24.4.04 - In uno studio recentemente pubblicato dal Programma Sviluppo
delle Nazioni Unite, emerge che la maggior parte dei sudamericani
accetterebbe un ritorno all’autoritarismo, se questo comportasse un
miglioramento delle condizioni economiche e sociali. Dal rapporto si
rileva anche che la classe dirigente non riesce a dare corpo a
politiche pubbliche di ampio respiro, a causa della continua
intromissione degli Stati Uniti e dei troppi vincoli
all’attività di governo posti dalle istituzioni internazionali
(leggi FMI). La ricerca copre un arco temporale di tre anni, e si basa
su una rilevazione condotta in 18 paesi: Argentina, Bolivia, Brasile,
Cile, Colombia, Costa Rica, Repubblica Domenicana, Ecuador, El
Salvador, Guatemala, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay,
Perù, Uruguay e Venezuela. Sono tutti paesi di recente
democratizzazione, di cui solo tre possono contare su una tradizione
democratica di oltre venticinque anni.
Su 18.643 intervistati, il 58% si dichiara convinto che al Presidente
debba essere lasciata la possibilità di agire fuori dalla
legalità; il 56% crede che...
LETTERA AL DIRETTORE DI "LA STAMPA" - non pubblicata - in occasione del rientro in Italia dei Savoia, presentato in maniera decisamente accomodante da Pierangelo Sapegno ("OGGI") il 18.6.03
di Fernanda Alene
Egregio Direttore: In quella lontana Torino del 1930 di cui ci parla Sapegno, io già giravo aggrappata alle gonne di mia madre, mentre aspettavo con ansia il mio secondo compleanno. In quella città sono poi cresciuta, e vi ho trascorso anche la maggior parte della mia vita. E di ciò che sostiene Sapegno, speciamente riguardo al carattere dei torinesi, non posso che sottoscrivere ogni singola parola.
E’ giusto ricordare il 25 Aprile. E’ giusto ricordare quelli che sono morti.
Ma non credo che fosse questa l’Italia che avrebbero voluto, quei
partigiani. Quelli che chiamavamo “i ragazzi della montagna”.
Scendevano la notte, verso le cascine. In quel terribile ultimo
inverno, con la temperatura perennemente sotto zero. Non aprivano la
porta con un calcio. Come facevano i tedeschi. Chiedevano se c’era un
pò di latte caldo, o qualche uovo. Chiedevano se potevano
rimanere qualche ora nella stalla, al coperto, per scaldarsi. Lì
qualcuno si addormentava sulla paglia, qualcun altro cantava sottovoce
“Ma che importa se ci chiaman banditi...” Poi verso l’alba una voce
forte chiamava “Sveglia, compagni, è ora di tornare sù!”
UN CALCIO AI MILIARDI PER MORIRE FRA LE CAPRE
di Massimo Mazzucco
23.4.04 - Se a chiunque di noi chiedessero di scegliere, arrivati a 27 anni, se diventare centravanti della “regina” del campionato, oppure andare a fare il soldato in Afghanistan, sull’aereo che parte per Kabul ci starebbe di sicuro tre volte il carico dell’Arca di Noè.
Ma “loro”, evidentemente, sono diversi. Loro – giusto o sbagliato – a certe cose ci credono. E così è stato per Pat Tillman, la "perla" degli Arizona Cardinals: in un luminoso giorno di qualche anno fa si ritrovava, oltre che sposato da pochi giorni, con un contratto sul tavolo da 9 miliardi di dollari, per cinque anni, per passare ai campioni in carica del St. Louis Rams. Un film.
Ma il giorno era il 20 Settembre del 2001, e le rovine fumanti di Manhattan non avevano ancora smesso di restituire gli ultimi sopravissuti dalle macerie delle torri abbattute. E Tillman, ferito al cuore per un gesto che lui sentiva come un’offesa a tutta la sua nazione...
Una lezione di metodologia per tutto l’occidente.
di Massimo Mazzucco
Forse anche la nascita “verginale” di Gesù, come mille altri “misteri” di natura spirituale, ha trovato la sua corrispondenza nel mondo rigoroso ed asettico della scienza moderna.
Il dottor Tomohiro Kono, dell’Università di Scienze Agricole di Tokio, è riuscito a fertilizzare un ovulo di topo senza necessità del contributo maschile, ovvero ha combinato due set di cromosomi della madre, uno maturo ed uno immaturo, riuscendo ad innescare un meccanismo che fra i mammiferi in natura non è previsto: la partenogenesi. Mentre questa è comunissima fra gli insetti, ed in moltissime altre specie inferiori, nei mammiferi viene impedita da un particolare blocco genetico detto “imprinting”. Ebbene, una volta individuato il gene addetto all’imprinting – quello cioè che fa da “guardiano” alla partenogenesi – lo si è mandato a bere un caffè, e la autofecondazione è stata, secondo il team di Kono, “ un’operazione paradossalmente semplice.”
Sembrerebbe quindi a portata di mano il sogno di migliaia di coppie di donne, che tanto vorrebbero avere un figlio...
SUL NUOVO AMBASCIATORE IN IRAQ LE OMBRE LUNGHE DI HONDURAS E NICARAGUA
di Fabio de Nardis
21.4.04 - Se Bush davvero vuole ancora convincere qualcuno che in Iraq stiamo “esportando democrazia”, ieri ha certo fatto una scelta poco acuta in quella direzione: ha dichiarato che sarà John D. Negroponte, attuale rappresentante americano alle Nazioni Unite, ad assumere il difficile ruolo di ambasciatore USA in Iraq a partire dal 30 Giugno 2004, data in cui dovrebbe terminare l’occupazione militare (almeno quella ufficiale).
Non ci si aspettava certo Madre Teresa, a dirigere un’ambasciata di oltre 3000 dipendenti, e a gestire una transizione delicatissima, con un governo che molti iracheni considereranno illegittimo almeno fino alle elezioni del 2005, ma il passato di Negroponte non ci parla certo di un garante della democrazia con sigillo doc. Uomo di esperienza, che presta il suo servizio diplomatico agli Stati Uniti da più di quarant’anni, Negroponte ha cominciato nel 1960 come giovane consulente dei servizi esteri, e si è fatto le ossa a Saigon come Junior Assistant dell’allora ambasciatore americano in Vietnam; tra l’81 e l’85 è stato ambasciatore in Honduras, poi nel Messico nell’89, nel ’93 nlle Filippine, e infine, nel 2001, viene cooptato da Bush per comandare la delegazione Americana all’Onu.
Ma sul suo nome si trascina da tempo una controversia per una sua presunta complicità con le numerose violazioni dei diritti umani...
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Columbine, 1999. Charlton Heston, presidente della NRA nel 2001
NRA. UNA SIGLA DA RICORDARE, NELL’ANNIVERSARIO DI COLUMBINE.
di Fabio de Nardis
20.4.04 - National Rifle Association. Letteralmente, associazione nazionale delle carabine. Nata a New York nel 1871 per garantire il diritto dei cittadini americani a possedere armi da fuoco (ed usarle all’occorrenza), e’ semplicemente la lobby più potente d’America, ed è letteralmente in grado di fare o disfare un presidente. Per avere un’idea del peso che può avere l’NRA, basti pensare a questo: nel momento caldo del dopo-11 settembre, quando il ministro di giustizia Ashcroft riusciva a far passare una legge repressiva dopo l’altra, l’unica legge che stranamente non trovava posto nel famigerato Patriot Act era proprio quella che imponeva dei controlli più rigidi sull’acquisto di armi da fuoco alle fiere nazionali di settore. Ovvero, mentre si poteva tranquillamente arrestare un marocchino solo per aver pronunciato la parola “tagliacarte”, chiunque poteva andare ad una fiera e portarsi a casa dieci carabine a canne mozze, senza nemmeno che l’FBI controllasse prima la sua fedina penale. La grande “paura” per i terrorismo finiva improvvisamente, laddove iniziava il portafoglio dei produttori di fucili.
E proprio sabato scorso, l’”altro” presidente degli Stati Uniti, Dick Cheney, è intervenuto alla convention annuale della NRA per mettere in guardia i delegati sulle intenzioni del candidato democratico, John F. Kerry, di rimettere in discussione....
“’AFFANCULO GLI EBREI”? TUTTA ACQUA PASSATA!
Durante la campagna elettorale di Bush padre, nel 1988, avvenne un fatto che fece scalpore in tutti gll Stati Uniti, ma soprattutto all’interno delle varie comunità ebraiche. In attesa di iniziare uno dei mille discorsi dal palco, Bush senior venne avvicinato da Alexander Haig (suo futuro ministro degli esteri), che gli disse qualcosa sottovoce. I due iniziarono una breve discussione, ma proprio in quel momento il tecnico audio decideva di fare la famosa “prova microfono”, e finiva così per rilanciare al mondo il seguente scambio privato:
Haig – .... ma in questo modo ci alieneremmo completamente il voto ebraico.
Bush – (Lett.) Affanculo gli ebrei! Tanto quelli per noi non votano comunque.
Oggi evidentemente le cose devono essere un pò cambiate. Ecco l’analisi di Fabio de Nardis:
Sono molti negli Usa a pensare che il recente cambiamento di rotta di Bush sulla questione israeliana sia interpretabile come una mossa per conquistare il consenso della comunità ebraica americana, in occasione delle prossime presidenziali. Sebbene gli ebrei americani rappresentino solo il 2% della popolazione, ed il 4% dell’elettorato, essi sono una componente elettoralmente attiva. Le statistiche mostrano infatti ...
Pare
che prima di essere giustiziato, Fabrizio Quattrocchi abbia cercato di
levarsi il cappuccio, affermando: “guardate come muore un italiano”.
Non sappiamo se sia vero, ma la voce è stata sufficiente a
scatenare un coro di lodi e manifestazioni di orgoglio patriottico in
ogni
cantone d’Italia. Il ministro degli esteri ha affermato che si tratta
di un gesto eroico e tutta la classe politica gli si è accodata,
da destra a sinistra, facendo leva sull’infantilismo di un popolo che
si ricorda di essere una nazione solo di fronte a un cadavere. Ma
l’Italia non ha bisogno di nuovi eroi; ne abbiamo, e abbiamo avuti,
già da vendere.
L’Italia ha bisogno di pace, di distensione internazionale, e
soprattutto di un governo serio, che sappia...
PER L’EUROPA UN’OCCASIONE IRRIPETIBILE
di Fabio de Nardis
17.4.04 - L’avvicinamento degli Stati Uniti alle posizioni di Israele ha creato scompiglio tra i leader arabi. Nel recente incontro con Sharon, Bush ha assicurato il pieno sostegno americano al piano del leader del Likud. Ha affemato che le posizioni di Sharon sono ragionevoli e che non è pensabile che i profughi palestinesi ritornino nelle proprie case su territorio israeliano. Una simile presa di posizione ha scatenato un putiferio a cui come al solito ha cercato di mettere una pezza con un giro di telefonate il povero Colin Powell che ormai si è aggiudicato il titolo di “balia dell’anno”.
Il Presidente libanese Emile Lahoud dichiara ...
E’ IN ARRIVO WATERGATE 2?
di Massimo Mazzucco
17.4.04 - Bob Woodward è uno dei due giornalisti passati alla storia per aver provocato, nel 1971, il caso Watergate (“Tutti gli uomini del presidente”), ovvero la caduta di Richard Nixon nel corso del suo secondo mandato. Fu un suo articolo sul Washigton Post, che svelava un fallito tentativo da parte dei repubblicani di piazzare dei microfoni nella sede della campagna elettorale democratica, a scatenare il putiferio.
Ma da oggi Woodward, che non ha mai smesso di scrivere per il Post, rischia piuttosto di passare alla storia come il "serial killer" dei presidenti repubblicani: è in uscita, a giorni, il suo ultimo libro, “Piano d’attacco”, sul quale cominciano già a circolare pesanti indiscrezioni. La chiave del libro è quella di mostrare, in ultima analisi, come la presidenza Bush avesse dato inizio ai preparativi per la guerra in Iraq addirittura nel Novembre del 2001, ovvero due mesi dopo gli attentati di New York, mentre era in pieno corso la campagna in Afghanistan. In qui giorni Bush - secondo le informazioni di primissima mano raccolte da Woodward - avrebbe ordinato in gran segreto a Rumsfeld ....
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