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Una lezione di metodologia per tutto l’occidente.
di Massimo Mazzucco
Forse anche la nascita “verginale” di Gesù, come mille altri “misteri” di natura spirituale, ha trovato la sua corrispondenza nel mondo rigoroso ed asettico della scienza moderna.
Il dottor Tomohiro Kono, dell’Università di Scienze Agricole di Tokio, è riuscito a fertilizzare un ovulo di topo senza necessità del contributo maschile, ovvero ha combinato due set di cromosomi della madre, uno maturo ed uno immaturo, riuscendo ad innescare un meccanismo che fra i mammiferi in natura non è previsto: la partenogenesi. Mentre questa è comunissima fra gli insetti, ed in moltissime altre specie inferiori, nei mammiferi viene impedita da un particolare blocco genetico detto “imprinting”. Ebbene, una volta individuato il gene addetto all’imprinting – quello cioè che fa da “guardiano” alla partenogenesi – lo si è mandato a bere un caffè, e la autofecondazione è stata, secondo il team di Kono, “ un’operazione paradossalmente semplice.”
Sembrerebbe quindi a portata di mano il sogno di migliaia di coppie di donne, che tanto vorrebbero avere un figlio... ... senza per forza dover ringraziare l’amico di passaggio, oppure rivolgersi ad un’anonima banca dello sperma. Ma non è così, almeno non per ora. Non solo, da un punto divista tecnico, la procedura nell’umano sarebbe cento volte più complicata (teniamo presente che su 500 e passa ovuli autofertilizzati nel topo, solo due hanno portato la maternità a compimento), ma la questione etica verrebbe immediatamente cavalcata da tutti coloro che vogliono che la “famiglia” in senso classico rimanga l’unità di base del tessuto sociale. Ovvero, praticamente tutti i governanti del mondo.
E’ curioso infatti come questioni etiche di altrettanta importanza – come per esempio l’autorizzazione a produrre e vendere cibi transgenici, di cui gli effetti nefasti potrebbero rivelarsi solo fra generazioni – vengano tranquillamente ignorate nel nome del “progresso” (leggi interessi economici).
Ed infatti un rivolo di speranza, per fare soldi anche qui, sì era momentaneamente aperto, quando qualcuno ha suggerito che il procedimento di partenogenesi potrebbe essere utilizzato per produrre cellule staminali (che servono disperatamente per la cura di mille malattie, ma che richiedono un feto umano per essere prodotte in quantità) aggirando il problema etico. Ma qualcun altro, più cinico di lui, ha subito risposto che le cellule staminali vengono già prodotte “in qualche modo”, nel retrobottega dei mille laboratori farmaceutici al mondo, senza nessun bisogno di ricorrere ad un procedimento così complesso come quello del Dottor Kono.
Che allegria. In questa fiera del cinismo generalizzato, infatti, nessuno si è accorto di un piccolissimo particolare, di natura metodologica: mentre tutti i ricercatori (di denaro), fino a ieri, avevano tentato di risolvere il problema della partenogenesi cercando di impedine che la cellula fecondata morisse – curavano cioè, come l’intera medicina occidentale, il “sintomo” - il Dottor Kono è risalito alla radice, ed ha disattivato la causa stessa del problema. Fin troppo semplice, si direbbe.
Chissà se un giorno qualcuno dei nostri soloni d’accademia si ricorderà del Giuramento d’Ippocrate, e vorrà provare lo stesso approccio con il cancro, la sclerosi multipla, l’artite reumatoide, il diabete, l’AIDS e decine di altre malattie che sembrano tutte avere radice in una causa unica, ovvero un sistema immunitario ridotto in briciole da una sfrenata politica di vaccinazioni di massa, e da altre mille componenti di origine chimico-industriale?
Troppo semplice anche qui?
Massimo Mazzucco
Fonte notizia: http://news.bbc.co.uk/2/hi/science/nature/3643847.stm
Il GIURAMENTO DI IPPOPCRATE
Il Giuramento, di attribuzione controversa, è il primo codice di deontologia medica della storia.
Ippocrate fu il primo a suggerire che le malattie umane non siano il frutto di punizioni divine, ma l'effetto di un'alterazione dell'equilibrio di quelli che erano ritenuti i quattro umori dell'uomo (sangue, flemma, bile nera, bile gialla). Questo enorme passo in avanti ha permesso alla medicina di divenire una scienza razionale e di staccarsi così dalla superstizione.
Ippocrate inoltre sosteneva già al suo tempo che la pulizia del medico giovi al paziente, mentre ancora nella metà del XIX secolo, ad esempio, i medici Phillip Semmelweiss, a Vienna, e Wendell Holmes, negli Stati Uniti, furono allontanati dal loro lavoro perchè consigliavano in continuazione gli altri medici di pulirsi le mani prima di visitare il paziente successivo. (Gran parte delle pesti bubboniche medioevali veniva diffusa dagli stessi dottori, senza saperlo ovviamente, che visitavano pazienti in diversi villaggi). Solo con la teoria microbica di Pasteur, i medici si convinsero finalmente dell'utilità della pulizia come norma fondamentale, oltre che come forma di rispetto verso i pazienti.
Giuramento di Ippocrate – Versione Classica (Grecia, ca. 400 A.C.)
Affermo con giuramento per Apollo medico e per Esculapio, per Igea e per Panacea – e ne siano testimoni tutti gli Dei e le Dee – che per quanto me lo consentiranno le mie forze e il mio pensiero, adempirò questo mio giuramento che prometto qui per iscritto.
Considererò come padre colui che mi iniziò e mi fu maestro in quest’arte, e con gratitudine lo assisterò e gli fornirò quanto possa occorrergli per il nutrimento e per le necessità della vita; considererò come miei fratelli i suoi figli, e se essi vorranno apprendere quest’arte, insegnerò loro senza compenso e senza obbligazioni scritte, e farò partecipi delle mie lezioni e spiegazioni di tutta intera questa disciplina tanto i miei figli quanto quelli del mio maestro, e così i discepoli che abbiano giurato di volersi dedicare a questa professione, e nessun altro all’infuori di essi.
Prescriverò agli infermi la dieta opportuna che loro convenga per quanto mi sarà permesso dalle mie cognizioni, e li difenderò da ogni cosa ingiusta e dannosa. Giammai, mosso dalle premurose insistenze di alcuno, propinerò medicamenti letali né commetterò mai cose di questo genere. Per lo stesso motivo mai ad alcuna donna suggerirò prescrizioni che possano farla abortire, ma serberò casta e pura da ogni delitto sia la vita sia la mia arte. Non opererò i malati di calcoli, lasciando tal compito agli esperti di quell’arte. In qualsiasi casa entrato, baderò soltanto alla salute degli infermi, rifuggendo ogni sospetto di ingiustizia e di corruzione, e soprattutto dal desiderio di illecite relazioni con donne o con uomini sia liberi che schiavi. Tutto quello che durante la cura ed anche all’infuori di essa avrò visto e avrò ascoltato sulla vita comune delle persone e che non dovrà essere divulgato, tacerò come cosa sacra.
Che io possa, se avrò con ogni scrupolo osservato questo mio giuramento senza mai trasgredirlo, vivere a lungo e felicemente nella piena stima di tutti, e raccogliere copiosi frutti della mia arte. Che se invece lo violerò e sarò quindi spergiuro, possa capitarmi tutto il contrario.
Giuramento di Ippocrate – versione Moderna (al rispetto del quale sono vincolati tutti i laureati in medicina e chirurgia che esercitino oggi la professione).
Consapevole dell'importanza e della solennita' dell'atto che compio e dell'impegno che assumo, giuro:
* di esercitare la medicina in liberta' e indipendenza di giudizio e di comportamento;
* di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirero' con responsabilita' e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale;
* di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente;
* di attenermi nella mia attivita' ai principi etici della solidarieta' umana, contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzero' mai le mie conoscenze;
* di prestare la mia opera con diligenza, perizia e prudenza secondo scienza e coscienza ed osservando le norme deontologiche che regolano l'esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione;
* di affidare la mia reputazione esclusivamente alle mie capacita' professionali ed alle mie doti morali;
* di evitare, anche al di fuori dell'esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio e la dignita' della professione. Di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni;
* di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalita', condizione sociale e ideologia politica;
* di prestare assistenza d'urgenza a qualsiasi infermo che ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamita', a disposizione dell'Autorita' competente;
* di rispettare e facilitare in ogni caso il diritto del malato alla libera scelta del suo medico tenuto conto che il rapporto tra medico e paziente e' fondato sulla fiducia e in ogni caso sul reciproco rispetto;
* di osservare il segreto su tutto cio' che mi e' confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell'esercizio della mia professione o in ragione del mio stato.