Maurice Newman, il consigliere economico del primo ministro australiano Abbott, ha accusato le Nazioni Unite di "utilizzare dati scientifici falsificati sul cambiamento climatico per introdurre un nuovo ordine mondiale".
È già da tempo che il governo australiano cerca di far fallire in ogni modo possibile qualunque tentativo di dialogo a livello mondiale sui cambiamenti climatici, ma ora l'intervento di Newman punta chiaramente il dito contro il cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale. Newman ha detto che "le Nazioni Unite stanno usando dei modelli falsificati per sostenere l'aumento delle temperature, in modo da porre fine alla democrazia e imporre un governo autoritario."
"La vera agenda è quella di concentrare l'autorità politica - ha detto Newman - Il riscaldamento globale è soltanto l'esca, ma si tratta in realtà di un nuovo ordine mondiale sotto il controllo delle Nazioni Unite, che si oppone al capitalismo e alla libertà e che sta utilizzando il catastrofismo ambientale per raggiungere il proprio obiettivo."
A questo punto seguire il dibattito diventa veramente complicato, ...
di Riccardo Pizzirani
Già nello scorso ottobre il premier inglese Cameron si era distinto durante una conferenza <1> nell’etichettare coloro che non credono nella versione ufficiale del 9/11 e del 7/7 come “estremisti non-violenti”, equiparandoli anche ai nazisti, ai membri del ku-klux-klan e ad altri estremisti “che fanno proselitismo nelle scuole e nelle università”.
E proprio l'altro ieri, fresco di una vittoria elettorale che con solo il 36,8% lo porta ad avere la maggioranza assoluta in parlamento (non è fantastica la repubblica?), Cameron ha affermato <2> che “per troppo tempo la Gran Bretagna è stata una società passivamente tollerante, dicendo ai propri cittadini: fintanto che obbedite alla legge noi vi lasceremo in pace. Questo spesso ha significato che siamo dovuti restare neutrali tra diversi valori. E questo ha aiutato ad incrementare una narrativa di estremismo e di lamentela. Ora il governo volterà pagina in modo conclusivo su questo approccio fallimentare. Questo significa promuovere attivamente certi valori”
In realtà le norme sembrano puntare proprio all’opposto: cioè ad evitare che determinati - altri - valori vengano condivisi. [...]
Chi segue con attenzione il ciclo televisivo avrà certamente notato che da qualche settimana è in corso un cambio di atteggiamento da parte dei media mainstream verso il Movimento 5 Stelle.
È un cambiamento lento e sottile, ovviamente, poiché nasconde conflitti, ipocrisie e malafede in quantità industriali, ma è tuttavia un cambiamento innegabile: lentamente - e loro malgrado - i media mainstream stanno iniziando ad accettare l'idea che Movimento Cinque Stelle sia una realtà ormai permanente, con la quale sarà necessario fare i conti fino in fondo, e della quale non sarà più possibile liberarsi con una semplice mitragliata di etichette e di battute preconfezionate.
Si nota infatti nei media mainstream - lo ripeto, loro malgrado - una forma progressiva di rispetto per i vari esponenti dei 5 Stelle che da qualche mese ormai si presentano con regolarità a tutti i talk-show più importanti, e con grande umiltà e chiarezza espongono al pubblico le loro posizioni.
Che poi questa forma di rispetto sia soltanto una paura mascherata fa poca differenza: il succo è che le idee del Movimento Cinque Stelle cominciano a circolare a livello mainstream, e quando queste idee vengono messe a confronto con i farfugliamenti fantapolitici degli altri partiti, la differenza diventa evidente anche per un pubblico meno preparato.
Il picco di questa evoluzione si è certamente avuto lunedì sera, ...
L'allarme arriva da un alto funzionario delle Nazioni Unite che, in un'intervista al The Guardian, avverte i cittadini europei sulle conseguenze dell'approvazione del Trattato di libero scambio fra Stati Uniti ed Europa, i cui negoziati sono entrati nella fase cruciale.
"L'Onu non vuole un ordine internazionale post democratico - dice il rappresentante dell'Onu Alfred de Zayas - Bisogna fare tesoro delle lezioni passate. Già in altri trattati internazionali le multinazionali sono riuscite a bloccare le politiche dei governi grazie all'aiuto di tribunali segreti che operavano al di fuori della giurisdizione nazionale. Lo stesso meccanismo si vuole riproporre con il Ttip".
Si contano ben 600 casi in cui queste "corti" sono intervenute scavalcando la libera volontà dei rappresentanti dei cittadini.
Fra le più clamorose quella del gruppo svedese Vattenfall, attivo nella produzione di energia nucleare, che ha fatto causa al governo tedesco contro la sua decisione di dismettere le centrali nucleari a seguito del disastro di Fukushima.
Altra causa è stata intentata contro il governo egiziano dal gruppo francese Veolia, leader mondiale nel trattamento dei rifiuti. La ragione? Con una legge ha alzato la soglia del reddito minimo e non potrà più sfruttare i lavoratori egiziani. [...]
di Piero Cammerinesi
Ieri suona il campanello di casa un giovane messicano - qui in Texas quella che era la minoranza ispanica è diventata maggioranza - per una riparazione domestica.
Il giovane è sveglio e brillante. Si capisce che ha voglia di parlare, sa che sono italiano, parliamo prima in inglese ma ogni tanto scivoliamo verso lo spagnolo.
Si avventura pericolosamente in qualche frase in italiano.
Mi racconta del suo paese di origine, della miseria, della disperazione, della decisione di partire, di cercar fortuna. Della sua entrata illegale negli USA, attraverso il deserto, giorni e giorni sotto un sole implacabile, senza cibo e pochissima acqua. In agguato serpenti velenosi, scorpioni e i killer razzisti che si divertono a sparare sugli immigranti clandestini.
Poi nel sottofondo di un truck appena passato il confine. Infine, esausto di stanchezza, cade in un sonno catalettico, ma è risvegliato dalla guardia di frontiera che trova tutti i disgraziati ammonticchiati nel veicolo e li rimanda indietro.
Gli interrogatori, la detenzione, il duro viaggio di ritorno.
Ma lui non si scoraggia. Vuole venire in quello che crede essere il Paese di Bengodi e fa una richiesta formale di immigrazione. [...]
di Marco Travaglio
Salve, sono un black bloc. Vengo da fuori, ma non vi dico da dove, tanto lo sapete benissimo (mi riferisco all'intelligence italiana, che è sempre molto intelligente). E niente, vorrei parlarvi un po' del mio lavoro, che mi dà tante soddisfazioni, soprattutto in Italia. È un bell'impiego, non c'è che dire, specie con questi chiari di luna. Ben pagato, anche.
Io peraltro sono una vocazione precoce: sognavo di spaccare tutto fin da piccolo. I miei matusa, ingenui, mi dicevano: "Così non vai da nessuna parte, devi smetterla di sfasciare ogni cosa che vedi, fatti una posizione". Ho fregato anche loro: mi son fatto una posizione sfasciando tutto. Sono richiestissimo, indosso una divisa strafica (il nero della tuta mi slancia e acchiappo un casino), giro il mondo.
Prima, ai tempi del G8 di Genova, avevo un contratto Co.Co.Co (acronimo di Cosa Colpire a Cottimo), poi trasformato in Co.Co.Pro (Cosa Colpire a Progetto). Ora invece, grazie al Jobs Act, mi han fatto un tempo indeterminato a tutele crescenti: più vetrine sfascio, più macchine incendio, più negozi devasto, più poliziotti meno, più le autorità italiane mi proteggono.
Avete mai visto un black bloc manganellato o arrestato in Italia? Io mai (parlo di noi col marchio Doc, diffidate dalle imitazioni e dai franchising). È una sensazione eccitante: accendi un fumogeno, ti cambi d'abito nella nuvola di gas, metti a ferro e a fuoco la città, e sfili indisturbato fra due ali di folla, di polizia, di cameramen e di fotografi professionisti e dilettanti: nessuno ti tocca, neppure una pieghina sulla tuta, bello lindo e liscio come l'olio. Meglio di Mosè tra le acque del Mar Rosso. [...]