Il primo di tre documentari di Fulvio Grimaldi sull'Iraq, messo in rete da Pandora tv.
Girato nel '99, questo documentario mostra come fosse riuscito a rimettersi in piedi l'Iraq dopo la prima Guerra del Golfo. Grimaldi gira con uno stile asciutto e oggettivo, che gli permette di passare senza la minima sbavatura melodrammatica da argomenti come i tesori artistici della Mesopotamia alla devastazione umana perpetrata dalle bombe americane all'uranio impoverito.
Fulvio Grimaldi sarà a Campodarsego (PD) il 24 gennaio 2016, insieme a Giulietto Chiesa, Maurizio Blondet, Massimo Mazzucco, Claudio Messora e altri. (Vedi info-box "Eventi pubblici" nella colonna destra del sito).
Raramente ho trovato un analisi così lucida, comprensibile e lineare sul problema delle banche, sulla creazione del denaro, e sulle conseguenze che questo comporta all'interno della società. (M.M.)
Per i nostri figli, dobbiamo uscirne - di Maurizio Blondet
”La vedo ogni giorno questa generazione dei 25enni e dei trentenni. Destini incerti come le foglie nei boschi di dicembre. Proprio nell’età che dovrebbe essere quella della fioritura, della fecondità, dell’energia (…) una generazione di ragazzi bravi intelligenti, col segreto dolore di chi si sente senza definizione, anonimo, senza un posto nel presente e forse nel futuro”. La generazione sprecata che Antonio Socci ha tratteggiato così nel suo articolo natalizio su Libero è, in ultima analisi, vittima della deflazione: non ci sono soldi, o meglio, non circolano. E la deflazione è l’esito ineluttabile e costantemente ripetuto del capitalismo, quando non gli viene impedito di applicarsi sulla società con tutto il suo rigore ideologico (che i liberisti proclamano “scientifico”). Infine, ci sono dei metodi riconosciuti per combattere la deflazione; hanno funzionato in passato; oggi non li si vuole adottare, perché ridurrebbero il potere a quelli che lo detengono.
Mi rendo conto che queste qui sopra siano una serie di affermazioni apodittiche, contestabili dagli ignoranti e dagli ideologi del pensiero unico, che richiedono spiegazioni; purtroppo lunghe.
La deflazione è instaurata
Partiamo da ciò che tutti vedono, o dovrebbero vedere: le banche centrali non riescono, applicando i metodi prescritti dal capitalismo terminale (che le possiede), a sconfiggere la deflazione. La Federal Reserve ha ridotto il tasso primario a 0 (che significa: le banche possono ottenere dollari gratis) dal 2008, per 7 anni. Ha lanciato tre giri di cosiddetto quantitative easing, diciamo “stampaggio di moneta”, e comprato a man bassa Buoni del Tesoro Usa, iniettando trilioni di dollari nel sistema. La Banca del Giappone ha stampato a perdifiato, per rimettere in moto un’economia congelata da un decennio. La BCE (Draghi) ha tagliato il suo tasso di deposito a negativo (meno 0,2) per punire le banche e i risparmiatori che tesaurizzano i soldi, onde spingerli ad investirli.
Il 2015 si è aperto con gli attentati di Parigi a Charlie Hebdo, nel mese di gennaio, e si è concluso con gli attentati di Parigi del Bataclàn, nel mese di novembre. In realtà questi due episodi, estremamente gravi di per sè, fanno solo da contenitore a tutto ciò che si è svolto al loro interno, e cioè l'escalation della guerra in Siria, che è diventata, nell'arco di pochi mesi, un conflitto di livello internazionale.
Naturalmente è impossibile separare le due cose - gli attentati di Parigi e la guerra in Siria - visto che hanno un vistoso denominatore in comune, e cioè l'ISIS.
Per dipanare la matassa quindi, e per dare un senso compiuto all'anno appena trascorso, bisogna cercare di comprendere la nascita dell'ISIS, che risale ufficialmente all'estate del 2014.
L'ISIS, come ormai sappiamo, è stata una creazione indiretta dell'occidente (USA e Gran Bretagna in prima linea, con Israele comprimario nascosto), messa in piedi tramite l'alleato n.° 1 degli USA in medio oriente, e cioè l'Arabia Saudita, con il supporto della Turchia e di alcuni stati minori, come il Qatar.
Il vero bersaglio di questa alleanza sunnita non è la Siria, ma l'Iran sciita, l'altra grande potenza medio-orientale che si contrappone ai sauditi. La Siria (alleata storica dell'Iran) avrebbe dovuto essere soltanto una "stepping stone", un gradino di passaggio, verso il bersaglio più importante. [...]
ATTENZIONE: Immagini violente al minuto 2:03
Video di Francesco Santoianni
Di Elia Dallabrida
Si è parlato molto, di recente, dell’impatto della carne sulla salute umana, ma purtroppo si sono trascurati altri aspetti altrettanto importanti: il consumo delle risorse, l’inquinamento idrico, la deforestazione, la degradazione del suolo, la perdita della biodiversità, la violazione dei diritti umani per quelle popolazioni autoctone che vivono nei territori sfruttati dagli allevatori e dagli agricoltori, dello spreco delle risorse alimentari.
La sfida della sostenibilità
Per chi segue da tempo questo argomento, è ormai noto che questo mercato non è ecosostenibile né ecocompatibile, in quanto consuma più risorse di quelle che produce ed ha un impatto decisamente negativo sull’ambiente, specialmente nel caso delle carni bovine. Com’è ovvio la quantità di cibo assunto da un animale non produce un’analoga quantità di massa corporea: una parte andrà bruciata dall’organismo per il processo di conversione, cioè il mantenimento delle normali funzioni vitali e per lo svolgimento delle azioni di vita quotidiana, un’altra parte andrà bruciata per la crescita e lo sviluppo della sua struttura corporea, e un’ultima parte verrà infine espulsa come scorie.
In zootecnia il rapporto fra cibo ingerito e crescita dell’organismo è noto come indice di conversione alimentare , definito come la quantità di mangime, espressa in kg, necessaria per depositare 1 kg di peso vivo. Ad esempio, la quantità di mangime che un suino di 30 kg mangia per arrivare al peso di 31 kg. È un valore adimensionale. [1]
Invece di farci i soliti auguri generici di Natale, suggerisco che ciascuno di noi faccia tre auguri ben specifici, di qualunque tipo. Qualunque cosa vi venga in mente va bene.
Inizio io, con la lista dei miei tre auguri:
1) Mi auguro che le migliaia di persone truffate dalle banche negli ultimi tempi continuino la loro battaglia fino in fondo: che non si accontentino delle briciole (che sicuramente gli verranno offerte), ma che vadano avanti fino ad ottenere non solo il risarcimento completo dei loro investimenti, ma anche che vengano fuori i nomi e cognomi di tutti coloro che sono stati responsabili di questi furti legalizzati, in modo che la gente in Italia cominci veramente a rendersi conto che il sistema bancario, nel suo insieme, è il nostro vero nemico da combattere.
2) Mi auguro che gli italiani escano definitivamente dalla trappola della dicotomia destra-sinistra, e che inizino a capire che i politici che ce la propongono in continuazione [...]
Stanley Kubrick è una merda di talento (Kirk Douglas)
di Music Band
Dopo l'intervista tarocco che sta spopolando in rete in cui il maestro del cinema confesserebbe di essere l'autore dei falsi allunaggi, un falso confezionato per gettare discredito sulle voci che legano Kubrick alla truffa delle missioni apollo1, può essere interessante dare un'occhiata agli indizi reali che il regista ha intenzionalmente inserito nei suoi film.
Chiarire alcuni aspetti è necessario perché, mano a mano che la sabbia del tempo ricopre la mente, quando i ricordi si affievoliscono, esce sempre una riscrittura della storia che approfitta della memoria corta o dell'ignoranza della gente. L'intervista bufala qui citata ad esempio, sembra confezionata ad arte per colpire la sensibilità dei conoscitori ed estimatori di Stanley Kubrick, ma anche per tutte quelle persone (una larga maggioranza) che hanno bisogno di essere rassicurate sviluppando un senso di appartenenza al pensiero più popolare e in voga.
Iniziamo dai fans e dai critici/estimatori del maestro perché sono quelli le cui opinioni faranno poi tendenza tra il volgo. Ci sono due aspetti sostanziali che si possono riassumere così:
di Floh
Il presente momento storico sta vedendo sgretolarsi la War on Drugs e la cannabis è la sostanza apri-fila di questo processo di legalizzazione che sta investendo l'intero pianeta. Il fenomeno ha il sapore di un vero e proprio cambio di paradigma.
Una mappa aggiornata dell'attuale status internazionale della cannabis ricreativa (Fonte: Il Test; l'immagine ha riveuto una parziale modifica dallo scrivente)
Un fenomeno di massa e mondiale
Non è possibile non vedere come l'attuale processo di legalizzazione sia un fenomeno mondiale. Si potrebbe ricondurre tutto ciò solo agli effetti di un ricambio generazionale, ossia ritenere che a ingenerare un cambiamento così vasto non sia altro che la mutata predisposizione delle masse alle nuove politiche in materia di sostanze stupefacenti. In parte è vero, v'è la predisposizione popolare, ma è bene considerare che questa non è una innata caratteristica delle nuove generazioni, bensì il prodotto del sostrato culturale in cui esse si sono formate. Ed possibile credere che tale sostrato sia un prodotto libero da influenze esterne teleologicamente orientate?
Nel resort marocchino di Skhirat è stato firmato il 17 dicembre l’accordo per la nascita di un governo d’unità nazionale libico: il documento, non ratificato dai parlamenti di Tobruk e di Tripoli ha il valore della carta straccia ed il nuovo esecutivo patrocinato dagli angloamericani attraverso l’ONU ha l’unico scopo di chiedere un intervento militare internazionale in Libia. Washington e Londra non hanno alcun desiderio di pacificare il Paese e lavorano per la propagazione dell’ISIS nell’intero Nord Africa: come in Siria, Ankara e Doha collaborano introducendo i miliziani e contrabbandando petrolio. Solo l’Egitto e la Russia hanno l’interesse ad evitare l’implosione dell’ex-colonia italiana, mentre una coalizione internazionale a guida ONU la trasformerebbe in una nuova Somalia.
Ha il sapore di una stanca riproposizione di un film già visto e rivisto, della messa in onda di un programma trito e ritrito, lo spettacolo proiettato il 17 dicembre nelle sale del resort di Skhirat, località balneare della Marocco bene: dopo mesi di estenuanti trattative è firmato l’accordo per la nascita di un governo d’unità nazionale libico, presieduto dal premier Faiez Al-Serraj.
Uomo d’affari originario di Tripoli, già membro della Camera dei Rappresentati esiliata a Tobruk, Faiez Al-Serraj è designato premier non su pressione dei suoi colleghi parlamentari1, bensì è scelto dal precedente rappresentante dell’ONU per la Libia, lo spagnolo Bernardino Leon (a suo tempo cooptato dalla britannica Catherine Ashton per gestire la “Primavera Araba” in qualità di rappresentante dell’Unione Europea per gli affari mediterranei) per i suoi trascorsi negli Stati Uniti2.
Nonostante siano adottate tutte le raffinatezze del caso (Consiglio Presidenziale composto tre rappresentanti per la Cirenaica, tre per la Tripolitania e tre per il Fezzan) l’accordo non è ratificato dai due Parlamenti che attualmente
si contendono la Libia (quello laico di Tobruk sostenuto da Egitto e Russia e quello islamista di Tripoli sostenuto da Turchia, Qatar ed angloamericani) ma da singoli deputati dei due organi legislativi, più qualche
rappresentante di Misurata e signorotti vari3.
Il valore dell’accordo è, dal punto di vista formale e soprattutto sostanziale, nullo.
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