta gestione delle alleanze e delle neutralità, un conflitto poteva essere limitato nella parte operativa e comunque avere un significato politico più ampio. Oggi la guerra limitata non è più possibile neppure in linea teorica: gli interessi politici ed economici di ogni conflitto, anche il più remoto e insignificante, coinvolgono sia tutte le maggiori potenze sia le tasche e le coscienze di tutti. La guerra è diventata un illecito del diritto internazionale e non è più la prosecuzione della politica, ma la sua negazione, il suo fallimento. Nonostante questo (o forse proprio per questo) lo scopo di una guerra non basta più a giustificarla e chi l’inizia, oltre a dimostrare insipienza politica, si assume la responsabilità di un conflitto del quale non conosce i fini e la fine. [...]
Mentre aspettiamo fiduciosi che Ban-Ki-Moon risolva con la bacchetta magica il problema dell'immigrazione in Europa, nella riunione che ha programmato all'ONU per fine settembre, lancio una proposta che potrebbe, se non risolvere, almeno indicare un modo completamente diverso per affrontare la questione:
Legalizziamoli appena sbarcano sul nostro territorio, diamogli un valido documento di identità, ed immettiamoli direttamente nel circuito sociale, alla pari di tutti gli altri cittadini.
Sei venuto in Italia per lavorare? Benissimo, vai e lavora. Niente centri di accoglienza, niente assistenza sociale, niente diaria e pocket money per pagarti il telefonino mentre aspetti una richiesta d'asilo che non verrà mai.
Sai fare il cameriere, il ciabattino o il muratore? Benissimo, vai e cercati un lavoro da cameriere, da ciabattino o da muratore. Non sai fare niente, o non ti va di faticare? Cazzi tuoi, arrangiati e vai a dormire sotto i ponti.
Tanto a dormire sotto i ponti, sui marciapiedi e nei giardini pubblici ce ne sono già decine di migliaia, sia stranieri che italiani: qualcuno in più non farà certo la differenza.
Ma almeno in questo modo stacchiamo la spina al vero motore di tutta questa dinamica perversa, ...
Non sazio di recitare la sua cantilena quotidiana in televisione - 80 euro, toglieremo la tassa sulla casa, andremo tutti in paradiso - ora Renzi ha annunciato che farà il giro di 100 teatri, "per raccontare agli italiani che cosa ha fatto il suo governo in tutti questi mesi".
E' il segnale che ogni cosa sta tornando al suo posto: il teatrante sceglie il palcoscenico, in una squisita ridondanza narrativa, che lo ricolloca esattamente nel suo luogo di appartenenza: il cabaret.
Questa scelta, naturalmente, è anche un segnale che Renzi ha capito benissimo che al 2018 non ci arriverà mai, e si prepara quindi ad una estesa campagna elettorale, in vista delle elezioni anticipate.
A questo punto vorrei chiedere agli utenti del sito di darmi una mano nel compliare una lista di tutte le promesse mancate, di tutte le bugie raccontate, di tutte le scappatoie utilizzate, ...
di Maurizio Blondet
Ormai da quasi mezzo secolo sono state raccolte centinaia di testimonianze di persone strappate alla morte dopo incidenti, malattie gravissime o tentati suicidi, al punto che si sono potute ricavare alcune statistiche (1): grazie anche ai progressi nelle tecniche di rianimazione. Tra le vittime di tali traumi mortali ospedalizzate e tirate fuori dalla morte, i più sono incoscienti di quel che è avvenuto; ma circa il 4-5% riferisce di avere, in qualche modo, gettato un’occhiata in quello che descrivono come un aldilà. Probabilmente conoscete già le costanti di ciò che riferiscono, perhé hanno avuto qualche risalto nella letteratura New Age: il vedere dall’esterno il proprio corpo esanime, la sensazione di percorrere una galleria in fondo alla quale splende una luce bellissima, l’incontro con familiari morti che vengono ad accoglierli sorridenti, o la presenza di un accompagnatore, una sensazione di gioia e di essere avvolti dall’amore.
Meno noto è che non tutte queste esperienze di pre-morte sono esperienze di felicità: in un caso su cinque, i sopravvissuti raccontano di essere stati sull’orlo di un luogo orribile, che loro stessi descrivono come “inferno”. Un caso su cinque significa il 20 per cento.
Angie Fenimore, casalinga, madre e moglie infelice, tentò il suicidio nel 1991. [...]
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