NOTA: SONO ARRIVATE LE RISPOSTE DI MALANGA.
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Il dott. Robert Melamede è docente di botanica all’università del Colorado, ed è uno dei più noti esperti al mondo in cannabis per uso medico (compare intervistato più volte nel film “La vera storia della Marijuana”).
Ultimamente Melamede ha messo a punto una teoria in cui divide gli esseri umani in “blips” e “flips”, ovvero “backward looking people” (gente che guarda al passato) e “forward looking people”, ovvero gente che guarda al futuro.
Sono in realtà le più classiche distinzioni fra conservatore e progressista, oppure fra reazionario e rivoluzionario, fra "bigotto" e anticonformista (fra “complottista” e “debunker”?), che Melamede però ascrive ad una causale di tipo biochimico: poichè gli endocannabinoidi sembrano essere i responsabili per lo stato mentale “aperto”, di tipo creativo (che si riscontra spesso nel fumatore di marijuana), Melamede ha dedotto che la maggiore o minore apertura mentale di un individuo possano dipendere dalla maggiore o minore funzionalità del suo sistema endocannabinoide. E’ una teoria che ovviamente abbisogna di riscontri scientifici, ma che sicuramente propone una lettura del comportamento umano molto particolare ed intrigante. (M.M.)
Segue un breve estratto di un’intervista di Melamede (l’argomento era la “guerra infinita alla droga” da parte delle autorità americane):
TRADUZIONE:
DEAN BECKER: Questo è il notiziario di “420 Drug Wars”, è la seconda parte di una conversazione con il dottor Robert Melamede, tratta dal più recente programma “Il secolo delle menzogne”. Li abbiamo chiamati per anni i “propugnatori della guerra permanente alla droga”. Ma se vogliamo dire la verità, …
di Gianni Elvezia
Qualche tempo fa sono andato ad un concerto di musica classica, a cui nel Regno Unito è abbastanza usuale assistere nei luoghi piu disparati: chiese, scuole, case massoniche, municipi e via elencando - a differenza che in Italia - eseguita da gruppi amatoriali che nulla hanno da invidiare ai professionisti se non lo stipendio.
Mi ci ero recato soprattutto per consentire a mia figlia per pochissimo non ancora adolescente (prima che sia troppo tardi per capire istintivamente la differenza da quanto propone lo zombie-box) di sperimentare la musica dal vivo nella sua forma più eclatante e dirompente, nella fattispecie eseguita da un’orchestra sinfonica non folta come numero di orchestranti ma ugualmente capace di trasmettere tutto l’impatto del suonare collettivo con strumenti tradizionali, per di più in una sala non enorme ma dall’acustica ottima.
Mentre ascoltavo l’esecuzione della overture del Flauto Magico, l’opera più esoterica e gioiosa di Mozart, un pensiero mi ha colpito con una chiarezza folgorante: questo, e non altro – se l’umanità sopravviverà ancora per molti secoli – sarà l’eredità per cui la cosiddetta civiltà occidentale moderna sarà ricordata: la musica di Mozart.
[L'articolo continua all'interno]
di Marco Pala
Qualcuno crede ancora che non vi sia censura al giorno d'oggi?
Allora perchè, se da un lato siamo stati informati su tutto quello che sta succedendo in Egitto, dall'altro i mass-media non hanno sprecato una sola parola su ciò che sta accadendo in Islanda?
Il popolo islandese è riuscito a far dimettere un governo al completo; sono state nazionalizzate le principali banche commerciali; i cittadini hanno deciso all'unanimità di dichiarare l'insolvenza del debito che le stesse banche avevano sottoscritto con la Gran Bretagna e con l'Olanda, forti dell'inadeguatezza della loro politica finanziaria; infine, è stata creata un'assemblea popolare per riscrivere l'intera Costituzione. Il tutto in maniera pacifica. Una vera e propria Rivoluzione contro il potere che aveva condotto l'Islanda verso il recente collasso economico.
Sicuramente vi starete chiedendo perchè questi eventi non siano stati resi pubblici durante gli ultimi due anni. La risposta ci conduce verso un'altra domanda, ...
di Marco Cedolin
La manifestazione contro il TAV in Val di Susa, forte di oltre 70 mila partecipanti, si è distinta per l'imponenza dei numeri, tale da dimostrare al di là di ogni ragionevole dubbio come non esista alcuno spazio per la realizzazione di un'opera avversata radicalmente dalla stragrande maggioranza della popolazione interessata dal progetto.
Giunti a questo punto, l'evidenza dei fatti, dovrebbe costituire un messaggio forte e chiaro, all'indirizzo della classe politica. I cantieri del TAV in Val di Susa non possono trovare alloggio, a meno che non s'intenda trasformare una valle alpina in un teatro di guerra permanente e militarizzare per un paio di decenni un intero territorio, al prezzo di costi economici e sociali assolutamente insostenibili.
Nonostante fosse di una chiarezza adamantina, il messaggio non sembra comunque essere stato colto dalla consorteria politica italiana che, con in testa Giorgio Napolitano, non ha saputo finora fare di meglio che lodare l'atteggiamento criminale dei teppisti dell'ordine, che per l'intera giornata hanno tentato invano con ogni mezzo d'impedire ai manifestanti di difendere il territorio in cui vivono....
di Marco Cedolin
La grande manifestazione nazionale, indetta per domenica 3 luglio in Val di Susa, potrebbe costituire il viatico per porre fine all’occupazione militare dei terreni oggetto del futuro cantiere propedeutico alla realizzazione del TAV, a distanza di appena 5 giorni dal momento in cui sono stati “conquistati”, per mezzo di una pioggia di gas lacrimogeno tossico, vietato nei teatri di guerra, ma in tutta evidenza dispensabile in quantità nei polmoni della popolazione civile.
Ed è quello che ci auguriamo vivamente, ma sarebbe profondamente sbagliato guardare alla giornata di domenica e alla “riscossa” in termini di confronto “militare” con le forze dell’ordine e vaticinare una battaglia a colpi di pietre, manganelli e lacrimogeni, come molti media mainstream sicuramente faranno.
La “riscossa” infatti non passerà attraverso uno scontro all’ultimo sangue fra cittadini e poliziotti, e questo per tutta una serie di ragioni, la prima delle quali è costituita dal fatto che le forze dell’ordine non costituiscono il vero antagonista di chi si batte contro il TAV, ma solamente il terminale deputato a veicolare sul campo le decisioni della politica. Ed è proprio nel confronto con la politica del malaffare che il popolo che si radunerà il 3 luglio avrà l’occasione per vincere la propria battaglia e riprendere possesso dei terreni stuprati, con la forza dei numeri e dell’evidenza che nessuno (neanche la peggiore consorteria politico/industriale) può nutrire l’ambizione di costruire un cantiere, contro la volontà della stragrande maggioranza dei cittadini.....
di Gianluca Freda
Con un certo trionfalismo e la consueta passione per le cazzate, che sulle sue colonne non mancano mai, lo scorso lunedì il sito di “Repubblica” ha dato notizia del nuovo assalto delle forze dell’ordine al presidio No Tav in Val di Susa. I toni utilizzati dal fogliaccio debenedettico richiamano, per l’orgoglio spirante dalla narrazione, altre memorabili conquiste dell’umanità, quali le quote rosa, i diritti dei gay, la vittoria dell’antiberlusconismo strepitante (ormai nessuno se la sente più di chiamarlo “centrosinistra”) alle ultime/penultime/quintultime comunali e l’esecuzione dell’inno nazionale italiano a rutti operata nel 1991 da Eugenio Scalfari nel corso di una degustazione enogastronomica a Fonterutoli.
Apprendiamo, ammirati ed increduli, che “oltre 2000 uomini” hanno partecipato alla titanica impresa dello sfollamento a suon di lacrimogeni e manganellate di un presidio di cittadini della zona. Hernán Cortés, per conquistare l’impero azteco, aveva utilizzato appena 508 soldati.
Scopriamo che i manifestanti si sono dati “alla fuga nei boschi”, quali trucidi briganti braccati da pizzardoni implacabili, reimpostando i ranghi in una borbonica clandestinità che le autorità sabaude si preparano a stroncare con le proprie guarnigioni. Per l’occasione, e approfittando della ricorrenza dei 150 anni dall’Unità Nazionale, la salma del generale Enrico Cialdini verrà riesumata ed esposta alla pubblica devozione presso il Museo del Risorgimento di Palazzo Carignano.
Leggiamo con inquietudine che 32 eroici poliziotti sono rimasti feriti nel corso della battaglia ...
NOTA: SONO ARRIVATE LE RISPOSTE DI MALANGA.Una chiacchierata con Corrado Malanga, prendendo spunto dal film “6 giorni sulla terra”. Fra gli argomenti trattati, sinergie fra dèi “buoni” e dèi “cattivi”, i rapporti con il Vaticano, angeli e demoni nella mitologia, il dualismo come forma di controllo dell’umanità, effetti della droga sulla coscienza, il dilemma della comunicazione televisiva, i problemi della trasposizione della realtà in fiction. E anche la scoperta di qualche “amore” in comune (28 min.).
(La chiacchierata è stata improvvisata, e la qualità purtroppo non è delle migliori).
di Marco Cedolin
Il fumo è quello dei gas lacrimogeni ed asfissianti, con i quali le forze dell'ordine hanno materialmente "soffocato" gli oltre 2000 cittadini valsusini che presidiavano la Libera Repubblica della Maddalena contro l'assalto della mafia del tondino e del cemento. L'arrosto quello di un cantiere immaginifico e senza futuro, che la consorteria politica tenterà di vendere all'opinione pubblica e alla compiacente UE, come la prima pietra di quel TAV in Val di Susa , nato già morto e destinato ad essere solo una fonte di guadagni illeciti, alla quale fare abbeverare animali politici e prenditori d'accatto.
Di questa nottata di trepidante attesa, fino al mattino, vissuto con i polmoni che bruciano, gli occhi accecati, ma la testa alta, rimangono molte immagini, alcune destinate a scolorire velocemente, altre a rimanere nella memoria come segni indelebili.
L'orgoglio del popolo, che anche in questa Italia votata al malaffare e all'opportunismo, trova il coraggio di mettere a repentaglio la propria incolumità fisica, per difendere la terra in cui vive e il futuro dei propri figli, riscoprendo valori che la maggior parte degli italiani hanno dimenticato. Ed è un popolo disposto a passare le notti all'addiaccio, rubando le ore alla famiglia e al lavoro, un popolo che riscopre la bellezza dello "stare insieme" e del sentirsi parte di qualcosa che travalichi l'egoismo qualunquista, ormai diventato forma mentis imperante.....
di Silvio Sciurba
Sarò diretto e sintetico: per sua natura, l'essere umano è fruttariano.
Nessuno sa quando e perché abbia iniziato a cuocere i cibi; non esistono Darwin o Sitchin che abbiano mai dato una risposta soddisfacente al quesito ma ciò che è certo, è che il sistema digerente dell'uomo è progettato per cibarsi di cibi crudi come qualsiasi altro essere vivente: gli animali che vivono allo stato brado non cucinano né alterano in alcun modo il proprio cibo.
Per motivi di sopravvivenza o per ritualità verso gli spiriti, o forse ancora per venerazione di esseri “superiori”, l'umanità ha iniziato a cuocere i cibi fino a costruirci sopra un'intera cultura, affascinante e ingannevole allo stesso tempo.
Affascina perché stimola il corpo, coccola e appaga la mente e crea un momento sociale importante; inganna perché altera i sensi fisici, superando le barriere chimiche naturali che sono progettate per il cibo crudo, e crea un'àncora mentale come se fosse un “premio” con il quale appagare le tensioni emotive.
Prima di tutto chiariamo la definizione. Le categorie alimentari in cui sono divisi gli animali, servono sicuramente per facilitare alcuni aspetti di comprensione ma indubbiamente complicano le cose a chi conosce poco la materia. Un erbivoro, ad esempio, non è un vegetariano, perché mangia anche piccoli animali: credete che una mucca o un cervo puliscano le foglie che stanno mangiando dalle coccinelle che vi sono appoggiate sotto o dalle formiche che vi passano sopra?
Questo significa che per quanto il loro cibo ideale, ovvero il cibo su cui l'apparato digerente è stato progettato (dalla natura o da Dio non si sa), sia l'erba, la natura li ha dotati di organi per digerire di tutto.
Ma cosa succederebbe se invertissimo per proporzioni, ovvero dessimo alla mucca più cibo animale che vegetale? L'abbiamo chiamata mucca pazza.
Allo stesso modo, dire che l'essere umano è fruttariano, ...
di Gianluca Freda
“L’origine delle malattie è nell’uomo e non fuori di esso; ma le influenze esterne agiscono sull’intimo e fanno sviluppare le malattie [...]. Un medico [...] dovrebbe conoscere l’uomo nella sua interezza e non solo nella sua forma esterna”. (Paracelso)
Ero bambino quando, nel 1973, a Napoli scoppiò una delle periodiche epidemie di colera. Gli effetti del contagio sulla popolazione furono relativamente contenuti (una trentina di morti in tutto), ma l’economia, in particolare quella ittica, ne risultò devastata. I TG e i reportage televisivi dell’epoca trasmettevano a ripetizione le immagini di un pescatore napoletano che, nel disperato tentativo di dimostrare l’inesistenza del contagio vibrionico, diluviava cozze e patelle crude dinanzi alle telecamere, in una performance poi divenuta, nei decenni successivi, paradigmatica dell’incultura popolare sulle questioni epidemiologiche.
Eppure la grottesca esibizione sperimentale di quell’anonimo operatore ittico partenopeo aveva, come scoprii molti anni dopo, un assai più illustre e spettacolare precedente. Nel 1892, il celebre medico e chimico bavarese Max von Pettenkofer chiese a Robert Koch, che nove anni prima aveva isolato il bacillo del colera, di inviargli un campione delle sue colture vibrionali. Koch glielo inviò. Qualche giorno dopo, Pettenkofer lo ringraziò con una lettera, nella quale scriveva:
“Il Dottor Pettenkofer offre al Dottor Professor Koch i propri rallegramenti e lo ringrazia per la fiala contenente i cosiddetti vibrioni del colera, che egli è stato così gentile da inviargli. Il Dottor Pettenkofer ne ha bevuto l’intero contenuto ed è lieto di informare il Dottor Professor Koch che egli permane nella consueta ottima salute”.
Pettenkofer, intestarditosi su una prospettiva epidemiologica del tutto differente, …
A furia di seminare fregnacce, si finisce per inciamparci dentro. Pare essere questo il destino del nostro Ministro Frattini, che ieri ha espresso la necessità di una sospensione delle incursioni armate in Libia – scrive l’ANSA - per consentire la creazione di corridoi umanitari in grado di aiutare la popolazione.
Ma come, Ministro Frattini, non eravamo andati in Libia proprio per motivi umanitari? Come siamo passati dalla necessità di bombardare “per motivi umanitari” a quella di sospendere i bombardamenti “per motivi umanitari”?
A quanto pare l’aggettivo “umanitario” è diventato un aggettivo universale, che si può usare in qualunque frangente, pur di dare una valenza positiva a quello che si sta facendo. Ne è la prova la frase, ancora più contorta, di Frattini, quando dice che è "fondamentale la cessazione umanitaria delle azioni armate".
Nemmeno nel “Guinness degli ossimori” una frase del genere troverebbe posto.
Che cos’è una “cessazione umanitaria delle azioni armate”, Ministro Frattini? Esiste forse anche una cessazione “disumana” dei bombardamenti? Si può smettere di bombardare i civili perchè ci fanno pena, ma anche magari per fargli un dispetto?
Il vero problema, naturalmente, non sta nelle buffe contorsioni a cui sono costretti i nostri politici …
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