di Massimiliano Paoli “Talvolta i Titani erano considerati figure primitive e selvagge, al limite della crudeltà mostruosa: divinità imperfette che regnavano con la forza, non con la sapienza e la giustizia di Zeus. [...] Alcuni però pensavano che questi antichi dei possedessero una loro giustizia, più mite e modesta rispetto a quella degli olimpi, e in fondo più benevola nei confronti dell'umanità”(1).
Non fatevi ingannare, questa storia ha ben poco di mitologico. Questa storia parla di un passato recente che ancora oggi si fatica a raccontare nella sua sconosciuta interezza (sconosciuta per noi comuni mortali); questo anche grazie alle complicità dell’industria dell’informazione che da sempre si diletta a gestire il teatrino delle pseudo verità occultando, per motivi più o meno leciti, la complessità di certi fenomeni storici in cui i contorni dei personaggi sono chiari ma al tempo stesso enigmatici e sfuggenti, dove le comparse, spesso scambiate per protagonisti (e viceversa), sembrano guidate da un’immortale regia che cambia volto ma non scopo: l’uso del terrore per influenzare le masse. Questa è la storia del “cervello parigino” delle Brigate Rosse, Hyperion. La vulgata comune fa cominciare questa narrazione nel lontano 1968, ...
In fondo ci voleva poco: bastava una bella faccia da culo, arrogante e impunito, per ribaltare quattro cifre e dare a tutti l'impressione di aver risolto un'equazione apparentemente impossibile. Prendo tre miliardi di qua, sette li acchiappo di là, e di colpo ti sbatto in busta paga 1000 euro all'anno in più per i lavoratori.
Anche se poi è tutto da vedere, perchè tagliare 7 miliardi con la spending review è tutta da vedere. Anche la tassazione sulle rendite finanziarie che passa dal 20 al 26% è tutta da vedere, perchè non tiene presenti i possibili contraccolpi che ci saranno nel mondo della finanza.
Ma tant'è, detta così fa colpo, e siccome oggi la politica è fatta più di immagine che di sostanza, la conferenza stampa di Renzi è stata certamente un successo. Come un buon prete di paese, il nostro primo ministro ci ha fatto l'elemosina, ...
Passano le settimane, ma di Michael Schumacher non si sente più parlare. E questo è un pessimo segno. Ormai si comincia a temere che, anche nella migliore delle ipotesi, Michael Schumacher resterà un invalido, semi-paralizzato, incapace di muoversi e di esprimersi in modo normale.
Mentre non possiamo che augurare al campione tedesco una completa guarigione, non possono non venire in mente vicende simili, accadute nella storia recente: Mohammed Alì, l'uomo che gridava al mondo "I am the greatest" dopo aver schiacciato campioni come Simpson, Frazier e Foreman, che si trovò improvvisamente in balia del morbo di Parkinson: tremante ed incerto, faticava a stare in piedi, a muoversi e a parlare.
Un altro caso simile è quello di Christopher Reeve: il perfetto Superman, colui che ha incarnato per anni il supereroe dei fumetti per antonomasia, si è ritrovato di colpo su una sedia a rotelle, paralizzato dal collo in giù, per una stupida caduta da cavallo. Del grande super eroe restava soltanto il ciuffo, mentre il ghigno sicuro del salvatore dell'umanità si era trasformato in una smorfia amara, dalla quale usciva soltanto un flebile rantolo.
E poi ancora: Ambrogio Fogar, un uomo che ha circumnavigato il globo in solitario, ...
di Gennaro Carotenuto
Gli speechwriter inventano belle frasi per i politici: «Mosca è dalla parte sbagliata della Storia» hanno fatto dire all’Obama cool che cerca anche in una crisi potenzialmente bellica come quella della Crimea di esercitare un po’ di soft power. Belle frasi, anche intelligenti, che hanno il difetto di far riflettere su di un mondo nel quale principi per secoli basilari come autodeterminazione e nazionalità sembrano avviarsi alla loro “fine della Storia” senza che sia chiaro come possano essere sostituiti.
Ispira timore e anche repulsione un espansionismo russo che sa per metà di cannoniere e d’impero zarista e per l’altra di paesi fratelli da salvare come nel ’68 a Praga. Ovunque siano le ragioni e i torti, e qualche ragione Mosca ce l’ha, è solo la forza l’argomento che mette in campo. Anche per il Cremlino, non da oggi, il principio nazionale è un verso che si modula secondo convenienza, carezzevole verso i crimei, inumano verso i caucasici sterminati nella sostanziale indifferenza del mondo, che li vede attraverso il prisma falsato della guerra al terrorismo come tutti barbuti.
Viene da dire che magari Obama avesse ragione e che sia solo la Russia ad andare nel verso sbagliato della Storia. Viene da dire che magari fosse tutto così semplice ...
Avendo vissuto per molti anni a Los Angeles (come regista e sceneggiatore), ho partecipato anch'io più di una volta alla cosiddetta "notte degli Oscar". Non parlo della cerimonia ufficiale, quella che avviene al Dolby Theatre, e che viene trasmessa in tutto il mondo; a quella partecipano solo le elites, i top guns, gli intoccabili, quelli che contano davvero, che stanno in cima alla piramide. Io parlo invece di tutto ciò che accade all'esterno di quel teatro, nelle stesse ore della cerimonia, e che coinvolge praticamente tutto il resto del mondo di Hollywood.
Sono infatti decine di migliaia i produttori, i registi, gli attori, gli scenografi, i direttori della fotografia, i compositori, gli sceneggiatori, i costumisti, i tecnici del suono, i truccatori, i musicisti e gli animatori che vengono da ogni parte del mondo, e che compongono quella che è sicuramente la più vasta comunità di creativi di tutto il pianeta. Attorno a questo comunità ruotano a loro volta intere falangi di agenti, di personal manager, di PR, di uffici stampa, di commercialisti, di avvocati e di intrallazzatori di ogni tipo.
Tutta questa gente comincia ad andare in fibrillazione nella settimana che precede la cerimonia degli Oscar, e già verso il giovedì nessuno ti risponde più al telefono. Chiami la tua agente per sapere se ha letto la tua ultima sceneggiatura, e lei ti risponde "Non adesso, my love, domenica ci sono gli Oscar". Come se dovesse organizzarli lei.
Il paradosso infatti è che più questi personaggi sono lontani dai vertici della piramide, più sembrano sentirsi coinvolti personalmente dall'evento imminente. Quella che avviene a Hollywood ogni anno non è soltanto la festa della elite, che sceglie, incensa e premia se stessa, ...
di Francesco Amodeo
Quando gli americani vengono a salvarci io sento sempre puzza di bruciato, la storia è piena di testimonianze di interessi made in Usa spacciati per aiuti filantropici al nostro paese. Non entro nei dettagli ma a buon intenditor poche parole.
Ultimo il caso del giornalista Alan Friedman che sembra essere venuto a smascherare il complotto ai danni del popolo italiano che di fatto dal 2011 ha favorito un governo non legittimato dal consenso popolare che a sua volta ha svenduto l’Italia all’Europa e ai suoi potentati finanziari. Se così fosse allora perché non ha voluto dire tutta la verità? Perchè mettere fertilizzante sulle foglie se si sa bene che è la radice ad essere marcia? Perchè fare credere a tutti che l’incontro tra Napolitano e Monti nel Giugno 2011 seguito poi dall’incontro tra Monti e Prodi e tra Monti e Carlo De Benedetti nell’agosto dello stesso anno siano davvero la prova del complotto ai danni del governo in carica e quindi di tutti gli italiani?
Perchè non proviamo ad analizzare insieme cosa è davvero accaduto in quei mesi che ha coinvolto su cose ben più gravi i protagonisti di quella vicenda. Cosa c’hanno tenuto nascosto per coprire scenari ben più ampi. Cominciamo col dire che il punto cruciale sul quale andava focalizzata l’attenzione non risiede nella constatazione che Napolitano a Giugno 2011 (quando Berlusconi aveva la maggioranza e lo spread era di parecchio sotto il livello di guardia) avesse già in mente di sostituire Berlusconi con Monti, perchè è evidente che quella non fu una sua personale volontà bensì un diktat arrivato dalle lobby finanziarie di cui proprio Monti ha in passato occupato i vertici (membro Direttivo Bilderberg, Presidente europeo Commissione Trilaterale, Presidente lobby belga Brugel).
Quello che è grave, è capire come hanno costretto un governo democraticamente eletto a dare le dimissioni ...
La scorsa settimana gli italiani sono stati avvolti da un'ennesima, intricatissima ragnatela di parole.
Al centro della tela c'era la bocca di Matteo Renzi, dalla quale uscivano valanghe di fonemi vuoti come "per l'Italia", "rinnovamento", "ultima chance", "fare presto", "svolta decisiva", "lavoro", "giovani" e "riforme".
Subito intorno, nel primo cerchio della tela, si affollavano parole come "consenso", "coraggio", "supporto", "condivisione", "condizioni favorevoli", "impegno comune".
Nel terzo cerchio della tela si inseguivano invece parole meno incoraggianti, come "opposizione responsabile", "possibili tranelli", "assenza di mandato", "tradimento", "crisi di partito", eccetera.
Mentre nuovi cerchi di parole si aggiungevano a quelli già esistenti, ...
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