Dopo la puntata introduttiva sul darwinismo, nessuno si è purtroppo presentato per difendere la tesi evoluzionista. Bellucci ha comunque risposto alle domande degli utenti.
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Avete presente quando Trump dice: “per limitare i danni di fucili e pistole, ci vorrebbero più fucili e più pistole”?
È un ragionamento che si sente fare spesso, in America, da parte di quelli che difendono la lobby delle armi. Dopo ogni strage in una scuola, in un cinema o in un centro commerciale, mentre buona parte della popolazione protesta per l’eccessiva facilità con cui è possibile procurarsi delle armi, c’è sempre qualcuno pro-NRA che salta fuori a dire “se il personale della scuola fosse stato armato, questa strage non sarebbe successa”.
È un ragionamento imbecille, lo sappiamo tutti, ed è chiaramente una forzatura creata per proteggere a tutti i costi una delle più potenti industrie del mercato americano.
Proviamo ora a spostare il ragionamento nel campo dei vaccini. Se per caso saltasse fuori che una certa vaccinazione produce più infezioni dello stesso virus selvaggio, che cosa bisognerebbe fare? Sospendere le vaccinazioni, oppure aumentarle? Naturalmente, una persona sensata direbbe “sospenderle”.
di Giorgio Cattaneo
Menzogne, sangue e colpevoli silenzi. E’ l’habitat nel quale prospera il verminaio terrorista alimentato sottobanco da un impero occidentale che non ha saputo svilupparsi, storicamente, se non a spese di paesi terzi. E’ la tesi di giornalisti eretici come Paolo Barnard, corroborata da illustri colleghi come Seymour Hersh, Premio Pulitzer statunitense, spietato con i nostri media: se la stampa non avesse smesso di fare il proprio mestiere, sostiene, qualche politico – non codardo – avrebbe avuto modo di denunciare i crimini del potere mercuriale, costringendo l’establishment del terzo millennio a fare meno guerre e provocare meno massacri di vittime innocenti. Che poi la verità si annacqui negli opposti estremismi opportunistici e nel sostegno al terrorismo, fatale conseguenza di abusi criminali, non è che un aspetto della mattanza in corso, a rate, inaugurata dall’opaco maxi-attentato dell’11 Settembre a New York, di cui tuttora si tace la vera paternità presunta. Ma se si varca il Rubicone e si compie una violazione che non ha precedenti nella storia, un attentato terroristico condotto con mezzi militari e apertamente rivendicato, allora si passa il segno.
Fa impressione sentirlo dire in televisione dal filosofo Massimo Cacciari, solitamente prudente, ospite di Bianca Berlinguer il 7 gennaio 2020 insieme all’altrettanto compassato Paolo Mieli, parimenti preoccupato dall’inaudito omicidio del generale iraniano Qasem Soleimani, assassinato senza preavviso in un paese neutrale e teoricamente sovrano, l’Iraq devastato dalle guerre americane. A spaventare Cacciari è innanzitutto la morte clinica della politica: senza nemmeno citare l’increscioso Salvini che tifa per i missili omicidi, auto-espellendosi dal club delle personalità pubbliche abilitate a occuparsi di noi, ciò che sconcerta è il vuoto pneumatico, culturale prima ancora che politico, che contraddistingue le cancellerie europee di fronte al pericolosissimo valzer di sangue innescato dal proditorio assassinio di Soleimani, eroe nazionale dell’Iran, le cui esequie in mondovisione hanno esibito nelle piazze il dolore di milioni di persone. Si ha un bel dire che il regime di Teheran non è certo un esempio di libertà e democrazia: la discussione si potrebbe svolgere alla pari quando l’Iran bombardasse l’Europa o l’America, ammazzando leader occidentali.
di Maria De Biase
Una storia d’impegno, di amore e di bellezza.
C’era una area fortemente avvelenata a San Giuseppiello, Giugliano in Campania, terra dei fuochi. Poi c’era un progetto di bonifica, come tanti altri, tanti milioni di euro, denaro pubblico. Ne sarebbe risultato un lavoro enorme, di asportazione di terra e veleno per portarlo chissà dove, con costi enormi.
Bruttura su bruttura, devastazione su devastazione, distruzione su distruzione che avrebbe arricchito solo la camorra. Sappiamo che è così che funziona, la camorra inquina, la camorra si occupa delle bonifiche.
Invece è successo che il commissario alle bonifiche ed un gruppo di studiosi della facoltà di agraria dell’università di Napoli, coordinato dal prof. Massimo Fagnano hanno realizzato un progetto differente, improntato all’attenzione ed alla cura della terra.
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E’ probabile che la data del 2 gennaio 2020 sia destinata a passare alla storia come la data in cui gli Stati Uniti diedero inizio ad una folle escalation in Medio Oriente, che porterà prima o poi ad una guerra con l’Iran. E se comunque questo non accadrà, sarà solo perchè l’Iran avrà saputo resistere alla tentazione di cadere nel tranello.
Non è infatti concepibile ammazzare un generale iraniano, braccio destro di Khamenei e seconda persona più importante in Iran, con la semplice scusa che "stava mettendo a punto attacchi contro diplomatici americani e personale in servizio in Iraq e nell'area", senza aspettarsi una ritorsione altrettanto grave e irreparabile.
Provate a capovolgere la situazione, ed immaginate che un drone iraniano uccida il direttore della CIA a Baghdad, con la semplice scusa che “stava organizzando un attacco contro diplomatici iraniani”. Si scatenerebbe il finimondo, sarebbe guerra immediata.
di Simone Lombardini per MePiù
Mohamed Konarè, nella sua ultima intervista su MePiù che ho avuto il privilegio di ascoltare in anteprima, ha descritto le sorti della sua gente con una immagine particolarmente vivida. “L’Africa e i popoli che la abitano, vivono oggi nel più grande Lager a cielo aperto che la storia abbia mai conosciuto”. Tutte le principali potenze economiche della Terra, Francia, Inghilterra, USA, Cina, India guardano all’Africa come un semplice deposito di materie prime da depredare. Nessuna di queste potenze è interessata alle sorti del miliardo di persone che vive in quelle terre.
Mawuna Remarque Koutonin, uno dei più noti blogger africani, denuncia che “Quattordici paesi africani sono obbligati dalla Francia, attraverso il patto coloniale, a collocare le loro riserve presso la Banca di Francia, sotto il controllo del Ministero delle Finanze francese, Il Togo e altri 13 paesi africani devono ancora pagare il debito coloniale alla Francia. I dirigenti africani che rifiutano sono uccisi o cadono vittime di un colpo di stato. Quelli che obbediscono sono sostenuti e ricompensati dalla Francia, con uno stile di vita sontuoso, mentre le loro popolazioni restano nella miseria e nella disperazione”1. Il debito coloniale sarebbe il debito che la Francia ha addossato alle sue ex-colonie per farsi “restituire” i “vantaggi” della colonizzazione.
Conte aveva detto che sarebbe stato “un anno meraviglioso”. Forse lo è stato per lui, che è riuscito a diventare primo ministro per due volte nell'arco di pochi mesi. Ma per il resto, si fatica veramente a vedere qualcosa di positivo nell’anno che è appena trascorso.
A livello nazionale, il fatto più eclatante è stato certamente la caduta verticale del Movimento Cinque Stelle. Non è questa la sede per mettersi ad analizzare le colpe specifiche e le responsabilità di un disastro così spaventoso, ma resta il fatto che il partito di Di Maio e Beppe Grillo è riuscito a dissipare nell’arco di soli 18 mesi un capitale elettorale prezioso, in una situazione sicuramente irripetibile. Io non so dire con certezza se questa caduta verticale sia stata voluta da qualcuno in particolare, oppure sia stata semplicemente il risultato di una pessima gestione ai vertici del movimento. Ma resta il fatto che una marea enorme di elettori - la cosiddetta base grillina - è rimasta profondamente e irreversibilmente delusa da questo disastro.
di Pietro Agriesti
Lo Stato sin dalla sua nascita si è posto il problema di fare i cittadini e la società, e man mano si è impegnato a fare la lingua, la storia, la religione, la cultura, la famiglia, l’economia, la moneta, la sessualità, ecc.
Tutte queste cose si sono sviluppate prima e a prescindere dallo Stato contemporaneo, come istituzioni spontanee, rispondenti a delle esigenze che precedono gli Stati. Hanno avuto una loro naturale evoluzione, cambiando moltissimo secondo i tempi e i luoghi.
Tutte queste cose sono state poste dallo Stato sotto il suo dominio. E il suo impegno è stato quello di cambiarle secondo le sue esigenze. Ma le esigenze di uno Stato non sono quelle dell’insieme delle persone che vivono e usano queste cose. In genere quando ci si riferisce al libero mercato e alla pianificazione statale si pensa immediatamente all’economia. A questo proposito scrivevo tempo fa che:
“Il libero mercato risponde ai bisogni e ai desideri delle persone che ne fanno parte semplicemente perché ognuno è libero di esercitarli quotidianamente; il che è esattamente ciò che la pianificazione economica e l’intervento statale contrastano. In un’economia libera ogni persona è libera di scegliere se e cosa studiare, che lavoro fare, come spendere i propri soldi, come investire i propri risparmi, dove abitare, come organizzare la propria vita. Ogni persona è libera di lavorare o non lavorare, di assumere e di licenziare, di cambiare lavoro, di cercare di mettersi in proprio, di costituire una società, di consumare o risparmiare, di investire o meno, di donare tutto ciò che vuole a chi le pare, di prestare e di prendere a prestito, e così via. La libertà di tutti gli attori coinvolti fa sì che il sistema risponda ai bisogni e ai desideri delle persone che ne fanno parte, ma è ovviamente in contraddizione con la pianificazione e con l’esercizio del potere politico.”
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