di Enrico Galoppini
Dal cilindro della propaganda occidentale escono a getto continuo trovate a dir poco spettacolari, che solo una fervida immaginazione unita ad una brama sconfinata di manipolare la realtà può produrre: l’ultima è “l’arresto” di un celebre divo di Hollywood intento a manifestare sotto l’ambasciata del Sudan negli Stati Uniti contro il “regime” di quel grande Paese africano posto al crocevia del “Continente nero” e per questo ambito sin dall’Ottocento da tutte le “potenze” occidentali, anche a costo di scannarsi tra di loro.Secondo copione, il divo in questione è stato prontamente rilasciato, tuttavia l’‘imbarazzante contrattempo’ occorsogli, subito reclamizzato urbi et orbi attraverso la tentacolare piovra mediatica, ha fatto subito il giro del mondo.
Il risultato è quello auspicato da chi aveva architettato questa messa in scena: finalmente i tele-sudditi sono edotti, oltre che sulla “malvagità del regime siriano”, di quello iraniano, di Putin, di Chavez, della Corea del Nord eccetera (la lista è lunghina), anche su quella del governo sudanese, da tempo nella tabella dei “cattivi” a causa dell’ipermediatizzata “catastrofe umanitaria nel Darfur”, sulla quale il “gran pubblico” certamente non avrà capito un accidente (ma basta starnazzare per una “catastrofe” per riscuotere simpatie). Tra l’altro, il presidente del Sudan è l’unico capo di Stato in carica su cui pende un “mandato di cattura” del farisaico “Tribunale dell’Aja per i crimini contro l’umanità” (purché non commessi dall’Occidente: America, Inghilterra e Israele in testa alla classifica dell’impunità totale).
Gli attori e i cantanti famosi vengono amati da molta, troppa gente, e sono tra coloro ai quali degli sprovveduti in buona fede si affidano per formarsi un’opinione in un’epoca di disorientamento e di mancanza di punti di riferimento saldi e certi.
Ve ne sono per tutti i gusti, da quelli impegnati anima e corpo “per il Tibet”, ...