Dalla Palestina a Rio de Janeiro, un’ideale – e non soltanto – parete di cemento marca sempre più visibilmente la separazione fra i privilegiati e le moltitudini affamate del pianeta.
di Massimo Mazzucco
Ieri Sharon ha riportato una storica vittoria a Washington, ottenendo da George Bush sia il riconoscimento del diritto ad occupare parte dei territori in Cisgiordania, sia una sua vistosa retromarcia sul “no” al muro che il presidente aveva espresso, con teatrale fermezza, non più di due mesi fa. E’ la prima volta nella storia che un presidente americano riconosce ad Israele un qualunque diritto sui territori occupati.
Ovviamente - ha dichiarato Bush alla stampa allibita - sia il diritto a tenersi i territori, sia il via libera per completare il muro, sono solo temporanei. Il giorno in cui ci si sedesse finalmente al tavolo della pace – ha poi spiegato - tutto ciò andrebbe ridiscusso. (Certo, come no? Già Sharon non ha mai avuto nessuna fretta di sedersi nemmeno al tavolino del bar, figuriamoci ora che gli toccherebbe pure ridiscutere quello che è già riuscito ad acchiappare sottobanco, e magari anche buttare giù un pezzettino del suo amatissimo simbolo di fratellanza universale).
E già che il resto del mondo fa finta di non vedere quello che accade in Palestina, ne ha approfittato il governo brasiliano per lanciare un’idea di muro molto simile a quella di Sharon: solo che loro dentro ci vogliono rinchiudere... ... i favelados di Rio.
La guerra aperta fra polizia locale e gang di trafficanti di droga è in corso ormai da tempo, e le incursioni nel territorio assomigliano ormai sempre più a quelle degli israeliani nei vari villaggi palestinesi. Con la scusa di catturare il tal dei tali, la vita già non certo invidiabile dei 150.000 abitanti di Rocinha, una delle due favelas “storiche” di Rio (l’altra è Vidigal, con quasi altrettanti disperati), viene resa un vero e proprio inferno a ritmi ormai quotidiani.
Per cercare di risolvere il problema, la polizia ha ultimamente scatenato – in pieno stile yankee – l’ “Operazione Massima Pressione”. Ovvero, si entra negli slums, si fa un’incursione a sorpresa nel territorio di una certa gang, si spara a chiunque ti compaia nel mirino, e poi casomai, a chi rimane vivo, gli si chiedono i documenti.
Ma le gang evidentemente sono ben organizzate, ed hanno risposto con altrettanta violenza ad ogni tentativo di intrusione da patre dei poliziotti. Risultato: morti a dozzine da ambedue le parti, e problema naturalmente irrisolto.
E così, ultimamente, ha cominciato a circolare una voce che in pochi giorni si è fatta concreta proposta da parte del governo: richiudere l’intero territorio in una gabbia di cemento, anche se questa alta solo tre metri, e non dieci come in Palestina.
Inutilmente le associazioni per i diritti umani hanno gridato allo scandalo: l’occidente, come dicevamo, ormai si è abituato ai soprusi (sempre che siano contro terzi, ovviamente), e le motiìvazioni che gli ufficiali di governo offrono, pur disalvare in qualche modo la faccia, sono tanto ridicole quanto sufficienti a far passare sotto silenzio l’intera operazione: pensate, addirittura, che uno dei motivi più importanti per costruire il muro sarebbe quello di arrestare l’espansione ..... nooo, non della foresta, che da sempre incombe alle spalle della favela, ma l’espansione della favela verso la foresta, per proteggerla!!!
Ah, quando i leader l’ecologia ce l’hanno nel sangue...
Massimo Mazzucco