Il gruppo di Deviance Project ha condotto una serie di "esperimenti sociali", intervistando per la strada cittadini qualunque su diversi episodi "false flag" della storia recente. Il caso dell'Operazione Northwoods, il modello universale di operazione false flag, la Loggia P2 oppure il caso di Nayirah, la finta nurse kuwaitiana che servì per scatenate la prima Guerra del Golfo.
Le reazioni del pubblico sono state molto diverse. Secondo voi c'è più da deprimersi oppure da esserne confortati?
(All'interno gli altri video)
Nel 2004 il presidente americano Bush lanciava il progetto Constellation, che prevedeva di tornare con sonde automatiche sulla luna entro il 2008, e con missioni umane entro il 2020.
Ricordiamo che il progetto Apollo fu ufficialmente lanciato nel 1961, e giunse al suo pieno successo, con la missione Apollo 11, nel 1969. In altre parole, cinquant'anni fa furono sufficienti otto anni per mettere in piedi dal nulla, e senza alcuna esperienza pregressa, un programma completo per portare l'uomo sulla luna. Mentre nel 2004, con tutta l'esperienza già accumulata grazie alle missioni Apollo, allo Shuttle, alla ISS ecc., il programma prevedeva di ottenere lo stesso tipo di risultato nell'arco di 16 anni. Il doppio esatto del tempo.
Ma non basta, perché il 2008 arrivò e se ne andò senza che nessuna sonda fosse mai stata mandata sulla superficie lunare, mentre nel 2010 il presidente Obama decise addirittura di cancellare del tutto il progetto Constellation. La motivazione ufficiale fu che il progetto era diventato troppo costoso.
Ma i rocket-men non si arresero, e nel 2014 tornarono alla carica con un documento della US National Academy of Sciences, che richiamava la necessità di riprendere le esplorazioni spaziali, e proponeva di arrivare su Marte entro il 2037. Naturalmente, suggeriva il documento, era indispensabile tornare prima sulla luna, per stabilire una adeguata base di lancio verso il pianeta rosso.
Se le cose continuano così, alle prossime elezioni Salvini prenderà il 35% dei voti, e i Cinque Stelle soltanto il 18. I rapporti di forza fra i due partiti saranno invertiti.
Sta infatti succedendo che moltissime persone "progressiste" si sentano sempre più attratte - e sempre meno spaventate - dall'unica figura politica che in questo momento si sta imponendo con forza sul palcoscenico politico italiano: Matteo Salvini.
Abituati ad una serie di personaggi molli, ambigui e inconcludenti, vedere uno che per la prima volta parla con chiarezza - e soprattutto che mette in atto quello che dice di voler fare - sembra essere stata per gli italiani una ventata di freschezza.
Era come se ci fossimo abituati a pensare che è impossibile mettere in atto una qualunque scelta precisa, ed ora invece arriva un personaggio che ci dimostra che questo non solo è possibile, ma che è anche relativamente facile da fare. Dici di voler fare una cosa, ti fai dare legalmente i poteri per farla, e la metti in atto. Punto.
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Da innocuo giocattolo e utile servigio a cane da pastore. Da organismo di perdizione a spunto di redenzione.
di Lorenzo Merlo
Intorno a fine maggio 2018 repubblica.it titolava così un video:
«Facebook, la lavata di capo del parlamentare Ue a Zuckerberg: “Hai creato un mostro».
Non si capisce se lavata di capo era un modo gentile per alludere che l’ha messo al muro o se l’autore – ignoto – del titolo e del trafiletto che segue era immacolato nei confronti di quanto stava presentando così:
«Mark Zuckerberg ceo e fondatore di Facebook, è stato convocato dal Parlamento europeo per rispondere sul caso di Cambridge Analytica. Molti parlamentari si sono innervositi perché Zuckerberg non è riuscito o non ha voluto rispondere a tutti i quesiti postigli. Guy Verhofstadt, ex primo ministro del Belgio e oggi parlamentare europeo dell’Alde, ha caricato sui social il suo discorso a Zuckerberg, tra i più infervorati della seduta: “Lei deve domandare a se stesso se vuole essere ricordato come Steve Jobs e Bill Gates, i quali hanno arricchito la società, o come il creatore di un mostro digitale che sta distruggendo le nostre democrazie”».
Si dice spesso che quello dell'immigrazione sia "un problema complesso", e che non lo si possa quindi risolvere con una semplice formula di due righe.
Questo è verissimo, ma quando poi si cerca di analizzare questa complessità ci si trova davanti ad un garbuglio intricato di concetti che tendono a mescolarsi continuamente fra di loro.
Forse un piccolo grafico può aiutare, se non altro a separare fra di loro i vari livelli del problema.
Al livello più basso ci sono sicuramente i migranti stessi. Ovvero la carne umana, l'oggetto del contendere, la cristallizzazione fisica del problema reale. Centinaia di migliaia di disperati che lasciano le loro terre vuote di promesse alla ricerca di un futuro migliore.
Queste masse si spingono istintivamente verso nord, attratte dal miraggio del benessere europeo.
Ma fra loro e questo miraggio si frappone un problema: il viaggio. I paesi europei infatti non accettano un'immigrazione libera, da qualunque parte del mondo. E' quindi necessario arrivare in Europa con metodi illegali.
Con la chiusura dei porti Salvini ha voluto dare uno scossone al problema dell'immigrazione. La nave carica di migranti che in questo momento galleggia senza un approdo nel Mediterraneo sta diventando il nuovo simbolo di questa situazione: dall'Africa partono, ma in Europa nessuno li vuole.
Salvini ha fatto di questo argomento il cuore del suo successo elettorale, e ora sta mantenendo fede alle promesse, passando dalle parole ai fatti.
Ma è chiaro a tutti che non basta chiudere i porti per risolvere il problema. La mossa quindi si può considerare valida per porre la questione al centro dell'attenzione internazionale: ma quali devono essere i passaggi reali che possono portare ad una vera regolamentazione del fenomeno migratorio?
Di solito per i commenti liberi lascio lo spazio vuoto. Ma in questo caso il video che segue meritava la homepage.
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Era un bel mattino del 2014. Il presidente russo Vladimir Putin si svegliò di buon umore, guardò fuori dalla finestra, e vide i raggi del sole che accarezzavano le cupole del Cremlino. Gli uccellini cinguettavano allegri. Putin chiamò il suo segretario e gli chiese:
"Che cosa succede oggi nel mondo?"
"Niente di particolare, presidente Vladimir. È tutto tranquillo, a oriente come a occidente", rispose il segretario.
"Uffa che noia - disse Putin fra uno sbadiglio e l'altro - Ma non possiamo fare qualcosa di divertente?"
Di recente ho ricevuto questa e-mail da un frequentatore di luogocomune. Visto che l'argomento può interessare diverse persone, ho scelto di rispondergli pubblicamente.
"A luglio compirò 40 anni, così come la mia compagna. Sono un avvocato, alle prese tutti i giorni con un mestiere che non garantisce più neanche lontanamente i redditi di una volta. La mia compagna è impiegata nel turismo, da anni con contratti di pochi mesi…insomma combattiamo ogni giorno la precarietà, come tanti altri.
Da poche settimane abbiamo avuto la notizia che arriverà un figlio, sperando ovviamente che tutto vada bene.
Non ti nascondo che l'idea di diventare padre mi spaventa. Ho spesso pensato che fosse una follia affidare un figlio a questo mondo distorto. Da anni, prima ancora di conoscere Luogocomune, ho sempre cercato di informarmi, non accettando verità calate dall’alto. Il tuo sito ed i tuoi lavori non hanno fatto poi che confermare i miei dubbi.
Dopo il mio articolo intitolato "Votare non serve?" ho ricevuto due articoli di risposta, da parte di due utenti del sito, Tianos e Musicband. Li pubblico insieme, in modo da unificare i commenti del thread.
I passi per una rivoluzione impossibile - di Tianos
Da parte mia sono completamente confuso, per questo ho meditato a lungo sul concetto di governo e politica, sul metodo o meno per organizzare una società e con questo articolo cercherò di tenere quel punto centrale che questo dubbio mi costringe.
Da quando l'essere umano si è aggregato, ha cercato comunque una divisione dei compiti, è un processo naturale per ottenere il massimo profitto dal minimo sforzo, ma questo in ogni caso vuol dire delegare ad altri compiti che potremmo compiere noi, forse persino meglio.
È un problema di fondo della superbia umana, un difetto adolescenziale che ogni essere umano porterà con se fino alla vecchiaia e che solo pochi uomini riescono a contenere.
Leggi tutto: False Flags e percezione pubblica