di Dan Sanchez
Quando ho saputo dei recenti attentati a Parigi, un brivido mi è sceso lungo la schiena. "No," ho pensato: " Tutto questo sta accadendo troppo velocemente."
Ero atterrito. Non ero terrorizzato, badate bene. Quello che è successo a Parigi è stato tragico, naturalmente. Ma io non ero così ignorante da pensare che il tipo di violenza che questi fatti rappresentavano fosse una minaccia statisticamente significativa diretta a me stesso ed ai miei cari. Ero pienamente consapevole che, anche con il recente incremento degli attacchi terroristici, la probabilità della mia famiglia di esserne coinvolta è infinitamente minuscola. Ho più probabilità di essere abbattuto da un cervo o da un fulmine, che da un kalashnikov di un jihadista.
Quello che mi ha atterrito è stata la reazione di tutte quelle persone che sono incapaci di una prospettiva proporzionale del genere: chi ha visto le notizie da Francia e in preda al panico, pensando: "Il prossimo sono io!". Così lontani, gli attacchi di Parigi hanno scatenato in America un ondata di paura e la richiesta di maggiori poteri alla polizia, così come un'onda concomitante di odio anti-islamico e la brama per la guerra.
Sofisticati e urbani, come i francesi hanno fama di essere, anche loro hanno lasciato che il terrore irrazionale li permeasse. E dominati da questo terrore, hanno permesso allo Stato di calpestare, sfrenato, la loro vita e libertà. L'atteggiamento del pubblico è stato sintetizzato da un giovane cittadino il cui messaggio per il suo governo era: "Fai quel che vuoi, ma mantienimi sicuro." Con questo mandato, la Francia ha intensificato i suoi bombardamenti a città siriane ricolme di civili, senza altro senso che la riproduzione di terroristi. E a casa loro, come Truth in Media ha riportato:
... Il governo francese ha dichiarato lo stato di emergenza sulla base di una legge del 1955, raramente impiegata, che permette allo stato di condurre perquisizioni senza mandato in proprietà private, imporre il coprifuoco, limitare incontri pubblici e movimenti di persone, confiscare armi senza dovute spiegazioni ed impossessarsi della stampa.
Come sempre, il pubblico statalista ha perversamente risposto a terrorismo attirato sulle loro teste dagli interventi militari esteri del loro governo, cioè richiedendo ancor più interventi militari. E perversamente ha premiato il governo per il suo abietto fallimento nel prevenire gli attacchi, con più risorse, poteri e responsabilità.
di Massimiliano Paoli
"Nelle economie moderne lo stato non può disinteressarsi di ciò che accade nel mercato degli operatori privati, poiché sa perfettamente che il risultato delle loro decisioni può non essere conforme agli interessi generali della società, che è suo compito tutelare" - Enrico Mattei
Destini paralleli
Enrico Mattei nasce il 29 aprile 1906 ad Acqualagna, un piccolo paese in provincia di Pesaro-Urbino che al tempo contava poco più di tremila anime.
"Mattei è il secondo di cinque figli di un brigadiere dei carabinieri convinto che «restare poveri è una disgrazia perché non si può studiare». Finite le scuole elementari, viene messo in collegio, a Vasto, dove frequenta la Scuola tecnica inferiore. La povertà della famiglia e la rigida disciplina imposta dal padre lo spingono presto a cercarsi un lavoro. Il brigadiere, nel frattempo promosso maresciallo, riesce a far assumere il giovane Enrico in una fabbrica come verniciatore di letti di metallo. L'odore nauseante della vernice resterà per sempre impresso nella sua memoria al punto di procurargli una sorta di idiosincrasia per tutti gli odori penetranti, «compreso - confesserà anni dopo - quello della mia benzina». Nel 1923 viene assunto come garzone nella Conceria Fiore. La carriera del garzone è rapida: prima operaio, poi aiutante chimico, infine direttore del laboratorio. Nel 1929, quando la Conceria Fiore chiude, Mattei fonda con la sorella e un fratello la sua prima fabbrica: un piccolo laboratorio di oli emulsionanti per l'industria conciaria e tessile. Nel 1934, prova a diventare un vero industriale e fonda a Milano la Chimica Lombarda. Due anni dopo, a Vienna, sposa Greta Paulas. Poi si diploma ragioniere e si iscrive all'università Cattolica. E' vulcanico, intraprendente, ambizioso. Ma la sua carriera ha una svolta improvvisa quando scoppia la guerra. Nel maggio del 1943 incontra Giuseppe Spataro, attraverso il quale entra in contatto con i circoli antifascisti milanesi. E dopo il 25 luglio si unisce ai gruppi partigiani in azione sulle montagne lombarde. Li, tra le valli, il giovane industriale in carriera viene messo alla guida di una delle formazioni «bianche», di matrice cattolica, quelle che saranno nel dopoguerra il serbatoio della classe dirigente democristiana [...]"(1).
E' proprio in questo contesto che Mattei farà la conoscenza del suo alter-ego, il comandante "Alberto".
Questo documentario pone una domanda molto semplice: se è vero che il riscaldamento globale (causato dall'uomo) non esiste, perchè i ghiacciai si stanno sciogliendo così in fretta?
(Ricordatevi di attivare i sottotitoli in italiano)
Fonte Puro amx
Ho seguito il telegiornale, ma non sono riuscito a capire la questione delle banche. Ho seguito "Otto e mezzo" della Gruber, che parlava di banche. Ho seguito Paolo del Debbio, che parlava di banche. Ho seguito "La gabbia", dove parlavano di banche. Ma dopo quattro ore di rimbecillimento televisivo, nessuno è riuscito a spiegarmi il meccanismo attraverso il quale un risparmiatore che ha investito in obbligazioni possa trovarsi senza una lira dall'oggi al domani.
Tutti i commentatori davano i fatti per scontati, e nessuno sembrava sentire la necessità di dare una risposta alle domande più banali che vengono in mente a chiunque: come funziona, se esiste, il meccanismo di tutela del risparmiatore? [...]
Intervento di Ray McGovern al Parlamento Europeo il 1° dicembre 2015, all'interno del IX Forum Russo-Europeo.
Fonte Pandora TV
Se c'è qualcuno che si è dimenticato a che cosa servono veramente le guerre, questo articolo potrà rinfrescargli la memoria. Le guerre - certamente - servono a conquistare territori. Le guerre servono ad appropriarsi di beni e di ricchezze che appartengono ad altre nazioni. Le guerre servono ad aumentare il proprio controllo geostrategico su una certa regione. Ma le guerre - e gli attacchi terroristici che le "giustificano" - servono soprattutto ad una cosa: ad arricchire i produttori di armi. "It's just business, baby".
E' di oggi la notizia che "i maggiori produttori americani di armi stanno faticando per soddisfare le crescenti richieste di missili di precisione e di altre armi che vengono usate nella lotta contro lo Stato islamico, guidata dagli Stati Uniti, e in altri conflitti in medio oriente".
Inizialmente erano due "cani sciolti", che avrebbero agito per motivi personali, ma con il passare delle ore è emerso che i due assassini di San Bernardino, Syed Farook e Tashfeen Malik, erano noti già da tempo all'FBI. Vi ricorda qualcosa?
Ora che il nuovo sito è stato impostato, possiamo dedicarci alla riapertura dei forum. Come sapete, è stato impossibile importare i forum esistenti dal vecchio sito, anche se ovviamente tutto quel materiale non andrà perduto: il vecchio sito rimane online
per la consultazione, sempre a portata di mouse. Inoltre, le discussioni che erano attualmente in corso sul vecchio sito potranno proseguire sul nuovo, con lo stesso titolo, e con un link che rimanda al forum originale.
Ci sono però delle
novità importanti che introdurremo nei nuovi forum, al fine di evitare alcuni problemi che si sono presentati in quelli vecchi. Il primo problema è quello del disordine delle categorie, il secondo è quello della moderazione. Ambedue i problemi dovrebbero
venire risolti seguendo queste nuove regole, che sono presentate anche nella pagina generale "info-sito". [...]
Dal sito di Maurizio Blondet pubblichiamo:
Il CLIMATISMO: LA NUOVA IDEOLOGIA
Nei giorni della colossale Conferenza sul Clima che si apre a Parigi, prova generale di governo globale della finanza – sotto specie di allarmismo climatico – esce il volume IL CLIMATISMO: UNA NUOVA IDEOLOGIA di Mario Giaccio, per le edizioni 21 Secolo. Una lettura necessaria per contrastare l’alluvione di falsificazioni che ci verranno ammannite a palate sui media. Ne dò qui la prefazione di Umberto Crescenti (Professore Emerito di Geologia Applicata, Università G. d’Annunzio Chieti-Pescara).
La Francia è stata ufficialmente nominata paese ospitante della ventunesima Conferenza Parigi 2015 sul Clima (COP21); questa si terrà al Bourget dal 30 novembre all'11 dicembre 2015. In quanto paese che presiede la COP, dovrà facilitare il dialogo tra tutte le parti partecipanti al negoziato, al fine di stabilire un clima di fiducia reciproca, di far convergere i diversi punti di vista e di permettere l'adozione di un accordo all'unanimità.
In primo luogo si cercherà un accordo ambizioso e vincolante per la sfida del cambiamento climatico, che si applicherebbe a tutti i paesi. Infatti è dato per scontato che è in atto un cambiamento climatico dovuto per la massima parte alle attività umane e che per evitare pericolose interferenze delle attività umane sul clima, un aumento accettabile della temperatura media superficiale del pianeta non deve superare i due gradi rispetto ai livelli preindustriali. Prima si interviene, minori saranno i costi. Il 2015 rappresenta il termine ultimo per raggiungere un nuovo accordo globale legalmente vincolante che possa subentrare alla piattaforma di Kyoto dal 2020.
Una componente fondamentale sarà anche il finanziamento della lotta al cambiamento climatico; una tappa è stata raggiunta con la prima capitalizzazione del Fondo verde con una somma di 9,3 miliardi dollari, di cui quasi un miliardo proveniente dalla Francia.
Ora che le acque si sono calmate, possiamo osservare con un minimo di distacco i fatti di Parigi. E ci accorgiamo che, per svariati aspetti, ci ricordano molto da vicino quelli dell'11 settembre.
Déjà vu n.1 - I "buchi" nell'intelligence
Dopo Parigi ci hanno raccontato che i servizi francesi avevano avuto diverse segnalazioni sugli attentati imminenti, ma che "non sono riusciti a collegare le informazioni" in modo da riuscire a prevenirli.
Dopo l'11 settembre ci hanno raccontato che CIA, FBI, NSA eccetera avevano ricevuto diversi avvisi sugli attacchi imminenti, ma che non avevano saputo "connect the dots" (collegare i puntini).
Soltanto un imbecille può credere che i servizi occidentali fra i più esperti al mondo (quelli francesi e quelli americani) siano talmente imbranati da non saper prevenire un attacco che è stato ampiamente annunciato da soffiate di ogni tipo. E' molto più probabile, invece, che tutte queste informazioni siano state ignorate intenzionalmente (come nel noto caso di Coleen Rowley, la whistleblower dell'FBI), proprio perchè si voleva che gli attentati andassero in porto.
Fra l'altro, sia gli americani che i francesi si sono curiosamente dimenticati di punire, licenziare, o perlomeno sospendere dal servizio coloro che avrebbero commessi questi errori clamorosi. Come se le vite dei loro concittadini, perdute a causa di questi errori, non contassero nulla.
Déjà vu n.2 - L'attacco alle nostre libertà
Subito dopo gli attentati di Parigi, ci hanno racconato che "l'Islam ci attacca perchè odiano i nostri valori di libertà e democrazia".
Subito dopo l'11 settembre ci hanno raccontato che gli islamici hanno organizzato gli attentati alle Torri Gemelle "perchè odiavano l'occidente con i suoi valori di libertà e democrazia".
Leggi tutto: Nulla da temere, se non i terrorizzati stessi