All'articolo è stata aggiunta la SECONDA PARTE.
Ho spesso criticato Beppe Grillo perchè evita di parlare di argomenti di fondamentale importanza come la schiavitù del sistema bancario o le scie chimiche (o tantomeno il 9/11), e molti utenti mi hanno chiesto - giustamente, in questo momento di successo del Movimento 5S - che cosa sarebbe mai cambiato se lo avesse fatto.
La risposta dovrebbe essere evidente per tutti, e sta nelle parole pronunciate tempo fa dallo stesso Beppe Grillo: "Il cittadino informato può decidere, il cittadino disinformato "crede" di decidere. Disinformare è il miglior modo per dare ordini. "
Ne risulta che un cittadino che abbia ben chiara l'immagine complessiva del potere - di cui il sistema bancario è la chiave di volta, e il fenomeno delle scie chimiche una delle sue espressioni più arroganti e pericolose - potrebbe prendere decisioni molto più mirate, coerenti, motivate ed efficaci di un cittadino meno informato.
Questo lo ha detto lui, non l'ho detto io.
Ne consegue, a sua volta, che una nazione più cosciente dei problemi reali supporterebbe molto più vigorosamente certe scelte coraggiose che vanno affrontate al più presto per risolvere i problemi radicali che ci affliggono. E tutti possono comprendere come per risolvere la situazione attuale sia assolutamente indispensabile avere il massimo appoggio popolare, a tutti i livelli, da tutti gli strati sociali e culturali.
Altrimenti Falcone e Borsellino continueranno a morire inutilmente, giorno dopo giorno, all'infinito. E chi avrà contribuito a creare il silenzio intorno a loro dovrà assumersene tutte le responsabilità.
E' perfettamente inutile invocare "cittadini informati che sappiano le cose, che si occupino del loro quartiere e delle loro città", se poi eviti di parlare di scie chimiche. Forse che l'aria che i nostri figli respirano non fa parte "del loro quartiere e della loro città?"
Ma il vero problema è che Grillo non soltanto "non parla di scie chimiche", ma prende anche in giro chi lo fa.
Direi che il video si commenta da solo, per cui preferisco non aggiungere altro. Rientro subito nella "5a dimensione", ...
Continua la penosa abitudine, da parte dei giornalisti italiani, di trattare le elezioni amministrative alla stregua di un torneo calcistico, con "vittorie" e "sconfitte" riportate numericamente sul tabellone elettronico.
"Finisce 14 a 3 per il centrosinistra sul centrodestra (con 2 città al Terzo polo) la seconda tornata dei ballottaggi per le comunali" scriveva la Stampa nel suo articolo di ieri.
Quando poi si tratta di elencare nel dettaglio i capoluoghi interessati, si parla esplicitamente di città "strappate" e di città "tenute" dall'una e dall'altra fazione: "I candidati di centrosinistra sono riusciti a strappare al centrodestra 9 Comuni, vale a dire Parma, Palermo, Alessandria, Asti, Como, Isernia (dopo 10 anni dominio del centrodestra), Lucca, Monza e Rieti - prosegue l'articolo - Il centrodestra tiene invece a Trapani e Trani, riuscendo anche a strappare Frosinone al centrosinistra."
Sembra di essere ritornati ai tempi del feudalesimo, quando i Visconti di Milano persero alla Serenissima le città di Brescia e Bergamo, oppure quando i Borbone strapparono ai Farnese il granducato di Parma, Piacenza e Guastalla.
L'importante è tenere il popolo schierato, guelfi contro ghibellini, perdenti contro vincenti, juventini contro milanisti.
Nel frattempo nessuno si domanda che cosa possa significare oggi fare il sindaco in una città italiana, ...
NOTA: L'articolo precedente era stato pubblicato PRIMA della bomba di Brindisi
di Marco Cedolin
Esplode una bomba (costituita da tre bombole del gas collegate fra loro) davanti ad una scuola di Brindisi, facendo scempio di studenti e lasciando sul selciato il corpo inanimato di una ragazza di 16 anni e altri ragazzi feriti gravemente. Una tragedia che strazia il cuore e s'insinua nelle coscienze, lasciando in bocca un gusto amaro e tanto dolore.
Quale significato potrebbe mai avere un attentato di questa crudeltà, apparentemente privo di senso? E quali attori perversi si celano dietro ad un'azione così aberrante? La mafia? Il terrorismo eversivo? I servizi segreti?
Gli inquirenti naturalmente stanno vagliando l'accaduto e forse fra qualche giorno saranno in grado di presentare una qualche verità ufficiale, oppure le indagini proseguiranno, come è accaduto spesso in passato, senza risultati per decenni, fino a perdersi nei meandri del tempo e dell'imponderabile.
Senza alcuna presunzione di voler dare delle risposte, riteniamo comunque giusto portare qualche riflessione, basata unicamente sull'uso della logica.
Come molti hanno già avuto modo di scrivere è assai improbabile che ci sia la mafia dietro alla bomba di Brindisi. La mafia, nelle sue varie declinazioni, fino ad oggi non ha mai colpito nel mucchio attentando alla vita di comuni cittadini, ma quando è accaduto ha sempre diretto le proprie azioni contro obiettivi ben precisi che avevano un senso all'interno del contesto. Inoltre la mafia rifugge la pubblicità e da un attentato come quello di Brindisi avrebbe solo da perdere: gli occhi degli inquirenti e dei media focalizzati sul territorio, nuove leggi più repressive, maggiori attenzioni ai suoi movimenti. Una iattura insomma.....
di Marco Cedolin
Nessuna persona in buona fede e nella pienezza delle sue facoltà mentali potrebbe seriamente prendere in considerazione l'ipotesi dell'avvento di una stagione di terrorismo nell'Italia del 2012, così come stanno vaticinando alcuni ministri del governo Monti, coadiuvati nella mistificazione da larga parte del bestiario politico e di quello mediatico, deputato all'orientamento del pensiero.
Tutti i parametri della società sono cambiati così radicalmente nel corso degli ultimi 40 anni, da far si che oggettivamente diventi assolutamente improponibile qualsiasi parallelismo con la stagione del terrorismo che sconvolse il paese a cavallo degli anni 70.
Quaranta anni fa, sull'onda della rivoluzione cubana e della contrapposizione ideologica fra comunismo e capitalismo, l'immaginario collettivo era fondalmentalmente ancora così ingenuo da prendere in considerazione la possibilità di sovvertire l'ordine costituito attraverso la pratica della lotta armata.
La "lotta di classe" era un qualcosa di tangibile, in una società molto semplice e schematica, ...
Sabato 19 Maggio 2012, presso la Libreria Rinascita di Ascoli Piceno, alle ore 17, il Dott. Tullio Simoncini terrà una conferenza dal titolo “Rivoluzione in Oncologia: Il Cancro è un fungo”.
L’incontro rientra nel programma di attività organizzate dal CriVEo (Centro Ricerche Verità Occultate) che è reduce da una iniziativa contro le Scie Chimiche che nei giorni scorsi ha riempito le sale e i gazebi informativi sul triste fenomeno.
Il dott. Simoncini sarà presentato da Carlo Cruciani che introdurrà l’argomento della Libertà di Cura e di Scelta terapeutica.
Per informazioni: CRiVeo- Zona Ind. Marino del Tronto- Ascoli Piceno- Tel. 3200827818 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
"Non basta mettersi il gonnellone e gli zoccoli per essere una femminista."
Intervista a Fernanda Alene, leader storica del movimento femminista degli anni '70, sulle differenze con il femminismo di oggi, e sugli eventi che portarono alla dissoluzione del movimento delle donne nei primi anni '80. (12 min. - Premi sulla freccia per ascoltare l'intervista).
TESTO DELL'INTERVISTA:
M.M.: Siamo al telefono con Fernanda Alene, una delle leader storiche del movimento femminista degli anni '70. E' stato grazie alla lotta di quel movimento che furono introdotte in Italia leggi importanti come quella sul divorzio, sull'aborto, sulla violenza contro le donne, e tante altre leggi che oggi diamo per scontate, ma che fino a 40 anni fa non esistevano nemmeno. Poi negli anni 80 ci fu una specie di riflusso - più che naturale anche, dopo una battaglia durata almeno dieci anni - mentre sul finire degli anni '90 è comparso un nuovo tipo di femminismo, che poi è quello che è diventato il femminismo di oggi, quello che chiamiamo il femminismo moderno. Tu, Fernanda, questo nuovo femminismo lo hai sempre criticato. In che cosa sbaglia, esattamente, secondo te?
F.A.: Il femminismo di oggi sbaglia in tutto, secondo me, perché ha preso la strada della lagna. Tu ti lagni, fai la fiaccolata, e protesti. Poi invece fai una marcia, così, e protesti. Non è così secondo me che bisogna fare. Mi fanno ridere le fiaccolate notturne, "in protesta" di qualche cosa. Io al femminismo oggi consiglierei di tornare alla vecchia tecnica del sit-in, cioè ad un certo momento tu blocchi una città, e devono venir fuori i poliziotti a tirarti via una per una, ...
Ricordate il duo Merkel-Sarkozy, solo pochi mesi fa, quando facevano gli spiritosi sulle possibilità dell'Italia di tenere il passo con il resto dell'Europa?
Sembravano i padroncini del mondo, con quell'atteggiamento da primi della classe venuti ad insegnare agli altri come ci si comporta nei salotti perbene dell'Europa che conta. Si sentivano chiaramente intoccabili, Angela e Nicolas, mentre impartivano dal palco le direttive ricevute dai loro padroni - banchieri, industriali e guerrafondai - ai "lazzaroni" del sud-Europa come Grecia, Spagna e Italia.
Sono passati appena sei mesi, e il duo Sarkozy-Merkel ha portato a casa una delle più sonore sconfitte elettorali - praticamente in simultanea - mai collezionate da un leader politico del loro calibro nella storia europea.
Sarkozy è riuscito a diventare l'unico presidente francese in carica, insieme a Giscard d'Estaing, a non venire rieletto per un secondo mandato, ed è il primo in assoluto nella storia del suo paese ad aver perso anche il primo turno elettorale. D'Estaing almeno il primo turno lo aveva vinto.
Dall'altra parte del Reno il partito della Merkel ha subito una secca sconfitta nel voto della regione Reno-Westfalia, perdendo di colpo oltre l'8% del suo elettorato La signora ha cercato di mimizzare la sconfitta, dicendo che "si tratta solo di un voto locale", ma i suoi collaboratori hanno ammesso che la batosta sia andata ben oltre le peggiori aspettative. Anche perchè la "regione locale" Reno-Westfalia conta, da sola, circa un quarto della popolazione tedesca, e produce circa il 20% del PIL nazionale.
Quello che importa naturalmente non è la gioia infantile che può scaturire nel vedere due personaggi particolarmente antipatici umiliati pubblicamente, ...
Si chiama digital divide, e significa barriera digitale. Con questo termine si intende la linea ideale di demarcazione che separa le persone che accedono regolarmente all'informazione in rete (informazione "digitale", appunto) da quelle che non lo fanno.
Fin dagli esordi di Internet ha cominciato a notarsi questa forte differenza, nel momento in cui i "non-utenti" continuavano a ricevere informazioni da un unico punto di vista - quello istituzionale - mentre gli utenti della rete scoprivano che molte questioni importanti, come ad esempio la guerra del Kosovo, potevano anche essere viste dal lato opposto - quello del popolo serbo, in quel caso - cambiando completamente di colore.
Chi guardava la televisione, o leggeva la stampa mainstream, sentiva un'unica voce a reti unificate: "I ribelli serbi seminano il terrore nei villaggi albanesi, ammazzando donne e bambini senza pietà". Chi invece andava in rete scopriva anche che "i ribelli serbi" erano stati addestrati, finanziati ed armati segretamente dagli americani. Poi poteva trarre le sue conclusioni.
Il salto di qualità fu immediato, e fin dai primi anni di Internet ...
di Marco Cedolin
Il tramonto è ormai scolorato da tempo fra le pieghe della notte e le prime luci dell’alba si scorgeranno solamente quando il buio inizierà a farsi meno fitto. Siamo nel bel mezzo della notte, ma la notte della ragione non è scandita dalle lancette di un orologio, può squarciarsi in un lampo quando meno te l’aspetti, così come mantenerti appiccicato al suo buio di gomma per l’eternità.
In Italia si vota sempre di meno e ci si suicida sempre di più, senza che il mezzobusto patinato deputato a leggere il gobbo del TG si produca in una filippica intorno al cambiamento dei gusti degli italiani.
La penuria di votanti tutto sommato è un problema risibile, dal momento che non esistono quorum e per eleggere il cameriere di turno sono più che sufficienti i consensi dei soliti fedelissimi. Poco importa il fatto che in Italia il maggior partito sia quello degli astenuti, l’importante è che rimanga un coacervo di differenze governato dal dividi et impera, cristallizzato e senza possibilità di nuocere.
L’ondata di suicidi al contrario è qualcosa di un poco più serio, ...
di Carlo Brevi
Oggi vorrei proporre un quesito ai lettori del blog.
Immaginiamo uno scenario altamente improbabile, se non quasi impossibile, che servirà unicamente quale pretesto per poter esprimere la propria idea sulla natura degli uomini e il loro rapporto con la comunità.
Lo scenario è questo: in seguito ad uno sconvolgente movimento tellurico, nel cuore dell’oceano Atlantico emerge un lembo di terra, un’isola grande pressapoco quanto due volte la Sicilia.
La morfologia dell’isola è caratterizzata da ampie pianure e morbide colline, è attraversata da fiumi ed è ricca di acque dolci. Dopo la sua incredibile comparsa, diversi stati ne rivendicano la proprietà, ognuno esponendo le sue motivazioni: Stati Uniti, Argentina, Brasile, Messico, Cuba, Portogallo, Spagna, Marocco, e perfino la Russia.
La situazione è singolare, ed ovviamente un accordo non si trova: si discute anche di una eventuale spartizione, ma anche qui le difficoltà da superare sono troppo grandi per giungere ad un compromesso che accontenti tutte le parti.
Nel frattempo gli anni passano, le colline si popolano di alberi, sull’isola si stabiliscono delle colonie di uccelli, mentre alcune spedizioni scientifiche autorizzate dalle Nazioni Unite giunte sul posto scoprono che la terra del luogo è molto fertile, e dopo accurate ricerche si giunge alla conclusione che opportunamente coltivata, e con l’importazione di animali da allevamento, l’isola potrebbe ospitare e sostenere fino a dieci milioni persone.
Infine, le grandi potenze decidono di ritirare ogni pretesa sull’isola: ...
Leggi tutto: Perchè Beppe Grillo non parla di...?