E’ IN ARRIVO WATERGATE 2?
di Massimo Mazzucco
17.4.04 - Bob Woodward è uno dei due giornalisti passati alla storia per aver provocato, nel 1971, il caso Watergate (“Tutti gli uomini del presidente”), ovvero la caduta di Richard Nixon nel corso del suo secondo mandato. Fu un suo articolo sul Washigton Post, che svelava un fallito tentativo da parte dei repubblicani di piazzare dei microfoni nella sede della campagna elettorale democratica, a scatenare il putiferio.
Ma da oggi Woodward, che non ha mai smesso di scrivere per il Post, rischia piuttosto di passare alla storia come il "serial killer" dei presidenti repubblicani: è in uscita, a giorni, il suo ultimo libro, “Piano d’attacco”, sul quale cominciano già a circolare pesanti indiscrezioni. La chiave del libro è quella di mostrare, in ultima analisi, come la presidenza Bush avesse dato inizio ai preparativi per la guerra in Iraq addirittura nel Novembre del 2001, ovvero due mesi dopo gli attentati di New York, mentre era in pieno corso la campagna in Afghanistan. In qui giorni Bush - secondo le informazioni di primissima mano raccolte da Woodward - avrebbe ordinato in gran segreto a Rumsfeld .... ... di preparargli un dettagliato piano per l’invasione militare dell’Iraq. Mentre a quel tempo, se si ricorda, non era possibile nel modo più assoluto fare una qualunque associazione Bin-Laden-Saddam (che in realtà, nemmeno ad oggi è mai stata stabilita), e questo dimostrerebbe la responsabilità inequivocabile del presidente per aver trascinato l’America in una guerra sotto false pretese.
Il libro rivela anche come, nel Gennaio 2003, Bush avesse deciso di dare finalmente luogo all’invazione dell’Iraq, senza nemmeno consultare il suo ministro delgi esteri, Colin Powell. Il quale infatti avrebbe reagito alla notizia, chiedendo letteralmente a Bush: “Ma sei matto? Ma lo sai cosa vuol dire? Se invadi un paese in questo modo, senza l’appoggio internazionale, non solo vale la regola del chi rompe paga, ma soprattutto, quella de i cocci sono suoi!”
Ma Bush fu inflessibile - ci raccontra il libro - e Powell dovette infine piegarsi alla volontà del suo “Commander in chief.”(Volendo uno può anche dare le dimissioni, in casi del genere, ma questo evidentemente a Powell non è venuto in mente).
In conclusione il libro - che va ad aggiungersi a quello già pesantissimo di Richard Clarke, di un mese fa – confermerebbe che tutta la faccenda delle armi di distruzioni di massa era solo una bugia strumentale, e non una semplice “distrazione” dei servizi segreti, e che quindi il presidente avrebbe mentito alla nazione sapendo benissimo di farlo.
E visto come si stanno mettendo le cose ultimamente in Iraq, il tutto potrebbe tranquillamente significare per Bush l’addio alla tanto agognata rielezione di Novembre.
Per molti di noi, ovviamente, non c’era alcun dubbio già da tempo, sul fatto che Bush avesse mentito, e sappiamo anche tutti benissimo il perchè. Ma di questo devono rendersi conto anche la casalinga di Philadelpia, il bracciante del Nebraska ed il pastore dell’Oklahoma: con un' elezione che si prevede tanto infuocata quanto incerta, è nelle loro mani, paradossalmente, che sta il futuro del mondo intero per i prossimi anni a venire.
Massimo Mazzucco