SUL NUOVO AMBASCIATORE IN IRAQ LE OMBRE LUNGHE DI HONDURAS E NICARAGUA
di Fabio de Nardis
21.4.04 - Se Bush davvero vuole ancora convincere qualcuno che in Iraq stiamo “esportando democrazia”, ieri ha certo fatto una scelta poco acuta in quella direzione: ha dichiarato che sarà John D. Negroponte, attuale rappresentante americano alle Nazioni Unite, ad assumere il difficile ruolo di ambasciatore USA in Iraq a partire dal 30 Giugno 2004, data in cui dovrebbe terminare l’occupazione militare (almeno quella ufficiale).
Non ci si aspettava certo Madre Teresa, a dirigere un’ambasciata di oltre 3000 dipendenti, e a gestire una transizione delicatissima, con un governo che molti iracheni considereranno illegittimo almeno fino alle elezioni del 2005, ma il passato di Negroponte non ci parla certo di un garante della democrazia con sigillo doc. Uomo di esperienza, che presta il suo servizio diplomatico agli Stati Uniti da più di quarant’anni, Negroponte ha cominciato nel 1960 come giovane consulente dei servizi esteri, e si è fatto le ossa a Saigon come Junior Assistant dell’allora ambasciatore americano in Vietnam; tra l’81 e l’85 è stato ambasciatore in Honduras, poi nel Messico nell’89, nel ’93 nlle Filippine, e infine, nel 2001, viene cooptato da Bush per comandare la delegazione Americana all’Onu.
Ma sul suo nome si trascina da tempo una controversia per una sua presunta complicità con le numerose violazioni dei diritti umani... ... da parte del regime militare in Honduras, durante il suo mandato. Lui naturalmente nega tutto. Ma sono in pochi a dargli credito. All’epoca pare fosse talmente influente che in Honduras lo avevano soprannominato “il Proconsole”. Pare anche che abbia diretto le operazioni di finaziamento e addestramento delle famigerate Squadre della Morte messe in piedi per volontà dell’allora Presidente Ronald Reagan, per minare le fondamenta del Governo Sandinista, e di sinistra, del vicino Nicaragua. Durante il suo mandato il flusso di finanziamenti americani per le spese militari in Honduras passò dai 4 ai 77,4 milioni di dollari annui.
Alcuni documenti della CIA, ancora oggi disponibili solo in forma censurata, mostrano come all’inizio del 1984 due mercenari, Thomas Posey e Dana Parker, contattarono Negroponte per offrire il loro supporto al Nicaraguan Contra Army, dopo che il Congresso degli Stati Uniti aveva proibito al governo di sostenerlo ulteriormente. Gli stessi documenti mostrano che Negroponte mise in contatto i due con i militari honduregni e che successivamente operò in raccordo con l’allora Vice-Presidente degli Stati Uniti (ed ex-capo della CIA), George Bush (padre), per continuare a finanziare illegalmente la guerriglia attraverso il governo dell’Honduras.
Pare che Negroponte abbia anche nascosto al Congresso la verità sulle atrocità commesse dagli agenti della Cia e dal cosiddetto Battaglione 3-16, addestrato in Honduras dai servizi segreti americani. Di queste violazioni non c’è traccia nel rapporto sui diritti umani del Dipartimento di Stato. Come racconta Efrain Diaz Arrivillaga, ex-deputato di opposizione nell’allora Parlamento dell’Honduras, in un reportage pubblicato alcuni anni fa dal Sun di Baltimora, lui stesso si lamentò più volte con l’ambasciatore americano per le numerose violazioni dei diritti umani nel paese, ma si è sempre scontrato con un muro di gomma. Nello stesso reportage, Rick Chidester, che all’epoca era un giovane funzionario d’ambasciata, afferma che nel 1982, in un rapporto stilato per il Dipartimento di Stato, fu costretto ad omettere ogni riferimento alla violazione dei diritti umani.
Ma c’è di più. Suor Laetitia Bordes,
in una lettera reperibile in internet, racconta che nel Maggio 1982 si recò in Honduras con una delegazione ufficiale per investigare sulla scomparsa di 32 salvadoregne, “tutte donne di fede”, che nel 1981 scapparono in Honduras dopo l’omicidio dell’arcivescovo Oscar Romero. Negroponte affermò di non saperne nulla, ma nel 1996, il suo predecessore, Jack Binns, rivelò che le donne erano state catturate, torturate e poi gettate ancora vive da un elicottero in volo. Negroponte lo sapeva benissimo, ma aveva preferìto coprire i suoi amici militari.
Questa è solo una piccola parte delle informazioni sul passato del futuro ambasciatore USA in Iraq, e l’esperienza ci insegna che, in casi come questo, riuscire a vedere la punta dell’iceberg è già un vero miracolo.
I siti internet delle diverse ONG che operano in Sud America per la tutela dei diritti umani traboccano di documenti sconcertanti. Per usare le parole di Kenneth Roth, direttore esecutivo del Human Rights Watch, sono ancora troppi gli interrogativi sulle atrocità commesse in Honduras e in Nicaragua durante il mandato di Negroponte, e certo questa nomina, come già quella alle Nazioni Unite, non sarebbe opportuna. Ma d’altronde pare che l’unica alternativa fosse quella di Paul D. Wollfowitz, vice di Rumsfeld e capo indiscusso della pattuglia neocons, mente strategica della Guerra nel Golfo Persico.
Per chi aspetta la democrazia, la scelta è certo tormentata: rinunciare al noto complice delle torture in Sud America, o fare a meno del teorico dell’imperialismo armato in persona? Ma si consoli il cittadino iracheno: in realtà, in un caso o nell’altro, sapranno benissimo come riportare ordine a casa sua.
Fabio de Nardis