Confesso che rimango stupito, ogni volta che sento la notizia di un cittadino italiano che finisce sotto accusa per aver sparato, in casa propria, per legittima difesa.
Forse perchè ho vissuto a lungo negli Stati Uniti, ma per me l'idea che se entri per rubare in casa di qualcun altro tu possa finire impallinato è perfettamente normale. Lo sanno tutti, tu lo sai, e ci pensi almeno venti volte prima di ignorare un cartello che ti dice chiaramente "No Trespassing - Armed response".
Mentre mi stupisce il fatto che il ladro, in Italia, possa permettersi di violare impunemente la tua proprietà, proprio perchè sa che ben difficilmente tu avrai il coraggio di sparargli addosso. Non perchè "hai paura di sparare", ma perchè temi che poi in galera ci finirai tu.
Claudio Messora ha intervistato il veterano dei Marines Vincent Emanuele, reduce dalla guerra in Medio Oriente. Questo è il racconto della sua terrificante, brutale esperienza e dell'odio che ha prodotto e che ancora produce nelle popolazioni invase, in nome degli interessi dei paesi occidentali.
Su Byoblu trovate la trascrizione completa dell'intervista (in italiano).
Dall'ANSA alla BBC, da Le Monde al New York Times, la notizia è su tutte le più importanti testate del mondo: "Scoperte le onde gravitazionali."
Ma c'è qualcosa che infastidisce nel leggere tutti questi articoli, tutti scritti in lingue diverse ma tutti sostanzialmente uguali fra loro: ed è quel sottinteso senso di "familiarità" che i giornalisti fingono di avere con la materia in questione, e che irrita profondamente il lettore.
Sembra quasi di sentire le "lezioncine" di Piero Angela, quando ti spiegano con tono paternalistico che "le onde gravitazionali sono le increspature dello spazio-tempo generate da eventi cosmici violenti, proprio come le onde prodotte quando si lancia un sasso in uno stagno."
Ma cosa vuol dire "increspature dello spazio-tempo"? Già io fatico ad immaginare uno spazio tridimensionale ma infinito, e fatico ancor di più ad immaginare un tempo del quale non mi è dato conoscere l'inizio, ma lo "spazio-tempo" esattamente che cos'è? E una increspatura nello spazio tempo, a sua volta, cosa dovrebbe essere?
Lo abbiamo detto tante volte, e lo ripetiamo anche oggi: le elezioni americane, comunque vadano a finire, non servono a cambiare il corso della storia. Nessun presidente, per quanto tenace e caparbio possa essere, è in grado di farlo.
Le elezioni americane servono però a capire quale sia il sentimento generale della popolazione in un determinato momento storico.
E le elezioni attualmente in corso ci stanno dicendo una cosa molto chiara: sia da destra che da sinistra, la gente è stufa del tradizionale sistema politico. Il fatto che a destra stia vincendo un candidato, Donald Trump, che non è mai stato eletto ad alcun ruolo pubblico nella sua vita, la dice lunga su quanto basso sia l'entusiasmo dei repubblicani per i loro rappresentanti moderati, "di sistema", come Marco Rubio o Jeb Bush.
Il fatto che a sinistra stia vincendo un candidato, Sanders, che si dichiara apertamente "socialista" - una parolaccia vera e propria, nella cultura americana - la dice lunga su quanto basso sia l'entusiasmo dei democratici per la loro rappresentante moderata, "di sistema", Hillary Clinton.
La grande fatica che la Clinton sta facendo nell'imporsi in campo democratico, inoltre, rivela un'altra verità storica importante: quello che otto anni fa avrebbe rappresentato un cambiamento storico epocale, e cioè l'elezione della prima donna nella storia a presidente degli Stati Uniti, oggi è considerato semplicemente un fatto aneddotico: che vinca un uomo o una donna non fa più nessuna differenza per gli americani. Le nuove generazioni di donne non si sentono più in dovere di votare la Clinton "in quanto donna", ma sono tornate a mettere le questioni di principio al di sopra di quelle di gender.
de "Il Proiezionista"
Sopravvissuto - The Martian (The Martian 2015)
In due parole: spot pubblicitario della Nasa spacciato per film e tenuto assieme da una sceneggiatura di rara, monumentale idiozia, incomprensibilmente approvato da tutti: pubblico medio, bimbetti e critica smaliziata.
Recensione
"Buongiorno, sono Ridley Scott e ho un'idea fantastica per un nuovo film..."
"Ehmmm! Ci perdoni ma abbiamo un appuntamento con il commercialista."
"Ma sono quello che ha fatto Alien e Blade Runner..."
"Si, ma sei anche quello che ci ha rifilato Soldato Jane, Black Hawk Down, Exodus, Prometeus, Le Crociate Etc. Etc. Su Ebay avresti un feedback pari a 2 vendite autentiche contro 8 bidoni."
Con questo articolo, Fulvio Grimaldi capovolge la lettura corrente del caso Regeni. Una ipotesi azzardata, ma di questi tempi chi se la sente di escluderla?
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Due cose sono infinite. L’universo e la stupidità umana. E non sono sicuro dell’universo”. (Albert Einstein).
“Le azioni sono ritenute buone o cattive, non per il loro merito, ma secondo chi le fa. Non c’è quasi genere di nequizia– tortura, carcere senza processo, assassinio, bombardamento di civili – che non cambi il suo colore morale se commessa dalla ‘nostra’ parte. Lo sciovinista non solo non disapprova atrocità commesse dalla sua parte. Ha anche una notevole capacità di non accorgersene”. (George Orwell)
Un eroe? Calma e gesso.
Sulla persona di Giulio Regeni, trovato morto con segni di tortura al Cairo, probabilmente fatto trovare morto con segni di tortura, non ho elementi e quindi diritto di pronunciarmi. Prendo atto della sua formazione accademica anglosassone, della sua vicinanza giornalistica al più discutibile e filoccidentale informatore sul Medioriente (Giuseppe Acconcia, “il manifesto”), del suo impegno per i "sindacati indipendenti". Leggo anche della notizia riferita dal “Giornale” secondo cui Regeni avrebbe lavorato per il servizio segreto AISE. Prendo quest’ultima notizia con le pinze, come con pinze lunghe cento metri prendo l’uragano di interpretazioni uniformi e apodittiche, nella solita chiave razzista eurocentrica, scatenate, sul solito pubblico basito e disarmato, in perfetta unanimità dai due giornali opposti di opposizione (“manifesto” e “Fatto Quotidiano”) e dalla gran maggioranza dei mainstream media di stampa e radiotelevisivi. In ogni caso, compiango la sua morte e il dolore dei suoi.
Non ho certezze, ma come per tutti gli avvenimenti che rivestono una portata strategica ed esercitano una fortissima pressione sull’opinione pubblica, potenziata dal concorso dei media citati, mi permetto di rilevare indizi e raggiungere un’ipotesi che, alla luce di quanto c’è di concreto e inoppugnabile, ha la stessa dignità e validità di quelle conclamate con sospetta sicumera da tutti gli altri che, a minuti dalla scoperta del cadavere, sanno già perfettamente su chi puntare il dito.
Nel giorno della morte di Ed Mitchell riproponiamo un articolo pubblicato nel 2007.
All’inizio della corsa allo spazio, negli anni ‘60, girava una barzelletta molto divertente: al ritorno sulla terra di Yuri Gagarin, Krutschev dà una colossale festa al Cremlino. Durante le festa il leader russo prende da parte Gagarin e gli dice a bassa voce: “Senti, vorrei chiederti un grande piacere. Io sono certo che tu, da lassù, abbia capito che Dio esiste. Ti dispiace però, per ovvii motivi, non dire nulla?” Qualche settimana dopo Gagarin è a Roma, dove la sua impresa viene festeggiata con altrettanto entusiasmo dagli italiani. Alla festa è presente anche il Papa, che a un certo punto si avvicina a Gagarin e gli dice sottovoce: “Avrei un grande favore da chiederti. Io sono certo che tu, da lassù, abbia capito che Dio non esiste. Ti dispiace però, per ovvii motivi, non dire nulla?”
Indipendentemente dal fatto che siano davvero arrivati sulla Luna, i cosiddetti “moonwalkers” hanno certamente orbitato nel vuoto atmosferico, a qualche centinaio di chilometri dalla superficie terrestre, e sono stati a diretto contatto con il profondo infinito che ci circonda. In questo senso è molto interessante vedere che fine abbia fatto ciascuno di loro, dopo un’esperienza che in un senso o nell’altro deve certamente averli toccati nel profondo.
Intervento di Massimo Mazzucco alla conferenza "E' la stampa bellezza!" di Campodarsego (PD) - 24-01-2016
Fonte Byoblu
Quella che segue è una tabella riassuntiva dei fatti descritti nella conferenza: [...]
Nei giorni scorsi "Il Fatto Quotidiano" ha pubblicato un articolo intitolato "Cospirazioni, l’equazione matematica che smentisce i complottisti", nel quale si racconta che il fisico inglese David Grimes "ha elaborato una formula con cui si può ipotizzare la possibile durata nel tempo di una cospirazione: dovrebbero essere meno di mille gli individui coinvolti affinché il segreto resista per più di dieci anni".
"E così, viene dimostrato - prosegue l'articolo - che il “finto” sbarco degli americani sulla Luna è una delle tante infondate teorie di complotti che circolano su Internet. Lo studio di Grimes dell’Università di Oxford confuta questa e le altre presunte cospirazioni ricorrendo a una formula matematica. Si è scoperto infatti che sarebbe impossibile mantenere all’oscuro il mondo intero, anche per pochi anni, riguardo a fatti che hanno visto coinvolte migliaia di persone, qualcuna delle quali prima o poi avrebbe denunciato l’inganno. Nel progetto per la conquista della Luna, ad esempio, la Nasa aveva oltre 410mila addetti. Prima o poi qualcuno avrebbe parlato se ci fosse stata una messa in scena dello sbarco."
Il nostro Grimes sarà certamente un ottimo fisico, ma forse conosce poco la storia (specialmente quella americana). Se la conoscesse, infatti, saprebbe come queste complesse operazioni - specialmente quelle segrete - vengano compartimentalizzate in modo tale da evitare proprio che i segreti più preziosi si diffondano involontariamente.
L'esempio più classico è quello del Manhattan Project, il progetto militare segreto che portò, fra il 1942 e il 1945, alla costruzione delle prime bombe atomiche, poi utilizzate su Hiroshima e Nagasaki. Come è noto, il Manhattan Project coinvolse circa 130.000 persone, sparpagliate in tutta la nazione. Eppure...
Di tutto avrei potuto immaginare, nei lunghi anni in cui mi sono occupato di 11 settembre, ma non che un giorno questi tragici eventi sarebbero diventati il soggetto di un videogioco.
E non stiamo parlando di un videogioco qualunque, ma addirittura di una simulazione in realtà virtuale: indossando i "prodigiosi" occhiali della Oculus Rift, infatti, è possibile rivivere i momenti della tragedia, all'interno della Torre Gemelle, dal punto di vista di chi si trovava nei piani più alti dei due edifici.
Il gioco, non a caso, si chiama 8:46, visto che proprio a quell'ora il primo aereo si è schiantato contro la prima torre. Il gioco inizia qualche minuto prima, con le normali attività di ufficio. Il soggetto si trova in una stanza con una segretaria, che gli chiede di passargli una cartelletta che si trova nel suo cassetto. Pochi secondi dopo che il protagonista ha dato la cartelletta alla segretaria, avviene il botto del primo aereo. A quel punto il protagonista e la segretaria si trovano intrappolati, e devono cercare di uscire dalla torre in fiamme. Ma la porta è bloccata, e così comincia l'odissea, fatta di angoscia e di disperazione, che porterà finalmente il protagonista a morire all'interno delle Torri Gemelle. Il gioco finisce nel momento in cui lo schermo diventa completamente nero.
Qui naturalmente non si tratta di fare la morale a chi ha voluto inventare un ennesimo sistema per spillare dei soldi agli appassionati di realtà virtuale. Qui si vuole porre la domanda di che cosa significhi applicare la realtà virtuale a un evento come quello dell'11 settembre.
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